Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 24 - 31 dicembre 1907

650 RIVISTA POPOLARE Il mio contraddittore dimenticava che sono stato il primo, alcuni anni or sono sin da quando pubblicavasi in Milano L'Italia del Popolo, a biasimare quei repubblicani, che lasciandosi sedurre dal rivoluzionarismo verbale dei sindacalisti, allora in erba, e deg_li anarchici, immemori delle proprie tradizioni e del proprio programma, facevano loro l'occhio di triglia con non poca leggerezza e con danno manifesto del proprio partito. Dico: con danno manifesto del partito repubblicano pcrcbè i repubblicani ammiccando cogli anarchici , e coi sindacalisti non guadagnavano aderenti tra loro e perdevano tra gli operai non anarchici, nell'artigianato e ne11a piccola e media borghesia, che dovrebbe dare l' ubi consistam al partito republicano. Ma se alcuni repubblicani, meritano biasimo per questo errore di tattica, sono degni di difesa per l'accusa, che muove loro il Bonomi « di fare opera « nè onesta nè utile per la loro concorrenza poli- « tfra che solletica le velleità disorganizzarrici e « ribelli delle masse per separarli da quelli che « sono gli organi direttivi e disciplinatori del mo- « virnento operaio d'Italia 1>. E mi consiglia di fare opera di giustizia e di civiltà nel dissuaderli da tal e concorrenza. mente discutere su di c10; potremmo anche ricercare - e la ricerca non gioverebbe ad alcuno - quanta parte va assegnata ai repubhlicani e quanta ai socialisti nella grave delin 1ut>111.asetteria delle Marche e delle Romagne. Però se non giova tare della storia retrospettiva, è necessario o almeno è utile fare un pò di {ìJosofìa della storia, per quanto modestissima, che maggiormente serve o dovrebbe servire alla politica del giorno, alla vita che si vive, ora per ora. Ebbene a me pare di una evidenza lampante come la luce del sole di luglio, che gli avvenimenti vanno giudicati tenendo conto delle condizioni e del momento iu cui si svolgono. Se Giusto Calvi avesse la disgrazia di essere un poco più vecchio, se avesse preso parte alle cospirazioni ed ai moti mazziniani sino al 1871, come vi presi parte io, saprebbe che a Mazzini non spetta alcuna responsabilità diretta pei fatti della Caserma di S. Lino in Pavia, che Barsanti fu iniquamente, illegalmente fucilato; d'onde lo sdegno del Marchese Giorgio Pallavicini, che rimandò al Re le insegne dell'ordine dell'Annunziata in seguito a quella fucilazione, d' onde la doverosa ammirazione dei repubblicani italiani per Barsanti. Altrettanto potrebbe dirsi per Oberdan. Ma la risposta deve mirare più in alto. Quando non e' era alcuna libertà di stampa, di riunione, di associazione; quando il suffragio elettorale ristrettissimo rendeva una burla il regime rappresentativo, quando non era possibile educare, era utile, era necessario , era doveroso fare della Evidentemente egli allude alle proteste dei repubblicani contro la Confederazione del lavoro, che dopo avere provocato l'adesione dei primi si è dichiarata socialista. In ve1ità non riesco a comprendere come si rossa dar torto a chi non vuole perdere la fisonomia propria, ad un partito che non vuole rassegnarsi alla propria soppressione. Se qualcuno e' è da rimproverare è la Confederazione del lavoro, che venne meno alla doverosa neutralità e non i repubblicani, che si rifiutano di apparire quello che non sono, quello che non vogliono essere - anche se abbiano torto a non volere essere socialisti ... · evoluzione per mezzo della violenza che si esplicava contro il capo dello Stato, contro le istituzioni. L' uso della violenza in tutte le sue forme, - le forme episodiche vengono date dalle circostanze, - è fatale sempre dove manca 1a libertà. E in quanto a concorrenza, che certamente non può essere lodata per la sua lealtà, il Bonomi non dimentichi quella fatta dai socialisti ai repubblicani colla propaganda per mezzo del programma minimo eh' è il programma dell'intervenzionismo repubblicano; colla propaganda contro Mazzini per mezzo dello stesso programma minimo, eh' è la quinte~- senza del mazzinianismo ... + Giusto Calvi ha tentato una rìtorsione non gia per giusti ficare la violenza dei socialisti , che egli biasima tanto, se non più di me: ma per attenuare la responsabilità politica del fenomeno - proprio nello interesse del suo partito anzi che in quello della cosa in sè, come direbbe un buon metafisico tedesco. Egli, in fondo, dice: Mazzini e i repubblicani hanno dato il cattivo esempio della violenza col famoso pugnale consegnato a Gallenga per ucddere Carlo Alberto, col barsantismo, collo episodio di Oberdan in nulla dissimile da quello di _Caserio e di Angiolillo, colia delinquenza settaria delle Marche e delle Romagne, a danno dei socialisti, coll'omicidio di Luigi Ferrari - che egli a torto, annovera tra i socialisti. Tutti questi precedenti, se fossero bene invocati forse diminuirebbero la responsabiJità della violenza odic,rna del proletariato, non la eliminerebbero: servirebbe a trovare altri violenti altrettanto biasimevoli quanto gli attuali; tutto questo avrebbe un valore storico, che potrebbe non riguardarmi menomamente, ma non avrebbe alcun valore politico di attualità vera. Se noi facessimo della storia potremmo lungaSe Mazzini non avesse per quarant'anni cospirato e fatto appello alla violenza l'Italia non sarebbe e Giusto Calvi sotto il regime piemontese non go·- drebbe del diritto di discutere e di rispondermi, come io sotto il regime borbonico non avrei avuto quello di accusare la violenza del proletariato. E il regime piemontese valeva il regime borbonico. Tutte queste considerazioni si possono riassumere in una frase: quando la forza impera, non si può che contrapporle utilmente la forza; dove non esistono le condizioni per la evoluzione è sempre leggittima la rivoluzione che le crea. Questo ·concetto lucidamente espresse Roberto Michels nella lettera a me indirizzata e che pubblicai nel numero della Rivista del 30 novembre, ed egli, benchè sindacalista rivoluzionario, in fondo, attenendosi alla precedente distinzione, biasima la violenza in Italia dove e' è abbastanza libertà e ne desidera un pizzico in Germania dove specialmente negli scioperi - lo ricordino coloro che con tanta fatuità, per non usare parola, più severa attribuivano al governo tedesco il merito délla mancanza di repressioni sanguìnose - dove, ripeto, specialmente negli scioperi, la polizia impera e gli operai fanno la parte di pecora. La parola spregiativa è deJ Michels. Da due anni in qua mi sono inspirato sempre a tale differenza nell' lHO legittimo o illegittimo della violenza intrattenendomi degli avvenimenti di Russia, dove coll'assoluta mancanza di libertà per procedere avanti nella via del progresso non ci sono che i colpi di gomito e il ricorso alla violenza ; dove mancando le più elementari condizioni per la evoluzione, non si può evolvere ed educare che colle cospirazioni, colle insurrezioni, cogli attentati, colle bombe. Solamente Tolstoi, in dolorosa conformità di vedute, coi più brutali scherani dell'assolutismo, può

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==