Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIV - n. 2 - 31 gennaio 1908

J .,. RIVISTA POPOLARE DI - ~~PIQ i tic a ' Lettere e Scienze Sociali Bi rettori~: Prof. NAPOLEONJiJCOLA.J.A.NNI (Deputato al Parlamento} Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni (nese JC,a.1ia: ,111110 lire H; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Co1·so Vitt01·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI \----------------------------------------------- 0 Anno XCV - Num. 2 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Gennaio 1908 SOMMARIO: Gli avvenimenti e gli uom1nt: Mario Raplsardi - A Roberto Ardigò Noi: I milioni regalati al Papa senza ragione e senza dignità - La logica contro le buone intenzioni. A proposito del modernismo religioso - Un infamia consumata - [ grattacapi di Bulov. - Liquidazioni, porcheriole e altre piccole cose ... in Francia - Una errata corrige sulle cose Scandinave - Politica colonialeCaso De Giorgio Ranzi - N. C.: Ouida - La Rivista: Il commiato augurale di Enrico Ferri (Da Roma in America e dall' Amtrica al ministero?) - Dott. NapoleoneColajannl: Irredentismo danuunziano e sensibilità austriaca - Prof. Errlco Presutti : L'indennità di riscatto (delle concessioni relative a servizii pubblici) - Achille Loria : La crisi della scienza - Vincenzo Canl : I' disegno di legge sul miglioramento econ. degli im - piegati civili (con uaa nota sui Medici provinci3li ed altro ... ) - Elena Angeli Rossetti : Il diario di una donna perduta - Hl vista delle IU viste: Cinesi e Giapponesi (La Revue) - L'ideale socialista come nuova ispirazione d'arte (Les documentes du progrès) - La teoria politica corrente, storica e sistematica ( Politica! Science Quarterly) - Il programma morale Germanico dal punto di vista della pac~ (Review of Reviews) - La follia e la nazione (North American Review) - C0me combattiamo noi, il militarismo (So 1 ialistische Monatshejte) - Il problema del cambiamento di lavoro (Die Newe Zeit) . GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI A Roberto Ardigò XXUIIGI ennaio 1828• XXUIIGI ennaio 1908 A ROBERTO ARDIGÒ INDAGATORE SAPIENTE DEI FENOMENI DEL PENSIERO E DEL SENTIMENTO, ASSERTORE IMPAVIDO DELLA NATURALE FORMAZIONE E DELL' UNITÀ MOLTEPLICE DELLA VITA, LA SOCIETÀ MAGISTRALE MANTOVANA, COL PLAUSO DEGL' INSEGNANTI ELEMENTARI D'ITALIA DELLA SOCIETÀ FILOSOFICA, DEI PROFESSORI DI MORALE E DI PEDAGOGIA, F E S T E G G I A N D O L' O T T A N T E S I M O C O M P L E A N N O DEL MAESTRO SUBLIME, AUGURA CON FERVIDI VOTI CHE LA NUOVA GENERAZIONE CRESCA DEGNA DI LUI NEL CULTO DELLA SCIENZA NELL'APOSTOLATO DELLA VERITA. l\ Mario l{apisardi ~-==-==========~

30 RIVISTA POPOLARE I· m.Uionl :regalati al Papa senza ragione e senza dignità. - Eugenio Chiesa nel giornale rei,ubblicano La Ragione - che ogni giorno di più si rende interessante e che noi, perciò, raccoma.ndiamo con crescente convinzione di compiere il nostro dovere - ha sollevato una questione, che ha ottenuto un grande snccesso, almeno dal lato giornalistico, ma che dovrebbe averne uno maggiore politico. La questione è quella dei tre milioni dati alla Santa Sede com.e transazione di diritti sorgenti da diverse leggi dello Stato sulle •pare pie di ?.orna e di quella del 1873 sulla soppressione degli Enti ecclesiastici. Perchè da.ti senza 'ragione, se il debito dello Stato sorge da alcune leggi? E' chiaro : perchè il Papa ha intasca-to i milioni senza riconoscere le leggi d' onde sorgevano le sue pretese. Mancò la diqnità perchè i mili ''1.Ì li abbiamo dati di sotterfugio: i nostri rappresent.inti sono andati a consegnarli come se commettessero un atto criminoso - quasi da cospiratori che convengono presso un notaio ; dove anche il rappresentante del Papa interveniva evitando con ogni eura di far sapere che riceveva dei milioni dal Regno d'Italia· Ma questa transazione, che implicava la erogazione di una somma considerevole non venne sottoposta al Parlamento ? Sì, il Parlamento dette la sua approvazione; ma l'onorevole De Viti De Marco, che fu il relatore. in una intervista ha fatto sapere che almeno la Camera dei Deputati fu ingannata - per quanto l' inganno in questo caso, come in ogni altro deponga contro la ma.la abitudine dei deputati di votare le leggi senza neppure conoscerne il contenutn vero. Ma in..un parlamento unitario si votano tali e tante leggi , che a studiarle tutte non basterebbe il tempo anche ai più diligenti e meticolosi ! E questa legge passò inosservata come una legge in favore della benifi.cenza in Roma. Chi avrebbe voluto opporsi? Intanto la beneficenza è andata anche a. favore dei gesuiti, che la legge italiana aveva voluto escludere esplicitamente dal benefizio ... Una domanda: il relatore on. De Viti de Marco era c◊nvinto che la legge nascondeva un inganno e che lo inganno rappresentava una umilìazione pel governo di Italia. Co8a fece lui per far conoscere la trappoleria? Ancora. I! contratto oneroso e indecoroso venne stivulato tra i rappresentanti del governo italiano e quelli della Santa Se le nel 1905; la CamP,ra lo approvò nel 1906. Due ministeri sono quindi responsabili della indegna con trH t,tazione. Speriamo che ciò che non si ebbe uel ll 06 ,-i abbia nel 1908 a Montecitorio: almeno una <lignite 3a, protesta. + La logica contro le buone intenzioni. A proposito del m.odernlsm.o religioso. - Le ultime pabblio;:1.zionci he ci arrivano, più che gli ultimi atti dal Vati cano e' inducono ad occuparci, per quanto brevemente del mode1·nismo religioso, quantunque qualcuno - Don Murri - ci tenga a non eBsere confuso coi mode1·nisti e vuol essere considerato sic et semplicite1· come 110 cattolico. Le puhblicazioni cui ci riferiamo sono : La crisi odie1·na del cattolicismo in Germania del sacerdote Salvatore Minoccbi; La politica clericale e la democrnzia del sacerdote Romolo Murri, e 1, ultimo numero del Rinnovamento (1). Cominciamo dal Rinnovamento. r-, il primo numero di q uest' auno; ed è primo della ·•r:ova serie scomunicata. . Poichè, com' è noto, l' arcivescov0 di Milano cardi- (1) L'opuscolo del Minocchi fu pubblicato a Firenze (L. 1,50) dalla Tipografia Ariani; il volume del Murri dall'Editore Ce- &ari Giuseppe di Ascoli Piceno (L. 2,50). nale Ferrari, non per iniziativa proprja ma m esecuzione degli ordini del Papa proi.bì la pubblicazione della Rivista, pena la scomunica. Come hanno risposto i s11oidirettori ? • Uno sono si è comportato da vero cattolico, il Duca Gallarati-Scotti, il quale, con rammarico, si è staccato dai suoi amici e si è ritirato dalla Rivista pur dichiarando che egli mantiene l'antico ideale. Gli altri due, Aiace Alfieri e Alessandro Casa.ti, infischiandosi de le ingiunzioni tassative dei Superiori decisero d' incorrere nella scomunica e continuano la pubblicazione. Il più battaglieto, l'Alfieri, rispose immediatamente ai fulmini papali con una lettera al Cor- ~·iere della se1·a (29 dicembre '907) nella quale a noi ~ ·ubra che abbia messo in canzona.tura la scomunica, rr..ostrando che essa. non fa nè caldo nè freddo, e lascia vestire, mangiare e camminare gli scomunicati. I qua.li, pare, che conservano anche il diritto di fare benedire il proprio matrimonio da un sacerdote. (E' scapolo l'egregio ingegnere Alfi - : }). Le nostre parole posso1....s.,embrare tendeuziose; meglio, quindi, lasciar comprendere in quale conto tiene la scomunica n Rinnovamento da questo brano del suddetto condirettore : e Se si pensa che l'Italia è proprio la terra degli • scomunicati , poichè è tale ognuno di nol che non e senta di poter rinnegare gli atti ultimi del nostro e risorgimento , che hanno affrontato l'antichissima e e gravissima e sempre rinnovata scomunica contro gli e invasori dei territori della Chiesa : e se si pensa an- « cora che cattolici deputati non si astengono dal porre e piede in quel Quirinale che è colpito di interdetto, « si capirà facilmente che se la condanna attuale ha « una gravità estrema (anche oggi che ne sono nulli e gli effetti civili e temporali, che erano una volta i e più gravi) questo è specialmente perchè indice di una ~ crisi spirituale di cui gli elementi reali e profondi e che solo ora emergono dalle coscienze, costituiscono la e vera tragicità >. Nel Rinnovamento poi c'è una lunga dissertazion~ per dimostrare che i suoi direttori sono cattolici benchè non ubbidienti al Papa, ch'è il capo del cattolicismo. Ma non si tratta che di una filza di sofismi - ci perdonino la parola i colleghi della rivista milanese -; di buono e di forte non c'è che una citazione tolta del Cardinale Newmann, che esalta il valore della coscienza individuale e che in fondo vuole significare: quando uno si trova in regola colla propria coscienza se ne può ridere allegramente di tutto e di tutti... Anèhe del Papa ? E allora si può essere tutto ... meno che cattolici. Superfluo aggiungere che noi ace' •tiamo la formula del porporato inglese precisamente, perchè non siamo cattolici. * * * L'opuscolo del sacerdote Minocchi - prete coltissimo attivo, che viaggia e studia uomini e cose sul posto - arriva poco dopo che i giornali avevano annunziato che l'arcivescovo di Firenze l'aveva sospeso a divinis; e pare di sua iniziativa. Nell'opuscolo si studia il movimento cattolico in Germania e si discute serenamente del Centro come partito confessionale più che politico. Offre lo· scritto argomento a punizioni ? Tra uomini che ragionano; tra cattolici che comandano e vogliono ubbidienza cieca, forse si. Il Minocchi infatti spiega tutta la sua simpatia. per lo Schell, di cui ci siamo occupati altra volta; ma il Papa l'ha manifestata apertamente pel Commer, che ha attaccato vivacemente il primo. Dunque ... Il Minocchi che si era messo sulla via per procurarsi i rabbuffi dei su peri ori colmò la misura con certe conferenze tenute in Firenze e nelle quali sostenne teorie non ortodosse del tutto o moderniste. (Il modernismo è la. parola elastica di questo momento, che può essere invocata contro lo stesso Pio X ... Meno male che il TriJ t i

.. RIVISTA POPOLARE 31 buna.le della. Santissima Inquisizione non ha più ai suoi 8erviz1 il braccio secolare, altrimenti quotidianamente in Campo dei Fiori si sentirebbe l'odore della carne nrnana bruciacchiata). E se la goda la sospensione a divinis l'ottimo Don Mi nocchi: così si convincerà, che non si può rimanere µrete cattolico, gala11t11oaJo e studioHo e pretendere di pensare col proprio cervello. Per tutti pensa Merry del Val, che alla sua volta pensa per conto del Papa e questo per conto e mandato dello Spirito Santo ..... E ci pare che basti * * * Eccoci, infine, al nostro Don Romolo Murri 8empre vigile e battagliero, cui la sospe11i:1ioue a divinis ha accresciuto salute. ~ meglio si troverebbe, forse, se sopraggiungesse la scomunica .... Nel sno libro recente µoco c'è di nuovo: vi ha riunito molti suoi µrecedenti articoli - compresi quelli meuo counessi alla qnistione politica - religiosa, cue trattano dell'azione del partito socialista e del partito radicale. Se non sono nut,vi gli scritti ciò non signi fica che uon siano buoni; lo sono s µecialmante perchè coordinati ad una direttiva. La direttiva è questa: nua crociata contro il clericalismo per il cattolicismu· La quale lo conduce a dire che il cattolicismo attuale "è troppo uca µolitica e • troppo poco una reli,g;ione; che la politica di esso è « antidemocratica e quindi in coufl.itto con le più vive e e giovani aspirazioni del paese; che questa politica « è con1e uua catena !Agata al piede della vita re- • ligiosa » . E Don Murri espone tlll programtaa di bene, abbastanza democratico e sociale, se non socialista, nella convinzione, che esso corrisponde ag-li insegnamenti di Cristo; tanto che, egli dice, e se Cristo tornasse fra « noi riconoscerebbe che i migliori crit'ltiani sono gli e anticlericali ». Ma se Cristo tornasse al mondo e ve01sse a Roma avrebbe bisogno di milioni di funi per cacciare Papi, cardi uali, arei ve;-;covi, vescovi e canonici dal Vaticano come peggiori dei Farisei - salvo ad esserne impedito dagli Svizzeri, c':e non lascerebbero cn trare in S. Pietro un vri-nu-pieds, che avrebbe l' aspetto di uno scamiciato rivoluzionario. L'osservazione venne espressa in una saporifolsima caricatura dell' Asino. Don Murri ha del rivoluzionario pei tempi che corrono, non da oggi, ma da circa diciasette secoli nella Chiesa di Cristo; e in attesa del ritorno dell'uomo -di N azaret, sarà lui lo scacciato dalla Chiesa, non i pubblicani, che la deturpano. Che egli sia rivoluzionario le confermò in una conferenza a Napoli nella qua.le sostenne che lo Stato dev'essere laico ... E Don Romolo Murri pretende ancora di essere cattolico, cioè sottoposto al Papa co.ue capo della sua Chiesa! Pio X ch'era reazionario buono come nrcivescovo di Venezia-senza gl'incitamenti di Merry del Valrisponde agli eretici trattandoli come devono essere trattati: li sospende a divinis e li scomunica non potendoli impiccare, squartare, bruciare. Poveraccio, fa quello che può ... E la marea delle sue misure infallibilmente reazionarie monta, monta sempre. Ieri punì jn Francia il vescovo Battifol; oggi se la prende coll'arcivescovo di Strasburg. Con quale risultato? Ha fatto schierare tra i ribelli anche La Germania, che sino a ieri fu l'organo autorevole e bat.tagliero del Oent1·0 Cattolico nell'Impero Tedesco !... Oiò che pensa il Papa; ciò che egli farebbe se potesse lo ha manifestato in un discorso improvvisato , cioè sincero, ai membri del Còngresso antischiavista: e Un « governo per ben governare deve essere dispotico ~ egli ha detto. La frase ai politici parve un pò forte ; perciò si sono affrettati a far sapere che le vere parole di Pio X furono: « un governo, se vuole ben governai·e, « non deve temere di apparire dispotico ,.. La differenza non è piccola. Ma gli atti del Sommo Pontefice stanno a dimostrare che la seconda versione è una pietosa menzogna per ingannare il pubblico. E il pubblico italiano 0011 deve lasciarsi minchionare. Esso deve ricordai·e che il non expedit sarà tolto se i clericali crederanno di potere lottare con proba.bilità di successo. Se· C08Ì non fosse perchè l'Unione elett01·ale cattolica avrebbe da Roma emanato nei primi dì Gennaio una circolare colla quale incitava i cattolici di prepararsi per accedere alle urne , consigliandoli a mostrarsi a visiera alzata quali difensori dei loro convincimenti religiosi? La circolare avverte i cattolici di farsi elettori politici per non corre1·eil 1·ischio di 1·imane1·e senza soldati, quando il vescovo <Jredaopp01·tuno che si acceda alle urne ..... E se i clericali vincessero sappiamo cbe il Papa ha indicato con quali criteri dovrebbero governare: dispoticamente. Altro che Stato laico di Don R0molo Murri e discorsi equilibristici monarchico-cl erica! e- liberale-sociali del Deputato Cornaggia ! ! + Un Infamia consumata. -li prcgetto di espropriazione dei Polacchi, di cui ci c.ccupa.mmo 11el numero precedente è stato approvato con una scarsa maggioranza - sempre enorme, trattando:;i di una in• farnia senza pari commessa nella pri .na decade del secolo XX-dal Landtag prussiano. Si può essere sicuri che col suffragio universale la Prussia e i I suo governo non sarebbero riusciti a disonorarsi. In tutta Europa e' è stato un grido d'indignazione, provocato, anche dal nobile appello di Sienkiewiez, l'autore celebre del Quo Vadis e che meglio dovrebbe es ere conosciuto come scrittore e come patriota dal piccolo e insuperabile capolavoro che si chiama: Barteck il vincitore. Ali' appello dei Polacchi in Francia h!l.noo risposto i più illustri scrittori ; non così , almeno sinora in Italia. Una lettera ohe ha speciale valore è venuta dalla Russia, dal paese, cioè che promosse la prima scellerata spartizione della Polonia, è pervenuta al Sienkiewicz. E' di Leone Tolstoi. Benchè la stampa quotidiana l'abbia riprodotta noi sentiamo il dovere di riprodurne qualche brano. In uno giustamente è detto: « Nel mondo pagano poteva esistere un sovrano virtuoso, un Mareo Aurelio, ma nel nostro mondo cristiano i monarchi , anche dei secoli passati, i Luigi ed i Napoleonifrancesi, i nostri Caterina Il e Nicola I, Federico, Enrico ed Elisabetta, tedeschi ed inglesi , malgrado tutti gli sforzi dei loro adulatori, non possono oggi risvegliare in noi che del disgusto. Quanto ai sovrani attuali, promotori di massacri e di violenzedi tutte le specie, essi SOi10 talmente al disotto delle esigenze morali della maggioranza che non possono neppure eccitare la nostra indignazione; essi non meritano che la nostra pietà e la nostra avversione ~. Dopo una violenta tirata contro lo Stato soggiunge: (< Quanto ai dettagli della questione che vi interessa ed ai preparati vi che fa il governo prussiano per spogliare i proprietari rurali di nazionalità polacca , io sento più pietà per gli organizzatori e per gli esecutori di questa spogliazione che per quelli che ne saranno le vittime : questi ultimi hanno la parte più bella, essi saranno in un'altra terra in altre condizioni di quello che furono precedentemente. lo compiango gli opprtssori , compiango coloro che appartengono ad _una nazione ad uno Stato di banditi e ehe ne sono solidali. Credo I , ' che per qualunque uomo dotato di senso morale , non c e dubbio sulla scelta da fart: : è preferibile essere un prussiano solidale col proprio Governo, od un polacco cacciato dal suo focolare? Ecco il solito misticismo anarchico di Tolstoi , che conduce all'impotenza e che fa tanto comodo agli oppressori e non serve se non a perpetuare l'oppressione.

32 RIVISTA POPOLARE E' questo l'inutile, l' impotente misticismo anarchico che noi qui abbiamo deplorato e che Plekanow, il socialista rivoluzionario russo, come noi ha stigmatizzato nel Oour'rier Europeen del 3 gennaio , come deleterio per la Russia. ♦ I grattacapi di Btllov. - La burrasca rrovocata dai tumulti nelle vie di Berlino per il suffragio universale è passata e Bùlow che, bontà sua, ha rivolto un commovent~ appello agli operai per persua derli a non chiedere quel diritto al voto che tutti i tedeschi, meno i prussiani I posseggono ha avuto l'aria di riportare nna vittoria. la famosa vittoria di Pirro. Il blocco, il famoso blocco che Bùlow riusci ad ottenere, facendo promesse che poi non ha mantenute - di che il Neuman, uno dei capi liberali, acerbamente lo rimprovera - il blocco che Hembrava dovere essere indistruttibile, ma che però fino dal primo momento - e noi lo notammo - mostrava i lati deboli, questo areidecantato blocco comincia a sgretolarsi. A dir vero i liberali non sono ancora arrivati al punto di dichiarare che essi, del blocco non vogliono più saperne; nè i conservatori osano ancora forzare assolutamente la mano al Cancelliere per spingerlo verso una an~he più mar cata reazione , ma un segno pericoloso , per Bùlow, dell'avvenire, e ben chiaro di ciò che l'avvenire sarà., è la imposizione fatta dai comitati elettorali di provincia ai dep11tati radicali al Reichstag. Nuremberg, Francoforte, Dresda, Bremerhaven hanno mandato pure proteste contro ·11operato del Cancelliere e impongono ai partiti liberali di ritirarsi dal blocco, senza far caso a ciò che potrebbe risultare da questo loro ritiro. Naturalmente le proteste dei provinciali non faranno subito effetto, ma intanto è significativa la dichiarazione del Neuman, la quale è poi rappresentativa del pensiero radicale intiero, e nella quale pur dichiarandosi non avversario del blocco - che ha del buono - nondimeno è fiera mente contrario al Bùlow il quale ha mancato a quelle elementari promesse per le quali la sinistra radicale è entrata nel blocco. La questione del suffragio universale, nella quale Polacchi, Alsaziani, radicali e socialisti, sono concordi e che gode anche le simpatie di moltissimi liberali, è una delle questioni più spinose per Bùlow. Gli si domanda : Come mai ciò che non vi par buono per i1 Landtag, cioè per i soli cittadini prussiani, è poi buono per il Reichstag, cioè per tutti i Tedeschi'> E si presta al Bùlow il proposito di restringere il diritto di voto anche per il Reichstag; a questo proposito - anche se non vero - è accreditato dai conservatori i quali, ai fini della loro politica, vedrebbero volentieri il Bùlow mettersi più francamente di ciò che non faccia, su la via della reazione Naturalmente questa politica gli alienerebbe i voti dei liberali e del centro, che al Landtag guadagnarono i loro seggi grazie alla alleanza con i socialisti, e che ottennero di riuscire al Reichstag grazie alla loro ibrida unione con i conservatori. Bùluw promise riforme e nuove leggi in senso liberale ; ma ora che siamo alla scadenza dell'impegno il Cancelliere è obbligato ad essere un cattivo pagatore. Se cede alle riforme perde i conservatori ; se non le dà perde i liberali, iu un modo come nell'altro la sua maggioranza va in sfacelo. Certamente Bùlow ha sempre una risorsa quella di riaccomodarsi col centro cattolico, e con i conservatori protestanti e cambiare cosi interamente la fisionomia attuale del biocco : ma lo potrà senza cadere? E, sopratutto, lo potrà tanto bene da impedire as- :o;olutamente che la questione del suffragio universale per il Reicbstag non sia ripresentata e trionfi ? Il problema è questo, e certamente Bùlow cercherà di risolverlo senza il trionfo degli universalisti, poichè - egli agita anche questo spauracchio che ba forse un fondamento di verità - il trionfo del suffragio universale significherebbe un clamoroHo trionfo dei socialisti, e la perdita dei seggi conservatori e liberali, a. loro vantaggio. E questo pronostico fa si che, per ora, la opposizione al Bùlow non sia ancora assai efficace ad abbatterlo. Ma c'è l'imprevisto, o d'imprevi8to nel blocco prussiano, e nelle future discussioni su i Polacchi, su i crediti, anche su la politica estera ce n'è assai ; fors' anche troppo. ♦ Liquidazioni , poroherlole , inchieste e altre plooole cose ... ln Franata. - A piccoli scandali , piccoli ma non però meno brntti ha dato luogo in Francia la liquidazione dei beni delle Congregazioni disciolte o espulse. Noi vorremmo in verità che dalla inchiesta che sarà fatta, e della quale sarà presidente Emilio Combes, risultasse a lnce meridiana, la onest.à di tutti i liquidatori e la purezza della condotta di costoro, come è esente da ogni dubbio - anchP nell'anima dei più fieri avversari - la purezza delle intenzioni di coloro che condussero la campagna e prepararono e fecero votare la legge contro le congregazioni. Lo vorremmo poichè è sempre doloroso dover constatare che negli uomini possono più il desiderio della ricchezza e la rapacità che non le convinzioni e le idealità politiche. Indubbiamente la nomina del Combes a presidente della Commissione d' inchiesta dà garanzia. che la ri - cerca dei fatti e della verità sarà condotta con metodi seri e scrupolosi. Combes ha denunziato francamente quelli che egli crede essere abu:-i e truffe a danno delle Congregazioni e della Repubblica ad un tempo. Egli ha dichiarato che nella sua lotta contro le congregazioni fu mosso da convinzioni ed idealità di politica laica e repubblicana e non intende affatto che l'opera sua debba servire a fare arricchire indebitamente i disonesti che di codesta opera vorrebbero valersi a scopo quattrinaio. L' intervento di lui nel dibattito è staso decisjvo, e la sua azione nella commissione sarà, si può esserne certi, energica. Questo è, del resto, assai logico. Tutta l'odiosità - se odiosità vi sia - della legge, tutta la violenza , ed anche tutte le proteste per questa opera che fu audace , di difesa della Repubblica è ricaduta sulle spalle di lui. Ma egli come uomo politico, non ha da dolersene. Dovrà dolersene invece e la memoria di lui rimarrebbe bruttamente macchiata se - data la verità dei fatti - questi potessero essere addebitati a lui od alla sna acquiescienza. Un uomo politico può serenamente essere odioso per i suoi avversari, quando essi sieno obbligati a dichiararlo personalmente onesto; è un nomo finito e ignobile quanto è po-sibile pensare a proposito della sua opera politica, che fini meno nobili che la pura idealità lo guidarouo nella azione. L' inchiesta sarà dunque severa. Auguriamo ai repubblicani di Francia eh' essi possano mostrare chiaramente, che nessun fin men che onesto li guidò nella loro azione, e che le accuse lanciate contro i liquidatori sono prette calunnie. Certo i fatti si presentano gravi. Di otto milioni non si trovano traccia che di 850 mila lire, e v' è chi afferma che le liquidazioni hanno ammontato ad assai più degli otto milioni anticipati dallo Stato ai liquidatori perchè essi ne indennizzassero le Congregazioni. Ci sono terreni estorti alle Congregazioni e che si dice non sieno sta.ti pagati; vi sono palazzi stimati 250000 franchi, per i quali sono state fatte offerte di 80 mila e 100 mila franchi e che sono stati aggiudicati per soli 60 mila franchi, vi sono proprietà fondiaria del valore di 300000 franchi aggiudicate a lotti di 15 mila franchi l'uno ài modo che lo Stato non ha incas8ato che 45 mila franchi , vi sono molti beni e proprietà di Congregazioni

RIVISTA POPOLARE 33 scolastiche dei quali , si dice, non si sa la fine; insomma è certo una ridda di diecine e centanaia di migliaia di franchi che hanno perduto la via del Tesoro Francese. N at11ralmente lo scandalo non è poi enorme : di fronte a!l' affare delle decorazioni (affare Wi ]son) e dell'altro più grande assai, del Panama, questo - se i fatti addebitati sono veri - è un piccolo scandaletto, una porcheriola di sedicesimo ordine ; ma appunto perciò non me~o disgustoso, anzi più stomachevole assai , chè si capisce e in certo modo si giustifica , il birbaccione che imbroglia per milioni e milioni stato e privati a suo magno e maggiore profitto; ma il ladruncolo che si contenta del fazzoletto, il piccolo furfantello che gratta qualche migliaio di lire allo Stato, qualche centinaio ai privtiti , appena tanto di che pRrere un ricco una settimana o un anno, qnesto spinge alla ribellione, perchè è brutto e disguAtoso insieme. E Combes e con lui il sentimento generale dei FranCPsi si è ribellato. Certamente, si dice, vi è esagerazione, forsA neppure le accuse sono vere : me se vi sono dei colpevoli devono essere puniti. ~~d è naturale anzi che lo siano severamente. ♦ Una errata-corrige sulle oose Sc.,andlnave. - Persona che conosce appieno gli uomini e gli avvenimenti della Scandinavia - e a Roma ce ne sono - ci seri ve per rilevare due errori commessi nello stelloncino: Un Re borghese che potrebbe dm· 1·agione ad Alberto Mario. Un errore di poco conto è quello relativo al signor L1rnd, che noi presentammo co111eun ex ministro. Invece egli fo per molti anni Presidente del Senato della Norvegia, dov'è popolarisRimo, ma ministro non volle esser mai. Ciò che ce lo rende più simpatico. Più grave è l'altro errore, che ci viene cortesemente rimproverato e che noi assai di buon grado correggiamo. Ci si osserva , infatti , che Gustavo di Svezia non è quel fior di Re, che dal suo atto modesto, relativo ali' incoronazione potrebbe apparire. Da principe ereditario fo avversario fierissimo della pacifica separazione della Norvegia dalla Svezia, ma spingeva anzi a capo della parte aristocratic.t, alla guerra; e se questa non si ebbe lo si dovette all'eccellente stato delle fortificazioni norvegiane. Da Rf', ora, pare mutato in meglio. La sua semplicità pRre, che sia calcolata per creare un contrasto colle feste che si fecero in Norvegia per l' assunzione al trono di Re Aakon. E se cosi fosse, noi dovremmo constatare che i Re del Nord non valgono di più di quelli del Sud. • Polltloa oolonlale, Caso De Giorgio Ranzl, eoo. - Di questo e di altri argomeo ti in tere.ssan ti siamo costretti a non poterci intrattenere in questo numero. Lo faremo in quello prossin10. NOl • Guida. - E' ,~·orta a Viareggio a 68 anni la scrittrice inglese Luisa de la Ramèe, nata in Bury Saìnt Edmunds nel 1840. Era conosciuta in letteratura. sotto lo pseudonimo di Ouida. Negli ultimi tempi i giornali si occuparono delle sue stranezze e delle sua fierezza quasi morbosa. Ridotta alla miseria essa nè rinunziò ai suoi cani, nè volle accettare soccorsi da chicchessia ; nemmeno dal governo inglese , che le aveva accordato una pensione di L. 3,750. Noi ne ricordiamo la scomparsa più che pel valore lettera.rio, pel suo grande amore alla libertà e a.Il' Italia. A difesa della libertà quando le parve manomessa. protestò aspramente anche contro gl' inglesi più liberali. Durante il governo di Crispi levò la sua voce contro gli stati di assedio e contro i tribunali militari; pìù tardi la sua protesta, anche in questa nostra Rivista, si sentì forte contro Bava Beccaris e la rPpressione dei tumulti per Ja farne nel 1898. In tutti i suoi scritti, romanzi e novelle principalmente, si sente la passione per l' Italia e con particolarità. per hL Toscana e per Firenze. Era doveroso quindi, che la sua scomparsa non passasse inosservata tra gli Italiani. N. C. Ilcommiato augurale diEnrico Ferri DaRoma inAmerica edall'America alministero? Le voci che correvano sull' allontaname'nto di Enrico Ferri da Roma e dall'Avanti hanno trovato piena conferma. Quasi contemporaneamente si ebbero: l'intervista di Ferri col corrispondente della Stampa, la sua lettera ai redattori dell'Avanti! e il suo Commiato-augurale eh' è una breve difesa del1' opera sua politica alla direzione del giornale soc!al~sta ed una previsione degli avvenimenti pross1m1. Dunque 'r-nrico Ferri lascia l'Avanti per prepararsi al corso di conferenze, che dovrà dare ir. America nell' està di questo anno. Lasciamo stare il bisogno della preparazione: nessuno ci crede, tanto più che Ferri andrà a ripetere le conferenze che da alcuni anni ha dato in varie città italiane. Se lascia ufficialmente la direzione dell'Avanti - che in fatto aveva abbandonata da molto tempo - alcuni mesi prima, egli è che politicamente si trova a disagio; e molto. Noi osservammo più volte che la differenza tra il riformismo di Turati che doveva condurre alla ri voluzione fìnale e il rivoluzionarismo verbale di Ferri, che non escludeva la riforma non era che il prodotto di un vacuo paralogismo. L'integralismo, che trionfò nell'ultimo congresso, non era in fondo che il riformismo e fu sincero in quanto se non altro in sostanza eliminò la distinzione nominale tra riformisti e rivoluzionari. Contro di loro sorgevano i sindacalisti che pel metodo e per lo scopo potranno essere i veri rivoluzionari. Enrico Ferri si sentiva a disagio nell'Avanti perchè egli alla fìne si era accorto di non essere stato mai un rivoluzionario o che almeno non lo è più. Che non lo sia più risulta a luce meridiana dal Commiato augu1·ale. . Noi non discuteremo le sciocche e maligne accuse che si volgono ad Enrico Ferri pel f~tto che egli va in America a guadagna re 100,000 11 re colle sue conferenze. Non c'è nulla di men che corretto in ciò. Si può invidiarlo, non biasimarlo onestamente. Il biasimo di certi giornalisti infatti è a base d'invidia e di maligna ira di parte . Noi invece rileveremo dal Commiato augurale le confessioni e le previsioni di carattere poli_tico.. Pel passato prendiamo atto con grande sodd1sfaz10ne della condanna netta ed esplicita pronunziata da Enrico Ferri contro la scioperomania. Nè è meno importav.te il notare che egli insiste sulla instabilità, sulla mancanza di costanza che egli attribuisce al partito socialista italiano e che egli in p~rt~ spiega colle ragioni etniche. Queste sue confess10m giustificano sino al millesimo tutta l'opera nostra, tutte le nostre critiche, che tanta ira suscitarono nel canagliume, che abbaiò sempre alle nostre calcagna. Non potevamo sperare in una soddisfazione maggiore di quella che ci hanno procurato le parole di Enrico Ferri. Non consentiamo con lui nel comodo intervento del fattore rana onde spiegare l'instabilità e l'in-

34 RIVISTA POPOLARE costanza del partito socialista. La responsabilità del fenomeno in gran parte è di Ferri, che se fosse vera la teoria della razza , sarebbe l' incarnazione lombrosianamente tipica dei difetti, che egli attribuisce al popolo latino. Nella scienza e nella politica egli ha dato la prova di ciò che affermiamo; e nella politica ricordiamo con particolarità i suoi rapidi mutamenti e la sua inconsistenza su tre punti capi tali : sulle condizioni e sul metodo da seguire nel mezzogiorno, sullo sciopero generale, sull' herveismo. La responsabilità di Ferri in questi difetti noi la riteniamo grande, perchè senza ammettere le esagerazioni di Carlyle e di Emerson sull'azione che possono esercitare gli eroi e gli uomini rappre sentativi, siamo pienamente convinti che come gli ambienti infiuiscono nel plasmare gli uomini, così del pari gli uomini di élite influiscono nel modi11care gli ambienti sociali, nel fare la stoda. La dottrina tra i socia listi trovò una difesa bella nel Salvernini e più da recente irL uno dei più grandi storici contemporanei, in James Bryce. Ora è innegabile che Ferri per la {ìgura, per la dottrina, per l' ingegno, per la eloquenza, per molti anni ha esercitato un fascino vero sulle masse socialiste italiane. Su di lui, quindi, cade gran parte delle responsabilità degli errori commessi dal partito socialista e che egli vorrebbe a spiegare colla influenza della 1·arza. Che dobbiamo pensare delle previsioni contenute nel Commiato augurale ? Ferri crede che le vicende politiche ·-della Francia avranno riscontro pieno nelle vicende politiche italiane e perciò, in seguito alle future elezioni generali, avremo un Ministero radicale coll'appoggio socialista come in Francia si ha il ministero Clemcnceau con Briand e Viviani; come avemmo un Ministero Zanarde!li eh' ebbe il suo riscontro nel Ministero Waldeck-Rousseau col suo relativo Millerand; ed anche con Gallifer. · Filippo Turati in una intervista deHa Ragione di Roma con giustificabile amarezza dichiara il Com,- miato augurale una minestra riscaldata e quello ch'è peggio all'ottimismo di Ferri contrappone il suo pessimismo. Egli ritiene che il momento buono pel partito socialista è pas ato - e ne dà anche colpa .... ai repubblicani !! - Come? Perchè? Misteroche il partito è in decadenza ec. ec. E e' è una confessione che non possiamo lasciar passar inosservata anche nelle parole di Turati: egli dice che nel 1901 i contadini gridavano: Viva Giolitti! che i socialisti dovevano fare grandi sforzi per impedire entusiasmi e speranze eccessive E tutto questo non giustifica il giudizio nostro sul socialismo delle masse i tali ane? Noi non dividiamo nè il soverchio ottimismo di Ferri - in contraddizione aperta col suo rivoluzionarismo di ieri - nè il soverchio pessimismo di Turati. Crediamo che molto dipenderà dalla saviezza dei parti ti popolari e dalla misura dello intervento dei clericali nella lotta elettorale. Ma se l'ottimismo avesse ragione dagli eventi vedremmo Ferri ministro al ritorno dall'America? Così prevede il Vettori nel Giornale d'Italia con intenzione palese di arrecare offesa all'antico direttore dell'Avanti, che dice disposto già a ritornare quello che era quando entrò alla Camera nel 1886, un semplice radicale. Noi non crediamo a quest'ultima palingenesi di Enrico Ferri; e sopratutto non l'auguriamo nè a lui, nè al paese. Non l'auguriamo al paese, perchè Ferri non ha il temperamento politico di uomo di Governo, che reputiamo forte nel Bissolati e in qualche altro. Staremmo freschi colla incostanza, coll'instabilità, colla teatralità di Ferri divenuto ministro! (1) Non lo auguriamo a lui, che nulla potrebbe guadagnare e molto avrebbe da perdere, divenendo ministro. Siamo invece convinti che egli vorrà rimanere a guardare dalla finestra, come ha dichiarato, lo esperimento di un ministero radical-socialista e ,Ji tutto cuore gli auguriamo che egli possa rimanere oratore magnifico dalla tribuna parlamentare, maestro amato nell'Ateneo. La. Rivista (1) Il Tempo ha avuto parole aspre contro Ghisleri che nella Ragwne annunziava come convertito alla monflrchia il Bissolati; ma questi ha giuocaro un tiro atroce al giornale socialista di Milano scrivendo al .A1essaggero che sin dal 1906 in un art·colo della Nuova Antologia ammetteva la possibilità dt:lla cooperazione dei socialisLi italiani al governo sotto la monarchia. A suo tempo noi soltanto rilevammo l'importanza di tale dichiarazione. Irredentismo dannunziano e sensibilitàaustriaca Quando gli editori Treves gentilmente mi mandarono la Nave nella veste signorilmente semplice, che hanno voluto darle, l' animo mio era prevenuto poco favorevolmente sul valore della tragedia dannunziana • A parte quella invincibile antipatia che sento per l'uomo, che ho confessata a dieci anni giusti di distanza nel 1896, occupandomi delle Vergini delle Rocce e nel 1906 di Più che l'amore, ero prevenuto contro la Nave per la ciarlatanesca preparazione del pubblico per mezzo della stampa. ~ai barattieri industriali e bancari seppero orga111zzare un bluff, come si dice a New York, nel mondo borsistico per rialzare fraudolentemente il valore delle azioni di un intrapresa fantastica o criminosa ... come si preparò il varo della Nave. L'artificiosità vergognosa della réclame anticipata veniva avvertita anche dagli imbecilli; la riconoscevano mortificati anche gli arrdci personali e gli amrni ratori del genio dannunziano .... Alla vigilia vennero gli articoli degli amici coi pronostici.... Tra questi tipico quello di Eduardo Scarfoglio, che da anni si è riconciliato con D'Annunzio e ne canta Je lodi, lo ammira, lo esalta. In lingua povera il direttore del lv/attino prevedeva un successo di stima; e il successo lo preconizzava sopratutto perchè prevedeva che il pubblico non avrebbe capito un'acca nella tragedia .... Così uno dei più calorosi ammiratori del poeta dava ~nticipatam~nte la pate~te dell' in::ibe~illit_àal pubblico che avrebbe applaudito. Infatti c1 puo essere cos~ più da imbecilli, per persone che vorrebbero farsi prendere per la fine fl.eur dell'intellettualism?, quanto il battere le mani ad unajeerie da Porta Satnt Martin gabellata per alta poesia tragica? . Ho cominciato la lettura delìa Nave quando 1 aiornali avevano già ann unziaro il successo strepitoso dell'Argeritina e non esitio a dichiarare che quel successo mi umiliò come ital~ano, perch_è se faceva fede della imbecillità di molti ascoltaton che erano stati suggestionati preventivamente, mi avvertiva che i resoconti teatrali dei giornali spesso sono una indegna mistificazione. . Al giudizio severo pervenni dopo avere sentito quello di qualche critico autorevole, eh' è pure tra gli amici personali e tra gli ammiratoti di D'An-

... R1VISTA POPOLARE 35 nunzio, ma che abbastanza umiliato dichiarava che il successo era stato molto minore di quello annunziato. + Gabriele D'Annunzio non è un qualunque scrittorello e poetastro; si comprende quindi, co~1e an-: che nelle sue peggiori cose possano es~ervi_ v~r.s1 bellissimi 1 situazioni interessanti 1 lampi art1st1ci; nella Nave ce ne sono, sebbene meno certamente che nella Figlia di Jorio. Ma l'opera d'arte 1!1-ancainteramente; pe_rchènon ci può essere quando Il lettore dev~ metterci t~tta 1~ sua buona i_ntenzione per andare m cerca dei punti da ammirare· non ci può essere quando la incarnazione estetic; non è intelligibile e il simbolismo varca i confini del . idi colo. La inintelligibilità diventa difetto mastodontico quando lo scrittore coll'opera d' arte spera, pretende esercita~e un'azione politica, eminentemente nazionale; d_es_1~erea_vuole suscitare l'entusiasmo della collett1vita, sprngere un popolo tutto a cose grandi. E grandi davver~ dovevano essere le gesta auspicate se la Nave dei Veneti viene battezzata Totus mondus .... Nessuno immagina che D'Annunzio possa essere Tirteo Petofi o Goffredo Màmeli. Egli non potrebbe mai l;sciare le delicatezze e i levrieri della Capponcina per brandire un_ arma a difesa della pa-: tria,per farla grar:-de; chi lo sospettasse capace d1 tanto e lo annunziasse sarebbe ammazzato da una gigantesca sghignazza!a_,, che agirebbe più fulmineamente della elettncna colla quale sulla famosa sedia di New York si eseguono le pene di morte. Ma o-iacchè questo imperialismo, questo irredentismo dannunziano voleva essere soltanto verbale, ultra rettorico per ottenere un minimum di eff~tto doveva essere intelligibile. Alfieri, Berchet 1 Nicolini Giusti Carducci fecero della poesia e della rett~rica co~ intenti nazionali 1 ma si volgevano ao-li italiani e dagli italiani si facevano comprend~re • e credo, che si faccia comprendere Rudyard Kipli'ng dagli Anglo-sasso~1Ì suoi c?nnaz~o~ali; dei quali esalta _la brutale v10lenza 11:1penahsta. Un popolo non s1•eleva, che sotto _lostimolo _della p~- rola viva· non può essere eccitato col linguaggio dei morti' che non parla nè al cuore, nè alla mente. Ma Gabri~le D'Annunzio ,ur ricorrendo alla rettorica più smaccata, _non percn~ si si~ incapsulato n~l più astruso simbolismo ultra 1bsemano, ~a semph-: cemente per la lingua che. ad?pera, per 1 _caratt_en che presenta, per le situaz10111 che ~rea ~1esce incomprensibile ai riù, non_ potrà_ mai, m~1, sper::-·e di far penetrare 11 pensiero simboleggiato ne;., 1 • Nave nella mente del popolo, dal quale dovrebbe essere compreso per incitarlo alle grandi cose e renderlo degno d' imbarcarsi sul T?tus 1:iundus_. .. Ecco quindi mancato lo s.:opo, che 1 suoi ammiratori hanno attribuito a Gabriele D'Annunzio. Dico che o-liel' hanno attribuito i suoi ammiratori perchè per parte mia sono convinto che egli non abbia avuto altro fine se non quello di far ·denaro, anzi di scroccare denaro al pubblico credulo, com~ ne scroccò a Milano con quella sua commemoraz10ne Carducciana, di cui qui ste_sso Floriano Del Secol0 fece la spietata dissezione cadaverica. . E lo scopo suo egli lo ha pienamente raggrnnto si dica ciò che gli spetta. + E' noto che io non m'intendo d'arte e di critica letteraria· non mi arrischierò quindi a fare l'esame della Na;e dal punto di vista estetico. Farei sbelliccare dalle risa non solo il Direttore del Marzocco ma tutti quanti gli amici lettori della Rivista. . Prudentemente, perciò, ricorrerò ai competenti per giustificare ciò che ho detto. E avverto che non voglio intrattenermi del conten~to moral~ della Nave· mi limiterò a notare che v1 campeggia una Basiliola, eh' è la degnissima sor~lla •di. Corrado Brando. La protagonista della Nave e un~ laida sgualdrina avida di sangue e di vendetta spietata. (« Il rosso », dice Romualdo Pantini? - un competente - è il tono dominante: rosso dz sangue frate1·no rosso di fuoco, che divora un volto) (I) degna di st~re non solo nella Fossa tuia, ma nel più basso lupanare, frequentato dagli ultimi str~ti soci~li ~! una grande città marinaresca; come 1eroe d1 ~iu che l' amo1·e è un biscazziere ladro ed' assassrno deo-nissimo di ga1era. Altri personaggi la mentilità di 0D'Annunzio pare che non sappia creare per le sue tragedie. Non può mancare il mal costume. Corradini suo caldo ammiratore dice: « Basiliola l . • • <, si è già astratta dai consangurne1 per occupar?1 « soltanto di sè medesima e di ciò che deve,· d1- << ciamo simboleggiare: la fiamma della lussuria <, accesa 'in merz.o al popolo dei Profughi. M~ questa <e fiamma fiammeggia ancora nella Fossa Fu1a_e a~1- « cora nella danza incanata del secondo ep1sod10. « E' troppo. E rammentatevi ~~cora de~ monac~ « Traba il quale paragona Bas1hola a Circe e poi <e a Bibli a Mirra, a Pasifae, a Elena, a Dalila, « a Iezab~l, a Hogla; e poi, dopo, aver molto altro <e detto di consimile, aggiunge: ((Ovunque publicò le giaciture (< Mise il giaciglio sulla piazza e in capo ((di strada, lungo il molo e sotto il portico « nella taverna e nell'accampamento. (( seppero gli omicidi il suo guanciale. (< Seppero i ruba tori la sua coltre. 11 Seppero i mercenari le sue schiume. « E' troppo, troppo, troppo ! E non sono due pa- " gine nè dieci; ma quasi tutto il volume è così : è <( stracarico di amplificazioni che sono ridondanze « nate da suggestioni di letture specialmente biblJ- <, che. Di rado c'è la riflessione artisrica, lo spogl10 <, del lavoro durato nel tempo, il buon gusto insom- <, ma della moderazione e della misura che dice:-- « Basta! - C'è l'orgia della m~ta~·ora bibiica ». . E l'altro ammiratore, che 1111 tirera le orecchi~, come l'altra volta, per gli irreverenti commenti, Gaio - al mondo Angiolo Orvieto, aggiunge: « il <e balletto delle sette danzatrici altocinte troppo ras- « somiglia ad un qualun9 u~ ballett? di ballerin: « succinte ... >> Ecco perche 11 pubblico gross, dei cancan e dei Moulin Rouge applaude ... E resto a cercare nelle colonne del Marzocco1' organo più autorevole dell'intellettual_ism~ e_1el Dannunzismo-la giustificazione del mH? grnd1~10. Dissi che gli ammiratori di D'Annu~z10 nel_s1;1"!- bolismo della ]Vave scorgonr lo scopo irredentistico ed imperialista. Lascio dimostrare a_ll'ami_~oCorradini, imperialista antico ed autentico, c10 che ho affermato. Eo-li scrive nel citato numero del Marzocco: b . <e La Nave appartiene al vero ~ proprio t_eat~o <e eroico e con lF sua visione eroica sta sohtana <e in me~zo alla vita italiana contemporanea. E' cc nello stesso teatro del D"Annunzio la prima trace gedia eroica. La Gitta morta ha lo sfondo er~ic? ! cc ma il fatto è domestico ; la Francesca da Rimini « ha il quadro medioevale guerresco, ma il fatto è « domestico. Qui invece, nella Nave, lo stesso fatto « si ricongiunge con le origini di una città, le c~- <, lebra in forma di tragedia, tutta questa trage:!.1a <e è come ebbra dello spirito eroico_ da cui _la ~ittà cc sarà animata in futuro. La tragedia porta 111 se un (1) Mar;;;_occo 19 gennaio 1908.

86 RIVISTA « poema, il poema di Venezia, anche di Roma e « del ma,·e nostrum. E al tempo stesso porta in sè « un programma per la nazione risorta: il varo con « cui l' ultimo episodio finisce, sta alle origini di « Venezia, quattordici secoli fa, e vuole stare alle « origini dell'Italia per oggi e per l'avvenire. E' << un ricordo che si trasforma in un vaticinio. La « nave veneriana diventa la più grande nave itae liana». Ancora. « Voi potete accorgervi che moltissime « cose della Nave non si combinano con voi , (e « Corradini confessa che nessun altra opera d'arte « si è combinata meno della Nave con lui ..... E <e l'ammira I) ma ognuno deve affermare che vi è « qualcosa di sommamente grande e bello in questo « fatto, che il teatro abbia allargato tanto la sua ccscena da potere accogliere la celebrazione di una « città, delle sue originì e del suo dominio, e la « proclamazione di un dovere della nazione, dovere « rappresen tn to nell' atto di una nave che scende (( nel mare. Questo atto è sommamente bello, anche <e nella poesia, perché qui dove la tragedia finisce, cc qualcosa incomincia: incomincia la fortuna della " città lagunare e, nell'intenzione del poeta, quella cc dell'Italia mediterranea ». « Che vasti orizzonti da quel termine! » Vedremo le conseguenze serie di questa rettorica buffa. Intanto non voglio defraudare i lettori della Rivista del capolavoro del simbolismo irredentistico, concentrato nel brindisi pronunzìat) dal poeta alla fine della colazione offertagli nel Caffè Faraglia. Disse il poeta : « Se costringo la mia mal conosciuta modestia a << ricevere il calore di tanto alti saluti e se consi- « dero la bontà e gentilezza grandi che mi testicc moniano gli amici vecchi e nuovi raccolti intorno « a questa mensa, mi viene in mente un singolare <1. ,..ostume dei Veneti primi. Quegli uomini del « paese amaro. mancando di pascoli, solevano porre <e anche gli alveari sulla nave e di notte risalire i « fiumi turbolenti. Sull' alba le api escivano alla <e pastura spandendosi per le ripe ogni giorno nuove; <e poi com'erano sazie, si radunavano a bordo. I <1. marinai, avvertiti dal peso stesso che gravava la " carena esser piene le arnie, secondando la cor- « rente tornavano alle loro case di legno », <e Ecco che anch' io oggi per voi, amici e com- « pagni ho la mia nave carica del miele più dice verso. Assaporo con gioia l' insolita larghezza, e <1. ne spero i più attivi fermenti. Ma il fedele be- « vitore d'acqua, infondendone una stilla nel vino cc c~e vor:ebbe nato dalla più schietta e profonda cc vite laziale, beve da Roma - in compagnìa di cc buoni Italiani d'ogni terra - beve da Roma alce l'amarissimo Adriatico ». . Que.lle api intelli&enti e quei marinai più intelligenti ancora che s1 accorgevano quando le arnie erano piene di miele sono meritevoli di fare una compagnia veramente degnissima alla mal conosciuta modestia di D' Annunzio - quello che non trovò altro poeta degno di stargli a lato se non un certo Dante Alighieri ... Certo è che bevendo all' amarissin:zoadriatico egli intese minchionare i commensali sulle proprie intenzioni ; e i commc::nsali dicono i giornali - i commefisali che avevano do'vuto berne parecchio di quello buono de li castelli - gli fecero un'ovazione sopratutto quando l'accenno all'amarissimo Adriatico fu seguito da una strizzatina d'occhio che indicava Palazzo Venezia posseduto dall' Austria. ' Evidente, adunque, l' intenzione nazionale irredentist~ dell'opera d'arte; imperioso, perciò, il dovere d1 renderla accessibile alla nazione e non ad un gruppetto che può essere contenuto in uua sala POPOLARE del Caffè Faraglia in condizione topograGche specialmente suggestive. Risponde al compito la Nave? Si sa da Scarfoglio che il pubblico non avrebbe capito. La precisione sintetica lasciall\.ola analizzare dall'altro ammiratore, che per lo appunto ha visto nella tragedia dannunziana la finalità nazionale. ccDobbiamo ;ripetere, scrive Corradini, cose dette « le cento volte? Dobbiamo ripetere che Gabriele cc D'Annunzio, olti e il resto, rappresenta una rea· cc zione, dieci reazioni, sul teatro e altrove? Per « esempio, voi aprite la 1Vave e nella prima pagina « leggete: Il popolo libero de' Profughi, costruisce il cc pubblico Arengo sulle velme, sulle tumbe e su11e ba- <c rene. Voi cercate nel vocabolario comune, ma non « trovate queste velme, queste tumbe e queste bacc rere. E ogni pagina della Nave è carica di pace role così. Voi lo sapete, le opere del D'Annunzio « vogliono essere, oltre il resto, un Thesaurum <e italianitatis, e le Nave è un Thesaurum orgiastico. " Questo sfoggio di vocabolari parziali , di parole cc tecniche, ha un valore per la lingua, per la nar- " razione, per l'arte? Spesso anzi, come nell'esempio " surriferito, rompe l' artistica sintesi dell' espres- <c sione. Resta vocabolario morto, perchè è vera- « mente vivo sol quel tanto di lingua che è neces- <c sario per mettere in arto il pensiero, e il di più « è perdita di tempo e per lo scrittore e per i let- <c tori. Ma nel D'Annunzio noi dobbiamo spiegarci cc questo fatto come un indice di reazione: di reacc zione contro l'eccessiva povertà di tanta lettera- <c iura italiana del nostro tempo, contro sì ignobile « improprietà di linguaggio ». E qui mi fermo e rinunzio alle altre critiche dal lato estetico , artistico , che alla Nave rivolge lo stesso Corradini. Aggiungo ehe si trasforma in fastidio insuperabile di velme, di tumbe e di barene che per essere tradotte in linguaggio ordinario avrebbero bisogno di un dizionario non solo marinaresco, ma riferentesi al più remoto medioevo. E il dizionario non c' è. La tragedia dannunziana perciò può essere e non è altro, che uno studio a base della più bugiarda ed involuta rettorica che non può essere mai intesa dalla nazione, cui pretenderebbe rivolgersi. Parla agli eruditi -- ed in numero scarso - non al popolo. C'è poi un'altro lato, che la rende anacronistica o antinazionale per eccellenza nel momento attuale: è l'intonazione mistica, in contrasto con la coscienza moderna , che lo stesso Corradìni vorrebbe scorgere in tondo <1. all'ultimo episodio , nel « discorso di Marco Gratico al popolo, quando cc quegli si trasforma improvvisamente in Ulisse ». L'anacronismo politico sorge evidente da quello intervento dell'elemento biblico, che non è altro se non accorgimento coreo~rafico, ma in cui Corradini ha voluto scorgere 1 intenzione di aver voluto " cogliere nel suo primo formarsi questo fatto « di Cristo che diventa l' idolo dei predatori e dei cc conquistatori di occidente. Nasce nella tragedia <1. lo spirito che edificherà il San Mareo di Venezia. « E' lo spirito che ha presieduto alle origini delle " nazioni moderne. II D'Annunzio' n'è l'interprete. « E' un nuovo modo d'intendere il cristianesimo « al quale egli è pervenuto dal paganesimo ». Ora se· questo spirito cristiano - pagano nella tragedia e' è realmente, contraddice a quell' altro spirito reale impersonato in Fra Paolo Sarpi nella storia di Venezia; ma contraddice essenzialmente all'obbiettivo attribuitogli e da lui sintetizzato nell'amarissimo adriatico. Contraddice principalmente alla situazione di oggi: Cristo o chi lo rappresenta non è colla nave Totus mundus; ma se la intende coll' Imperatore d' Austria..... e coll' Ammiraglio \ \

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