126 RIVISTA POPOLARE atto della. loro vita., con ogni contratto che essi fanno, con ogni manufatto o prodotto della terra , che essi mettono in circolazione o butta.no sul mercato, essi fanno quasi senza accorgersene un atto di sana coope. razione e nello stesso tempo di piccola resistenza. La cooperativa integrale è dnnque la chiave di volta della questione sociale, in quanto solo essa potrà risolvere tutti i problemi sociali e trasformare radicalmente le basi della produzione , della distribuzione e dello scambio della ricchezza. , poichè la cooperazione è il solo metodo di lotta , che accanto e simultanea.menta alla disgregazione del mondo capitalista, inizia l'opera d,ella ricostruzione della società futura su nuove basi, sulle basi cioè della cooperazione e della solidarietà Oggi un vivo ed acuto malessere domina dapertutto non solo a causa dello sfruttamento esercitato dai detentori della ricchezza e di tutti gli strumenti della produzione sulla gran massa dei lavoratori, ma anche a causa della disoccupazione e della speculazione, la quale ultima F..limenta un largo stuolo di esseri , che fanno un lavoro improduttivo ed esercitano una. funzione parassitaria, dando, attraverso gli scambi commerciali , alle merci , oltre il valore che hanno allorquando eaJconodai magazzini, un altro tutto fittizio ed artificiale. A queste due dolorose piaghe della società presente, la disoccupazione cioè e la speculazione in nessun ·modo pensa a provvedere e i' azione parlamentare e l'azione diretta. Tutti i socialisti han finora detto, che questi due mali, sono strettamente inerenti al presente ordinamento sociale ed economico e che solo con la caduta di esso scompariranno, senza mai pensare, che pur essendo vera la loro affermazione, però qneste due piaghe sociali ritardano l'avvento della società collet- .tivista, e specialmente la disoccupazione. Per comprendere l' opera deleteria dei grandi trust commerciali , i quali spesso preferiscono far marcire nei magazzini le merci , onde ottenere rialzi favolosi sui prezzi , si rifletta ai disii velli dei prezzi di una stessa merce alla distanza di poche centinaia di chilometri, dislivelli che anche una riflessione superficiale e sommaria ci porta subito a ritenere esser frutti di speculazioni e di artificii commerciali. Coi:11un grap• polo d'uva che costa un centesimo nell'Italia Meridionale , viene venduto a Berlino, Vienna un franco ed anche più. Altri esempi sono inutili , il solo da noi addotto ci dà subito un'idea del-parassitismo esercitato da tanti speculatori, che come vere piovre dissanguatrici operano comodamente ed allegramente , favorite dal presen.te ordinamento sociale. La cooperativa integrale avvicinando i produttori ai consumatori ed attenuando gradatamente i conflitti d'intere~si tra gli uni e gli altri, fino a farli scompa - rire , è il solo metodo , che veramente sia giovevole alla classe di tutti coloro che , oltre essere consumatori , fanno anche un lavoro utile e che in un modo qualsiasi contribuìscono all'incremento della ricchezza e del patr;monio sociale. La cooperativa integrale mo. derando il naturale egoismo dei consumatori e temperandolo con quello dei produttori, viene ad instaurare un'armonia sociale ed a costituire allo stato embrionale quella società futura, vagheggiata da tanti, ma che pochi riescono a comprendere quale sia per essere veramente uella sua essenza, nel suo funzionamento e nella sua efficienza sociale. La cooperativa integrale costituirà l' impalcatura ossea del nuovo regime collettivista, il nucleo organico della nuova società. In quella grande azienda , che sarà la cooperativa integrale , gli operai e tutte le persone ,addette alla produzione di un articolo saranno alla loro volta essi stessi consumatori degli altri manufatti , prodotti dalle altre categorie di lavoratori iscritti alla cooperativa stessa. Nella cooperativa inte• grale insomma si verrà ad attuare uno scambio di prodotti fra le diverse categorie di lavoratori. Questo pare sia anche il sogno del Vergnanini, il quale però ha il torto di credere possibile , che di questo nuovo e complesso organismo possono far parte anche i proprietari e gl'industriali. Infatti egli in fondo alla sua geniale relazione fatta al congresso internazionale delle cooperative, pone tra le forze che in un avvenire prossimo dovrebbero costituire la cooperativa integrale di Reggio Emilia, oltre le organizzazioni economiche, anche le associazioni politiche o meglio le sezioni del partito socialista, delle quali fanno parte anche i non lavoratori. E che tale sia il pensiero del papà, diciamo cosi, del concetto della cooperativa integrale , io lo desumo da un altro punto della sua relazione, ove si dice , che la cooperativa in~grale fa della lotta di classe , anche quando è costretta a collaborazione di classe, ad adattamenti e compromessi. No, questo io non lo intendo. La cooperativa integrale, quale io la concepisco e la intravedo è quella nella quale ciascun componente deve essere oltrechè consumatore , anche produttore. Penso quindi sia assolutamente necessario limitare la partecipazione alla cooperativa integrale ai soli lavoratori, o, per usare un Jinguaggio più largo, a tutti coloro che oltre essere consumatori, siano anche produttori. E tali non possono considerarsi i proprietari e gl' industriali . che nulla producono, ed i commercianti che fanno un lavoro improduttivo, anzi parassitario. Questi ultimi potranno diventare i magazzinieri della cooperativa integrale. Che se per un falso idealismo sentimentale si ammettessero in blocco tutte le classi sociali nella cooperativa integrale, questa sasebbe sicuramente destinata al fallimento, non potendo iniziare mai la resistenza contro gli sfruttatori. La cooperativa integrale deve essere un organismo omo~ geneo e nel quale la più mirabile ed armonica fusione d' interessi deve dominare fra tutti i soci ; cosi solo domani, fortificata e potente a causa appunto dell'uni• formità e consonanza d'interessi, potrà iniziare accauto alle fonzioni normali e quotidiane della cooperazione, della mutualità e della previdenza, anche qnelle della resistenza; di quella resistenza, che se non può essere e costituire una norma costante di condotta e di vita è, e deve rimanere sempre, il fulcro dinamico e l'anima generatrice del movimento proletario, fino a quando all'attuale società basata tutta sull' antagonismo d'interessi e di bisogni non ne sia subentrata una nuova, in ca i questo antagonismo sia completamente cessato. Rias.iumendo noi diciamo che se si vuole che un
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