Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 6 - 31 marzo 1908

RIVISTA POPOLARE 157 cialmente in quei luoghi ove i repubblicani spiegano la maggiore attività nel calnpo economico - di riconoscere il carattere eminentemente sociale degli scritti e della propaganda del grande repubblicano. In questi ultimi tempi, però, mentre si verificava ovunque una rifioritura di studi mazziniani, si sono notali numerosi atLÌ di resipiscenza tra i socialisti più colti. Primo il Rensi affermò che il concetto fondamentale del socialismo odierno « è concep!tO ed espresso da Mazzini colla stessa chiarezza con cui lo concepiscono ed esprimono i socialisti » e che il socjalismo marxista si avvicina sensibilmente al pensiero mazziniano - affermazione che provocò un'apposita ed infelice campagna oratoria di Enrico Ferri in Romagna per dimostrare che il mazzinianesimo non ha nulla a che fare col socialismo e per provare, quindi, che il partito repubblicano é essenzialmente borghese. Vennero poi il Momigliano au · tore di un bel libro su Giuseppe Jvlaz.zini e le idealità moderne e Saverio Merlino che proclamò Mazzini un socialista addirittura. Gaetano Salvemini, infine, scrisse che comune al mazzinianismo ed al socialismo è l'-atfermazione della crescente e benefica potenza sociale e politica delle classi operaie; comune è l'affermazione che il proletariato abbia interessi specifici da promuovere e della necessitù dell' organizzazione di classe ; comunt la critica dell'attuale ordinamento economico. Lo studio spassionato del pensiero mazziniano dimostra, intatti , eloquentemente come Mazzini presentisse e si sforzasse a preparare quel futuro sociale che egli vaticinava quando a Carlo Battaglini di Lugano (Epistolario, lettera CCXIX) scriveva: «L'epoca nuova é destinata a costituire l'umanità, è il socialismo non solo nelle sue applicaz_ioniindividuali, ma tra popolo e popolo. >> Ha dovuto convenirne anche uno studioso socialista tedesco, Eduardo Berncstein, il dotto critic_o del marxismo, il quale considera anch'egli il Mazzini come un socialista. In Inghilterra, specialmente, il concetto sociale mazziniano trova largo seguito tra i più colti ed intelligenti lavoratori. Il Maddison, deputato operaio del Lincolnshire dichiarò di aver formato il suo pensiero politico, economico e .religioso sugli scritti di G. Mazzini. Un minatore di Wigan dichiarò al Crespi: « Io credo in un solo socialismo, quello di G. Mazzini. >> Uno dei più abili cooperatori inglesi diceva recentemente ad Alessandro Schiavi, socialista e direttore dell'Umanitaria di Milano: << Mazzini è stato la mia salve 11a ! » Quale debba essere la via per la soluzione della questione sociale si presentò chiara non solamente a Mazzini, ma anche a tutti i grandi repubblicani italiani del secolo scorso. Quei dotti repubblicani che, in Lombardia, si raccoglievano attorno al Politecnico e, quindi, al Crepuscvlo del Tenca miravano anch'essi all'elevazione ed al benessere delle moltitudini. Di essi il più grande fu certamente Carlo Cattaneo il quale· affermava essere la causa del povero, del proletario, la causa di tutti, la causa del genere umano. Giuseppe Ferrari, tilosofo dalla mente vasta e profonda, voleva preparare - e· ne tracciava il disegno - la rivoluzione sociale, la rivoluzione del povero. Dalla predicazione mazziniana usciva quello che è oggi il partito repubblicano il quale, fino al 1893, fu rappresentato dalle Società Operaie affratellate e che solo nel 189c; fu costituito in vera e propria oi:ganizzazione politica. Basta seguire l'opera dei repubblicani attraverso quella delle Società Operaie per vedere come essa sia sempre stata diretta all' emancipazione sociale delle classi lavoratrici. In un lungo periodo di anni che và dal 1860 al 1890 essi furono i soli a costituire organizzazioni di agricoltori e di operai h fonJendo in esse sen time1.1ti di solidarietà e di disciplina. Associazioni di mestiere, istituzioni cooperative furono da loro fondate ovunque; i più vitali problemi operai vennero affrontati e studiati. Il carattere sociale delle Società Operaie venne affermato fin dalla loro costituzione. La idea d'istituire Camere del Lavoro e Tribunali arbitrali fu lanciata fin dal settembre 1876 dal XIV Congresso generale operaio. Uno degli ultimi Congressi quello di Firenze nel 1886 votava un ordine del giorno in cui è detto: <e sociale essendo la trasformazione degli assalariati in liberi produttori il Congresso ritiene lo sciopero uno fra i mezzi indiretti per raggiungerla, migliorando le condizioni economiche e opponendosi alle esigenze degli intraprenditori >> e si consiglia l'organizzazione di associazioni di resistenza e di confederazioni locali che rappresentino gl'interessi generali dei lavoratori di ogni città, la formazione di Camere operaie, la Federazione Nazionale per mestiere delle associa-- zioni operaie. Nello stesso Congresso Antonio Fratti vi proponeva la nazion~lizzazione della terra. All'imponentissimo Comizio Internazionaie pei diritti del lavoro tenuto in Milano il 12 aprile 1891 - al quale avevano aderito Liebkneckt, Malon, Reclus, Morris ed in cui parlarono tra gli altri, Rouanet socialista francese ed il Jacoby socialista tedesco - venne approvato un ordine del giorno dei repubblicani milanesi in cui si afferma « che l'emancipazione sociale dei lavora tori deve esse diretta a conseguire la socialin_a 1 ione della ricchèz.za e deve avere carattere essenzialmente internazionale>. Nel novembre del r895, con un Congresso tenuto a Bologna, si organinava il partito repubbli.:ano il quale tenne fede senza debolezze o deviazioni al programma economico-sociale delle società Affratellate. Nel programma del partito approvato al Con gresso di Firenze ( I 897) si afferma che esso tende « a riunire il capitale e il lavoro nelle stesse mani e a trasformare gli asserviti del salariato in liberi lavoratori che, per mezzo del lavoro associato. conseguano l'i ntcro frutto del loro lavoro ~. Ed i Congressi succedutisi da quel tempo hanno confermato questa finalità facendo obbligo preciso e categorico ai lavoraton repubblicani d'iscriversi alla Lega del rispettivo mestiere. L'azione pratica del partito non si discostò mai da questi principii. Gli operai rappresentarono sempre nel partito - forse più che nel socialista - la grande maggioranza. Fra essi molti ebbero ed hanno una parte importante nel movimento del Partito. Valentino Arnirotti di Sampierdarena e lo Zavattari di Milano furono i primi operai che entrarono nel Parlamento Italiano. Gaetano Badii è un operaio minatore di Massa Marittima il quale, avendo frequentato appena le elementari, ha saputo formarsi, nei momenti lasciatigli liberi dal duro J avoro una larga cultura della quale ha dato prova in notevoli pubblicazioni. L'operaio tipografo AlessanJro Galimberti fu , fino al 1903, l'intelligente segretario del partito e a lui si deve una mirabile relazione sull'indirizzo pratico da darsi alla propaganda economica. Edaltri, ed altri dei quali basterà ricordare il Fusacchia, segretario della Camera del Lavoro di Terni, il Brignardelli, il Quartieroni consigliere comunale a Roma, il segretario della Consociazione Marchigiana Badia, il Corradetti segretario della Camera del Lavoro di Spezia, il contadino Stanghellini della Direzione della Federazione Nazionale dei Lavoratori della terra e il giovane Camprini, contadino anch'esso e segretario della Federazione Giov. Romagnola. I repubblicani hanno Qvunque dato opera alla formazione di Leghe di mestiere, di Cooperative ecc: essi sono attualmente in maggioranza in diverse

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