Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 2 - 31 gennaio 1908

48 RIVISTA POPOLARE Il diariodi una donnaperduta e Se dovessi tornare un'altra voltg, a questo mondo, vorrei essere una bel va. Oppure un uomo, perchè gli uomini ..... > Cosi, con ammirevole ingenuità, scrive Thymian, protagonista del nostro Tagebuch..... e Una belva. Oppure un uomo» - poco importa la 8Celta; ma non più in quebto mondo una donua. dopo la prima esperienza. Perchè la belva è libera ; anche per l' uomo , nella sua inferiorità, vi è ein turchen offen -- una porticina aperta - per la quale egli può sfuggire alle dure conseguenze degli errori commessi. Ma per la donna, secondo l'esperienza di Thymian, non si trova alcuna porta per fuggire in questa vita: altro non vi é che l'irrevocabile legge del castigo per tutte le debolezze e per tntti gli errori, la legge spietata della società e della morale umana, il disprezso degli « onesti », e l' umiliazione dell' auto-degradazione. Non vi è porta nè a destra, nè a sinistra, nè avanti, nè indietro; (1) neppure al disopra, perchè Thymian, capisce ben presto che il buon Dio dell'Amore e della Misericordia esiste solo per quelli che non hanno bi-- sogno del perdono e che possono permettersi di fare a meno della sua misericordia : il Dio che essa ha imparato a conoscere è una Deità terribile e spietata, nella quale è più dolce non credere.,. E cosi, dopo Ja e colpa » - se così è lecito chiamare l'incidente, tanto gravido di sventure, al quale la sua ignoranza la espone - dopo la prima e colpa• la nostra povera Thymian si trova già condannata. allo spietato castigo del quale seguiamo le misere fasi attraverso le pagine del suo diario. Da tutti i lati è condannata; è condanuata dalla famiglia , dal paese natio, dalla morale e dalle credenze del suo tempo e della sua razza; da quelli che le vogliono bene come dai nemici; da tutti i benpensanti ed i malefacenti che la circondano. Anche l'antica legge e la moderna scienza dell'eredità la condannano; i peccati del padre e la leggerezza. della bis-nonna la colpiscono. Sull'argine del torbido fiume·:ella esita un momento, è vero, meditando su l'unico rifugio che le si offre per sfuggire alla vita che le sta innanzi, appunto come sfuggl l'amica sua, Elisabetta, pochi mesi avanti; ma i suoi sedici anni tremano innanzi ali' onta tetra del fiume, ignara ancora di quali correnti la travol - geranno, e a traverso a quali a.bissi la trascineranno. Non poteva tornare alla famiglia disgregata, al padre bonario, ma dissoluto, alla matrigna volgare, alle severe zie. Il matrimonio che le si propone è più spaventoso ancora della prosti tt1zione : ciò ch'era stato era stato, e portava fatalmente a.quello~che doveva essere. La bambina, unica .J speranza.,. e_fonte di_ forze che le resta, là è tolta per opera dei p1·evidenti parenti; nessun' aiuto··_ Ìe vi~n·e''"!dall' ·;1 to, ·anzi°' im.,.par; ·ad odiare finanche ..il nome di....Dio, giudicandone -dall'esperienza (1) Tagebuch einer Verlorenen - von einer Toten-l< Compilato e pubblicato da Margarete Bohme. (F. Fontane t: Cie. Berlino - Tradotta da Lotte Vesci Baum, Voghera, Roma 190/ che ha dei suoi Servi nella e famiglia cristiana > alla. quale è affidata dagli stessi parenti. Soltanto la china le rimane; ed essa sende nel fango della strada, della cì ttà, del caffè notturno, e della casa di tolleranza. La vita è spietata, e Thymian non trova scampo. O, per dir meglio, non trova adito alla fuga, perchè alla povera reietta si apre nonostante una porticina dalla quale riesce a momenti a respirare l'atmosfera pura dei cieli, le rimane il rifugio di un'anima ammirevole che mai affonda completamente nel fango, ma che rimane libera, od almeno gode momenti di liberazione, in mezzo alle schiavitù della vita più bassa e più sordida. La ninfea che galleggia sulla snperficie del putrido stagno non è più bella, simbolicamente, di quest' anima incorrotta chiusa nel corpo contaminato e venduto, che si trascina per tutte I~ losche vie della città alla ricerca dei clienti, e che si colloca e suo agio in mezzo alla riprovata compagnia delle prostitute e dei ruffiani. e Io credo che si spiega col fatto che ho ema.nci• pata la mia anima. dalle funzioni del mio corpo, "'seri ve Thymian quando il suo specchio le dice che ancora non porta sulla faccia lo stigma della. sua professione come lo portano le 1:iuesventurate compagne. « Io leggo molti buoni libri ....... E' come se in me l' anima ed il corpo fossero due entità diver8e ed estranee l' una all' altra ; ma l' anima pnga il suo tributo al corpo, imprimendovi il riflesso della sua presenza, cosi il cadavere ambulante non è subito riconoscinto per tale,,. E più oltre nel diano, scrive: « E' perfettamente possibile sguazzare con ambo i piedi nel fango e nel1' immondezza e pure conservare l'anima l' impida e netta ,. . Ed appunto ciò che rende notevole questo libro, ed impedisce che la lettura ne sia opprimente ,-malgrado tutta la sua tristezza e tntte le sue miserie,- è il coraggio di questa donna che non si lascia mai completamente vincere e che non vuole rinunciare al diritto di possedere la sua anima perchè le circostanze l'hanno portata a prostituire il suo corpo. L'anima le appartiene sempre fino alla fine , nei giorni più tristi, come in quelli meno infelici che gli ultimi anni della sua breve vita le concedono; ed essa non l' abbandona mai, quantunque senta profondamente la propria debolezza, e la degradazione del suo stato, e, più amaro di tutto, - il feroce disprezzo altrui. Verso la fine del suo diario, ella seri ve : « lo so sopportare tutto, quando occorre, anche il disprezzo sincero e onesto, ma lo scherno non lo posso soffrire .... Lo sçherno è peggio e più cattivo dell'omicidio e della frode, e del furto e dello incendio, esso è l'offesa più grave e più nociva. Esso uccide ciò che vi è di più sacro nell' uomo. Lo scherno è diabolico>. E questa indipendenza dell'anima è la sua forza ; che noi sentiamo essere più vera di qualunque volgare storia di "' pentimento> di qualsiasi improbabile e riforma > di vita e di costume. Perchè in questo documento umano noi siamo lungi assai da.gli studi piacevoli e patetici di peccati e pec-

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