134 RIVISTA POPOLARE legame intimo tra l'opera d'arte e l'artista: quella deve essere necessariamente espressione viva e completa del pensiero e dei sentimenti dell' autore. Il concetto, in fondo, è giusto: infatti gli artisti grandi e sinceri traggono dal profondo del!' animo le loro creazioni; essi vivono l'opera che è plasmata a loro immagine: nella Divina Commedia è tutto Dante, uomo e pensatore, e la sua gioventù risorge nella Vita Nuova. Ma non è men vero che le figure plasmate dati' artista non possono considerarsi sempre come rappresentazioni di atteggiamenti pm o meno vari dell'artista medesimo: se nei Promessi Sposi l'alta mente e il retto cuorn del Manzoni animano il vasto quadro, egli certo non rivive nè m don Rodrigo nè in don Abbondio, Ancor meno è facile trovare una completa rispondenza tra pera e autore, quando sia questo non un grande artista, ma soltanto un artefice, sebbene abilissimo. Ora Oscar Wilde è stato appunto un artefice nell'arte e nella vita, spingendo l'artificio fino al paradosso, anzi facendone persino un 'arme a sè micidiale, come avvenne nel processo a suo carico, nel quale furono appunto le pose di lui che ne aggravarono la posi. zione, contribuendo fortemente a render più severi giudici e sentenza. Ma lo scandalo del processo è a tutti noto, perchè fu largamente esposto e commentato dai giornali, e, contenendo elementi poco puliti, la grande maggic,ranza se ne interessò con ardore; ciò non è per gli scritti wildiani, di cui la suddetta maggioranza per lo più sa quello soltanto che fu accennato nel processo: cioè che in essi svolgesi un 'arte morbosa, ~aie che potè costituire un capo d'accusa contro lo scrittore. Questa impressione è diventata opinione, e i timorati, i quali evitano cosi la fatica di leggere, sono ormai convinti che i libri di Oscar Wilde costituiscono una specie di apoteosi del peccato, sono opere che diffondono la corruzionee e il pervertimento, rispecchianti la vita immorale dell'autore. Ora, chi legga senza prevenzioni gli scrit_ti dell'Wilde, non può non vedere subito esser difficile prendere una più solenne cantonata: e una -breve scorsa a tali scritti ci permetterà di convincerci della esattezza di una affermazione, che ai timo rati astinenti dal leggere sembrerà addirittura una stravaganza: cioè che Oscar Wilde è non soltanto uno scrittore morale, ma è propugnatore di una morale severa fino alla rigidezza, tale da non permettegli di lasciare impunito il vizio, non pre - miata la virtù. E' vero che talvolta le apparenze possono da principio trarre in inganno gli ingenui, avvezzi a prendere sul serio qnalunque panzana detta con accento convinto: e, di vero, non è facile trovare uno scrittore più costantemente paradossale, nella espressione, dell'Wilde: basti ricordare taluna delle sue curiose Frasi e .filosofie ad uso della gioveutù: 11 Esser tanto artificiale quanto sia. possibile, e nella vita il primo dei dove~i. Il secondo, nessuno ancora lo conosce ». « Nulla di ciò che avviene realmente ha la menoma importanza ». « Si dovrebbe essere sempre un po' inverosimili ». « Viviamo in un'epoca in cui le cose inutili sono le sole• necessarie » . 11 Il cinismo consiste nel veder le cose così come sono, e non come dovrebbeto essere >). Paradossi, non è vero? Ma appunto perchè paradossi hanno in sè paurosi elementi di verità: bisogna abituarsi alle espressioni paradossali dell 'Wilde, per riuscire a rendersi conto sollecitamente del vero significato dei suoi lavori: per ottenere questo fine basta guardare con un po' d'attenzione ai fatti. e considerare le parole come brillanti e ardornamenti che l'autore ai compiace di spargere a piene mani sulle sue costruzioni morali, allo scopo aristocratico di impressionare il buon borghese e prendersi il gusto di scandalizzare bigotti e beghine. La lettura di tutte le opere di Oscar Wilde distrugge molti pregiudizi contro di lui. Nel romanzo dunque, come nella novella e nel teatro, egli mentre rifugge da quei mezzi di attraiione di cui si compiacciono altri scrittori (e tra questi non può non ricordarsi il Mendès in Francia e il D'Annunzio in Italia), si fa banditore della più rigida morale; egli non riesce mai a staccarsi dal sistema inflessibile del canonico Schmidt, di infantile memoria: la buona fanciulla ebbe grandi lodi e carezze e cioccolatine dai suoi cari genitori; il cattivo ragazzo_. scudis.:iate e scapaccioni, e fu mandato a letto senza cena ... Ma ciò che dà un senso tragico alla stretta rigidità della morale wildiana, è la applicazione pratica di essa alla vita medesima dello scrittore. Oscar Wilde si lasciò vincere dal morboso desiderio di attuare le teorie paradossali poste sulle labbra di qualche suo eroe letterario, e ne fu crudelmente punito con una condanna infamante e con lo strazio della prigione e dei lavori forzati : sentì vivamente la pena, e la tetra visione del carcere fe' germogliare nella sua mènte e nel suo cuore nuovi sentimenti e nuove immagini, che si esplicano nel doloroso De profundis e nella tragica Ballata della prigione di Reading. La sua espiazione continuò oltre il carcere: Oscar Wilde , abbandonato e respinto da tutti, ricordato e rimpianto solamente da ben pochi amici fedeli, trascinò nell'abbandono, nella xaiseria e nell'afflizione gli ultimi suoi giorni; mori in un povero albergo delle rue des Beaux-Arts, sette persone seguirono la sua spoglia, ma non tutti l'accompagnarono fino alla fossa; una sola delle poche corone posate sulla sua bara , quella dell'albergatore, aveva sul nastro una scritta: A mon locataire Ed anche ora il fallo e la punizione sono, per la grande maggioranza le sole fac1 che illuminano di luce sanguigna la immagine di Oscar Wilde I e col loro fumo bituminoso e grave van soffocando anche i riflessi della nitida fiammella che l'arte di lui tiene accesa a piè del severo simulacro della morale cattolica (Nuova Antologia I. Marzo). + Decadenza nazionale - Uomini politici inglesi che fa. voriscono flotte smisurate, coscrizione, politica estera aggressiva ed altre forme di pensare imperiale, hanno appreso a usare la voce decaden{a con effetto considerevole. Costruire un numero di Dreadnonghts doppio della Germania è rendersi fedele al compito dell'impero; esitare l'è mostrar segni di decadenza imperiale. E gli inizlesi, in un grado più o meno grande, paiono essere sull'argomento realmente nervosi. Le molteplici difficoltà di mantenere assieme un così vasto reame devono, certo aumentare col tempo. Ma dietro alle vessazioni del momento sta qualche cosa come una paura superstiziosa. Tutte le na{ioni hanno a divenir vecchie e cadere, suona questa apprensione inespressa. Roma crebbe divenne vecchia e cadde. L'inghilterra è vecchia siccome Roma quando cadde. È l' impero, quindi presso a cadere ? E quando il '- London Times , li assicura eh~ tale sarà realmente il caso a meno che qualche cosa di dispiacevole per la Germania venga operato nella Persia o nel Marocco od altrove, gl'lnglesi si sentono rianimati (Englishemen Jeel themselves put on their mettle), come un gentiluomo di mezza età incitato a mostrare eh' ei possa competere col più giovane della cerchia. Arturo Balfour scelse Decadenr.a a soggetto della sua lettura commemorante Henry Sidgwick, pronunziata di recente a Cambridge University. Il signor Balfour , conferenziere , si avventurò ad adottare sul soggetto un criterio più filosofico che il signor Balfour , presidente dei ministri britannico, non sarebbesi permesso di fare. Egli era inclinato a considerare un nazionale decadimento con equanimità, o almeno con la rassegnazione che il filosofo spiega di fronte ad una legge di natura
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