Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 2 - 31 gennaio 1908

lZI V I S T A PO P O LA RE 41 capitale, che, oon riscattandosi la concessione, dovrebbe spendere per i'ifare l' impianto, viceversa gli vorrebbe pagato dal Comune ris.:;attaote anche tale capitale. Or manifestamente questo ò contrario allo spirito della legge ed io credo cho sia <..:ontrarioanche alla lettera di essa, in quanto la leggo dico che ciò di cui il concessionario deve css9ro i ndonnizzato è il profitto, e non pnossi qualificare como profLtto , ciò cho è i nvcce il frutto di capitali accantonati. È Yero che il legislatore stabilisce il modo come si deve accertare il profitto, di cai il concessionario ùoYo essere indennizzato o cioè sulla base dei redditi netti accertati all' elfotto della im post.a di ricchezza mobile , ma poieh è il logislatorJ d' altro canto parla solo del profitto è evidente elio dal rodd:to accertato agli effo ti della imposta deve sce-çernrsi ciò che non ò profitto. Così anche se una parte del reddito netto accertato a carico del concessionario agli effdti della imposta di ricchezza mobile derh·a da altro imprese, o da interessenze in altre imprese, o dal fatto - mo!to frequente - doll' esercizio di altre concessioni, ò evidente la necessità di sceverare; pcrchè, mentre per <JU ~sti cespiti il Comune uon ha diritto di riscattare, dall'altro sarebbe assmdo che i redditi di questi cespiti si facessero entraro in linea di conto per commisurare l'indennità di riscatto. Ripeto: ci0 non sulo cootradirebbe allo spirito d~lla leggo o ad ogni sano criterio di r,1gione o ùi logica, nu ripugnerebbe anche alla lettera della leggo, la quale Ynolo cho il C')ncessionariu sia indennizzato del valore industrialo tJel1' impianto e dol profitto vero e µroprio deri,·anto dallo sfruttamento <lella concessione ehe si riscatta, non da interessi di capitali o da redditi di cespiti , cho non vengono riscattati o quindi restano in godimento al concessionario. Riassumoudo sn questo punto : per calcolare il profitto deve prendersi a b.1so la media dei redditi accertati agli effetti della imposta di ricchezza mobile : ma il Comnne riscattante per determinare il profitto Yero e proprio ha diritto di sottrarre da tale cifra tuito ciò che ò reddito di cespiti , che non si riscattano o tutto ciò che non ò nè profitto, nò interesse di capitale, ma consumo di capitale, perchè il concessionario 110n abbia fatto i necessari am - mortameoti. Un'altra questione d' interpetrazione dell'art. 25 ò la misura dell'interesse che deve prendersi a base por i calcoli che l'art. stesso impone di fare. S:rnì questo interesse quello del 6 , quello del 5 o quello del 4 °/ 0 '? E da domandare se il lcgi::;latore non abbia alluso all' interesse legale in materia com1nerci;\lc, .in\'eco che a quello in materia civile o se deve preulorsi come base l'interesse legalo in vigore al rnomeuto in cui entrò in Yigore la legge 25 marzo 1903 o l'interesso legalo attualmentu in ,·igore. La leggo 22 giugno 1905, che ridu~sc le misuro Jegl' interes~i legali, al1' art. 2 pur stabilendo che la riduzione < si este11de alle disposizioni <li ogni altra legge che lo regoli in misura superioro,. ag.;iunge : " Nondimeno resta ferma la misura di capitalizzazione ciel J 00 per 5 per le affrancazioni , commutazio11i e riseatti di ogni genere derivanti da convenzioni o da loggi anteriori alla presente ». So la legge del 1905 parla di riscatti di ogni genero », so la leggo sulla municioalizzaziono parla di riscatto , mi paro i11dubitato che la misnra dell' interesse àa preudero a base dei calcoli è il 5 °/ 0 : non già l' in torosse legaìe Jel 4 °/ 0 attualmente in vigore in materia civile. D' altro canto non s·Hcube certo pri,·o di ragiono l'argomento che, trattandosi ùi servizii di earattcro industrialo e di imprcso cho il Codice di Commercio qualifi•:a COlllO commorciali, il rapporto giuridico ò, almo.~o in parto, commerciale o quindi donebbo prendersi a b,,se dei calcoli l'interesso legale del 5 °lo io vigore in materia commerciale. PROF. E1m1co PRESUTTI La crisi della • scienza I fratelli Bocca di Torino hanno avuto l'ottima idea di pubblicare il discorso inaugurale degli studi nella Regia Università di Torino detto dal Professor Achille Lori a il 4 Novembre 1907 ( 1 ). L;illus~r,e e~onomist~ ti:attò della crisi della scienza. Non c e bisogno d1 dire che nella prolusione del Loria vi sono tutti i pregi letterari delìc cose sue a cornice elegante di una dottrina larga bene assi~ milata e meglio riprodotta. Il cont~nuto del discorso suo, reputiamo utile farlo conoscere ao·li amici lettori della Rivista, per quanto è possibile, colle sue stesse parole. (( Chi, egli dice, raffronti il presente atteggi,1rsi del pensie~o scientifico a quello dominante or son trent' anni avverte a primo tratto un contrasto, che non potrebbe esserè più spiccato. Tre SJno per sommi tratti i caratteri della scienza di quei tempi; eh' essa è oggettiva, 1111ivers~le e positiva. Ed attingendo a questa sua triplice naiura virtù nuova e forte grandezza , la scienza penetra auda:emente in tutti i campi della convivenza e del cosmo, e tutti si adopra a disperdere gli enimmi ergentisi sul suu perccrso. Nulla riesce ad imporle , nulla può arr~starne la possa. La proprietà e la politica, la religione e la filornfia vengono del pari travolte in questa rapina e veggono miseramente stritolate lè loro conce7.ioni più auguste e solenni. Mentre lo Stuart Mii! non accorda alla divinità che un certificato di esistenza provvisoria, o revocabile dai progressi scientifici Ernesto Renan non si perita di affermare che il soprannaturale non è vero e che ciò che non è vero deve m<rire. Mentre Darwin , o la sua dottrina , demolisee d·un colpo tutto l'edificio della creazione, mentre Spcncer riduce le nebulose e.i i parlamenti, la chimica e la storia td espressioni multiformi <li un'unica forza evol\fente, si abbattono le fedi secolari nella responsabilità umana, nel mondo extra - ,ç,orporeo e seprasensibile e si riconduce alla cellula tutta la biologia e la psicologia. Ma dalle scienze della natura il moto rivoluzionario dirompe in quelle della storia e della società; e persino un pensatore aulico, Adolfo \Vagner, sottoscrive;: alla tesi che la proprietà è un furto , o si .\imita ad opporle l'arguzia giuridica, che il forto presuppone a sua volta la proprietà. Ormai il mon1lo tradizionale crolla. E· la grande aurora dello spirito scientifico moJerno, i ~u i luminoso bagliori rifulsero agli sguardi rapiti dei contemporanei e di cui filtra tuttodì gualcite impallidito riflesso nell'opcre di quanti ebbe te.;timoni il memorabile evento. Che sono invero gli scritti dd Renan e del Messedaglia sulla scienza moderna, se non una esalt11zione fervente della onnipotenza del metodo scientifico, una celebrazione delle sue glorie, un vaticinio delle sue future conquiste? Fate largo esclama il primo scrittore, alla nuo\'a imperatrice , vittoriosa d'ogni tenebra e d'ogni mistero. Scienza è potenza , soggiunge il secondo; la società tutta quanta si tramuta pa opera della scic:nza; la civiltà nella n_u')va sua fase ne rende per infinite guise l'imagine, e la vita tutta intera se ne imb~ve in ciascuna sua fibra. (1) La crisi della sc:'è11ra - Torino, Fratelli Bocca, 1908.

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