Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 24 - 31 dicembre 1907

RIVISTA POPOLARE 653 lita. Non intesi mai dare, però, a questo fallimento un signi fìcato assoluto e se le, mie parole si prestano a tale significato non esito a correggerle. Chè la correzione non sia suggerita dai richiami cortesi dei critici e che sia sincera e non opportunistica risulta all'evidenza più che dal mio articolo sul movimento agrario italiano pubblicato sulla Rivista d'Italia - nel eiuale era forse soverchio l' ottimismo mio non temperato dai successivi avvenimenti - da ciò che nello scorso novembre, quasi contemporaneamente alla pubblicazione sul Regime della violenza dissi nel Giornale di Sicilia. Il fallimento, seYPpre relativo, della educazione socialista riferivasi sopratutto ai segni non pochi di regresso, che si cràno avvertiti nel Settentrione; il relativismo del mio giudizio, del resto spicciava evidente dal concetto della unificazione italiana: si era guadagnato un poco al Sud e si era perduto un poco al Nord. Questa la mia conclusione. L'opportunità del richiamo mio ad educare più e meglio il proletariato risultava evidente da tutte le citazioni dell'articolo che ha provocato questa non inutile polemica; risulta ancora dalle successive dichiarazioni venute da ogni parte e che costituiscono la mia piena giustiticazione. Tipica, importantissima tra le tante, perchè, viene da un sindacalista rivoluzionario, cbe conosce appieno il movimento socialista italiano, benchè sia un tedesco, é quella di Roberto Michels (r). Egli in una intervista pubblicata dal numero unico del Grido del profeta, iato (2 aovembre) in opposizione al riformista Grido del popolo dopo avere affermato che l'ultimo sciopero non fu nè generale nè solidale a chi lo interruppe coll'osservazione: Tale non fu voluto da/la Confederaziooe del lavoro ..... replicò: « Nè forse poteva esserlo. Egli è << che questo sciopero aveva un difetto di origine. « Esso ha cominciato male. Lungi da me di voler « gettare pietre su questi operai milanesi che hanno « pagato la mancanza di educazione morale e politica « col loro proprio sangue. Ma il fatto che questi ope- « rai non trovarono mezzo migliore per dare sfogo cc al .loro trionfo sui krumiri, che prendendo i vinti « (forse più miseri di loro) a sassate c'indica il lato « debole del nostro movimento e deila nostra propa- « ganda. Noi tutti a qualunque tendenza appartenia-_ « mo ( e certo non vanno esclusi i riformisti benche « amino andare in giro colle loro prediche di educa- « zione e di disciplina) abbiamo commesso il grave « torto di non dir·e e ridire al proletariato ad ogfli « debita occasione quale e quanta colpa gli incomba « nei confl.itti sanguinosi colla forza pubblica. Ci sia- « mo dimenticati di affermare anche davanti ai no- << stri seguaci, la verità pur così semplice che la vita « è santa anche nel krumiro e nel carabiniere ... » Queste furono le precise conclusioni mie, che pur mi procurarono un diluvio d'ignobili vituperi da parte dei sindacalisti ! Il tema della educazione del proletariato è troppo importante, è d'importanza capitale, perchè il movimento vale più della mera finale, come ripeteva da recente Filippo Turati, perchè non ci s'insista, anche per fermarsi su di alcuni punti, nei quali quotidianamente c'imbattiamo nella vita quotidiana e nella pratica. Ivanoe Bonomi, che nulla di preciso ha potuto rispondere alla lunga serie di perchè la educazione socialista non può dare, risuìtati sperati - e il suo silenzio me lo spiego colla delicata posizione in cui egli si trova nell'Avanti, cui erano rivolte non (i).Quanto lo conosca si può rilevarlo dal suo recentissimo eccellente libro: P,·oletariato e borghesia nel movimento so cialista italiano. FIii Bocca. Torino 1968. poche delle mie critiche - Ivanoe Bonomi che tace su quei perchè mi fa una concessione notevole con questo periodo: « Una sola cosa può pretendere « da noi l'on. Colajanni. Ed è che in questa opera « di educazioae delle masse, in questa creazione « degli organi inibitori, non ci siano oscillazioni cc Guai, in un paese come il nostro, a cedere anche il cc lembo della veste alle velleità ribelli di certe << folle ! C'è già troppa polvere asciutta per darsi « lo spasso di accendere, per amore di popolarità « o di retorica, qualche innocuo fiammifero. Chi ci « si è provato ne ha avuto le carni bruciacchiate «. Sottoscrivo a quattro mani a queste affermazioni teoriche. Ma pur troppo il Bonomi dovrà riconocere che l'Avanti nelle cui colonne si leggono, almeno sinora, è stato il campionario più scelto Jclle oscillazioni estreme; ciò che forse deriva fatalmente dal dovere esso mantenersì e apparire come l' organo ufficiale di tutto il partito socialista - dei socialisti che dicono ne,·o e degli altri che rispondono bianco; di quelli che predicano riforma ed educazione e degli altri che urlano rivoluzione ; di coloro, che ci tengono a dirsi socialisti sicuet simpliciter e degli avversari loro che li denunziano semplicemente ..... come traditori (r). Un punto su cui le oscillazioni sono quotidiane massime, pericolosissime - rappresentano gli innocui fiammiferi che si accendono dove c'è troppa polvere asciutta, come dice Bonomi - è quello degli sci )peri. La scioperomania viene condannata severamente da quasi tutti i socialisti - spesso anche dai rivoluzionari e dai sindacalisti. Ma non c'è sciopero iniziato, bene o male, in cui i severi giudici della scioperomania non vadano subito a portare il loro aiuto, la loro cooperazione, la loro difesa-- che da sempre ragione agli scioperanti e perciò non sviluppa in essi il senso della responsabilità, n.rn fortifica i loro centri inibitori, non li educa (1). Claudio Treves ha tentato giustificare questa tattica, discutendo dell'ultimo sciopero generale di Milano e osservando: « Colaianni ha avuto l'aria di cc rimproverarci di non esserci resi latitanti quando cc lo sciopero per un impulso incoercibile di dolore « prorompeva spontaneo per ie piazze. « Anche il Colaianni avrebbe) pare, voluto che « mentre il movimento di I aga va noi fossimo andati « tranquillamente a dormire forse per non com- << prometterci, salvo a prepararci per le future eve- « nienze un alibi mediante un qualche discorsetto « di occusione destinato in quel momento a non « essere sicuramente nè letto nè ascoltato ». ( Tempo r 2 novembre). Ora tutto ciò che mi obbietta il Treves non cor- (1) Nel Grido del popolo , in cui si tiene in gran conto il rif,,rmismo e l'educazione appariva nel n. 85 di questo anno un forsennato articolo di Giacinto Francia sullo Stato d' assedio in Puglie intessu!o tutto di furibonda e odiosa rettorica Giolitti vi è psrag< nato a Seiano, tutti i funzionari italiani agli Aiossa e Santoro del governo borbonico, alla sbirraglia bargellesca; si biasimava la reazione violenta col cannone e colla sciabola ma non si stigmatizzava meno la ll reazione ~ubdola del codice e del ca villo poliziesco n; si dicono « fatte esplodere con provocazioni più o meno premeditate dei torbidi a Torremaggiore i> e si finisce collo annunzio di probabili Jacqueries suscitate dall'urlo delle orde di Fra Diavolo, ma che potrebbero essere capitanate non da un cardinale Ruffo, ma da un novello Ettore Cara fa...• Da tempo temo e prevedo una Jacquerie meridionale; ma se - quod deus avertat ! - dove~se venire i socialisti pu. glicsi - quelli, che capeggiano ... - non ne sarebbero meno responsabili dei reazionarii attuali e sopratutto delle conJizioni create da venti secoli di storia. E se la Jaquerie venisse si vedrà se tra gli avvocati socialisti si troverà chi saprà degnamente morire come Ettore Carafa. Sinora non s, è scorta traccia d'imitatori socialisti dell'eroe;;.

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