Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 5 - 15 marzo 1908

122 RIVISTA POPOLARE Mezzogiorno quando mi è sembrato che la ragione non li assisteva; e nessuno come me ha flagellato i vizi, i difetti di que,lle regioni - vizi e difetti, che mai i governanti italiani hanno pensato di correggere, dei quali anzi han no, pei fini loro, vergognosamente abusato. Ciò premesso è doveroso seguire La Stampa nella indagine sulle cause che hanno favorito l'esplosione di questo morboso e veramente insano movimento del nasismo, e nel quale, per molti, il Nasi non è che un pretesto. Non ripeterò ciò che ho scritto altre volte qui stesso sopra questo àrgomento; aggiungo che chiunque sa di psicologia collettiva comprende come la agitazione si sia intensificata colla cooperazione dei più svariati fattori. I deputati che non poterono conservare il collegio, i candidati alla deputazione, le opposizioni alle amministrazioni comunali, le ambizioni più svariate, le passioni più sfrenate, la convinzione radicalissima che si acqu~sta facile, rapida e grande popolarità posando a difensori del loco natio - tutti questi elementi hanno agito sul fondo del comune e generale malcontento. Per comprendere come le passioni e gl'interessi dei partiti locali abbiano agito e contribuito a dare incremento all'agitazione bisogna riportarsi alla storia dei Fasci. L'analfabetismo che non è soltanto quello di coloro che non sanno materialmente leggere e scrivere, ma che è più pernicioso in coloro che hanno anche una laurea - l'analfabetismo dei laureati come lo chiamo io - ma sono digiuni completamente di storia, di economia, di scienze poli ti che e sociali, ha fatto il resto. Ma non c'erano freni; non sorsero forze per controbilanciare l'azione deleteria di quelli che si sono visti in azione in senso malefico? La diga doveva essere formata dal giornalismo locale; la correzione, la luce doveva venire dagli uomini politici, dai deputati che nelle rispettive zone si suppone che debbano esercitare la massima influenza. Ma pur troppo è stata fragile la diga opposta dal giornalismo il quale forse ha soffiato nel fuoco senza provvedere a quale incendio collaborava; è m::i.ncata del tutto l'opera illuminata della grandissima maggioranza degli uomini politici del1' isola. La Stampa nel citato articolo, che trovo opportunissimo pel grido di allarme che ha dato, si mostra assai severa contro il giornalismo della Sicilia; tace invece sui deputati. Mi pare soverchia la severità contro il primo; è deplorevole il silenzio sugli altri. Ai giornali di Sicilia La Stampa rimprovera di avere pubblicato dei resoconti del processo artificiosamente favorevoli a Nasi. Ma essa forse esagera in particolar modo per quanto riguarda i maggiori giornali dell' isola. Poteva, però, ricordare che Il Giornale di Sicilia pubblicò due miei vibratissimi articoli, che mi procurarono l' onore dei maggiori vituperi anche dagli anarchici nasiani - già ci sono degli anarchici nasiani - ai monarchici della tendenza ... sindacalista; che l' Ora lodò apertamente i telegrammi di Rudinì e miei in risposta agli elettori dei rispettivi collegi, che manifestarono il desiderio di vederci votare contro la convalida dell'arresto di asi, che il maggiore e più diffuso giornale della parte orientale, Il cot"riere di Catania, fu addirittura sempre avverso al nasismo; che la socialista Battaglia di Palermo, fu sempre fierissima contro le manifestazioni nasiane; che tutti i giornali dell' isola - eccettuati quelli clandestini di Trapani riprodussero con parole di grande simpatia le dichiarazioni fatte nella Camera dall'on. Principe di Trabia. Non ci sono scuse, invece, pel silenzio dei deputati - parlo dei deputati, che fanno parte della maggioranza. Il dilemma è inesorabile. O essi credono vero ciò che dicono e s~ampano i loro elettori - credono che sia vera la centesima parte delle accuse; ed essi non possono, senza vergogna e senza disonore, votare continuamente per l' on. Giolitti e pel suo Ministero. O essi ritengono che si tratta di calunnie abbiette e assurde, ed essi, in vista dell'estensione che prende il movimento hanno il dovere assoluto di dichararie tali apertamente e solennemente. Votare per Giolitti nella Camera e mantenersi di accordo cogli elettori che gridano: morte a Giolitti! è tale un opportunismo vigliacco, che mi ripugna di più oltre esaminarlo e giudicarlo; penso, anzi. che il loro silenzio sia derivato dal poco esatto apprezzamento dell'agitazione e dei pericoli immediati o remoti che nasconde. lo sono sicuro che il loro intervento trascinerebbe il giornalismo locale ad un'azione più energica e riuscirebbe a produrre quella calma, che le truppe e i carabinieri accumulati in Sicilia possono materialmente mantenere per un momento, ma che scomparirà in un fiat quando si presenterà favorevole l' occasione di farsi innanzi ai molti pescatori nel torbido. Nulla ha insegnato ai nostri uomini politici la storia della stessa Sicilia? I quarant'anni passati dalla insurrezione di Palermo nel settembre 1867 al giorno d'oggi noir sono poi quattro secoli per essere così facilmente dimenticati I ( 1 ). Un'ultima parola. Quanti intendono la vita politica e la deputazione solo come un espediente per ritrarne utili o soddisfazione di vanità fanciullesca;· quanti specialmente non capiscono che si possa rinunziare al quieto vivere per compiere il proprio dovere senza alcun Gne personale si sorprenderanno e si dorranno anche nel mio interesse, che io vada incontro ad altre impopolarità in Sicilia e nel mio collegio - dove ci sono Nasiani entusiasti e non in mala fede - e a grattacapi non piccoli con questa mia levata di scudi contro un movimento che considero pazzesco e pericoloso Qualcuno anche, sciocco o maligno, insinuerà che io agisca a sfogo di vecchi rancori. A tutti posso rispondere in un modo semplicissimo invocando i precedenti della mia vita giornalistica e parlamentare. In questa occasione l'intervento mio ha un lato personale: il bisogno di rispondere, a chi come la Stampa, vorrebbe rendermi indi rettamente responsabile di ciò che oggi avviene in Sicilia. Ma il mio intervento sopratutto rappresenta una esplicazi Jne del modo come io intendo i doveri della vita pubblica, ponendomi sempre al disopra di ogni interesse personale. Potrei citare non pochi precedenti, antichi o recenti, dell'azione da me esercitata in tale senso e per vitalissime questioni d'interesse generale; mi basta però, in questa occasione ricordari1e due che si riferiscono per lo appunto alla mia Sicilia. Nel r 898 non esitai un istante quando seppi che tra i zolfatai si promoveva una pericolosa agitazione contro la legge sul lavoro dei fanciulli a levare la (1) Mentre correggo le bozze di stampa nella Battaglia leggo con grandissimo compiacimento in una corrispondenza di Sceusa da Trapani quest' ordine del giorno : ~ Noi lavoratori campestri dt:l Collegi,i Ji Trapani, preoccupati delle trame di chi vorrebbe distaccare la Sicil;a dal resto d' Italia per poter poi abolire il C0dice Penale, affermiamo la no:.-tra fede ndl' Unità italiana e la nostra determinazione di combattere a fianco dei nostri fratelli continentali pel progresso della nazione e I' emancipazione della nostra eia sse , . ,

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