Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 2 - 31 gennaio 1908

42 KIVISTA POPULAKE Ma se dalla contemplazione retrospettiva, di questi trionfi , poi torciamo lo sguardo al mondo che vive oggi attorno a noi, quanto diverso spettacolo ci attende ! Dei tre caratteri, l'oggettivismo, la universalità ed il positivismo, che s0n così nitidi nella scienza del passato e nei quali è riposto tutto il segr.::to della su:i. audacia o della sua grandezza, nessuno v'ha che sopravviva nella scienza Je' tempi nostri, la quale è di riscontro essenzialmentt; antioggettiva, asintetica ed antipositiva. In uno di quei colkqui con Eckermarn, Goethe afferma che tut•e le età di regresso e dissoluzione sono soggettivt; laddove quelle asccnde11ti si distinguono invece per indirizzo recisamente og,settivo. Ora 11iuno può negare che oggi le disçipline p1u varie presentino per l'appunto co,lesta impronta di soggettivismo, nella quale il grande pol!ta e scienziato ravvisava uno ~tigma di intellettuale regresso. Ndla scien1.a economica, ,J::i. quale natur:,lmcntl! si offaccia prima al mio pensiero, la cosa è di immediata evidenza. La scienza e conomica moderna anche trattata coi metodi più esatti dell'analisi matematica, opera esclusivamente sulle sensazioni, che suscita nell'uomo il consumo delle cose, o sul diverso grado di pia,:ere e di vantaggioche ei giunge a ritrarne. Il valore non è più, pei moderni, I' espressione obbiettiv:.i 'della proporzione interccJente fra le masse di lavoro, o di costo efl~ttivamente cont, nute nei varii pro:iotti, ma commisurasi unicamente agli apprezzamenti individuali circa l'utilità, o la gradevolez :a delle varie merci. L'entità de' patrimoni singoli non è già determinata dalla massa dei projotti posseduti, ma dalla somma dei goJimenti, o dei milligrammi di piace, e, ehe la quantità posst:duta dei beni può procacciare E rnt!ntre un economista, Pinkus, a~severa che ciò dicesi l'assetto normale, o l'equilibrio economico, non è già la manifestazione di ur,o stato di fatto, ma l'espressione di giudizi soggettivi e mutabili un altro, \Verner Sombart, giungi! ad affermare che una teoria economica non ha l'obbligo di rappresentare il vero, ma deve scmrlicemente esser bella. Un'altra s.:ienza percorre questa stessa parabola. Dopo il 8ro.:a che aveva iniziata l'antrop~logia metri.:a, o la misura• zione matematica dt:i crani, assumendola a fondamento della .<fsti111.ione fra le razze umane; dopo li G:.ilton che aveva applicate con t:.inta fortuna li! notazioni matematiche ai problemi c'ell'antropologia, pareva che gli studi su'.I' uomo stessero per :issurg!re a quella esattezza oggettiva, che è l'indice indefet• tibile del genuino sapt:re. M.1questo moto verso l'oggettivismo vie re di repente troncato, dal giorno in cui His e Ruhi neyer affermano che i caratteri antropologici più tipici non possono esprimersi in cifre ma che solo deve esserne giudice l'occhio dell'osservatore; e Cartillac gitta alle ortiche il compasso e Sergi sentenzia che i tipi cranici debbono riconos.:ersi secondo le forme intu:tive e che le misure delle forme craniali non sono che un complemento, od un metodo sussidiario eJ integratore dell' ;n vestigazione. Ma il soggettivismo ti.:nJG oggi ad imporsi anche in una scienza, che parrebbe per sua natura consacrata agli impt!ri dell'oggettivismo più certo - nella meccanica. È noto infatti che il Mach - nega l'esistenza distinta degli oggetti, e riduce i fenomeni ad una somma d ! rappresentazioni. La massa non .dcv' essere concepita siccome una cosa in sè, ma soltanto s' hanno a stabilire I!! leggi dell' accelt:razione che noi pos siamo constatare. Così la nozione stessa di una materia indt:struttibile si sfascia per dar lt1tgo alla ben diversa nozione delia costanza dei rapporti di velocità constata.pili dagli uomini ; !!d al posto della fisica meccanica si instaura una fisica fenomenologica. li rnJgettivismo filtra oggi perfino in guelle scienze matetcmatiche, che parrebbero a primo tratto la cittadella della più rigida oggettività. Ed ecco il Poincarè affermare che la misura del tempo , la nozione dello spazio , la sua limitazione a tre dimensioni, non sono che il frutto di un inconscio opportunismo, o del bisogno di comodità e speditezza che preme l' indagatore ; che perfino i principi della fisica matematica son nulla più che convenzioni; che insomma tutte le nozioni fondamentali della matematica non t:sprimono l' unico vero , ma soltanto rispondono alle esigenze utilitarie della ricerca intel· let tua le. Nella filosofia - possiamo rilevar senza pena ne' suoi più vari e in a?parenza opposti indirizzi, il trionfo del criterio soggettivista. Questo si manifesta anzitutto nelle moderne avversioni filosofiche contro il principio di causalità. Invero ai nosri verd'anni noi abbiamo appreso da Platone che non v' ha scienrn senza un ragionamento , che proceda dalla causa al• l'effetto. Ma questo concetto di causa, che forma l'orgoglio della ricerca scientifica e lo strumento incomparabile delle sue dls • sezioni , viene avversato e deserto dalla nuova filosofia, la quale arricchisce il codice del pensiero umano di un' articolo inaud:to : la 1·ice1·ca della causalità é vietata. Ecco infatti quella scuola filosofica, che potrebbe dirsi del mutualismo, la quale, argomentando dal fatto innegabili! che ogni eff.;tto divien causa a sua volta, mira a smantellare il principio di causa'ità, per raffigurare tutte le cose in un circolo perenne di azioni e reazioni reciproche , che si acquetano di gua ndo in quando in uno stato di temporaneo equilibrio. E mentre nella passata generazione gli scrittori arrovellavansi attorno al problema ddla causalità sociale, e si combattevano memorande, battaglie fra coloro, che il fondamento dell'assetto sociale rintracciavano nell'economia, o nel diritto, o nei fenomeni religiosi e morali - i nuovi filosofi tendono a soffocare il dib:lttito sotto l'affermazione incolora e generica, cht:, nell' eterno intrecciarsi de' fatti naturali e sociali, non v' hanno cause ed dfetti, ma una incessante vicenda di azioni e reazioni. Accanto a costoro stanno i finalisti, (\Vindelband, Dilthey, Stammler) che al concetto di causa vogliono surrogato qudlo di scopo ed al posto del nesso necessario degli eventi pongono la loro libera preordinazione agli intenti eJ ai fini individuali. Vengono in terza linea, ma sempr!! nello stesso indirizzo, i filosofi della contingen 1a, che tolgono valore al principio di causa, per affermare la libertà, indeterminatezza e contingenza delle azioni umane, come delle produzioni della n:itura. Più oltre corrono su codesta china i filosofi del nomin~lismo (Lcroy, Bergson e lo stesso Mach); i quali non si peritano di affermare che la scienza è convenzione, che l!! leggi t: gli stessi fatti scientifici non sono che creazioni artificiali ed arbitrarie del dotto, il quale, col solo appuntare sui fatti il pensiero, li filtra, manipola e deforma in correlazione ai proprii scopi; e che pertanto la scit:nza non può appren:ierci il vero oggettivo , ma unicamente i giudizi soggettivi e le impressioni fuggevoli del meditante. Infine, più che tutti protervi , sct:odono in campo i filo.1ofi del prammatismo, i quali ravvisano il criterio della verita nella pratica, o nell 'azionc eJ annunziano al mo,ldo che la volontà non è soltanto azione , ma intelligenza , non crea soltanto il fatto, ma il vero, o che la verità è ciò la cui affermazione e credenza è voluta, perchè vantaggiosa. Altre scienze tralasciano per di versa guisa la considerazione intima del proprio oggetto, deJicandosi in quella vece alia ri · cerca dei meto.li più efficaci a chiarirlo. In altre parole, alla ricerca obbiettiva esse surrogano, non più la ricerca subbiettiva, ma la ricerca metodoto 6ica. Fra codeste scienze va an noverata in prima linea la storia. Mentre invero la genaazione, clte ci ha preceduti, s' era consacrata con fervore agli studi storici , al!' intento di trar dall' analisi e comparazione laboriosa del fatti la rive!azione delle granJi regolarità sociali-negli ultimi tempi la storia si è raggomitolata sovra sè stessa, o racchiusa in un lavoro silenzioso e mansueto di introspezione mentale e si adopra , anzichè a discernere nuovi rarporti fra le cose, a pzrfezionare, affinare, acuminare i propr11

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