92 RIVISTA POPOLARE in questi giorni chi si è preso cura di ricordarlo. L'onorevole Camereni ne trasse occasione a descrivermi come un apostata, un- convertito, e con enfasi tra lo sdegno e ;a meraviglia domanda : come è possibile, come è lecito di mutare così le opini0ni sopra i principi fondamentali del Governo degli Stati? Ma è lecito, onorevole Cameroni, è pcssibile anche in argomenti più alti. I principii di quella dottrina cristiana che lei vuole insegnata nelle scuole, ma non furono pensati sulla vi Il di Damasco? L' onorevole Cameroni il mio discorso non l' ha letto. Se lo .avesse letto, avrebbe veduto che io non sono affatto un convertito. Nel 1877, è verissimo, io lamentai che si fossero soppresse le facoltà teologiche. Ma perchè? Mi perdoni la Camera se io mi permetto di leggere poche parole : u Se I preti ci hanno da essere, dicevo io, meglio è che siano istruiti. • Mantenendo le facoltà teologiche, non sarebbe forse stato senza utile nostro il negare la temporalità ai parroci che non avessero il diploma di dottore in teologia. Si avrebbe avuto sempre un dero nemico, ma meno funesto. E· dico meno funesto, perchè la storia insegna che laddove l'ignoranza del elero è maggiore, più pesano gli arbitri e più si aggrava la potenza del pontificato », E per l'insegnamento religioso soggiungevo: l? Scritta nello statuto la libertà di coscienza, accolti nelle scuole elementari alunni appartenenti a tutte le confessioni, I' obbligo ddl' istruzione religiosa mantenuto più oltre sarebbe una offesa alla libertà. « Io vorrei (noti l'onorevole Cameroni) che lo Stato del nostro paese fosse tale da permetterci di abolire l'insegnamento reli - gioso, ma tale ancora r_on è. 11 Se noi diremo: scuola laica (noti, onorevole Cameroni), l' altrui malignità dirà . .,..u. ola atea ~. Non mi pare cl ; ci sia contradizione tra quello che pensavo trenta r ni or sono e quello ehe penso adesso. In questa discussic.ne, à verissi mo, io aderii ad un ordine del giorno rii Benedetto Cairoli, con quale si chiuse quella discussione e che, approvat;i dalla Camera, generò poi tutte le disposizioni del regolamento del 1888, ripetute nei regolamenti successivi. Ma anche quel discorso di Benedetto CairoE l'onorevok Cameroni non l'ha letto. Forse il leggere discorsi opposti alle opinioni proprie puzza di libero esame. (Viva iladta). E poichè l'onorevole Cameroni non ha letto quel di - scorso, bisognerà che ne dica 'qualche cosa io. Jl Miehelet scrisse che la storia deve datare le proprie sen - tenze e qm:ste dovrebbe dirsi anche quando si tratta di atti, o di discorsi cli uomini politici. Vale- a dire che nel riferirli e nel giudicarli bisogna considerare il tempo e le.condizioni del tempo in cui quegli atti si compirono e quei discorsi ai pronunziarono: perchè altrimenti , avverrebbe che alcuni dei maggiori uomini d1 Stato apparirebbero in veste di apostati o di pule india. Francesco Cri spi da mazziniano diventa uno dai più fieri custodi delle istituzioni monarchiche. E per citare un altro esempio che deve essere caro all'onorevole Cameroni, il duca Wellington dopo P.ssere stato sempre anerso alla emancipazione dei .:atto:ici !a propose eg1i stesso nel 1829. Noi, non siamo molti .>rmai qua dentro a ricordare quale fosse l'ambiente del 1877. Stava allora sulla cattedra di San Pietro un pontefice più che ottantenne. Da molti si sperava che questa quistione della quale si tratta tuttavia, come molte altre quistioni della stessa natura, si sarebbe risoluta da sè, quando, mutato il capo della Chiesa, un amplesso solenne congiungesse innanzi ali' avvenire il papato e la libertà. E Benedetto Carioli parlava appunto come chi attende le sentenze dal tempo; e, pur dichiarandosi avverso all'insegnamento religioso, fino a dichiararlo nocevole aspettava arpunto (e lo diceva) che il ti::mpo dimostrasse la vanità di quella speranza. E che quello fosse nn inganno, or mai lo sappiamo tutti. Il nuovo pontefice Leone XIII, venne e parlò, alla sua voi - ta, con eleganze umanistiche, ignote al suo predecessore, ma altrettaoto reciso nel la sostanza. A dimostrare la saldezza della tradizione romana, parlò come un'altro Leone, molti secoli prima, aveva parlato all'Imperatore. Nè dunque, io queste cose ho detto, sia per la verità della storia, sia perchè il nome di Benedetto Cairoli non serva a sostegno d'opinioni -che non furono le sue e di provvedimenti che egli certo non approverebbe. E passiamo ad esaminare la quettione. Ma, prima, una di - chiarazione. L'onorevole Cameronl arguì che coloro i quali sostengono l'abolizione dell'insegnamento religioso, non altro intendano, che a muover guerra al cattolicismo. No, onorevole Cameroni. Noi (e, baciamo, dico noi, non perchè io parli a nome di nessnno; parlo a nome mio; ma perchè so che il mio pen - siero è il pensiero di molti) noi non intendiamo di muover . guerra a nessuna credenza religiosa. Se il pensiero nostro fosse di muover guerra alla Chiesa, noi dovremmo, prima di tutto, riconoscere che s'inganna chi creda che esista o sia pronta a sorgere una società italiana sulle dottrine del Feuerbarch e del Buchner, ricordati, pochi momenti fa, dall' onorevole Guerci; noi dovremmo ricordare che l'Italia non partecipò (e, per certi aspetti, fu veutura) al - l'evoluzione religiosa del secolo decimosesto; dovremmo ricordare l'evoluzione filosofica del secolo decimottavo, la quale divulgò le idee nuove e preparò la formazione del nuovo diritto, non penetrò, o penetrò a mala pc!na e soltanto nei ceti superiori. nella società italiana; e che il popolo si levò contro le riforme c:cclesiastiche del Tanucci a Napoli e di Pietro Leopoldo in Toscana. Noi sappiamo bsne che portiamo le stigmate di lunghe, secola~i servitù politiche ed intellettuali, le quali non si canee! - lerann,) nè in dieci, nè in venti anni I Pur rispettando il tempio della fede antica, non speriamo neppure che ci basti la vita a vedere interamente distrutto l'antro dove si rannicchia la chimera della supertizione; ma non per questo vogliamo sostituire alla tirrannia antica, che imponeva di credere, la nuova tirannia di non credere. Ciò che noi domandiamo, è che lo Stato compia la fullzione propria, e lasci alla Chiesa di compiere la sua. Da parte dello Stato nè ingerenza improvvida, nè ingerenza faziosa. Questo è il pensiero nostro e non altro. I punti principali della questione sono tre: perchè si vuole un'istruzione religiosa? chi deve impartirla? giova che sia im • partita nelle scuole pubbliche, non da:lo Stato, dai C(lmuq.i? L'istruzione religiosa si domanda perchè nel concetto di coloro che la domandano è fondamento essenziale e ìndispen - sabile dell'educazione morale della gioventù. Ebbene, se questo la Camera crede, non ci sono mezzi termini, non si può lasciare, nè ai comuni, nè ai padri di famiglia, la libertà di darla o non darla. La ì,amera voti l'ordme del giorno Lucca, integri la legge nel 1877, confermi la legge del 1859, faccia quello che crede, ma ciò che è fondamento essenziale ed indispensabile dell'educazione morale, non può non essere materia obbli 5 atoria d'insegnamento. Ma io credo che in tesi generale noi ci facciamo molte illusioni sulla facoltà educatrice della scuola. La_ scuola, e principalmente quella elementare, non la fanno i regolamenti, nè i programmi, nè le materie d'insegna· mento: la scuola è quale la fa il maestro col sussidio della
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