Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 2 - 31 gennaio 1908

RIVISTA POPOLARE 53 auoi diritti sono tali soltanto e fin qùanto it supremo organo kgislativo dello Stato glielo consente. ti governo può proteggere questi dirÌtti contro chi volesse violarli i ma non vi è ptotezione pet essi contro lo stato stesso. Ma questo concetto dei rapporti fra Stato e Leggi è accettato soltanto con grandi tiserve dai giuristi Germanici , onde la lotta evidente nelle opere che esaminiamo per assicurare al Diritto la eguaglianza con la Sovranità. Il Prof. Fellinek di Heidelberg è uno di quelli che ha più fatto per accettare la teoria Jello Stato quale sovrana; lo Stato al quale egli ascrive l' 11ssolutismo giurictico è lo Stato Nazionale : ma questo concetto lascia luogo all'altro che lo Stato è in dovere di rispettare i diritti dell' individuo; egli considera che lo Stato è giuridicamente sottoposto alle proprie leggi ; i diritti ehe lo Stato riconosce all'individuo sono dunque veri e reali diritti , anche in opposizione allo Stato medesimo. Egli considera lo Stato come una personalità , perchè se nùn fosse una personalità dotata di capacità di diritti non vi potrebbe essere lt:ggè internazionale. In unR sua monografia il Dr. Federigo lese cP.rca di detet~ minare nello stretto senso giuridico se gli elementi della libertà individuale considerati nei tempi moderni come fondamentali sono diritti subiettivi , qut:sti diritti elementari com-- prendono la sicurezza della persona e dei beni I' eguaglianza dinanzi alla legge , la libertà di credenza e parola e gli altri diritti comunemente chiamati naturali. Il Dr. Jiese alforma che questi diritti non sono innati ma sono conferiti Jal sistema costituzionale dello Stato, e siccome io Stato costituzionale è una creazione dello Stato, occorre considerare quest 1 ultimo come unico creatore e garante dell,1 libertà individuale. Lo Stato è sovrano e onnipossente e traccia una sfera entro la quale proclama che non attaccherà l'individuo, ne permettera ad altri che ne ledano i diritti. Questa è la sfera dei diritti fondamentali. Il Dr. Jese conclude finalmente, col negare che l'individuo abbia diritti contro lo Stato, e molti iiuristi tedeschi, fra i quali Laband, Seydel, Born hak e Otto Myer, sono del suo parere: però vi sono nomi altrettanto autorevoli· anche da!I' altro lato; ed è appunto il concetto di questi ultimi che predomina attualmente. Ad un osservatore imparziale sembra che si potrebbero conciliare queste idee apposte adottando la distinzione fra Stato e Governo, e riconoscendo i diritti all'individuo contro il Governo ma non contro lo Stato, petò non si può negare che le condizioni di vita politica nell'Europa centrale, sono tali da rafforzare l'idea che il Governo è lo Stato e da rendere antipatica ogni teoria che sembra indebolire le garanzie di libertà ndividuale. Il Prof. Gustavo Seidher dell'Università di Vienna pubblica uno studio per distinguere lo Stato da ogni altra forma di organizazione sociale, e considera che è nella sua costituzione che una comunità si rivela essere uno Stato. Là dove la Costituzione esprime la supremazia di una comunità , riguardo alle persone, al territorio ed agli organi costituenti , ivi è lo Stato Seidler è di quelli che negano che lo Stato sia supe riore alla Legge. Egli considera che lo Stato è soggetto alla Legge per il fatto che esiste una volontà sociale , che è il prodotto della reciproca influenza psichica degli individui. Mentre tutte le altre entità sono sottoposte alla Legge lo Stato è correlativo alla Legge. li Prof. Krabbe seri ve per dimostrare che la Sovranità appartiene soltanto alla Legge ma non allo Stato. Lo Stato non è che una agglomerazione di individui , e non è tollerabile l'idea che un 'uomo possegga autorità assoluta sopra un 'altro. Egli considera che la Legge cioè la ragione spassion~ta posta per integrare la Sovranità. Egli considerò che è concomitante alla civiltà e al suo sviluppo la costituzione di una autorità impeuonale • quella peraonale; in u\tima aqalisi è impoi.sibile concepire che vi sia un diritto al potere, incruente ad alcuna persona. Dunque l'obbedienza è dovuta soltanto alla Legge, in quanto che essa esprime la coscienza generale su ciò che è vantaggioso al bene pubblico. Il risultato di questa teoria è che la Legge integra le sole regole che l' uomo è tenuto ad obbedire e che nessuno può mai dire con autorità quale è la Legge; ma questa non è, in definiti va, che filosofia anarchica. L'interesse col quale sono seguite queste discussioni in Germania , dipende indubbiamente dalle tr&ccie di antico assolutismo monarchico che rimangono ancora nella costituzione tedesca. Magnificando la Legge, si protesta contro la tendenza della Corte e· della, burocrazia , magnificanti i diritti del Sovrano. (Politica[ Science Quarterly, dicembre 1907). ♦ W. Stead: Il programma morale Germanico dal punto dt vista deEa pace.-Le affermazioni fatte nel precedente fascicolo della Rivista , hanno sollevato molte discussioni nella stampa. Mi si è accusato d' inconseguenza perchè ha riaffermato le proposizioni da me espresse nel 1884 e confermate con insistenza nella crociata per la_pace del 1889 e nel giro che io feci attraverso l'Europa prima della conferenza dell' Aja del 1907. Mi si è anchi: accusato di voltafaccia perchè in seguito alla non brillante parte fatta dall'Inghilterra in questa ultima conferenza, io ho affermato che lo statu quo della marina inglese se non può essere mantenuto con gli accordi deve esserlo con la competi 1ione. Nessuno più di me è zelante partigiano della riduzione degli armamenti; e nessuno è µartigiano più di me dell'arresto nell'aumento degli armamenti purchè però si mantengono le posizioni attuali. E con questo scopo il conte Grey e il signor Goschen accettarono le idee della conferenza per la pace che non trano però quelle di alcune potenze gelose della nostra supremazia morale, e che preferiscono ricorrere alla competizione , quantunque l' esperienza dimostri loro che il 1907 trova questa supremazia più saldamente stabilita di prima. Abbiamo offerto alle Potenze il ramo d' olivo , abbiamo pro - posto alle Potenze lo statu quo per una durata di cinque anni. Le nostre offerte sono state respinte e se noi vorremo conservare la posizione che ci siamo guadagnata, dobbiamo essere preparati a tenerla contro i sopravvenienti che ci sfideranno; nè la sfida sarà lontana. E' logico dunque che io abbandoni la politica che per un quarto di secolo ho seguita , e lo dichiari francamente. La questione merita di essere trattata seriamente, ed io, a questo scopo dovetti scrivere nel Dayli Mail (23 dicembre) che era necessario fare attenzione al problema della nostra marina. La questione è stata oscurita sia per perversità o per ignoranza talmente che è opportuno ripresentare l' A. B. C. del soggetto. (( L' Impero Britannico comanda i mari ». 11 possesso del mare è la conditione di esistenza d' uno stato indipendente. Il mantenimento della nostra superiorità sul mare è la condizione sine qua non della nostra vita nazionale. A questo proposito non c'è divergenza d' opinione fra noi. Ci sono però due correnti: una che propende per la sola fo..za del naviglio; l'altra che crede util~ alla sicurezza del reame anche il servizio obbligatorio. Senza dubbio la prima corrente è più importante della seconda; ma tutt'e due considerano necessaria la superiorità morale ed hanno orrore delle possibilità di una invasione. Indebolire il naviglio non significa soltanto aumentare le probabilità di una invasione straniera; è anche dar forza alle necessità della coscrizione tanto cara allo spirito dei Gingoisti. Vi sono alcuni amici della pace , che chiudono gli occhi a questo fatto ed alle loro conseguenti necessità e per conse_ •

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