Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 6 - 31 marzo 1908

, RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettort,: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt,alia: an110 lire H; semestre lire 3,50 ~ Este1·0: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 4mministrazione: C01·so Vittorio Ernmmele, 1),. 0 115 - NAPOLI A111w XLV - Num. 6 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Marzo 1908 Preghiamo vivamente i pochi abbonati che non hanno ancora pagato r abbonamento scaduto al 31 dicembre u. s., di voler mett::-rsi al corrente al più presto. SOMMARIO: Gli a, 1 vt-rnluu,nt,i ~ g-li 1101111111: Noi: Nel Collegio dell'on. Colajanni - L'opera di Morgari pel mezzogiorno - Bepi trionfa! - A proposito del riposo festivo - Come si combatte l'analfabetismo in !svizzera - La questione Macrdone - I disoccupati e la Camera dei Comuni - Gli Slavi e il Pangermanismo - La bsva dei rospo - Tolstoi è l' anticristo !.. - La flotta Russa e la Duma - Solidarietà internazionale -- Augo_!:.· . _'-.1anl: Vitr> Cusumano - La Rivista: La quistione morale nell'esercito - Dott. Napoleone Colajannl: Per completare una diagnosi - CarloPintacuda: Un giudizio non sospetto sul caso Nasi - Oliviero Zuccarini : Il partito repubblicano è un partito borghese? - O. B.: Il n:gicidio come fonomeno della vita sociale - Avv. Gio. Lei-Spano: Sui reati di danneggiamento in Sardegna - ltivista delle ltlvlst,e: li fallimento della cultura universitaria (Il Marrocco) - L' economia domestica in America e in Germania (Preussische lahrbucher) - li sindacalismo francese (Mercu,·e de France) - Ciò che può insegnarci la Scandinavia (WDr!d ·s Work, - L'Austria in Bosnia e nell'Erzegovina (Nineteenth Century)- La verità su la espans:one tedesca (North Ame,·ican Review) - La condanna dei modernisti (Nineteenth Century) - Ueceuslonl. GLI ftVVENIMENTI e -GLI UOMINI Nel Collegio dell'on Colajannl.-Molti amici e lettori della Rivista del continente ci cbit·dono notizie sulle dimostrazioni nasiane del Collegio dell'on. Colajanni e sulla sua prnclarnata (?) decadenza. Ci affrettiamo a darle sopratutto perchè sul Collegio - quel Collegio che elesse G,,errazzi nel 1867 e che si mostrò sempre indipendente e liberali!:lsimo - non cada un onta, di cui è del tutto immeriLevole. Ci fu reRlmente una dimo~trazione al grido : Viva Nàsi e abbasso Colajanni ! nella sola Villarosa. Noi llOn cercheremo di attenuare meuomamente - e lo potremmo in base alle numerose proteste, che di là ci sono pervenute - la importanza di quella dimostrazione e vogliamo ammettere che essa rispecchi le intenzioni della maggioranza di quel corpo elettorale. Ma è bene si sappia clie quasi mai l'on. Oolajanni ivi ebbe la maggioranza. Nella ele7.ione del 1905 egli ebbe 111 voti e l'av.versario ne ebbe 112. Percbè non si creda che i suoi oppositori siano aniÌliat,i da qualche ideale politico aggiungiamo che questi oppositori sistematici mentre sotto Cri8pi e sotto Pelloux votarono per un candidato reazionario , nel 1905 votarono per un sindacalista 1 rivoluzionario ; domani sarebbero capaci , i poveracci , di votare per Bepi o per Hervè, pur di sfogare la loro bile ed illustrare ancora una voita la loro impotenza. Castrogiovann,, centro del Collegio, contro gli ignobili attacchi cui è fatto 8egno il suo rappresentante ba protestato con una unanimità davvero straordinaria e commovente. Castrogiovanni ci tiene a mantenere intatte le sue nobili e fiere tradizioni. + L'opera di Morgarl pel mezzogJorno. - Noi a suo tempo abbiamo biasimato il deputato per Torino, che colla co::1tituzione del Comitato di salute pubblica sul mezzogiorno senza che fosse nelle sue intenzioni, offendeva una grande regione, ne ridestava la suscettibilità a tutto benefizio dei farabutti, che egli avrebbe voluto colpire. Senza che il Comitato ci fosse, nessuno gli aveva impedito di mettere alla gogna il deputato Romano ; e senza quel Comitato nessuno .g;liha impedito di bollare come si doveva q_uei sindaci delinquenti della provincia di Avellino, che egli ha denunziato in una delle ultime sedute. Ed ha fatto opera meritoria nell'uno e nell'altro caso. Il mezzogiorno perciò gli deve _gratitudine sincera. Con dolore poi dobbiamo constatare che nella difesa di quei sindaci ha fatto una figura meschina , deplorevole l'on. Paolo Anania De Luca. Che egli sia un galantuomo dal punto di vista pecuniario non si dubita; ma egli stesso ha fatto comµrendere di esserai rieonciliato con un sindaco D' Andrea, cho egli prima aveva combattuto, solo perchè il D'Andrea rappresentava una forza elettorale, di cui aveva bisogno. Male , male assai ! In questa guisa si affretta la corruzione e la degenerazione politica e morale del mezzogiorno. Naturalmente il Ministro che difende sindaci avariatissimi e Deputati che li sostengono ha assunto la sua parte, e grave, di respousabilità. Non ha seguito il metodo correttissimo di Morgari il suo collega Aroldi accusando genericamente la deputazione della provincia di Caserta di complicità in altre cose sporche ed ha dovuto subire le fiere smentite di Visocchi e di Santa Maria, che l'accnsatore ha dovuto riconoscere per quello che sono sempre stati : per due galantuomini autentici. La denunzia di fatti precisi disonesti nei quali c'è la responsabilità dei Ministri, dei deputati e dei funzionari di ogni ordine riuscirà molto proficua per l'elevamento morale e politico del mezzogiorno; un grande freno vien posto al mal fare quando si perde la sicurezza dell'impunità. + Bepl trionfa I-Pio X, il bonario c1irRto di Riese, il reazionario Patriarca di Venezia, l'infallibile pontefice continua ad essere chiamato Bepi dai suoi concittadini. .Ma. il buon Bepi vuol passare ai posteri come nn Gregorio VII. Egli non transige, egli fulmina a destra ed a sinistra. Scomunica Loisy in Francia , costringe Don Murri a ritirarsi dalla lotta, scomunica

142 RIVISTA POPOLARE il Rinnovamento in Italia e cento altri in America, in Europa ed anche nel regno della luna. Insomma chi si professa cattolico e si arrischia a seri vere o a parlare delle c0sa della Chiesa ha il 60 per cento di probabilità di essere scomunicato. Benone I cosi ci piace il Papa. E perchè diavolo gliel'avrebbe accordata l' infallibilita il Concilio se tutti gli scugnizzi della Chie8a dovrebbero permetten,i di disruterne i responsi ? Peggio per 1 cattolici che dopo di aver rinunziato alla ragione vorrebbero ... ragionare! Ma non tutte le ciambelle riescono col buco a Bepì l' infallibile. Altra volta tirò la corda colla repubblica francese, la figlia primogenita della Chiesa; la corda si ruppe e si ebbe la separazione; colla quale al Papa restarono il danno e le beffe. Ora pare che voglia prendersela con un'altra figlia prediletta-nientemeno che coll'Austria. Ad Innsbruck c'è un prof. Wahrmund che_ puzza di eresia. Subito il nunzio pontificio a Vienna, Monsignor Granito di Belmonte va da Aerenthal e gli dice che l'eretico deve essere allontanato dall'Università. Il Cancelliere senza ridergli sul muso , passa la richiesta attenuandola, al ministro della Pubblica Istruzione, Dottor Marchet, senza alcuna racccomandazione. E Marchet gli risponde picche I Il Cancelliere con molta carità cristiana avrebbe voluto attenuare il fiasco del Nunzio , facendo sapere che q nesti avev&. presentato la cosa come un desiderio. Ma Belmonte invidioso della gloria di Montagnini risponde: e N ossignorl ! sono stato moralmente . schiaffeggiato « perchè domandai la rimozione di Wahrmnud come un e diritto che mi spetta in forza del concordato fra « l'Austria e la Santa Sede I > Che concordato di Egitto! gli risponde Marchet; l'abbiamo abolito nel 1855, e non si degna nemmeno di dargli più retta. Sicchè è probabile che il Nunzio faccia le valigie. Così va fatto, ottimo signor Bepl. Visto che l'Impero Austriaco serba ancora molti riguardi verso il Papato il sommo Pontefice nello interesse dell' Italia pensa a rinsavirlo. Speriamo che perseveri sulla buona strada e che r,pinga il futuro Imperatore a restituire in Roma la visita al capo del nostro Stato. Intauto i preti ne fanno di tutti i colori. A Clusone in un convitto si mostrano quello che spesso si rivelarono: sporcaccioni che puniscono i padri che a loro affidarono i figli innocenti. A Fer·rara un vescovo fai, lisce. A Napoli un fra le ruba 300,000 lire di gioie ... Non farebbe meglio Pio X a trascurare gli eretici per occuparsi un po' di più della moralità dei suoi sacerdoti? +· A proposito del riposo festivo. - Un amico da Plilerrno ci manda questo brano di una Prammatica emessa in Sicilia dal vicerè Spagnuolo De Vega .. / La pubblichia~o come una cu1·iosità storica uon del tutto inutile: e Item, che nelle domeniche nessun bottegaro, da « padrone o conduttore di qualsivoglia negozio, debia, e nè presuma di aprire la sua bottega; nè quella te- « nere aperta, nè vendere cosa alcuna, altrimenti sia « in pena di onza una (L. 12,75) pro q uotibet v1ce- « regio fosse a1Jplicanda..... • La datn.? E' del 1565. Pare di oggi. Semplice ricorso storico? No. Allora si violava puramente e semplicemente la libertà dei padroni di bottega per semplice superstizione religiosa. Oggi la pro1bizione vien fatta nello interesse degli impiegati. Ma temperamenti alla legge occorerebbero. Perché il piccolo bottegaio, che non ha alcun impiegato, non può tenere aperto il suo negozio? Spesso egli è un disgraziato che vive giorno per giorno. Colla chiusura egli solennizzerà la domenica... a stomaco vuoto! + L'imprevvlsto coloniale. - A poca distanza dalle dichiarazioni dell'on. 'fittoni, relativamente sincere, su q11ello che abbiamo o possiamo attenderci nelle colonie, abbiamo altri fatti di armi nella Somalia. Si dice che un altro bravo ufficiale, il Gibelli, vi abbia lasciata la vita; toa non è ancora certo. E' sic11ro,però, che in uno scontro siano stati ucci::;i alcun e centinaia di Somali dai nostri ascari; e la notizia ha fatto andare in sollucchero i nostri guerra-fondai, come di una vittoria che ci aprirà. il regno di Bengodi ... Noi non vorremmo turbare la loro pazza gioia che trova conforto alla sconfitta di Lissa, di Custoza e di Adua in questi mi&erevoli episodi ingloriosi ; ma essi sono un indice della resistenza che gli indigeni ci oppongono e dei sacri fizi che le conquiste africane ci costeranno. I sacrifici sarann~ più notevoli del previsto perchè pare che i Somali uostri nemici abbiano l'appoggio de! Mahd-Mulla - di quel capo africano, di cui non potè aver ragione completa l'Inghilterra! Poichè questa è la nostra disgrazia: che in Africa c' incontriamo colle tribù più valorose. La Ragione, che col Secolo è il solo giornale, che ancora combatte la politica coloniale, per· chè è diretta da uno dei più dotti geografi, ohe abbia l'Italia, il Ghisleri, all'uopo ha rievocato queste dichiarazioni fatte dal Tittoni in Senato in aprile (27) 1907 iu risposta al Baldissera, che consigliava solda· tescamente una occupazione militare immediata del Benadir : Il Ministro degli esteri disse : e Non dobbiamo farti u11a soverchia illusione sulla ope1·a nostra civilizzatrice. Non mancano in Africa popolazioni o.1iti: ma noi, pur troppo, abbiamo da fm·e con gente f'e1·ocee refrattaria alla civiltà. E' deplorevole, a questo riguardo, che in Italia si parli talvolta delle nostre cose coloniali con troppa leggerezza. le però dichiaro subito di non potere accettare il programma esposto dal Senatore Baldissera per una occupazione immediata; ciò richiederebbe iugenti sacrifici di uomini e di dena?'i, sac1ifici che il paese non censente e non consentfrebbe > • Ora c,mtro tali dichiarazioni esplicite, pare che il progrumma di Baldissera si attui alla chetichella, perchè gli ultimi fatti d'arme uou sono stati difensivi per noi; ma offensivi: siamo andati a scovare - linguaggio dei ci vili - i Bimals a mezza strada tra la costa e l'Uebi Scebeli. La strage dei Bimali ci riusci facile perchè quell~ non avevano che pochi fucili ed erano armati quasi tutti di lance. Intanto da un altro lato fo.1se ci si preparano sorprese : un frate italiano è stato assassinato in Tripolitania. Sarà questo il pretesto per intervenire? Forse. Ma da questo lato ci sarebbero terre suscettibili di coltivazione dagli italiani, benchè i nemici che dovremmo combattere sarebbero assai più pericolosi e seri dei Bimal e degli altri Somali. + Come si combatte l'analfabetismo In 1svizzera. - Gli Svizzeri 80110dei miserabili I Figurarsi: non hanno colonie e non fanno la gn·rande politica ... Si contentano di avere pochi delinquenti, nessun accattone e nessun analfabeta. Noi che siamo dei piccoli italiani in vidialllo gli Svizzeri, che hanno anche un grande commercio; senza colonie sempre. In quanto all'analfabetismo pare che cominciano ad invidiare la Svizzera i conservatori monarchici del e C01·rie'redella Sera ~ . Da Roma infatti, a proposito delle scuole reggimen-

RIVISTA POPOLARE 113 tali che l'on. Casana vuole organizzart', di accordo col Ministro della istruzione; gli trasmetton0 in data del 22 mnrz0 il resocont) di 1rn coli lf)Uio di un s:to collaboratore col prof. Aurelio Stopp)loni, provveditore agli studi in Ancona. Lo Stoppoloni, che si è <,rcnpato òi questa quistione con amore, dopo :wer ricordato cbe il Generale Pistoia con un poco di buona volontà riusci a ridurre del 60 per cento gli analfabeti tra i Roldati della divisione di Ancona negli anni 1904 1905, consigìiò d'imitare la Svizzeni. « In I svizzera, egli disse, da trmpo si ba l'uso di render noti i risultati degli e~rnmi rui vengono sotto-. poste le reclllte e ciò ioteres~a vivamente l'opinione pubblica. Anzi questa pubblicazione periodica, fatta dapprima cantone per ca11tone, poi distretto per dist,rett0, coi eiettagli degli e~nmi e le medie generali dei ri:-,ultati é divenuto un w·ro avvenimento, ntteso, discus,,,o, commell lato con !~n, nde calore, poichè vi si immischia l'i<mor pror rio lrcalP. Si confrontano i risultati presenti coi µassati. di un distretto col distretto più vicino e ne nasce così una nobile garn, poichè da questa pubblicazione si tn1e nno dei principali elementi per 111is11rarel'istruzione ropolare di una dflta regione. Alla discussione prendono viva parte i maestri i quali per loro amor proprio, raddoppian" di zelo e si offrono a dare grat11itamente lezione ai loro antichi allievi affinchè questi si presentino agli esami ben preparati per subire la prova, Lo stesso zelo spinge i consigli comunali i quali, gelosi del loro buou nome, istituiscono qnasi dovunque scuole speciali perchè non vada disperso il frutto della scuola• primaria nel tempo che intercede fra questa e il reggimento. V ·101sapere quale progres:-o si è avuto con tale sistema? Nel 1906, tra le reclute che sostennero l'esame prescritto ali' inizio del servizio militate - in tutto erano 25,000 - vi furono soltanto 17 analfabeti. Tutte le altre recinte diedero prova non solo di saper legger.e e scrivere ma anche di possedere le più necessarie cognizioni di storia, geografia, aritmetica, etc. Diciassette analfabeti in tutto l'esercì to Svizzero ! Se uoi sottoponessi mo le nostre reclute all'esame che a es,;e si fa eubire· in Svizzera quante reclute analfabete avremmo noi? Basta farsi questa domand~ per giudicare dei grandi benefici che le scuole reggimentali potrebbero arrecare al nostro paese, specie se la scuola non sarà limitata al puro apprendimento del leggere e dello scrivere. Un turbine di fenomeni sociali si agita intorne alla caserma e cieco è chi non vede che un ésercito non può più vivere soltanto fra le ev0luzioni di piazza d'armi e le riviste del quartiere". Altra volta noi abbiamo ricorJato l'esempio della Svizzera e lo Stoppoloni avrebbe potuto completare la efficacia di tale insegnamento che ci viene dalla pie cola repubblica rammentando che in !svizzera in un Cantone si destina un maestro ad una sola recluta. analfabeta ... + La questione Macedone. - La morte del generale De Giorgio ha sollevato di nuova e acutizzato la. questione delle riforme in Macedonia. La bella calcolatissima indolenza. dei Turchi, che fu sul principio coadiuvata dalla ostilità del delegato Anstriaco in Macedonia, eppoi stupenda.mente sorrettà dalla furberia di Hilmi Pascià, aveva resa completamente nulla la missione del De Giorgio e dei suoi ufficiali; anzi aveva ridotta la gendarmeria macedone alla assoluta inattività. Più volte il De Giorgio aveva annunciato il proposito di dimettersi, e ne era receduto soltanto per le calde e costanti pressioui del governo italiano. Ora la questione della ferrovia attraverso le provincie balcaniche, e la successione al generale testè defunto morto probabilmente per una indigestione di scacchi rientrat e) hanno spinto l' Europa - il famoso concerto delle stonature - a tentare di sgire in q nalche modo , anche perchè la situazione nei vilajet macedoni è diventata così pericolosa, che uno scoppio di rivolta armata, e il ricominciare delle stragi che tempo fa insanguinarono la Macedonia non sorprenderebbe nessuno. L'Inghilterra ha presentato nu progetto di riforma, e col progetto la proposta della nomina di un governatore generale europeo per la Macedonia, questa prnposta ha scossa la Turchia che si è affrettata a far sapere che essa è dispostissima a tutte le riforme pur che nulla venga a menomare la sua sovranità. Naturalmente la proposta del governatore generale è gravissima e non è nn mistero per nessuno che se fosse accettata, la sovranità della Turchia sulla Macedonia sarebbe finita. Di qui la nota Russa, che è un quid di mezzo fra l'insufficiente programma di Murzstzeg e la troppa radicale proposta Inglese. E di quì anche la rapida acquiesceuza della Turchia alle riforme nei vilajet macedoni. La nota inglese e russa , il progetto di riforme Austro-Germanico, la tendenza della stampa russa a considerare utile nna. cospirazione della Russia e dell'Italia nei Balcani dimostrano che il famoso e tanto decantato proclama di Murzsteg ha fatto il suo tempo, e ingloriosamente anche, poichè nulla di pratico e di ntile n'è llScito per la Macedonia; la Turchia ha avuto tutte le opport11nità di non applicare riforme, ed ha trovato i mezzi negli articoli stessi di quel progrnmma, e l' Europa. ha dovuto persuadersi d'essere stata bL1rlata per opera della sua diplomazia. Il programma di Murzsteg era risultato unicamente favorevoie all'Austria ed alla R,1ssia.: ma q11esto RUO carattere appnnto lo colpiva di sterilità, poìcbè allo svolgimento dell' opera Austro-Russo si opponevano, seri e positivi, gli interessi tedeschi e ital1:\.ni. Von Bùlow parlando col corrispondente parigino del Novoje V1·em'ia ha dichiarato che la Germania inte11de lavorare di <'Oncerto con le potenze e1iropee in Macedonia., ma ha dovuto altresì convenire - approvand.o - che l'opera del barone Mar8hall a Costantinopoli è stata. spesso il bastoue nelle ruote - a fin di bene~ si capisce - all'opera dei colleghi austriaco e rusio. Naturalmente l'assetto definitivo della penisola balcanica è la coppa amara che tutta Europa allontana da se, quando più le è possibile. Eppure bisogna che una voi ta o l'al trii. riesca a trangugiarlii. Allora. per qnel momento sarà bene che l'Italia sappia bene ciò che vuole, fii., dove vnole andare, ed in compagnia di clii, poichè da sola non potrebbe, altrimenti rischia di trovarsi tagliata fnori non solo dai vantaggi politici, ma anche da quel grandioso movimento economico che, verso l'Asia e Je Indie, verrà provocato dalle ferrovie attraverso le provincie balcaniche, parteuti dal centro dell'Europa. E questa è una sitnazione alla quale biso- ~na seriamente prepararsi, ora che ~i si avvia, senza dirlo, alla revisione del programma di Mun.1steg. + I disoccupati e la Camera del Comuni - La proposta di legge, predentata da P. W. Wd:-iou, di dar lavoro o mantenere a spese delle autorità locali, i disoccupati è stata respinta. Il JJl'Oblema di questo dibattito è complesso. Da un lato è una delle fasi della grande questione economica che travaglia ii mondo civile; dall'altro è un significante episodio della politica parla men tare Inglese. Il grande agglomeramento dei disoccupati in Loudra e nelle grandi città inglesi, Manchester, Liverpool,Leeds. Birmingham preoccupa non soltanto i filantropi e la polizia, ma anche gli studiosi di economia, i medici ed il governo. Miseria, malattia, delitto precedono di pari passo ed il problema, si è fatto d'anno in anno più grave. Iohn Burns, l'operaio diventato Ministro del Lavoro si è più voi te preoccupato del come rì solvere il problema, e si è sempre trovato di fronte a diffi ·

144 R I V I S T A P O P O L AR E coltà che non sono risolvibili altro che con un r.am- da differenza di lingua e di religione aveva f acilitato biamento radicale della organizzazione economica del il compito dei due imperi, e il PangPnnaoi8mo s' era paese, il che, bisogna convenirne, non può essere adot- avvantaggiato dalle lolte dei diver.:1i popoli p er intil - tato da un governo che, per quanto sia liberale, non trarsi dovunque e rìiventare dovnnque preponderante vuole e non può essere rivoluzionario. mentre i piccoli vantaggi, abilmente la-;ciati guadagnare Durante la discussione del progetto del Wilson uno doma.va la illusione volta a volta ai Polacchi o t1.gli dei dep11tati del Partito Operaio Indipendente Ramsay Czbecbi, ai Ruteni di essere i padroni della situazione. Mac-Donald ha fatto notare che la spesa per procurare E nelle provincie Balc.-1.nicbe la medesima politica lavoro a mantenimento agli attuali disoccupati noni ,otteneva~ i medesimi snct..:e:;siSerbi : contro Bulgari; oltrepasserebbe la spesa di costruzione di un Dread- Montenegrini contro Erzegouesi e via di seguito ; e nonght all'anno, e se ne trarrebbero indubbiamente di tutte le lotte intestine chi si giovava realmente molti maggiori vantaggi ciò che è vero, ma può anche senza nulla perdere era il Pangermanismo che in noessere, anzi è, illogico. ._ me dellla lotta per la civiltà, il famoso Kulturkampf La proposta del Wilson parte da una premessa giu- di Bismark, prepara il terreno alla conquit:1ta terri • stissima: - Ogni nato di donna purchè abbia voglia toriale con la lenta germauizzazione degli elementi Slavi di lavorare deve poter trovare lavoro che gli dia da che fanno parte - più o mPno volontaria - degli imvivere; ed ogni nato di donna ha diritto di trovare peri Germanico ed Au8tro-Ungarico. la sua vita nella società - questo è un principio di Finora la Germania era riuscita a mascherare la progi11stizia che nessuno può negare e nessuno ha negato pria. azione agli Slavi stessi, mostrando la Russia mai. Ma come applicarlo? Nel suo secolare procedere come il grande oppressore dei Polacchi ; oggi la conla società s'è venuta svolgendo in modo che i fatti dotta della Germania in quella porzione di Polonia contraddicono il principio: nella società il nato di donna che le appartiene, comiuci.-1. aq aprire gli occhi agli può anch0 non trovare riconosciuto o assicurato il suo Slavi. E più che una infamia (e l'è difatto) la Ger- diritto alla vita; il nato di donna può anche volendo manizzazione della Polonia è un errore, un gravissimo non trovare lavoro: e allora? errore poiohè mostra agli Slavi ove ed a che tenda la John Burns rispondeudo appunto ad una osserva- politica del Pangermanismo. zione dell' Henuerson nel corso della discussione ha Sarebb~ prematuro dire che siamo alla vigilia della fatto notare che l'apr,licazione della proposta del Wilsoo rinnione di tntti gli sforzi slavi contro il Pangerwarovinerebbe le società di mutuo soccorso, e quel che nismo;. ma poichè i segni chiari di una agitaz ione in è peggio finirebbe per sfasciare i sindacati operai, i questo senso si rivelano, poichè i primi accenni di un quali sono la forza difensiva dei lavoratori, senza tal fatto non sono orrnai più da mettere in dubbio, riuscire ad una oµera efficace per derimere la miseria· è bene segnalare fin d'ora il fenomeno poichè potrebbe della disoccupazio11e. E una dichiarazione dello Asquith- essere utile a certe popolazioni italiane seg11ire quei} futuro capo del Gabinetto Inglese in sostituzione sta evoluzione del pensiero Slavo contro il Pangermadi Campbel-Bannermann - ha portato anche più alto nisrno, e quando occasione fosse, essere lii caso di saper il dibattito dichiarando che lo Stato non ha il diritto- µrofittare di ciò che l'atteggiamento 1111ovodelle poe non lo ha difatti, chè sarebbe lesivo della libertà polaziooi Slave potrebbe offrire di vantaggioso all'Italia. individuale - d' intervenire col controllo proprio nel problema e nello svolgimento della produzione, chP-, a meno di voler essere comunista, deve rimanere basata su le leggi economiche del massimo vantaggio col minimo dispendio, e della offerta e della domanda. Naturalmente lo Asquith ha riconosciuto la gravità del problema, ed ha perciò accettato l'emendamento preseutato dal Madhison riconoscente l' nrgenza dei provvedimenti seri e radicali a favore dei disoccupati. Naturalmente i socialisti sono furibondi contro Iohu Burns che ha parlato contro il loro p1·ogetto, ma questa discussione ha servito loro per l'inizio della tattica che praticarono, guidati da Parnell, per alcun tempo gli Irlandesi. Infatti la votazione sul progetto Wilsoo respinto da 265 voti contro 116 dimostra che la maggioranza liberale comincia a sgretolarsi. La loro nuova tattica sarà dunque quella di agire in modo nelle elezioni che_ i due partiti classici della politica Inglese, liberali e conservatori, abbiano una quasi egual forza numerica in parlamento cosi che i socialisti anche in pochi, possano alleaudosi agli uni o agli altri secondo le necessità del momento, far traboccare la bilancia in favore degli uni o degli altri, strappando co::1i una serie continua di cooces:::1ioni.Una simile tattica non è di facile applicazione, q11a11tunqne sia possibile. + Gli Stavi ~e Il Pangermanismo.- La tattica brutale del governo tedesco contro i Polacchi che si vogliono addirittura germanizzati . comincia ad avere un effetto che, probabilmente il principe di Bulow non prevedeva· C'è un riveglio Slavo contro il pericolo Pangermanista. Finora la politica dell'Austria e della Germania, di mettere uua contro l'altra le popolazioni Slave, Silesiani contro RutPni ; Czhechi contro Croati e Polacchi e viceversa era riuscita assai bene. L'opera lenta della nemicizia, aiutata da interessi economici, + La bava del rospo. - C' Mà L1navolta uu ro spo, che per .farsi uotare in mezzo agli altri animali aveva fatto di tutto. Prima s'era me.➔so con le bestie dispettose 0he non rispettano la legge e poil:hè egli era un bel rospetto dalla pelle ben lucida e ben viscida e che sapeva secernere una bava molto vi:::1coi:;a sul suo passaggio, fo subito considerato un rospo di valore eccezionale. Quando vide però che le bestie dispettoAe non si adattavano a tollerarlo per capo-che capi non ne volevano - andò allora ad imbrancarsi con gli animali sacerdotali, lustrò gli artigli all'Ibis, ri · pull la coda alla vacca bianca, e si volle anche fare :::1turiografodel mite agnello, ma non gli riusciva a farsi notare tanto bene q11aoto un aquilotto di buona razza che di tanto in tauto mette,;a il terrore e la confusione fra le bestie care agli Dei, e, senza volere esser capo. poichè aveva buoua penna era amato e considerato fra le bestie diritte che non rispettano altra legge che quella della natur11., la quale è giustizia. Or'avvenne che codesto aquilotto molto amato e tJ?Oltote,uuto fu g;u iicato degno di abitare il nido de le bestie eccelse. Grande invidia, e livor cieco occuparono allora il cuore del rospetto, e grande speranza anche di farsi fa1110:::10 più dell'aquilotto, tanto più che le beste sacerdotali non volevano che codesto onore toccasse all'aquilotto di cui avevano tanta µaura. E il rospetto pen8ò: Se lo affogassi? Detto: fatto.-S1 diede a scbir.zare tanto veleno - cl.ie senza ch'egli neppure se ne accorgesse, tanto era infervorato nell'opera propropria, egli affogò nella sua propria. bava. Morale: - Cercate di non imitare Maurizio Barrès. + Tolstol e l'antlorlsto !... - L'ultimo numero del Rinnovamento, sempre interessante pel numero e la qualità degli studi che pubblica, nella rubrica: Oro-

R I V I S T A PO P O LARE 145 naca di vita e pensiero religioso esamina La _corrente del pensiero russo contemporaneo sulle orme di 11nlibro del ZdziechowHhi : I problemi fondamentali della Russia. Ci duole non poterlo ridurre pei nostri lettori, perchè un sunto non è susceUibile di ulteriori riduzioni. Ci limitiamo a riprodurne un brano in cui si giudica l'azione politico morale esercitata da Tolt:Jtoi, perchè lo crediamo rispondente a verità ed a ciò che su di lni abbiamo scritto nell'ana1·chimo mistico di Tolstoi (1). Ecco il brano in discorso: e L'ultima parte del lavoro dello Zdziechowski è dedicata a.I presente della R11ssia.Essa si apre colla concezione pessimista che rattristò gli ultimi anni di V. Soloviev. Questi vedeva compiersi sulla Russia il castigo di Dio: vedeva le bandiere russe date in trastullo ai figli dei piccoli uomini gialli. E di fronte ad un tale pericolo si ergeva da un lato l'impero fiacco e marcio dall'altro la dottrina de11,olitrice di Tolstoi ! Contro quest'ultiroo il Soloviev rivolse nel 1900 gli ultimi strali del suo genio, in un libro memorabile: I tre discorsi; libro che sembra animato da un soffio profetico, e tale era difatti nella mente dell'autore. Dopo aver riaffermato il proprio ideale - l'attuazione del diritto cristiano mediante l'unione con Roma - questi combatte la base della dottrina tolstoiana --- non resistere al male, - sostenendo che la lotta non è uu male assolnto, nè la pace un bene assoluto; e che può essarvi una buona guerra ed una pace cattiva. Poi, conduce ad absurdum la medesima dottrina, e dimostra come essa produca il trionfo del male. Giudicando da guesta terra, il male trionfa; noi ::JÌamoq11indi in diritto di domandare a Dio, per cosi esprimerci , un documento della sua esistenza e del suo potere. ·Tale documento il mistico riscontra in un fatto, positivo e necessario, non in una idea astratta: nella risurrezione di Cristo, in quanto rappresenta appunto il trionfo sovrannaturale del bAoe; e a questo fatto egli si aggrappa colla forza della disperazione >. « In appendice ai Tre discorsi il Soloviev considera ancora, dal sun punto di vista mistico, la dottrina tolstoiana, e la pone in rapporto collo stato presente del mondo. Finge di aver ritrovato un antico documento profetico intorno alla fine delle co8e; narra i11 modo originalissimo, ogni dettaglio della vita dell'Auticristo, in cui raffigura la personificazione del la dottrina tolstoiana; l'Anticristo è un su per uomo, un grande benefattore dell'umanità, un predicatore d'amore e di pace. Il suo potere satanico sta in questo: ch'egli vuol realizzare il Paradiso in terra, vuol divinizzare l'uomo e lo stacca da Dio. Nello svolgimento del]a profezia si rivela il pessimismo dell'autore, poichè l'anticristo può • co_ntinare l'opera sna fino alla fine, dii;truggendo quasi totalmente le tre Chie:se: cattolica, ortodosaa, protestante, raffigurate nd Papa, nel monaco e nel dottore. Solo alla tine si compie i I trionfo del Sai vatore, in omaggio al racconto dell'Apocalisse. In ultima analisi il. lavoro tende a dimostrai e questo : che la religione d1 Tolstoi, fondata unicamente suila legge ettea, al di fuori di ogni elemento trascendente , è contraria a Dio e conduce al satanismo in teorib, alla distruzione in pratica ~ . + La flotta Russa e la Duma. -La Durna accolse favorevolmente il discorso del ministro degli .Esteri, Isvolsky, a proposito del trattato col Giappone e delle relazioni pacifiche, amichevoli e di alleanza che la Russia mantiene con le potenze Europee. Volendo malignare si potrtbbe dire che dichiarando che durante la guerra la Russia non aveva nulla perduto, e che il Giappone non aveva fatto·altro che ripigliarsi il suo, il Ministero Isvolsky fece buon viso a ( 1) Pr.:sso la Rivista Popolare. Cent. 30. cattiva fort11na, ma è un fatto che la Russia non trova opportuno pensare all'Estremo Oriente, ora che l'Oriente europeo comincia seria1nente a dar da fare. Buono è dunque per la Russia, metter.:,i bene anche col Giappone dappoichè la sua politica nall' estrema Asia non può, ora, essere altro che passiva. E la Duma potette senza troppa fatica. plaudire ed approvare lo Isvolsky. • Dove la Duma si è mostrata intrattabile, ed ha avuto ragione, è stato a proposito dei crediti per la marina. E' noto, ormai, che la sconfitta di Tsuschima toccò alla Russia, non tanto per la imperizia dei coraandanti ed il poco ardore dei marinai quanto perchè il materiale ed il munizionamento delle navi non erano tali quali sarebbero stati se la ladreria non si fosse esercitata su lar.;a scala al Comitato della Marina, prima della guerra. Il Comitato che organizzò q11ello rbe la stampa russa chiama il e se1·vizio di Tuschima " è oggi lo stesso che era ieri, e per questo Comitato lo Stolypin chiedeva milioni: è naturale che la Duma abbia detto di no. E' certo che, meno il gruppo so~ialista, tutti i partiti nella Duma, sono concordi a volere la riorganizzazione della marina ; ma non vogliono assolutamente che quella riorganizzazione rappresenti milioni di rubli rubati alla nazione dai riorganizatori. Infatti i crediti limitati accordati dalla Duma al Ministro della Marina, e il voto concernente la riorgani7,zazione della marina stessa significano una sconfessione completa, una sfiducia assoluta nel Comitato. La Duma ha detto: Dateci garenzia che i denari saranno spesi bene e noi li daremo. Sembra che il governo non voglia - realmente non può - dare queste garenzie, e la Duma non concede i crediti. Era corsa voce che il conflitto col governo per questa cosa avrebbe avuto per risultato lo scioglimento della Duma; ma qnec1tadiceria non si è avverata, ed il governo sta trattando per venire ad un accordo; ma vi riuscirà? Questo sembra il punto difficile: la Duma non vuole il Comitatc ladro, e il governo non può mandarlo a spasso perchè ne fa parte un Granduca : delizia dell' aristocrazia I + Solidarietà internazionale. - Per una volta tanto,anche i grossi papaveri della diplomazia sono obbligati a constatatare che il monde vive bene anche senza la pubblicità data alle loro chiacchieì•e e che il e quarto potere » è, quando vuole il potere che à più forza di lutti. Dinanzi al boicottaggio delle sedute del Reich - stag, il deputato offensore il bollente Groeber ha dovuto piegare la testa: e l'universo ha fatto a meno di sapere per bocca dell'Illustrissimo nonchè ~ccellentissimo Bulow che tutto va per il meglio nel migliore dei mondi possibili. Del resto quando noi andremo in macchina i giornalisti - sodisfatti per le scuse fatte da. Groeber - avranno ripreso il loro lavoro ; ma il discorso di Bulow può esser fatto e di maniera >, come si suol dire in gergo giornalistico: Ecco quà - Il cancelliere à cominciato col constatare come le pas8egseggiere nubi che ~re.no sorte a. oscurare lieve1uente il cielo delle relazioni con una potenza alleata sono sta~ dissipate da reciproche e chiare ::;piegazioni. L'incontro del Kaiser e di Re Vittorio conferma una. volta di più, la stabilità e la cordialità di queste relazioni; come la condotta tenuta dalla Germauia nelle trattative per le ferrovie balcaniche, condotta suffragata anche da una simile azione dell'Ingl.iilte.1ra, ha valso a mantenere la pace ed i bnoni rapporti fra tutte le potenze europee. La questione macedone, grazie alla fermezza delle potenze .illuropee nel reclamare le rir~forme alla Turchia, s'avvia ad una soluzione migliore; ed al Marocco la Francia, assistita. dalla simpatia di ; tutte le potenze cava ... col suo zampino le castagne •.. - dal fuoco per la Germania (questo il Cancelliere non

146 RIVISTA POPOLARE l'avrà. detto, ma sta di fatto). Il desiderio di pace è tanto grande in tutte le potenze che non c'è bisogno di fare sforzi per mantenerla, e la Germania désidera quanto ogni altra potenza la pace per sviluppare etc. etc. Il Caneelliere può anche non aver detto nulla, può anche non aver parlato, o detto anche tutto il rovescio di ciò che abbiamo scritto: il mondo. seguita ad andar per la sua via: e lo sciopero dei giornalisti tedeschi e la solidarietà dei loro colleghi esteri hanno provato che la vera vita dei paesi si svolge e si vive fuori dei parlamenti e dei palazzi di governo. Vita e politica tendono a diventare ogni di più estranee; almeno quella politica che è considarata « dirigere i destini dei popoli >. Caducità di tutte le cose umane! Legge fatale di trasformazione continua per il progresso. La politica emigra dai palazzi dei governi e passa nelle officine , nei traffici, nelle vie della città. NOl + Vito Cusumano. - Fra i promotori del nnnovamen to degli st11di economici in Italia ebbe 1m notevole posto Vito Cusumano. Al Ferrara che aveva denunziato il germanismo come liberticida, il Cusumano rispose con severa documentazione di fatto pubblicando una esposizione fedele delle teorie ortodosse ed eterodosse tedesche avvivata da discussione calda ed acuta. E poichè il libro non aveva carattere occasionale di battaglia politico-sociale, ma era il frutto di indagini pazienti e severe, esso concorse fortemente ad intensificare quegli scambì intellettuali fra nazione e nazione, quelle nozze fra gli spiriti che sono tanto feconde di conquiste ideali. Bisogna pensare come ancora nel 1875, per molti anche egregi, gli scritti raccolti nella biblioteca dell'Economista costituissero le colonne d'Ercole, e come la ricerca scientifica non ancora procedesse impregiudicata ed obbiettiva per parte pure di eletti ingegni, al fine di intendere tutta la efficacia del libro: « Le scuole economiche della Ge1·- mania •. Non tanto perchè esso dava notizie delle dottrine dei socialisti di stato, ma perché s'inoltrava anche per quel che riflette la scienza teoretica per vie a pochi conosciuti, aperse nuovi orizzonti e fu strumento prezioso di educazione scientifica. Le doti del Cusumano, le quali rifnlsero iu questo volume si erano manifestate anche in memorie precedenti quali la monografia su Diomede Oarafa pubblicata nel 1871, ed apparvero ancor meglio nelle opere snccessivr. Lo studio sull'Economia politica nel Medio Evo (Bologna 1876) è nn esame ac0urato dei conretti che più specialmente si rin vengono negli scritti degli scolai::1ticie dei politici e giuristi; quello sul commercio dei g1·ani in Italia è un' iudhgine delle teorie e delle leggi cbe si commettevano al sistema annonario e che ancor oggi dopo 30 anni della sua pubblicazione e dopo quelle di altri lavori sullo stesso o sopra analogo argomento, può consultarsi con grande profitto. Intorno ad un giureconsulto tedesco sfuggito alle diligentissime e profonde ricerce del Roscher, Matteo Weseinbek , che nel secolo XVII propugnò l'esenzione da imposte dei redditi minimi scrisse un saggio nell' A1·chivio di statistica dt1I 1880. • Si era in seguito accinto a narrare la storia dei Banchi di Sicilia. E quantunque il lavoro sia rimasto incompiuto, i due volumi che concernono rispettivamente i Banchi pubblici e privati presentano molto valore, sia per la quantità di documenti sconosciuti e faticosamente desunti dagli Archivi che ci si riscontra; sia per l'analisi magistrale degli istituti commerciali dell'Isola. Cot1-ìl·e linee generali del commercio della 1 Sicilia, come i sistemi monetari, le operazioni banca-, rie, l'attività dei primi mercanti-banchieri, i cambi; la formazione dei banchi pubblici nel secolo XVI dopo il fallimento generale dei banchi privati, il loro svolgimento sono scrutat.i con fine senso di storico e di economista L'ultimo scritto del Cusumano credo sia stato quello inserito nel volume di omaggio ad Adolfo Wagner per il compimento del suo settantesimo anno (1905). Ha per oggetto la vendita della z9cca di Messina nel 1438, consistente .- nella alienazaz;ione del semplice privilegio di conio col godimento degli utili della zecca e coll'obbligo di coniare monete prescritte senza alterarne il peso, il titolo e la forma >. Analoghe concessioni della regalia delle monete si conoscevano di altre provincie italiane nella srconda metà del Medio Evo, ma l'atto relativo alla vendita della zecca di Messina. esistente nell'Archivio di Stato di Palermo fu dal Cusumano p11bblicato per la prima volta e brevemente, ma adeguatamente commentato, con utili riferimenti ai sistemi monetari ·del tempo. A quest'attività scientifica ragguardevolissima fece riscontro un'attività didattica insigne: il Cusumano fu professore valoroso all' Istituto tecnico di Palermo, nella scuola d'Applicazione degli Ingegneri e da ven• t'anni ali' Università di Palermo di scienza delle finanze ed ai giovani fu largo di Con~igli e di aiuti. Nelle commissioni esaminatrici di concorsi uni versi tari apportò il contribnto della sua dottrina, del suo ingegno e della sua rettitudine: le qualità di carattere e di cnore si manifestavano corrispondenti a quelle pregevolissime della mente. La sua morte è un lutto per i cultori tutti delle scienze economiche e finanziarie, ma a quanti poterono apprezzare la· bontà e gentilezza dell'animo è cagione di sommo rammarico. Io che per lui ebbi venerazione affettuosa mando un mesto saluto alla salma del collega estinto, e serberò della sua benevolenza ricordo durevole, come ho per l'opera sua scientifica grande estimazione. AUGUSTO GRAZIANI Laquistimonoeranlell'-eser Abbiamo tardato molto ad occuparci della grave polemica Ranzi Di-Giorgio per un mondo di piccoli motivi che ci hanno costretto più volte a rinviare la pubblicazione del nostro sincero e modesto giudizio. Però arriviamo sempre in tempo ad occuparcene: perchè i fen~:m~eni che attestan? la e~istenza di una grave qmst1one morale nell esercito permangono e n<?n .potran.~o tr~ breve sco~p.arire; perchè la Comm1ss10ne d 1nch1esta sul Mm1stero della Guerra non ha compiuto e molto meno pubblicato il suo rapporto e le sue conclusioni. E tale commissione se non vorrà venir meno alla parte più elevata del proprio compito dovrà intrattenersi "della quistione morale, che è as,.ai più importante di quella materiale. I buoni fucili, i cannoni di ultimo modello e tutto il resto valgono poco, s_ecoloro che devono adoperarli non hanno l'anima pari alle armi; se coloro che devono dirigere e comandare i combattenti non ispirano fiducia agli altri e non ne abbiano essi in loro stessi. La forza morale è il primo coefficiente che nella guerra assicura la vittoria. I soldati borbonici erano più numerosi e meglio armati dei garibaldini; ma questi erano animati dalla forza morale e vinsero da Calatatìmi al Volturno. E rinunziamo a qualunque sfoggio di facile erudizione per l'.onfermare gl' in: segnamenti dell'esempio citato,- con altri ben noti f , es~n;~;~n ~ltro episodio _è più adatto a richiamare l'attenzione del pubblico italiano sulla gravissima quistione morale nellp esercito quanto questa po.- lemica Ranzi-Di Giorgio, cui già ba accennato 11 ..

. .,. RIVISTA POPOLARh 147 nostro amico Altariva e che non è stata lungamente e profondamente discussa nella stampa quo - tidiana e con particolarità da quella di parte democratica, che non ha visto esattamente la importanza del problema e lo ha talora frainteso, lasciandosi guidare dalle parole e dagli aspetti superficiali anzichè dal contenuto profondo della quistione. ♦ Occupandoci della quistione morale nell'esercito a proposito della controversia Ranzi-Di Giorgio crediamo doveroso premettere qualche dichiaraztone e qualche capo-_saì.do. In noi non è alcun interesse, alcun risentimento personale. Dovremmo essere piuttosto animati da maggior simpatia verso il Ranzi, se non altro in memoria di una vivacissima polemica col Di Giorgio, che con noi si mostrò abbastanza aggressivo , per non dire peggio; ma questi ricordi non hanno presa sull'animo nostro. Noi siamo dispostissimi ad ammettere che nella origine prima degli attacchi del Ranzi contro lo Stato Maggiore la ragione stia interamente dal lato del primo; noi siamo convinti che nello affare dello cheque, che provocò il dissidio tra il Ranzi e, i maggiorenti dell'Unione Militare la conc;otta del primo sia stata correttissima; a noi poco cale infine che nella quistione cavalleresca il Ranzi abbia somministrato pretesto a censure a quanti attaccano importanza a queste quisquilie medioevali. Che c· importa se egli non seguì scrupolosamente le norme del Codice di Gelli o di qualche altro più o menò illustre codifìcatore delle balorde leggi del duello, se la ragione fondamentale assiste il Ranzi? Se mai questa violazione delle regole cavalleresche da parte di un militare, che ha del coraggio, ci renderebbe più simpatico l'ex capitano di fanteria, che dirige oggi, Il Pensiero Militare , poichè ci darebbe la prova che egli ha tanta forza d'animo da poter disprezzare un vieto pregiudizio. Meglio che un colpo di sciabola vale un giudizio del Consiglio di Stato: cui civilmente si é rivolto il Ranzi. E se il Consiglio di Stato gli_ desse ragione e lo reintegrasse col suo grado nelle fìla dello esercì to? Il caso sarebbe gravissimo; e sul caso ci costringe a meditare con serenità ed anche con una certa malinconia la parola di un giornalista, che non è di parte nostra, ma di cui tutti riconoscono le singolari qualità di equilibrio mentale e l' imparzialità rara. Riferendosi a questa polemica Ranzi-Di Giorgio i due termini antitetici, i due esponenti della situazione, Andrea Cantalupi - il giornalista, cui ci rifedamo-scrisse in risposta ad una leltera aperta del primo: « Ripeto hl dichiarazione di stima per « l'ingegno del Ranzi, e ripeto anche il mio atto di « fede nel\a sua buona fede. Se escludessi la sua « buona fede io dovrei ammettere che egli di pro- « posito si è me3so alla testa di una campagna per « la distruzione morale dell'esercito. Il che non é « naturalmente e non può essere. E', anzi e deve << essere che egli si è messo alla testa di una cam- << pagna .pel rinnovamento e il rinsaldamento iute- « riore del- grande organismo a cui é affidata la « tutela dell'esercito. Soltanto io nego che Fabio << Ranzi abbia eletto mezzi corrispondenti al fine « da raggiungere; al contrario affermo che i mezzi • che egli· ha eletto conducono precisamente e ine- << sorabilmente, al •fine opposto ..... » Perciò, « oggi << come oggi se anche là quarta Sezione del Con- « siglio di Stato dovesse accogliere il ricorso del « Ranzi e il Ministro della Guerra si trovasse co-:- « stretto a riammettervi nel servizio attivo, io, « dato che per cagion di età fossi almeno colonnello, .. << con tutta la stima per il vostro ingegno, con tutta <e la tede nella bontà iniziale delle vostre intenzioni, « rifìuterei di accogliervi nel mio reggimento, e mi cc punirei della disobbedienza col farmi collocare « in posizione ausiliaria ». E noi siamo dello stesso avviso del Cantalupi. Con ciò abbiélmo anticipato il nostro giudizio sulla polemica. Eccoci ai capisaldi, che alla discussione vogliamo premettere. Sono semplici : 1° abbiamo ritenuto sempre e riteniamo che ai fìni supremi, cui mira il mantenimento di un esercito nazionale, è assolutamente indispensabile che la spesa relativa sia proporzionata alla potenzialità economica della nazione; 2° abbiamo ritenuto sempre e riteniamo che la forza morale sia uno dei fattori primissimi, se non unico, per conseguire la vittoria in guerra. ♦ Il giudizio anticipato contro l'opera del Ranzi, che noi avevamo seguito fragmentariamente e lasciandoci alquanto sedurre dalle grosse parole sulla nuova coscienza, sulla giovrine milizia, sui tempi nuovi ecc. ecc., ci è stato suggerito dalla lettura attenta dell'opuscolo del Maggiore A. Di Giorgio: Il caso Ranzi e il modernismo nell'esercito; sul quale la nostra attenzione si fermò particolarmente in seguito alla lettera dello stesso Di Giorgio pubblicata nel Corriere della Sera (20 dicembre 1907. Non seguiremo il Di Giorgiò nella esposi~io°:e chiara e sobria delle cause, che provocarono 1 pnmi malumori nelle fila degli ufficiali e dei sotto ufficiali dell'esercito e le prime manifestazioni di quei malumori. Ci piace, invece, aggiungere eh~ analoghe considerazioni a ditesa della causa e degli interessi degli ufficiali ha esposto più v?lt~ nei discorsi alla Camera il Generale Marazz1, 11 quale, anzi qualche volta assunse il tono di malinconico profeta sul morale dell'esercito. In fondo gli ufficiali che si lamentarono sommes ... samente da principio e poscia più decisamente, dopo che trovarono un organo nel Pensiero Militare del Ranzi, erano e sono mossi da ragioni economiche: gli stipendi non si trovano corrispondenti ai biboani da soddisfare nella vita contemporanea; e la cafriera è lenta. Ciò che riesce a m8ntenere depressa la condizione econ?mica. . . . . Quistione di stomaco! direbbe un antim1htansta volgare, ma noi non troviamo da ridire su questo mo\rente. Lo stomaco è un organo prepotente che ha le sue legittime esigenze. Lo stomaco funzion~ imperiosamente nei ferrovieri come nei pro~esso~1, nei demaniali come negli ufficiali. E che sta qmstione di stomaco vogliamo rilevarlo coll' episodi~ riferì to dal Di Gioraio: cc Quando il Generale Pedottt divenne ministro della Guerra Il Pensiero militare - e ciò fa onore aI Ranzi-aprì il cuore alla speranza .. • Ma ai primi accenni di fiducia nel nuovo ministro, di simpatia per !e sue inknzioni, di moderazione nei giudizi dell' opera sua appen~ iniziata, gli ufficiali che attorno al Ranzi si erano raggruppati si scagliarono contro di lui e lo accusarono di aver tradito la loro fi..iu.:ia, di essersi venduto al ministro, di aver ricevutoquesta fu la dtgna elegante espressione - il bo~cone. Qualcuno disdisse i'abb,inamento. L'esistenza del giornale ne fu minacciata. 11 Ranzi espresse in alcuni articoli veramente belli •veramente commoventi, il suo disgusto per la ignobile mani~ festazione ... » (pag. 13, 15). . . Assodato ciò ci sembra che sia tempo d1 nnun- ' d. ziare al linguaggio romantico, e vorremmo ire mistico che da taluni militaristi feticisti ~i adopera ancora 'quando si parla dell'esercito e della _« nobile, disinteressata, patriottica missione degli _uffi~ ciali etc. ,,. Gli ufficiali sono uomini come tutti gli altri. La loro funzione è utilissima, di capita.le importanza nel momento in cui si tratta di d~fendere i diritti la esistenza dello Stato. Ma non e altret- ,

148 RIVISTA POPOLARE tanto utile, importante quella compiuta quotidianamente da tanti altri f•.1nzionari ? Ciò premesso occorre esaminare se siano ben fondati o no i lamenti e le proteste degli ufficiali pel trattamento loro. Nulla d'irriverente in questo esame: lo facciamo per gli ufficiali come lo abbiamo fatto pei ferrovieri, pei professori, per tutte le branche della burocrazia. Lo faremo spiccio, e breve e chiaro colle stesse parole del Di Giorgio, che non può essere sospettato di poca tenerezza per i suoi compagni di armi: la causa degli ufficiali è la sua. ~gli co:1 rara onestà e con precisione di linguaggio, scnve: (< Uno deglì effetti d1 quel pervertimento disciplinare, nel quale sono caduti gli autori dell'agitazione, è stato quello di fare stabilire un paragone fra il trattamento degli ufficiali con il trattamento di tutte le altre classi di funzionari dello Stato quali i magistrati, i professori, gli impiegati dei ministeri ec. Ed era naturale che il paragone, fatto alla stregua degli studi e dei titoli personali di merito, non dovesse riuscire a svantaggio degli ufficiali. Si è giustamente osser-vato, che mentre un giovinotto munito della licenza liceale può cominciare, a vent'anni, dopo due annetti di scuola militare, con 2000 lire di stipendio, la sua carriera, e giungere a 2 3 anni a 2400, a 28 anni a 2640 lire, a 33 anni a 2880 lire, e a 3200 fra i 35 e i 40 anni, i suoi compagni di scuola che si avviano agli impieghi civili non raggiungeranno gli stessi stipendi che molto più tardi, e dovranno sempre fare a proprie spese gli studi universitari, e superare concorsi, che, se non alro, pel numero dei concorrenti, sono sempre difficili. E' dunque impossibile di negare che, considerati come semplici impiegati, gli uffciali già hanno ·un trattamento di favore >> (pag. 73). Ecco una osservazione, che non avrebbe dovuto sfuggire a quanti nella quistione militare vedono il lato economico ed a quanti invocano la perequazione degli stipendi e della carriera; che non avrebbe sopratutto dovuto lasciar passare inosservata il misterioso Sylva Viviani dall'Avanti 1 Si dirà che gli ufficiali abbiano diritto ad un trattamento di favore perché sono esposti a maggiori rischi? .L'obbiezione non è priva di base, va completata ricordando che sono forse maggiori e quotidiani i rischi professionali dei minatori, dei macchinisti e dei fuochisti ( r ): Comunque, in vista di tali circostanze, aoi non esitiamo a dichiarare, che a parità di studi e di sforzi un certo favore nel trattamento venga accordato agli uni e agli altri (2). ♦ Diamo per dimostrato che la condizione economica degli ufficiali sia meritevole di miglioramento. Con quali modi domandarlo? F' qui il perno della quistione e del dissidio tra Ranzi e Di Giorgio; è questo l'aspetto politico e morale dell'una e dell'altro, che non è stato valutato al giusto dalla democrazia e sul quale siamo pienamente e illimitatamente di accordo col Di Giorgio. Il maggiore Di Giorgio con lealtà lodevole dichiara che nell'esercito italiano l'istituto del reclamo - valvola di sicw·ena, l'omaggio più sincero che un soldato possa r·endere alla disciplina, la manifestazione di fiducia più sicura clze egli possa dare alla rettitudine dei suoi superiori - non funziona come dovrebbe (pag. 67). Potrebbe aggibngere che tale Istituto non funziona in tutto l'ingranaggio burocratico italiano; d'onde i gravi inconvenienti nello organismo statale e la concessione delle circostanze attenuanti, per certe manifestazioni collettive, che senza tale deficienza sarebbero davvero intollerabili e dovrebbero essere represse con inesorabile severità. Il Di Giorgio con retto sentimento di vera modernità sui modi per ottenere giustizia aggiunge : « Non è agli ufficiali, ai militari com~ tali, che spetta di di· scutt::re degli ordinamenti e, peggio, dei loro superiori. Le leggi si discutono in Parlamento, non nella Caserma. A ciascun ufficiale il solo diritto individuale, come cittadino, di esprimere la sua opinione per mezzo della stampa. [I regolamento di disciplina è sotto questo riguardo così liberale che consacra pel militare il diritto di non sottoscrivere le pubblicazioni a stampa. Si serva della stampa chi ha una idea da propugnare, ricorra ali' arma della propaganda civile, non cerchi di sopraffare i pubblici poteri coll'agitazione ». (pa. 69). Di accordo. Aggiungiarr:o che il Parlamento, senza l'agitazione modernista, più volte ha legiferato per migliorare la condizione degli uffiziali. Troviamo, però, che non ~ giustificata tutta la inJignazione del Di Giorgio contro l'anonimo, se lo stesso regolamento di disciplina consacra pel militare il dritto di non sottoscrivere le pubblicazioni a stampa. Ciò che invece deve fare indignare tutti e sopratutto !'.elemento· democratico, é il contenuto di certune, di molte di quelle pubblicazioni, che sono fieramente stigmatizzate dallo stesso Di Giorgio. Qui si rende evidente, imperdonabile, il torto di ( 1) I lett0ri nello Sperimentalismo sociale che pc:rmancanza T di spazio in questo, pubblicheremo nel prossimo numero, Fabio Ranzi. Egli ha reso Il Pensiero mi itare ortroveranno ..:he nell'ultimo quinquennio in Germania ben gano d'intimidazione, di tentata sopraffazione contro 25.000 operai hanno lasciato la vita nel lavoro. Sono 37 anni gl' Istituti civili, da parte degli ufficiali. che la Germania non fa guerre e per quanto elevata sia stata ;::::Bisogna leggere tutti i brani del Pensiero militare la cifra dl·gl1ufficiali uccisi nella guerra franco tedesca il loro riprodotti dal Di Giorgio, da pag. 27 a pa_g. 42 rischio protcssionale nella media annuale non riuscirà supe- ~pecialme~te, p~r convincersi della_ sconvemenza riore a qu:!llo di molte altre categorie di lavoratori. insuperabile· ed insuperata del Ranzi nello esporre (2) Mt:ntr<!scriviamo ci pervit:nt: uno scritto del Pensiero le minacce degli ufficiali subalterni contro i loro militare, eioè del Ranzi, su : La questione degli ufficiali in- E Jeriori. Nel quale si propongono certi rimedi per accelerare Ja capi, contro il governo, contro il Parlamento. carriera ed elt:vare il loro stipendio La maggiore spesa sarebbe tutto· ciò, egli fa da qualche anno, bestemmiando di L. 4,760,000; aggiungendo ii cavallo ai ..:apitani ed altre la memoria del Generale Marselli, in nome della modifiche si arriverebbe certamente agli otto milioni. Ma non disciplina, per mantenere la disciplina, per salvare è per questa constatazione tinanziaria che citiamo l'opuscolo ciò che si può salvare della disciplina... . del Ranzi in questo punto; sibbene per rilevare la definizione Ah! se questo è il modernismo nell't sercito, b1s0nitschiana dello stipendio -degli ufficiali data dal Pais ed ac:cet- gna riconoscere che lo spirito dei Farisei gi~m~ai tata dal Pensiero militare t:..talla yuale l'ultnno aggiunge le trovò una incarnazione più adatta e meglio rmseguenti peregrine considerazioni : « Dal semplice contesto di questa definizione- come più sci ta • • • • vulte abbiamo rilevato - comincia a delinearsi la differenza E' con ragione, quindi; che il Di Giorgio si leva caratteristi..:a fra lo stipendio dell'ufficiale e quello degli altri fiero e nobile contro questo modernismo e paragona funzionari dsllo Stato. Non si può, dunoue, sostenere in alcun l'opera e il linguaggio del Ranzi e del Pensiero· modo che lo stipendio dato _ali' uffi~iale possa essere il corri- militare a quella della Riscossa dei demaniali e fespemvo d~I suo la~o:o· Egli non da_soltan~o u_n lavo~o ~Ilo licemen te osserva: e Già, il suo giornale· non è u~ ~tat_o,egli ?à _quot1dmamentetutto il meglio d1 se stesso , e e giornale come tutti gli altri: il fatto che egli - 11 il vrncolo g1und1coche lo avvince allo Stato, investe tutta la, , R . l d · · CO dei sua esistenza. Di grazia: tutti· i funzionari dello Stato non~ , < a~Zl - p_ar_a pe~ ~an_ ato e I?er tr~can hannolil dovere d1dargli quotidianamente il megliodi loro stes~i ?1 f e suoi assoc1at1, ed ,il s1gmficato d1 ades10ne al SU<? Tufti i funzionari_non sono avvinti _allo Stato dà un vrncoloi jt e progra~ma che ~a aU' ~~bonamento, fanno de~h giuridico, che ne investe tutta la esistenza ? e abbonati al Pensiero militare una vasta associa-

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