Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 5 - 15 marzo 1908

.. RIVISTA POPOLARE 123 mia voce mettendomi in urto con alcuni elettori, che mi costrinsero alle dimissioni e mi procurarono la più aspra lotta elettorale che io abbia combattuto dal 1882 al giorno d'oggi. Ma il compiere il dovere mio come uomo politico mi costò assai più nel 1892-93 perchè allora in parte· potea interpretarsi la mia azione come dissenso fortissimo - e tale era - da amici politici e personali carissimi. Nel 1892 appena cominciarono a sorgere i Fasci io solo mi contrapposi, io solo tra tutti i deputati dell' isola - una lettera strana di Nunzio Nasi al sindaco di Palermo, venne quando migliaia di persone erano in carcere, quando lo Stato di assedio era proclamato, quando i massacrati nei tumulti erano sepolti - nei giornali e nei discorsi privati e:pubblici -- a Marsala, a Messina, a Castrogiovanni - pregai, consigliai, ammonii severamente e avvertii i pericoli, cui si andava incontro; pericoli, che esplicitamente denunziai in una lettera al Direttore della Tribuna in Giugno 1893, nella quale parlai del sordo rumore, che in Sicilia si levava dapertutto ... Non fui aecoltato; e dopo pochi mesi cominciarono i tumulti e i massacri ... Oggi più che mai è doveroso rievocare il triste ricordo. Dott. NAPOLEONE CoLAJANNI Socialismeocooperazioninetegrale È per me oggetto <li profonda meraviglia il fatto, che gli studiosi delle teorie socialiste e gli organizzatori del movimento operaio non si siano finora occupati anzi preoccupati, di una manchevolezza del movimento socialista internazionale ..Consiste questa nell'abbandono in cui sono lasciate da parte del partito socialista numerosissime categorie di lavoratori. Il nostro partito in Italia, come altrove, si è sempre interessato quasi esclusivamente dei salariati, poco curando gl'illteressi dei contadini cosidetti obbligati, cioè dei coloni, mezzadri, fittaioli e rinunziandò poi completamente· alla difesa degl' interessi degli artigiani , cioè di quegli operai che lavorano nelle proprie botteghe e sono padroni dei pochi strumenti necessari al loro lavoro. Eppure questi operai sono numerosissimi in molti stati civili e più specialmente nelle regioni dell'Italia Centrale e Meridionale , ed io penso che essi in alcune contrade e nei paesi piccoli specialmente non saranno mai per scomparire. Ciò tanto più, se l' elettricità con le sue sempre crescenti, svariate e riuscite applicazioni al lavoro, renderà inutili gli attuali agglomeramenti di personale nei grandi opifici, tanto dannosi cosi moralmente, che materialmente e per contrario renderà possibili quasi tutti i lavori nel domicilio dell'operaio. Le ragioni di questa noncuranza dimostrata dal partito socialista in rapporto a categorie di lavoratori pur tanto numerose, credo si possono riassumere in storiche e'jtecniche. Per ragioni storiche io intendo quella specie di feticismo per le formole marxiste. Carlo Marx infatti aveva previsto che in pochi anni si sarebbe verificata la concentrazione progressiva e generale dei capitali , della terra e di tutti gli strumenti di produzione, in mano di pochi individui, concentrazione che avrebbe automaticamente prodotta la proletarizzazione di tutta l' umanità. E cosi, che egli formula. le sue dottrine solo in riguardo a1 salariati, i quali secondo le sue previsioni dovevano in un breve volgere di tempo venire a sostituire tutte le altre categorie di lavoratori, oltre i piccoli commercianti, i piccoli industriali ed i piccoli proprietari. Questa concentrazione non essendosi verificata per aver trovato una resistenza ed un limite in tanti fattori e coefficienti e forse anche nella diffusione stessa del socialismo e nella organizzazione delle masse , ha fatto trovare in una posizione critica ed imbarazzante i marxisti I cioè i socialisti, i quali hanno cosi finito, volendo seguire le dottrine del maestro , con lo svolgére un'azione giovevole solo ad una parte della classe lavoratrice, cioè ai salariati ,. ed insufficiente quindi all' emancipazione di tutto il proletariato. Le ragioni tecniche poi consistono nelle difficoltà pratiche che si incontrano quando si vogliono organizare con i metodi finora usati dal partito socialista i contadini obbligati e gli artigiani, che nel grande alveare umano rappresentano le api neutre. Si è giunto, cosi ad affermare che è assai difficile organizzare i contadini obbligati I e che l' organizzazione poi degli artigiani è addirittura impossibile. Questo io ho sentito affermare da parecchi propagandisti socialisti ed organizzatori del movimento operaio. Ebbene, con questo scritto io mi propongo di dimostrare come invece ci sia un rnetodo col quale il partito socialista possa venire con successo in aiuto oltrechè dei salariati , anche dei mezzadri, fittuari ed artigiani. Dimostrerò altresi come questo metodo, anche riguardo ai salariati, sia per dare risultati migliori, più duraturi, più pronti e completi. QueBto metodo è quello della cooperazione integrale, metodo lucidamente esposto a validamente propugnato, ultimamente al Congresso internazionale delle Cooperati ve dal Vergnagnini. Io però credo che tale metodo di lotta esposto dal sopranominato compagrio e valente organizzatore, vada modificato in qualchB parte, onde la cooperazione integrale, modificata nel modo che verrò ad esporre e combinata sapientemente con la previdenza e la resistenza, possa divenire il mezzo più radicale, più sicuro e di più certa riuscita per il movimento di emancipazione cosi dei salariati, come dei mezzadri, dei fittuari degli artigiani, insomma dell'intera classe lavoratrice. Il Vergnanini assegna a questo metodo di organizzazione e di lotta una grande import,anza in quanto, con ragione, lo considera l' anima e lo spirito vitale del movimento operaio. Io poi vedo nella cooperazione integrale qualcosa anche di più importante , poichè trovo che esso è il solo metodo col q t1ale il partito ' socialista possa giovare a tante categorie di lavoratori finora trascurate, ed anche perchè trovo che esso non incontra ostacoli e limiti nella sua esplicazione, a differenza e del metodo dell'azione diretta propugnato dai sindacalisti , e di quello dell' azione parlamentare caldeggiato dai socialisti riformisti. Io vedo insomma nella cooperazione integrale la chiave di volta della questione sociale e l' embrione della società collettivista. Prima di riassumere che cosa intenda il Vergnanini per cooperazione integrale e di far parola delle modi-

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