666 R I V I S T A P O P O L AR E e sono ricuperare per altra via; la difficoltà sta nel e far rivivere il lotto clandestino. Oarcano - « Il male sta nel vizio del giuoco. Paternostro - « ·Perfettamente siamo d'accordo. E « noi, che riconosciamo la radice dei nostri mali, sta • nella cattiva educazione del popolo, continuiamo a « tenerlo nell' abrutirnento. In quanto a concorrenza e non è poca quella, che fanno le tombole e le lotterie, « alle quali il governo si presta, con una condiscenc denza supina verso l' iniziativa 11arlameniare. Questa e dev'essere rispettata, ma deve essere anche moderata .. e Tornando al lotto pubblico, io credo che si doe vrebbe mettere allo studio la grave questione, perché e un'abolizione siffatta uon si potrebbe fare che grac duale. Conviene qnindi di studiare quali sarebbero e gli effetti finanziarii, e cercare in tempo più o meno e lungo, d' int1·aprende1·equesta g·rande opem di risa- « namento morale del Paese. « Noi teniamo il popolino fra il lotto e il monte di e pietà; e, come non bastasse, ci sono le tombole quasi e quotidiane. e Di queste mi sono occupato un'altra volta, poichè e sono un malinconico ostinato in questa questione; e quindi prego vivamente l' on. Ministro del Tesoro, e che ha menre e cuore, di non perder di vista q nesta e questione; e nelle ferie parlamentari veda.di cercare e di commettere al altri, di cni si possa fidare, lo stu- • dio /di questa g1·ave 1·ifonna, la quale s'impone. « Se vogliamo essere un popolo civile, e non esserlo « in bwrla, bisogna po1' mano risolutamente a questa « riforma, la quale, come ho detto, deve esee1·e faatt « gradatamente, in base ad uno studio serio. « Non mi si venga a dfre che il lotto clandestino e ce lo impedisce. Il dire che lo Stato si fa giuocatore, e perchè alt?-i giuoca, è cosa che sembra incredibile. Io « spero e confido che le mie parole non cadranno nel e vuoto, e che presto si potrà avere, almeno l'inizio "di uno studio, per venfre ad una· riforma di tanta « importanza > • Ha risposto l' on. Ministro dicendo: e Consento intieramente nelle idee dall' on. Patere nostro espresse riguardo all' iniziativa parlamentare « per le tombole e per le lotterie. e Mi è assai più difficile rispondere riguardo a!l'alc tra grave questione, dell' abolizione del lotto. S' ine tende che non mi rifiuto di considerare bene anche « questo tema. Io ho una grande fede nel progresso « ho un ardente desiderio di vedere il Luio paese al e primo grado della Ci vii tà; ma per l'abolizione del "lotto ho già provato diodlu~ioni. Più che di leggi è « questione di costumi. Narra che nel 1860 il generale Garibaldi, per sedare un tumnltu di donne. a Napoli, dvvette dichiarare che si sarebbe lasciato continuare il giuow del lotto, che egli 1n quel giorno aveva soppresso con decreto dittatoriale. E conchiude: « E' il caso di ripetere ancora : Quid leges sine moribus ~ Da questa discussione si rileva : 1. Non doversi preoccupare di ostacoli finanziari. L' avanzo può fronteggiare le eventualità di questa riforma. E ciò indipendentemente dal reddito sempre crescente delle due tasse create dal Miniestro Boselli, impegnato alla soppressione del lotto, e quando si escogitavano i mezzi finanziarii per attuarla; e indipen· dentemente dai 130 milioni già incassati fino a tatto il 1906. 2. Non doversi temere il lotto clandestino, che non può esistere senza quello governativo : i;oppresso questo, non può vivere l'altro. 3. La dimostrazione chiassosa fatta, mezzo secolo fa, in un momento di disordine rivoluzionario, da alquante donne del volgo di Napoli, contro il decreto del Dittatore, non può essere ragione sufficiente oggi, sotto un Govemo forte ed autorevole, per la continua zione della legislazione di una bisca fatale ali' economia nazionale, ed alla educazione d~l popolo. Con questa logica, se il governo, invece di essere il teuitore ,tfficiale di una bisca, lo fosse di altre istituzioni innominabili ma produttive, si dovrebbe continuare nella medesima via, sia per ragioni di utilità finanziarie, che per timore della sollevazione di quelle rnedef!.ime donne ? Giustamente ha detto l' on. Ministro del Tesoro : Quid kges sine moribus ? Ma ciò significa: Ohe forza possono avere le leggi, quando non sono morali? Che utilità possono avere le propagande contro il giuoco, quando qnesto e disciplinato con leggi dello Stato? Siamo iu un eterno circolo VlZlOS!), Non si può ammettere che le leggi possano secondare i cattivi costumi che inveee debbono oorreggere. E perciò quando il Miuistro ha detto: Più che di leggi è questione di costumi 0ert.amen te in tendeva dire : Le leggi di un popolo civile debbono avere quale prima finalità l'educazione al buon costume. La vera quebtione e : Quid 111.01·seisne legibus moralibus ? Quid mo1·es cum legibus imm01·alibus ? Concludendo: da qualunqne parte si guardi la quequestione, l'abolizione del lotto pubblico s'impone, subito ed inte1·a, come ha 80Stenuto l' on. Finali. L' on. Paternostro diceva: La 1·if01·madev'essere gradatamente. Può essere graduale la soppressione di:uoa tassa, come appunto è avvenuto· per quella del macinat~, e per ogni specie di tas:;a sui consumi. Ma, trattandosi di nna istituzione immorali-', questa non può che cessare subito ed intera. Volete sopprimere, mano mano che vachino, i botteghiui del lotto? Basterà clie ue rimanga uno solo. Questo terrà i suoi agenti in ogni Comune. E ciò, senza tener conto del lotto clandestino, che potrebbe surrogare largamente q nello governativo, in base al1' estrazione ebdomadaria del .R. Governo. Anch' io nel 1875 proponeva: • Si potrebbe cominciare dal rendere quindicinali e « poi mensili le estrazioni. « Si faccia unica estrazione in tutto il Regno, e si « abbattano le diverse sedi, che rinvigoriscono il vizio, e come avviene nella provincia di Bari, dove per ogni « lira impiegata al risparmio se ne spendono 32 pel rj
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