Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 5 - 15 marzo 1908

...... RIVISTA POPOLARE 117 portuno, poichè da lungo tempo - da dopo la guerra in Mandchuria - il Giappone desidera far suo quel territorio che per il trattato di pace dovette restituire alla Cina. Questa, in realtà, l'origine della azione giapponese contro la Cina. Tempo fa il corrispondente del New York Herald telegrafava: « I timori di una gnerra fra il Giappone e l'America non hanno alcun fondamento. Il Giappone fa grandi preparativi bellicosi, ma questi sono diretti contro la Cina. Attualmente non vi è in apparenza alcun motivo di conflitto fra questi due paesi; ma l'occasione non tarderà molto a sorgere ~ . E di fatti l'occasione s'è presentata e assai presto: e con tanta maggiore baldanza il Giappone l'ha colta inquantochè è certo che nè Russia, nè Stati Uniti si metteranno dalla parte della Cina. La Russia perchè anche se volesse, non può; e perchè gli Stati Uniti n~n vogliono. Il possesso della Mandchuria è per il Giappone una questione vitale - come le Filippine, del resto, alle qmdi si può star certi penserà a suo tempo - tanto quanto il possesso della Corea che non non di nome, ma di fatto è diventato possesso del Mikado. I Giapponesi hanno enormi interessi in Mandchuria. Il gra11de paese, origine della schiatta che oggi governa la Cina, è nno dei principali sbocchi del loro commercio, è uno dei mercati a loro più favorevoli; ma il fatto che essi non possono possedervi come vorrebbero, non possono dettare essi la legge, ·e quindi debbono subirla, e, sovente, ostile a loro fà si che la Manchnria sia il grande desiderio di conquista di tutttt. la politica Giapponese. Dopo le vittorie sn la Russia credettero esservi arrivati; il trattato di pace mise molta acqua nel loro vino; ma non troncò le loro speranze , anche perchè gli sbarazzava dalla Russia, l'avversaria allora e veramente temibile. Ora essi trovano di fronte la sola Cina. ·E' probabile - la Cina è conscia della sua inferiorità militare, quantunque abbia saldissimo il concetto della propria dignità e della propria superiorità morale - è probabile diciamo, che la Cina ceda alle pretese del Giappone; ma non per questo lo scopo del Giappone sarà abbandonato: l'occasione, svanita ora, si ripresenterà un'altra volta, altre dieci volte, fincbe sarà la buona; e allora anche l'Inghilterra dovrà dire addio al traffico mancese, e forse anche al predominio rnarittimo su le coste asiatiche del Pacifico. E questa è in fondo la ' ' morale della favola che da lungo tempo il furbo novellatore Giapponese sta raccontando all' Euro1>a ed all'America. ♦ artistica e letteraria ai principi che avava a:lottati; e il libro non venne. E il libro non venuto ci fa amare ancora di più Edmondo De Amicis che non ce lo facciano ammirare i tanti suoi libri popolarissimi. Nor VENTO DI FOLLIA Era mio fermo proponimento di non intrattenermi più dell'affare Nasi, sperando che la grazia che verrà certamente appena la renderanno possibile l'ex ministro, gli amici ed ammiratori suoi con una prudente e decente attitudine, avesse chiuso questo increscioso e doloroso periodo della vita politica italiana. Ma il vento di follia; che spira in Sicilia e il vedere frammischiato il mio nome in tutta l'agitazione insana e criminosa pro Nasi, m'impongono a difesa mia, e nello interesse pubblico a tentare, tentare soltanto, come adempimenro di un dovere, con scarsissima speranza di successo - di richiamare aila ragione menti traviate, giovani ingannati ed illusi, che seguono un movimento pazzesco per ora e che potrà, lo temo, divenire criminoso. In quanto alle persone di malafede che soffiano sul fnoco, nessuno pretende convincerle; ma esse potranno essere ridotte all'impotenza dal ritorno alla calma delle masse inconscie ed esaltate. Sin da quando vidi frammischiati i principii politici, che professo e il mio modesto nome nei propositi, che vengono attribuiti ai Nasiani, sentii il bisogno di protestare. Non senza meraviglia, infatti, lessi alcuni giorni or sono nella Stampa di Torino che coi capitali forniti da un ricco cittadino di Trapani l'on. Nasi avrebbe pubblicato in Palermo un giornale inspirato ai principii federalzsti di Carlo Cattaneo, e divulgati nel!' isola da Colajanni. Francamente non mi piacevano le circostanze nelle quali venivano fuori il mio nome e il povero e tanto misconosciuto federalismo. Ci fu di più. Un rispettabilissimo cittadino di Riposto , il signor P. Di Salvo, in un giornale di Catania avendo nettamente fornr.!lata la proposta di promuovere nell'isola un'agitazione intensa in senso autonomista e per la elezione di 52 deputati autonomi"ti, dal Centro della Sicilia e da persona sotto ogni aspetto autorevole mi si scrisse pregandomi, scongiurandomi in nome dei miei precedenti e delle teorie da oltre quarant'anni professate, di mettermi a capo di tale Edmondo De Amicis. - Ogni nostra parola movimento autonomista. E questo amico non esitava nulla aggiungerebbe alla gloria e specialmente alla po- ad aggiungere che il momento era buono, e che la polari~à.·di Edmondo De Amicis Bcomparso cosl im- agitazione pro Nasi ci somministrava un buon preprovvisamente. testo che doveva essere abilmente sfruttato a beNotiamo soltanto la commemorazione fattane alla nefizio della propaganda autonomista. ~amera da Filippo T11rati : Egli commosse perchè era La qualità delle persone d'onde ~i partirono tali srnceramente commosi:ionel ricordare la testimouianza. proposte mi persuasero della gravità del movimento di solidarietà politica ed umana, che Edmond) De e non volendo che il mio n0me e i miei principii Amicis volle dare nel 1898 alle vittime della reazione servissero a coprire speranze e i)ropositi che non che stavano innanzi al tribunale militare di Milano. sono i miei, sentii il' bisogno e il dovere di maniNoi crediamo che il migliore elogio che si possa fare festare il mio dissenso. di lui sia ~uesto: egli fo un vero, un grande galantuo- Perciò dichiaro apertamente: 1° Lo Stato federale mo nella vita e nelle lettere-nessuna disarmonia tra quale lo intendo io non si deve e non si può conlo scrittore e l'uomo. fondere coll'autonomia regionista nel modo, in cui, Del suo splendido galantomismo daremo nna prova la intendevano i regionisti del 1848. 2° Ho dichias~mplicissima. Convertitosi alle nuove dottrine, per la rato più volte cogli scritti e nei discorsi , che pur via del sentimento, egli annunziò la pubblicazione di ritenendo immensamente preferibile il regime feun libro: il 1° Maggio, nel quale doveva esporre in derale, in questo momento non mi sembrava posforma. popolare i principii del socialismo. Chi meo-lio sibile, passare dall'unità a base di uniformità artidi lui poteva fare una pubblicazione che avrebbe 15 a- ficiale all'unità federale a base di varietà naturale, vuto un granr:le successo qualunque ne fosse stato il 3° Infine aggiungo che una repubblica siciliana non contenuto? , ,fi la vagheggiai mai, ma che l'ho desiderata sempre Ma Edmondo De Amicis non riusci a dare la forma. ' italiana - perchè prima di essere repubblicano, -

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