RIVISTA POPOLARE 151 (< di nuovi forti. Che , lasciando i quadri nello stato « nel quale ora si trovano, nè i corpi d' annata più (e numerosi, nè l'artiglieria più potente, nè la fron- (< ti era meglio munita , potrebbero , se l'ora fa tale (< scoccasse, salvare l' esercito e la patria dalla estre- <c ma rovina >) (pag. 75). Questo è linguaggio serio, onesto, utile. Ci duole però, che la posizione ufficiale che occupa non abbia consentito al Di Giorgio di procedere ad un altro esame; di non avervi nemmeno accennato con una sola frase: alla lunga discussione ed ai falliti tentativi della riduzione dei dodici Corpi d'armata. Chi costrinse l'on. Colombo ad uscire dal Ministero Di Rudinì perchè voleva la riduzione dei Corpi di Armata e costrinse immediatamente dopo lo stesso Ministero a farsi battere nella Camera in maggio 1892 ? Il Rei Chi costrinse il Generale Ricotti ad uscire insieme allo stesso Colombo , al Carmi ne , al Perazzi dal secondo Ministero Dì Rudinì in luglio 1806, perchè il pri~o proponeva delle riforme che economicamente equi valevano alla riduzione dei Corpi di Armata? Il Rei Un ultimo dissenso Scrive il Di Giorgio, sempre per avvalorare la sua tesi prediletta della esagerata influenza della discipJina, per così dire, meccanica, sull'esito della guerra, che l'Italia ebbe l'espiazione di Lissa per mano degli autori e delle vittime insieme dei maneggi del 1860 tra gli u!ftciafi della marina borbonica, che furono lavorati pazientemente, sottilmente, abilmente dagli ufficiali della marina sarda ». Ah no I maggiore Di Giorgio! Chi impose alla marina italiana il Persa no? Chi costrinse alla dimissione Galli della Man ti ca che del Persano aveva anticipatamente denunziata l'inettitudine, che a fatti compiuti si mostrò aggravata dalla codardia? Il Rei Il Re fu il responsabile morale della incredibile sconfìtta di Lissa; e fu quello stesso Re, su cui cadde la responsabilità maggiore dell'esito disastroso di tutta la guerra del 1866 (1). La Rivista ( 1) Mentre la Rivista va in macchina ci arriva una lettera di un ufficiale da noi conosciuto e che si mostra animato da un modernismo di gran lunga più elevato e più nobilt: di qut:llo del Ranzi. La pubblicheremo nel Numero prossimo. PERCOMPLETARE UNADIAGNOSI L'articolo mio : Vento di Follia ha ottenuto gli •efletti e le conseguenze che prevedevo; ma molto migliori di quelli che speravo. Si possono immaginare gli sfoghi, le insolenze, le calunnie più o meno abbiette, più o meno balorde degli organi ufficiali -· anzi dell'organo ufficiale del nasismo. Dire che esse meritano disprezzo è esaltarle oltre misura. Quelle invettive io metto cella stessa categoria delle ingiurie anonime che mi pervengono più numerose dalla provincia di Siracusa. Aggi:mgo - e il caso è strano - che qualche anonimo ragiona, pur biasimando, ed avrebbe potuto firmare ed essere discusso. Tra i pochi che, insolentendo, hanno firmato, c'è un dottore di Roma; il quale probabilmente tenta di farsi della rèclame sapendomi troppo proclive a polemizzare col primo venuto. Ma questa volta non ci casco pcrchè se la polemica riuscisse a procurargli qualche aspettato cliente, il disgraziato potrebbe risentire dei danni, di cui peserebbe su me la colpa nella valle di Giosafat. + Se i pazzi o i disonesti o gl'ingannati - e questi ultimi sono i più numerosi - mi hanno investito pel dissenso sostanziale totale sul Vento di follia, ci sono stati i numerosissimi individui di ogni parte· della Sicilia e di ogni partito politico, amici o sconosciuti, che hanno avuto per me parole di entusiastica solidarietà; alcuni mi hanno riferito comici particolari sui modi coi quali sono state accordate le cittadinanze onorarie a Nunzio Nasi; altri hanno manifestato dei dissensi parziali e secondari, che è bene rilevare. Si è O<;servato : 1.0 Il linguaggio da me adoperato è stato troppo viol nto, troppo impregnato di verismo ultrazoliano. Le stesse cose si potevano dire in forma più blanda e più remissiva. 2.0 Ho confuso in un fascio tutti i siciliani colla marmaglia nata ed allevata in Sicilia , ma che in sostanza non ha patria - mancando di quel minimo di moralità che occorre all'uopo. 3.0 Non mi sono indugiato a studiare le cause che han no ingenerato il movimento attuale. 4.0 Ho esagerato il pericolo del medesimo. Si è vero: il mio linguaggio è stato aspro. Ciò in parte deriva: dal mio temperamento, dalla sincerità che porto in tutte le quistioni che discuto e non aggiungo anche dalle scarezza del mio voc~- bolario, che consente i comodi eufemismi adoperati abilmente per non fare dispiacere a qualche amico. In questo caso aggiungo eh' era necessaria quella che altri considera come violenza di linguaggio e che io ritengo semplice omaggio alla verità e alla sincerità. S'imponeva maggiormente questo linguaggio improntato alla verità ed alla sincerità -cne ricevono offese da tutti gli sdolcinamenti più o meno ipocriti - perchè più volte nel Giornale di Sicilia e in questa rivista adoperandone uno diverso non avevo avuto risultato buono. Non avevo arrestata l'audacia degli avversari; non avevo scoss,1 l'atonia della comune viltà. Oggi invece sono lietissimo di poter constatare che i nasiani rimangono quello che erano e che nessuno riuscirà a modificare , se non , forse, adoperando i metodi di quel benemerito Provveditore agli Studi, che esercitò sotto Nasi la funzione nobilissima di corruttore di coscienze. Quanti, però, sono di accordo con me nel condannare il Vento difollia, che a_ttraversa la Sicilia, finalmente si sono scossi ed hanno manifestato la loro solìdarità in forma in..:. solita , dalla quale trasparisce evidente la convinzione di dovere agire coctro la corrente insana, che cerca disonorare l' isol_a amata. Rimane sempre vero che per certe piaghe non giova che il cauterio più energico: dal nitrato di argento al ferro rovente. Che io abbia intesa applicare a tutti i siciliani la frase marmaalia nasiana - via, è troppo. Si lasci quest:1 balorda ipote~i a coloro che hanno traviato la pubblica opinione coi resoconti falsi del processo svoltosi innanzi all'Alta Corte di Giustizia ; la si lasci ao li eterni pescatori nel torbido che speculano sulle t~iste passioni che eccir.ano. Chiunque mi conosce ; e chiunque ha seguito ciò che ho scritto
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