Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 5 - 15 marzo 1908

RIVISTA POPOLARE 131 carità. E queste nozioni di legislazione civile e sociale sarà bene che siano impresse nella mente e nel cuore dei figli tanto delle classi povere quanto di quelle ricche, perchè è necessario che questi abbiano ad)mparare che come coi roghi non si arsero le sante audacie del pensiero, cosi con leggi eccezionali e reazionarie non si arresterà mai quello irrefrenabile movimento di eman cipazione e di elevazione del proletariato, il quale sarà. benefico per tutti, a condizione che sia ben diretto e sapientemente guidato ed assecondato. Ed anche non dovremmo dimeuticare, richiamando su di esse l'attenzione benevola della cittadinanza, di dare il massimo sviluppo alle sale di letture ed alla biblioteche popolari che varranno a completare la cultura dei nostri operai, perchè è una vana illnsione a con confidare sulla virtù redentrice del solo alfabeto, quando questo, ove non sia integrato da una cultura più vasta e più educativa; l'alfabeto solo non è mai riuscito e non riuscirà. mai a trasformare l'uomo in un cittadino cosciente dei propri doveri e dei propri diritti. All'educazione artistica si dovrebbe provvedere nell'insegnare il lavoro manuale che, come è stato recentemente dimostrato dal Mosso, esercita una grande efficacia sullo sviluppo del cervello, ed il canto corale, per il tramite del quale le nostre anime, librandosi in alto e spaziando nelle regioni eteree dell'ideale, palpitano all' unissono, esultano di gioia o fremendo di dolore colle anime di coloro che ci hanno proceduto nelle lotte per la civii tà. e pel progresso. Si dovrebbe provvedere infine alla educazione fisica colle passegiate istruttive, col canottaggio, coi giuochi tipici su cui si fonda l'educazione inglese, e che hanno dato il bando a tutti quegli altri esercizi soverchiamente acrobatici con cui la ginnastica classica si proponeva di sviluppare gli,arti superiori ed inferiori del corpo umano. Prof. ALESSANDRO GROPPALI L'abolizionedel Lotto pubblico Onorevole Sig. Direttore, Nel fascicolo del 31 dicembre p. p. le somm1s1 la tesi, che dal 1875, con continue pubblicazioni sostengo , per l'abolizione del Lotto pubblico. Questa piaga vergognosa abbiamo di comune con l'Austria, con la Spagna e con la Turchia. Può permettersi che ci si tenga ::tll'onore di questa compagnia ; ma almeno fino a che la vergogna duri in quei Paesi. Ma se questi, spinti dalla forza maggiore del progresso, cambiassero di opinione; potremmo rimanere noi soli, nel mondo civile, i teneurs della bisca ufficiale? Ebbene, nel Giornale d'Italia leggiamo : << Ci seri- « vono da Vienna 28 febbraio: Nella Commissione « del bilancio venne approvato, con 17 voti con- « tro 15, un ordine del giorno, incitante il Governo cc a sopprimere, cominciando dal I 909, ogni anno un « decimo delle esistenti botteghe del lotto, così che « nel 1919 il lotto in Austria verrebbe a scomparire. « Il Ministro delle finanze, Korgiouski aveva di- << chiarato di respingere la proposta, non per ragioni « di principio (vi fu già in Austria un ministro delle cc finanze, Steinbach, che sostenne la funzione sociale « del lotto quale fonte di sempre nuove speranze per « il popolo) ma per ragion i di bilancio. cc Il lotto in Austria rende netto dodici milioni cc di corone; assai meno dunque. che in Italia, ed ai cc proponenti pareva che il bilancio austriaco pocc tesse renunciare a poco più di un milione per « anno, per amore di questa riforma etico-sociale». Dal lato sociale la quistione in Italia è più grave che mai, perchè da noi questa tassa proletaria rende più che altrove. E che gravi in sommo grado sulla miseria e sull' ignoranza lo dimostra il fatto, che la massima resa avviene nel mezzogiorno. Basti dire che dei 70 milioni che di lordo rende tutta la Nazione, la sola città di Napoli ne rende dodici! Questa grave sperequazione regionale dovrebbe commuovere gl' illustri protagonisti della quistione meridionale. Certamente in Italia non prevarrà mai l'opinione della diminuzione graduale dei botteghini del lotto perchè ciò diminuirebbe soltanto i proventi dell'Erario, senza diminuire le giocate, che troverebbero sfogo nel lotto clandestino. Potrebbe prevalere invece l' opii1ione di ridurre ad una sola le sette estrazioni ebdomadarie; e di aversi poi due sole estrazioni al mese, e poi una sola ... Ma la riforma degna del genio italiano dovrebbe consistere nel trovar modo di educare altrimenti il risparmio del proletariato, senza disturbare sustanz.ialmente le condizioni finanziarie dell' Erario. Ed or che i nostri compagni di sventura si muovono sulla via del vero progresso economico sociale, non è giusto che di noi italiani si dica: Furon primi ed ora son da sezzo. Ho fede che questo voto, modestamente sommessole non rimanga vox clamantis in deserto. Mi creda sempre. Roma 7 Marzo 1908. dev.mq PROF. EMANUELE PISANI Di uno studiorecentissimo su Giuseppe Mazzini (1 ) Pietro Giordani (non si sorrida al ricordo di tal nome, ma si compianga chi l'ha dimenticato) voleva che un degno scrit·· tore, il perfette, scrittore italiano avesse conceduto dalla fortuna anche nobiltà e ricchezze. Allo scrittore di questo libro abbondano e l'una e le altre: abbonda sovratutto la generosità d'animo che lo induce ad amare i miseri, a compatire le umane debolezze, a rifuggire dal mondano rumore. E per essa egli fu tratto, ancor giovane, a seguire la Fede Mazziniana. Il Mormina ha avuto un torto: sminuzzare la propria attività in ~olteplici e vari articoli di giornali e di riviste anzichè concentrarle in un'opera organica: questo suo lavoro è il più vasto e, se lo proseguirà, sarà prova palese del suo intelletto e dell'animo suo. In quec;to primo _volume ci passano innanzi le visioni raggianti di coloro che per i primi si commossero alla vista dei mali pubblici, alle querele del! 'universale, ai sospiri dei buoni e studiarono e immaginarono quei rimedi che per essi dovevano e potevano restringere alle sole inevitabili e tollerabili alla natura umana, le fatiche e le sventure dei popoli. « Apostoli delle idee egualitarie e della politica umanitaria (1) Francesco Mormina Penna: L'idea sociale di Ginseppe Manini. Parte 1.• (Dal 1815 al 185r). Milano. Società Editrice 1908 L. 3.

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