RIVISTA POPOLARE 01 ~Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettore: Prof. NAPOLEONE COL&JANNI (Deputato al Par1amento) · Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese I t,aUa: arrno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 ~mministrazione: Co1·so Vitt01·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI Anno Xlll - Nmn. 2~ ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Dicembre 190'1 SOMMARIO: Gli avvenimenti e gli uomini: Noi: ( li servizio postale - Dall'Atlantico al Pacifico - Note brevi) - La Rivista: Penultima fase del processo Nasi? - Dott. N. Colajannl: Per la educazione dei lavoratori - DomenicoZanichelli : La responsabilità dei Ministri t i reati ministeriali -L. Fontana-Russo: li protezionismo non avrebbe giovato alla Germania? - RiccardoBeli: Salari ed ore di lavoro dei ferrovieri inglesi - Prof.·EmanuelePisani : L'abolizic.,ne del Lotto pubblico- lUvista delle Itlvlste: Il pangermanismo e l'avvenire dcli' Austria Ungheria (Revue Bleu) necenstonl - Indice dell'annata. GLI ft VVENI/f\E,NTI e GLI UOMINI D ser"tizio postale. - Ci arrivano frequenti, nun1erose, n1oleste le proteste degli abbonati perchè la Rivista non arriva loro in ten1po o non arriva affatto. Più di tutti si lamentano gli abbonati del Brasile e dell' Argentina. Noi non sian10 menoman1ente responsabili di tali inconvenienti. E' il servizio posta]e, ch'è divenuto detestabile , che non è più un serv1z10; n1a un disservizio. Gli amici nostri se ne potranno convincere leggendo i reclan1i che pubblicano quasi tutti i giornali e tutte le Riviste d'Italia. Si dice che il malanno derivi dalla r-::1ncanzadi personale. A questo si pot: 1 ,__ ; 1nediare. Ma e' è rimedio contro il, n1alvolere , l' ostruzionismo , forse il Sabotage del personale ?..... + Dall' Altlantloo al Paolfloo. - Il Jingoismo, cioè l'esaltamento morbor,o del sentimento nazionale dei nord-americaui, è in auge, e la stampa gialla, quella Iellow presse, che condusse alla liberazione di Cuba e alla conquista delle Filippine , trionfa ! Una grande squadra di cui fanno parte 16 grandi corazzate, è partita da Hampton Roads sotto il comando supremo del1' ammiraglio Evans, per girare la punta estrema del- • l'America del Sud, attraverso lo stretto di Magellano, e sboccare nel Mare Pacifico. Il Presidente Roosevelt, che ama tutte le manifestazioni della forza e dell'energia, rese più solenne la partenza assistendo dal May Flower al defilè della magnifica squadra. Quale il significato di questo viaggio , che costerà alla repubblica delle stelle molte decine di milioni? Bisognerebbe aver perduto la memoria degli incidenti spiacevoli di S. Francisco tra Nord-Americani e Giapponesi per lasciarsi illudere sullo scopo vero del viaggio intrapreso dalla flotta degli Stati Uniti! questi vogliono mostrare al Giappone la· propria potenza e vogliono ammonirlo che in una possibile e forse probabile lotta, non si rinnoverebbero in pro dell'Impero del Sole levante le glorie di Tsushima. Il significato chiaro, evidente, del non facile viaggio è stato sottolineato dal licenziamento dei Giapponesi che servivano nella flotta americana, mentre d'altra parte si annunzia che le spie gialle hanno saputo procurarsi i piani di mobilitizzazione della flotta. Invano la diplomazia si sforza di nascondere o attenuare lo scopo della non pacifica dimostrazione navale. Il Giappone vedrà in questa dimostrazione una provocazione? Raccoglierà la sfida? Se si tiene conto della prudente preparazione del Giappone prima di muovere guerra alla Cina nel 1894 e alla Russia nel 1905; se si riflette che l'Impero vittorioso dell'Estremo Oriente si trova in gravi imbarazzi finanzia.rii, si può sperare che i Giapponesi fingeranno di non accorgersi del viaggio minaccioso delle navi americane. D'altra parta a loro non può sfuggire che una lot.Laimmediata presenterebbe buona. probabilità di vittoria pel Giat't''-'ue, pel quale stanno; l' esaltazione delle recenti vittorie , la disciplina, l' omogeneità e il patriottiomo dE>gliequipaggi, proclama.ti superiori da quel Rodjestwo.ui:1ki, che li ~~ provati ; la diflboltà degli approvigionamenti e della base di operazione per la flotta americana; la paurosa probabilità che col taglio dell' !stimo di Panama. la posizione degli Sta.ti Uniti si renderebbe sempre più vantaggiòsa ecc.; oggi come oggi, poi, se le navi americane hanno cannoni migliori delle giapponesi, questi hanno una migliore corazzatura. E' proprio il New York Boat, che osserva con amara ironia che le navi americane hanno le corazze sotto il livello delle acque anzichè nelle parti , che devono essere difeso e i depositi delle munizioni in luoghi facilmente esposti al- )' accensione. Ma se la crociera si trasformasse in guerra navale per l'umanità sarebbe un grande disastro. Potrebbero in questo primo urto rimanere soccombenti gli Stati Uniti; ma nessuno ammette che un popolo di 85 milioni si rassegnerebbe alla disfatta. D'onde un enorme sviluppo di spese militari e di militarismo a tutto danno della libertà e della prosperità delle due nazioni.
646 RIVISTA POPOLARE E tntto questo, perchè gli Stati Uniti vogliono mantenere il loro dominio sulle Filippine ; dominio che ha loro procur.a.to molto dispendio e molta vergogna. Vero è che c'è di mezzo il dominio nel Pacifi00 l Ma quando ,Giappone e Stati Uniti avranno combattuto aspre battaglie e saranno rimasti spossati i vincitori e i vinti non è detto che non debbano spuntare altri concorreuti - oltre gli antichi di Europe: la Cina si sveglia~ e la Cina ha 40Q milioni di abitanti! + Note brevi. - Lo spazio che ci prende l'Indice in q11esto ultimo numero e la necessità di pubblicare varii articoli <'he sono ,,omposti da molto tempo ci costriogono a sopprimere la 1·ivista delle 1·iviste ed a ri · durre la rubrica degli uomini e avvenimenti. Ne siamo mo] to dolenti perché non pochi fatti e non poche discussioni di attualità hanno richiamato la nostra attenzione. Ne ricordiamo alcuni: le elezioni amministrative di Reggio Emilia, che preludono al desiderato ritorno di Camillo Prampolini a Montecitorio ; la polemica de Gi0rg!o-Ranzi sul mode1·nismo e sulla disciplina nell'esercito; la nomina di un ministro della guerra borghese, che per noi rappresenta una dorpia insidia; la scomunica del Rinnovamento e la canzonatoria lettera del suo direttore Alfieri sulle conseguenze ... innocue della stessa scomunica; il caso Caputi, il de putato preso colle mani nel sacco della indebita sua ingerenza uella cattiva àmn,inistrazione della giustizia; l'indegna farsa, che si rappresenta a Berlino nel secondo processo della l'avola rntonda, nel quale non pochi testimoni di accusa contro il Moltke, non esclusa la sua antica moglie, von Elbe per intervento di forza misteriosa dimenticano e contraddicono le deposizioni del primo processo; la catastrofe immane, che si è abbattuta su Palermo ecc. ecc. Su parecchi di questi avvenimenti avremo opportunità di ritornare nel prossimo numero. Intanto alla nobile ed eroica capitale della Sicilia crsl terribilmente provata dalla sventura mandiamo il nostro saluto di solidarietà, di partocipazione vivissima al suo dolore. Penultin1fa sedelprocessoNasi? Il giorno 18 dicembre la Camera dei Deputati, nella quale di ordinario si stenta a raccogliere il n u111ero legale e ci si riesce mercè le ricerche affannose dei Segretari della Presidenza e degli Uscieri, presentava un insolito movimento: erano presenti circa 400 deputati e se ne indusse subito dai pratici dei costumi nostri parlamentari, che il ministo dell'interno aveva suonato a racc:olta. La ragione dell'insolito fenomeno era nota: si doveva discutere e votare sulla lettera del!' on. Nasi indirizzata al Presidente della Camera colla quale domandava di poter venire ad esercitare il rnandato conferitogli dagli elettori di Trapani. La richiesta era grave poichè se la Camera l'avesse accettata sarebbe stato dichiarato implicitamente illegittimo l'arresto .dell' on. Nasi e sarebbe stato assestato uno schiaffo sonoro ali' Alta Corte di Giustizia e ai Commissari della stessa Camera, che pel suddetto arresto avevano dato il proprio esplicito consentimento. Un conflitto era alle viste ancora più difficile nella sua soluzione di quello che presen tossi all'indomani della sentenza della Cassazione; esso, accettandosi la domanda dell' on. Nasi, ·non poteva terminare, che colla umiliazione e col l'esautorazione o del Senato o della Camera dei Dèputati. Si comprende benissimo che al Governo - diciamo Governo in un senst> più alto di quello che potrebbe essere racchiuso nella parola ministero in• dicante il governo del momento - non p_otevaconvenire nè l'una nè l'altra soluzione. Perciò ci spieghiamo il suo intervento colla chiamata a raccolta dei suoi amici devoti; cioè di quella massa non piccola di deputati, che vengono chiamati krumiri o deputati telegrafici. I si in favore dell'ordine del giorno, che approvava la relazione M;tntovani, contraria alla liberazione del!' on. N:1si, erano in gran parte quelli delle orJinari--: votalioni nelle quali il ministero preventivamente ha fatto con0scere i propri desideri ai votanti. Restò adunque evidentè la necessaria ipocrisia dei ministri e dei sotto segretari di Stato dichiarando <li astenersi. L'astensione formale rimaneva in contrasto coli' interessamento all'esito della votazione. Ma il carattere della votazione assunse ben altra importanza politica pel fatto che i capi tutti della opposizione - capi virtuali se non eflettivi - da Rudini a Sonnino, da Carmine a Luzzatti a Salandra ecc. - votarono insieme coi ministeriali. La votazione ciononostante ebbe uno spiccato carattere regionale; il quale acquistò una speciaie importanza dal colore politico dei votanti. Nella discussione da alcuni oratori - Marinuzzi , Pasqualino Vassallo, Gallini, Riccardo Luzzatto - e dal relatore della minoranza on. Riccio, si mise innanzi il famoso articolo 45 sulle prerogaf ve parlamentari e si passarono in rassegna le non meno famose discussioni che si sono fatte su di esso nella Carnera dei Deputati e fuori. L'estrema sinistra in tale q uistione aveva costantemente sostenuto le immunità parlamentari nel senso più ampio; qualcuno anche aveva spinto la interpretazione dell'articolo dello Statuto sino alJo assurdo, in guisa da costituire per il deputato un odioso privilegio negatore di ogni democrazia e pervertitore di ogni principio di giustizia distributiva. Noi crediamo che questa interpretazione sia ingiusta, pericolosa, antidemocratica; crediamo ~tncora che ci siano dei principi morali, che s'impongono talvolta su tutte le sottigliezze giuridiche e costituzionali; ritieniamo, infine, che nel caso 1 i la ragione morale dovrebbe preponderare su tutte :e incertezze e su tutte le contraddizioni che sorgono dalla oscurità dello Starnto, dalla mancanza delle leggi e dalle considerazioni svolte nello articolo dall'illustre Prof. Zanichelli, che i lettori troveranno in questo stesso numero della Rivista. Gli argomenti in favore.! dell'arresto, per quanto intrinsecamente buoni, non eliminavano l' impressione, che si attentasse allo spirito dell'articolo 45 dello Statuto; perciò sedici deputati del!' Estrema sinistra votarono secondo le antiche tradizioni, ..:he si ritengono più liberali e più democratiche e venti in senso contrario. I primi sarebbero stati forse in maggioranza se fosse stato presente !' on. Mirabelli, ch'era strenuo campione della immunità parlamentare e se non pochi socialisti contrari all'arresto non avessero votato in favore per sola disci- 1 plina di partito. Il contrasto tra loro apparisce anche dai linguaggio dell'Avanti. Questa prevalenza reale della
RIVISTA POPOLARE 647 Estrema sinistra contro la convalidazione dell'arresto riconformò l'impronta regionale al voto complessivo ♦ La discussione e la votazione sul caso Nasi fu contrassegnata rla alcune circostanze, che giova lumeggiare. . . . . Il aiorno 18 parve che deputati e gruppi s1 siano trovafi in contraddizione con se stessi e coi loro precedenti. I più logici erano gli uomini di J?estra e del Centro che sono stati sempre poco tenen delle preroo·ative p:irlament,fri; ed essi sarebbero stati più d~nitosi e più rispettabili se non avesse_ro ~stentato una ammirazione, che non sentono, d1 cm non hanno dato prove altre volte, che non e nelle tradizioni dei loro partiti, verso i principi di uguaglianza e di libertà. La contrnddiz~o11e i~trinseca d~ costoro venne ribadit:.1 da quella d1 altn ben notl reazionari, che in questa occasione si atteggiarono a campioni della democrazi:i e difesero le prerogative parlamentari dell'articolo +5, che tante altre voi te manomisero cogli atti e coi voti. Parve insanabile la contraddizione dell'on. Sacchi che nel caso di Alcibiade Moneta venti anni orsono, o giu di lì, si era mostrato il più intransigente sostenitore, e il più largo interpre~e dell'articolo 45; ne eali riuscì a d_istruggere l' impressione anche suscit~ta nei suoi amici, dalle spiegazioni' sue per distinguere tale articolo dal _47, che era veramente in discussione nel caso Nasi. Ma parvero maggiori le contraddizio~i ~ fe~er~ maggiore impressione il disc~:Hso_e le _d1ch1ar_az10m degli onorevoli Guerci, Cola1anm e D1 Trabia. Il primo in una forma smagliante e paradossale dette forse senza mirare esplicitamente ad essa, la spieg;zione della simpatia che_ la Sicilia e il Mezzogiorno mc1nife~tano per Nasi com~ p_rotesta_contro la impunità sinora accordata ai d1sonest1 che lo precedettero nei Ministeri e nel Parlamento e che commisero atti peggiori dei suoi. Il secondo senza accennare a questo tasto comparativo assai scabroso in quel moment_o e che egli aveva illustrato ampiamente col suo discorso nella Carnera delli 11 dicembre 1901 e ricentissimamente qui stesso in risposta alla proposta Mo_rga_ris.u quel Comitato di Salute pubblica, che deve 10v1gilare sul Me:-:"ogiorno e nel discorso di Bologna, rilevo che c'era un'apparente contraddizione che giustifìcav_a tutti i sospetti di influenze regionali nel ~aso N~s1; poiche si lasciavano in libertà due deputau--:--Fern e Todeschini - la cui condanna e passata 10 cosa giudicata e si manteneva in istato di arresto Nunzio Nasi che e sotto [;iudizio. Per Ferri l'impunità divenne scandalosa sotto il 111inistero Sonnino, perche non fu arrestato_, 111:1_11-;- rneno quando l'art. 45 non lo prot~g~e~a p_n:,c1oe nd maggio 1906 111 cui d~tte ~e, d1_m1ss1om 10 una ai suoi co111p·1gni.Questa d1spanta d1_trat_tamento-_ che per Enrico Fèrri !'on. Colaianm disse corn- ...,spon<lcn tè a differenze morali importantissin~e _nel reato che provocò la condanna - sarebbe qurnd1 la co11fern1a ufficiale dello spirito partigiano che fa adoperare due pesi e due misure nell'attitudine verso i deputati e i ministri a seconda delle regioni che rapp~esentano , ~ome s_i, puo desumere dalle parole dell on. Guerci. Perc10 sono da condannare severamente il Governo, la Camera e l'Estrema sinistra, che rispettivamente norJ sentono il dovere di afhontare e di risolvere la 9mst1one per Ferri e Todeschini, mentre si sono affrettati a risolvere quella Nasi. La contraddizione in q ucsto caso confina colla viltà; e all'on. Turati, ,·he, sconvenientemente accennò all'omertà alludendo evidentemente ' alla Sicilia, si può rispondere che Camera e Governo subiscono l'omertà del partito socialista mantellen<lo in libertà oli on. Ferri e Todeschini. Contro questa vilta e contro questa contr:_tddizione, che alimentano in Sicilia e nel Mezzog10rno il sospetto che si incrudelisca contro il deputato per Trapani per motivi regionali protesto apertamente l'on. Colajanni col discorso e col voto, che era in contraddizione colle proprie convinzioni (1). Ma contro tutti oli episodi che si prestano alla interpretrazione regionalistica noi_ siamo lieti nel constatare che la manifestazione più alta in senso unitario venne dall' on. Di Trabia - da un siciliano. Eoli, che raramente prende la parola così b d' h' . D con;:hiuse la sua breve 1c 1araz1one: « a parec- « chi anni ho l'onore di appartenere alla Camera e « non sono stato mosso a parlare ne da spirito di « parte, ne da alcuna ambizione personaìe. _Sono « convinto che qui non vi e stata soprafiaz10ne , « non vi e stata persecuzione polilica, non vi è stata « la caccia al siciliano, che nessuno di noi tnlleccrerebbe; quest'altra trovata che e frutto infelice « di un infelicissimo sospetto. ccD'altra parte non saprei trovar: par_ole a?ba-: « stanza roventi per stigmatizzare 1 sob11laton d1 « mestiere, che pure vi sono, e ai qoali ha accen- « nato testè l'on. Colajanni e certi giornali che, « nei momenti più difficili, invece di pacifi.car:e ~li « animi cercano di mettere esca sul fuoco, d1 a1z- « zare 1~ moltitudini, q nasi di eccitare alla rivolta: ccLasciatemi dire, di fronte alla Camera e cli « fronte al paese, che questi sistemi _di lot~a co- « stituiscono un' infamia ed un delitto d1 lesa patria )). · . . . . . Gli applausi unamm1, spontanei, calorosi da tutta la Camera e dalle tribune, che accolsero queste parole del!' onorevolt rappresentance per Palermo chiusero deanamente questa fase del malaugur:ito processoNa~. _Y ogliamo sp~rar~ che il gi?dizi? ven~a presto e che 11 pro~esso s1 ch!uda n:egl10 e 10. gu~sa che po,sa esserne rinforzato 1l sentimento unitan?. A conseouire tale risultato devono cooperare tutti : avvocatt della difesa del Nasi, Commissari della Camera, Alta Corte di giustizia, deputati e giornalisti. Sinora, disgraziatamente, si direbbe che essi abbiano lavorato per conseguire lo scopo opposto ..... La Rivista Il discorso del Deputato Guerci e la dichiarazione di Colajanni nella qulstlone Nasi. - (Dal resoconto ufficiale pag. 18484 a 18485 e pag. 18493 e 18494). Presidente. Ha facoltà di parlare l'onorevole Guerci. (Seg11i di atten 1 ione). . . Guerci. L'argomento è scottante; per questo ho b1sogn? d1 fare talune premesse chi! vi rassicurino che nessuna ragione personale mi muove a parlare. Per Nasi, ministro, ho avuto se.mpre una tal qual repu- (r) Nella Perseveranra si osservò c~e l'on. _C~lajanni _vot~ contro l'ordine del. giorno Mantovant per d1sting11ers1 dai propri compagni del gruppo repubblicano; ma proprio questa volta l'osservazione è sbagliata: dei dodici repubblicani presenti: uno si astenne Pansini; cinque altri - Celli, Chiesa, ' . . . Gattorno, Pozzalo e Valeri - votaron0 con lui; e sei 1n senso contrario. Se Pansini, Commissario della Camera, avesse po-
648 RIVISTA POPOLARE gnanza... (Oh! ohi) - (Commenti) sicuro. Quella sua smania di popolarità, quel volere per forza il contatto con l'estrema sinistra ... (Ilarità) come fanno certi messeri di destra, che approvano col capo, quando parlan Turati o Bissolati ... (Nuova ilarità - Approva-rioni) me lo mettevano in sospetto. Egli se ne era accorto, ed una volta mi disse: tu non mi puoi ve• dere. Dissi di no, ma era proprio così. (Ilarità). Ricordo un particolare degli ultimi tempi che fu ministro. Per l'intromettenza di uomini di questa parte fu nominato un professore di geologia (Gavazzi sa chi è) contro il parere del Consiglio superiore e contro tutti i regolamenti e le leggi. Lo biasimai acerbamente, ed egli, che lo seppe, mi chiamò al Ministero. Io risposi con una lettera, che credo sia negli atti, dichiarando che non andavo, per evitare quel rossore, che si sente da ragazzi, (benedetta la gioventù!) quando, di giorno, si va in cerca di luoghi poco puluti. (Ilarità - Commenti). Asserisco. per assicurarvi della mia obbiettività, che desidero che sia punito. (Oh! oh I - Commenti - Inte,.ru;ioni). Desidero punito questo matto sconclusionato... (Ilarità - Commenti - Interru-rioni). Con l'ingegno che ha e per la posizione che egli aveva, se voleva l' agiatezza, poteva scegliere altri metodi. Poteva ad esempio, farsi nominare senatore, e da senatore presidente di società industriali, che se anche andavano fallite, egli di certo non andava in galera. (Ap-rrova;ioni - Ilarità). Poteva da senatore farsi nominare professore, ed avere incarichi da mettere insieme 30 mila lire di stipendio ... (Approva;ioni) senza chi! anima viva potesse eccepire sulla scrupolosa regolarità. Egli poteva essere consulente pagato, senza mai dare un parere ... (Benissimo! - Ilarità). Poteva, ad esempio, inventare una miniera d'oro nel Benadir (Benissimo I) e tirare avanti •.. chè la vita è gioconda! (Bravo!) Ma no I Egli, lo sconclusionato, il matto (ammesso che sia provata l'accusa) ha scelto la forma più volgare: quella dei sussidi, dei viaggi, delle elargizioni d'ogni genere, senza tenere un conto, senza tenere una nota, vivendo di una vita modesta e lasciando la famiglia nella miseria. (Bravo!) Se non fosse così, assicuratevi, egli a tempo sarebbe stato attorni?to da avvocati dalle mandibole lunghe, (Ilarità) e probabilmente, a quest'ora, egli sarebbe a piede libero e forse candidato per la futura Commissione d'inchiesta per le Cala-, brie. (Ilarità e commenti). Chi deciderà la votazione d'oggi è la pressione dell'oJ inione pubblica. Io domando se l'assecondare l'opinione pubblica sia opera di saggi legislatori. Che sia come dico lo dimostra il fatto, che molti deputati (potrei citare i nomi) affermano che, se la votazione fosse segreta , non esiterebbero a votare a favore di Nasi. (Commenti prolungati). Vediamo un po' se questa opinione pubblica meriti, poi, tu~ta questa deferenza. Egregi colleghi; siamo in famiglia (Si ride); quindi diciamoci intera 1~ verità. Io ho la convinzione profonda, dopo tanti anni che ho l'onore di appartenere a questa Camera, che il Parlamento italiano sia il più onesto del mondo. ( Commenti). Conosco dei colleghi che vivono di sacrifici e di privazioni: so di uomini politici che occuparono i più alti posti e che finirono nella miseria; non so di quelli che qui dentro poterono arricchire. Tulle le volte che abbiamo visto una macchia che si poteva pulire con la benzina, noi abbiamo fatto add rittura il bucato, esponendo i nostri panni al sole. Viceversa il Senato, magari con delle fritelle, ( Viva ilarità) nascose tutto nel cassettone, preferendo al bucato il lavoro lento delle camole. Noi fummo sempre con noi di un rigore eccessivo al punto da deplorare persino, all'epoca della Banca Romana, deputati che avevano cambiali che pagarono fino ali' ultimo centesimo. Per Nasi il nostro contegno poteva essere più corretto? Per guadagnare la fiducia del paese, abbiamo fatto uno sforzo oltre misura, ac..:usando senza pietà un collega, assopendo ogni 1,entimento di pietà e di ragionevole compianto. Che cosa ha risposto il paese? I bottegai che rubano nelle stadere; (Ilarità) gli agricoltori che affamano i contadini; gli tuto votare, si sarebbero avuti sette voti contro sei. Alcuni più bassamente hanno poi insinuato che Colaianni obbedì alla maffia e all'opportunismo. Quanto stupidamente malvagia sia l'insinuazione risulta da questo contrasto : Colajanni parla e vota contro l'ordine del giorno Mantovani mettendosi contro la Camera a Roma; risponde fieramente ai propri lettori e flagella nel Giornale di Sicilia. cioè nell'Isola dove si suppone che dovrebbe imperare la mafia, gli agitatori professionali dei Comitati Pro Nasi ... Uno. sciocco sostenitore di Nasi, infine che certamente non sa leggere o che risponda senza leggere, ha attribuito all'on. Colajanni l'accenno all'omertà, che fu fatto dall'on. Turati. impiegati che oziano negli uffici; (Ilarità) i candidati d'ogni genere che aapirano a venire qui, che sono innumerevoli, dicono che Nasi è il ladro più piccolo che c'è qui dentro, e sit parla del Senato come fosse il palladio delle istituzioai, dell'ordine, e della rettitudine, e del potere giudiziario, che ci trattò come ci trattò, che ha agito come era suo dovere di, agire; che le gatte infine, se le peli chi le ha. (Si ride). Ora io domando se 1 'opione del paese può influire sulle nostre deliberazioni; se la democrazia, per questi giudizi del paese, può dimenticare le sue più preziose conquiste, quella della sovranità del suffragio popoi art:. (Bravo!) Io domando se, per qul!sta opinione popolare, può la democrazia dimenticare un legittimo sentimento di colleganza, per quanto costretti ad accusare un nostro collega; domando se per questa opinione, del paese, la democrazia può dimenticar~ il sentimento nobile, generoso, grande della nostra Sicilia che si ostina a credere il figlio suo innocente. (Bravo! Bene I) E se per questa opinione del paese un giurista come l'onorevole Sacchi possa cambiare oggi l'opinione che aveva pel caso Ferri, e se l'onorevole Cassuto, legista di primo ordine (Ilarità) possa essere costretto a girare come un peripatetico in cerca d'un sofisma, che lo metta in pace colla sua coscienza; se, la democrazia dimentica tutto questo ha ragione il conservatore lombQrdo, che guarda sorridendo a questa parte, pensando soddisfatto; non sarete voi, poveri untorelli, che spianerete Milano! In quest'ora solenne non è possibile dlmenticare i princ1pii, e tanto più non si dimenticano, quando essi hanno l'appoggio della sentimentalità. Chi di voi, o colleghi, quando fu domandato qui di accusare Nasi a vanti ali' Alta Corte, pensò all'arresto? Se ve lo avessero chiesto, l'avresto accordato? No. Non fos,e per altro, perchè un Persanc,, traditore, fu giudicato a piede libero I (Bravo I 'Bene!) Ed allora per qual ragione ri spondere diversamente? Soltanto con la purezza del pensiero, e del sentimento, si creano quelle situazioni pt!r le quali non addolorano nè pentimenti nè conseguenze dolorose! Ed è per questo che io voterò per la scarcerazione, di chiarando che difficilmente avrò un' occasione di votare con maggiore compiacimento e con maggiore convinciml!nto. ( Vivissimi applausi a sinistra-Molti deputati vanno a congratularsi con l'oratore). Presidente. Ha facoltà di parlare l' on. Colajanni. Colajanni. ( Segni d' atten-rione). Onorevoli colleghi , non d~vo, non voglio, non posso fare un discorso. Rapida dichiaraztone di voto; tanto p1ù rapida, in quanto a coloro che non possono penetrare nell'animo mio, a coloro che non possono seguire il mio giudizio, il mio voto potrebbe oggi sembrare una contradizione col mio pensiero e coi miei sentimenti. Da questa parte della Camera, (accenna ali' estrema sinistra) mentre parlava l'on. Alessio, si gridò: questo è opportunismo. Distinguiamo, amici; distinguiamo, amico Pasqualino-Vassallo, fra opportnnismo e opportunità. Opportunismo è cosa bassa e volgare; e si ha allorquando si modificano i propri convincimenti, per interesse personale; opportunità è un accorgi . mento di politica , il quale può indurre ad atti che , a prima vista possono sembrare contradditori, ma che possono riuscire di giovamento alla cosa pubblica, non ali' individuo. Con questa parte della Camera mi permetto di non essere interamente consenzic:nte in quanto all'illimitato valore che si vorrebbe attribuire alle prorogative parlamentari. Questo illim1tato valore costituisce un pregiudizio veramente grande, che è in contrasto con qualunque principio sano ed elevato di democrazia. (Bravo I) A questi amici debbo anche ricordare che sono vane le formule costituzionali ed inutili varii articoli della Costituzione allarquando gli Stati e i Governi hanno nelle loro mani la forza. La forza sospende tutti gli articoli e tutte le costituzioni; senza che vi sia stato bi - sogno di grandi cause, noi abbiemo assistito nel 1894, come nel 1898, agli arresti di deputati arresti eseguiti anche da quel Governo di cui faceva parte l'on. Galli, il quale oggi si e scandalizzato di questa possibilità. (Bene!) Permettetemi che io ripeta alla Camera il mio pensiero, che liberamene ed onestamente ho manifestato agli elettori che mi invita vano a difendere i cosiddetti diritti del!' onorevole Nunzio Nasi. Ebbene, rispondo qui come risposi fuori , e vi prego anzi di rispettare la mia convinzione: in tanto dibattito tra professori di diritto e giuristi di professione, poichè non sono è l 'uuo nè l'altro. Io credo legittimo l'arresto di Nunzio Nasi e penso che sia stato un errore infantile quello di averlo odinato. Ma se credo legittimo l'arresto di Nunzio Nasi, da deputato e da cittadino ho tentato di far sì che da questa Camera partiase una voce ammonitrice a tutti i deputati di Sicilia verso .
RIVISTA POPOLARE 649 ì nostri concittadini i quali si lascia vano sobillare da agitatori i:-rofessionali (B,-avo !) che ieri gridavano per Palizzolo, che oggi gradano per Nasi e non si sa domani per chi grideranno. ( lnterru:rioni). Onorevoli colleghi, a me che ho dimostrato, credo, la mia indipendenza da tutti e sopratutto dagli elettori e dalla popolarità, sia consentita un'ultima osservazione, che forse è passata inosservata quando la fece !'on. Pasqualino Vassallo, perchè egli entrò in troppe eleganti osservazioni giuridiche e costituzionali. li popolo non sa se può fare lunghe e sottili disquisizioni giuridiche e costituzionali, il popolo che non può nè sa fare disquisizioni e discriminazioni , rileva immediatamente questo contrasto : Nasi non ancora condannato e sotto processo è in carcere e Ferri è in libertà. (Bene! Bravo!) Non vi affrettate ad onorarmi dei vostri Bravo ! poichè guidato dalla mia coscienza , che non è coscienza giuridica ma essenzialmente politica, potrei indicare la ragione del contrasto, e lo potrei fare senza offendere menomamente la persona di Giovanni Bettolo che mi duole di non vedere qui. Voci. E' qua ! è qua. Colajanni. Non Ìntendo davvero, di offendere la persona di Giovanni Bettolo , perchè quando altri lo calunniava, io non esitai per un solo momento nel dire che non lo trovava minimamente degno di accusa ed affrontai la impopolarità fra gli amici miei, tanto che vi furono di quelli che mi manda - rono lettere sdegnose, lettere insolenti, come spesse volte mi capita. (Si ride). Quelle lettere non mi smossero e mi confermarono nel mio convincimento , ma , di fronte al caso di Giovanni Bettolo e di Enrico Ferri, se domani alla Camera si domandasse l' arresto di Ferri, io direi: la Camera voti un plauso a questo splendido campione della marina italiana , che è stato calunniato (Bravo I) ma non conceda l'autorizzazione per l'arresto dell' on. Ferri, che con le sue im,irudenze ha saputo provocare l'inchiesta sulla marina, di cui il presidente del Consiglio largamente si è avvalso in tutte le sue proposte. Orbene, questa è opportunità non opportunismo. Ed ho finito. In Sicilia, dove a torto, o a ragione si fanno strada larghissima le conseguenze di questi paragoni odiosi fra la libertà dell' uno condannato e il carcere qell' altro sotto processo, in ~ici)la si verrebbe a giustificare l' opera iniqua e scellerata di coloro che vogliono continuamente agitarla e farsi loro pro di ogni incidente della nostra vita politica, qualora la Camera accogliesse le conclusioni della maggioranza della Commissione. In nome di questo sentimento adunque, pur riconoscendo la legittimità dell' arresto, ma condannando la leggerezza di coloro che, senza necessità, lo ordinarono, io dico: accettiamo la domanda di Nunzio Nasi, soffochiamo qualunque tentativo di tuqmlti, facciamo opera davvero di deputati e di cittadini italiani, niente altro che opera di cittadini italiani. (Bravo 1Approva;ioni - Commenti). rer la educazionedei lavoratori Le esigenze di una Rivista com'è questa, la necessità di dovermi occupare di altre quistioni di attualità mi hanno impedito sinora di ritornare sulla educazione dei lavoratori per rispondere alle critiche cortesi di Giusto Calvi e d' Ivanoe Bonomi, che sono sopratutto formali e incidentali: sul punto principale - la condanna della_ violenza e la necessità della educazione -1' accordo è completo; l'accordo ho potuto anche constatarlo, contro le mie stesse speranze e contro ogni previsione, anche con qualche sindacalista rivoluzionario, com'è il Michels (1). Il ritardo nella risposta, però non nuoce. Ogni discussione, sulla convenienza, sulla necessità di educare le masse popolari italiane è e rimarrà di attualità vera ancora per lunga serie di anni; e nella discussione non dobbiamo menomamente preoccuparci di ciò che gli avversari potranno (I) Gli articoli cui mi riferisco principalmente sono di G. Calvi sul Grido del Popolo (10 Novembre) e di Bonomi nel1' .A.vanti I (1.3 Novembre). indurre dalle nostre ~onstatazioni e dalle nostre riflessioni. Valga ciò pel Bonomi, che manifestò il timore, che il biasimo esplicito da me inflitt~ alle esplosioni della violenza, possa giustificare le peggiori reaz~oni e che il mio ragionamento valga a portare vasi alla Samo del for.:aiolismo italiano. Egli mi sa sincero amico di libertà - e lo ricosce - per sospettare delle mie intenzioni; comunque non è male ricordargli, che l' opera che compio ,oggi di fronte al socialismo italiano l'ho compiuta quindici anni or sono di fronte al movimento dei Fasci in Sicilia. Allora feci di tutto per arrestare la scioperomania che accennava a prevalere; allora avvertii, consigliai, biasimai tanti cari amici. Ma quando giunse l'ora del pericolo e della persecuzione pei Fasci e pei loro aderenti fui il primo a correre in loro aiuto e per qualche tempo fui il solo deputato che restò sulla breccia a Palermo per difenderli , per attenuare r opera di reazione; e quest'opera fu da me smascherata e flagellata in un libro - Gli avvenimenti di Sicilia - di cui vado sewpre orgoglioso come di un' opera buona e di un dovere compiuto. Manifestiamo liberamente il nostro pensiero come la coscienza ci suggerisce, c'impone, e non accordiamo alcuna importanza al fatto che gli scritti nostri possano essere tesoreggiati dai nostri avversari, come giustamente osserva il collega ed amico Giusto Calvi. E poi, siamo sinceri: non tesoreggiamo noi quotidianamente le constatazioni, le critiche, le confessioni degli uomini di parte contraria alla nostra pei nostri fini e per tirare a.::.:quaal nostro mulino politico? Ricordo che per molti anni figurarono come collaboratori onorari ed involontari della Rivista po.- polare Saracco, Bonghi, Villari e Vidari e non pochi altri di loro più reazionari, quando essi emettevano giudizi analoghi ai miei e che collimavano col mio pensiero nel combattere le istituzioni presenti. + Prima di entrare nel nodo del dibattito mi sia consentito correggere qualche inesattezza che riguarda me personalmente o il partito, nel quale milito ed esaminare, in tema di violenza, la specie di ritorsione tentata ingiustamente da Giusto Calvi contro Mazzini e contro i repubblicani. Il Calvi dichiara che da un lato vuole combattere e ripudiare « quei repubblicani, che nelle Camere del lavoro e nelle organizzazioni economiche tengono bordone ai sindacalisti ed agli anarchici; e dall'altro quei riformisti , amici miei, che credono possibile la monarchia arbitra imparriale e veggente nei conflitti fra capitale e lavoro - fior di marxisti che cambiano col materialis:no storico la possibilità logica di una tale monarchia, dissociata da ogni realtà economica e superiore agli antagonismi di classe ... » Vuol essere chiarita la designazione dei riformisti, come amici miei. Allude al metodo? Allora sono realmente tali, e non ci ho da ridire. E credo che sotto questo aspetto sono anche amici del Direttore del Grido del Popolo. Allude alla conciliazione tra monarchia e socialismo? E allora essi divengono i miei irreconciliabili avversari; e mi sorprende come il Calvi non abbia rievocato le mie vivacissime polemiche col Turati e col Treves precisamente sulla necessità da me sempre affermata di dichiararsi repubblicani. E quanta ironia non mi è stata sc~- raventata dagli stessi Turati e Treves per la mia tenerezza per la pregiudiziale repubblicana, che d~l resto non intesi mai in senso assoluto e intransigente I... Se non fosse questa benedetta pregiudizi~!~, c~e vedo con gran piacere accettata anche da Calvi, 11 mio posto sarebbe nelle fìla del socialismo riformista.
650 RIVISTA POPOLARE Il mio contraddittore dimenticava che sono stato il primo, alcuni anni or sono sin da quando pubblicavasi in Milano L'Italia del Popolo, a biasimare quei repubblicani, che lasciandosi sedurre dal rivoluzionarismo verbale dei sindacalisti, allora in erba, e deg_li anarchici, immemori delle proprie tradizioni e del proprio programma, facevano loro l'occhio di triglia con non poca leggerezza e con danno manifesto del proprio partito. Dico: con danno manifesto del partito repubblicano pcrcbè i repubblicani ammiccando cogli anarchici , e coi sindacalisti non guadagnavano aderenti tra loro e perdevano tra gli operai non anarchici, nell'artigianato e ne11a piccola e media borghesia, che dovrebbe dare l' ubi consistam al partito republicano. Ma se alcuni repubblicani, meritano biasimo per questo errore di tattica, sono degni di difesa per l'accusa, che muove loro il Bonomi « di fare opera « nè onesta nè utile per la loro concorrenza poli- « tfra che solletica le velleità disorganizzarrici e « ribelli delle masse per separarli da quelli che « sono gli organi direttivi e disciplinatori del mo- « virnento operaio d'Italia 1>. E mi consiglia di fare opera di giustizia e di civiltà nel dissuaderli da tal e concorrenza. mente discutere su di c10; potremmo anche ricercare - e la ricerca non gioverebbe ad alcuno - quanta parte va assegnata ai repubhlicani e quanta ai socialisti nella grave delin 1ut>111.asetteria delle Marche e delle Romagne. Però se non giova tare della storia retrospettiva, è necessario o almeno è utile fare un pò di {ìJosofìa della storia, per quanto modestissima, che maggiormente serve o dovrebbe servire alla politica del giorno, alla vita che si vive, ora per ora. Ebbene a me pare di una evidenza lampante come la luce del sole di luglio, che gli avvenimenti vanno giudicati tenendo conto delle condizioni e del momento iu cui si svolgono. Se Giusto Calvi avesse la disgrazia di essere un poco più vecchio, se avesse preso parte alle cospirazioni ed ai moti mazziniani sino al 1871, come vi presi parte io, saprebbe che a Mazzini non spetta alcuna responsabilità diretta pei fatti della Caserma di S. Lino in Pavia, che Barsanti fu iniquamente, illegalmente fucilato; d'onde lo sdegno del Marchese Giorgio Pallavicini, che rimandò al Re le insegne dell'ordine dell'Annunziata in seguito a quella fucilazione, d' onde la doverosa ammirazione dei repubblicani italiani per Barsanti. Altrettanto potrebbe dirsi per Oberdan. Ma la risposta deve mirare più in alto. Quando non e' era alcuna libertà di stampa, di riunione, di associazione; quando il suffragio elettorale ristrettissimo rendeva una burla il regime rappresentativo, quando non era possibile educare, era utile, era necessario , era doveroso fare della Evidentemente egli allude alle proteste dei repubblicani contro la Confederazione del lavoro, che dopo avere provocato l'adesione dei primi si è dichiarata socialista. In ve1ità non riesco a comprendere come si rossa dar torto a chi non vuole perdere la fisonomia propria, ad un partito che non vuole rassegnarsi alla propria soppressione. Se qualcuno e' è da rimproverare è la Confederazione del lavoro, che venne meno alla doverosa neutralità e non i repubblicani, che si rifiutano di apparire quello che non sono, quello che non vogliono essere - anche se abbiano torto a non volere essere socialisti ... · evoluzione per mezzo della violenza che si esplicava contro il capo dello Stato, contro le istituzioni. L' uso della violenza in tutte le sue forme, - le forme episodiche vengono date dalle circostanze, - è fatale sempre dove manca 1a libertà. E in quanto a concorrenza, che certamente non può essere lodata per la sua lealtà, il Bonomi non dimentichi quella fatta dai socialisti ai repubblicani colla propaganda per mezzo del programma minimo eh' è il programma dell'intervenzionismo repubblicano; colla propaganda contro Mazzini per mezzo dello stesso programma minimo, eh' è la quinte~- senza del mazzinianismo ... + Giusto Calvi ha tentato una rìtorsione non gia per giusti ficare la violenza dei socialisti , che egli biasima tanto, se non più di me: ma per attenuare la responsabilità politica del fenomeno - proprio nello interesse del suo partito anzi che in quello della cosa in sè, come direbbe un buon metafisico tedesco. Egli, in fondo, dice: Mazzini e i repubblicani hanno dato il cattivo esempio della violenza col famoso pugnale consegnato a Gallenga per ucddere Carlo Alberto, col barsantismo, collo episodio di Oberdan in nulla dissimile da quello di _Caserio e di Angiolillo, colia delinquenza settaria delle Marche e delle Romagne, a danno dei socialisti, coll'omicidio di Luigi Ferrari - che egli a torto, annovera tra i socialisti. Tutti questi precedenti, se fossero bene invocati forse diminuirebbero la responsabiJità della violenza odic,rna del proletariato, non la eliminerebbero: servirebbe a trovare altri violenti altrettanto biasimevoli quanto gli attuali; tutto questo avrebbe un valore storico, che potrebbe non riguardarmi menomamente, ma non avrebbe alcun valore politico di attualità vera. Se noi facessimo della storia potremmo lungaSe Mazzini non avesse per quarant'anni cospirato e fatto appello alla violenza l'Italia non sarebbe e Giusto Calvi sotto il regime piemontese non go·- drebbe del diritto di discutere e di rispondermi, come io sotto il regime borbonico non avrei avuto quello di accusare la violenza del proletariato. E il regime piemontese valeva il regime borbonico. Tutte queste considerazioni si possono riassumere in una frase: quando la forza impera, non si può che contrapporle utilmente la forza; dove non esistono le condizioni per la evoluzione è sempre leggittima la rivoluzione che le crea. Questo ·concetto lucidamente espresse Roberto Michels nella lettera a me indirizzata e che pubblicai nel numero della Rivista del 30 novembre, ed egli, benchè sindacalista rivoluzionario, in fondo, attenendosi alla precedente distinzione, biasima la violenza in Italia dove e' è abbastanza libertà e ne desidera un pizzico in Germania dove specialmente negli scioperi - lo ricordino coloro che con tanta fatuità, per non usare parola, più severa attribuivano al governo tedesco il merito délla mancanza di repressioni sanguìnose - dove, ripeto, specialmente negli scioperi, la polizia impera e gli operai fanno la parte di pecora. La parola spregiativa è deJ Michels. Da due anni in qua mi sono inspirato sempre a tale differenza nell' lHO legittimo o illegittimo della violenza intrattenendomi degli avvenimenti di Russia, dove coll'assoluta mancanza di libertà per procedere avanti nella via del progresso non ci sono che i colpi di gomito e il ricorso alla violenza ; dove mancando le più elementari condizioni per la evoluzione, non si può evolvere ed educare che colle cospirazioni, colle insurrezioni, cogli attentati, colle bombe. Solamente Tolstoi, in dolorosa conformità di vedute, coi più brutali scherani dell'assolutismo, può
RIVISTA POPOLARE 651 biasimare l'uso della violenza e della forza per arrivare alla li berazione del popolo russo ( r ). Resta adunque, pienamente giustifìcata tutta l'opera di Mazzini nel suo tempo e nelle conditioni in cui si svolse; opera di violenza, che acquista un più alto significato quando si pone mente agli scritti degli ultimi anni, specialmente a quelli della Roma del popolo, del Grande Genovese, che sembrano materiati di un'altro spirito, che veniva fuori dalle condizioni, che cominciavano a mutare ii1 bene. L'apostolo della rivoluzione in essi sembra trasformato in apostolo della educazione; della educazione, cui del resto egli aveva sempre mi raro come al mezzo ideale e preferibile per raggiu.ngere l'ideale. Applicando le considerazioni sull'uso della violenza al movimento del proletariato cade in acconcio ricordare che quando in Inghilterra furono noti i danni del cosidetto rattening e dei cosidetti delitti di Scheffield, di cui si erano resi colpevoli gli operai industriali, si biasimò l'uso della violenza, che in quei casi era commista all'astuzia; ma ricercatene le cause da una inchiesta parlamentare si riconobbe che essi scaturivano dalla mancanza di libertà, dal non riconosciuto diritto dei lavoratori di associarsi , di scioperare, di pruomuovere colle vie legali il proprio miglioramento. Colla legislazione gladstoniana del 1871, continuata e migliorata da Disraeli nel 1875, e poscia da liberali e cta conservatori continuata negli anni successivi, si eliminarono le condizioni che rendevano comprensibile, se non legittima, la violenza criminosa; e colla cessazione di quelle condizioni cessarono i delitti di Scheffield, che li avevano generati. Così dicasi pure dei delitti agrarii in Irlanda, che procedettero in senso inverso alla legislazione agraria che toglieva le antiche iniquità. C'è stato un momento in Italia, in cui la violenza, il reato del proletariato erano il prodotto delle leggi e delle condizioni poli ti che. Sino a quando i lavoratori non potevano riunirsi ed associarsi, non potevano pacificamente consigliare la solidarietà ai compagni di lavoro - il diritto di picketing riconosciuto di fatto agli operai inglesi;- sino a tanto che il riconoscimento teorico del diritto di sciopero venne praticamente trasformato in una atroce ironia coll'intervento dei soldati, cui veniva imposto di fare da crumiri per andare a sostituire gli scioperanti nella mietitura o nel mungere le vacche; sino a tanto che durarorio tali condizioni la violenza, la vendetta, i reati dei lavoratori contro i crumiri e contro i loro protettori si spiegavano, se non si giustifìcavano. E non mancava il compatimento, anche la simpatia, ai contadini di Sicilia, che per indurre padroni e governanti a migliorare la loro condizione tagliavano le viti, uccidevano il bestiame incendiavano i fienili: ricorrevano insomma, a tutti i delitti agrari degli Irlandesi - meno il boicottaggio, che non conoscevano ed era mezzo troppo civile pei loro animi saturati di odio, per le loro mente incolte. Ma tutte queste condizioni da alcuni anni in qua, sopratutto dal ministero Saracco in poi, sono cessate. Ebbene la constatazione dolorosa da fare, in senso antagonistico a ciò che è avvenuto in Inghilterra e in Irlanda, è questa: in Italia a misura che le leggi divenivano favorevoli ai lavoratori, a misura che la forza non veniva più impiegata ai loro danni , essi se ne armarono e adoperarono brutalmente la violenza ai danni altrui-, a danno (1) Giorgio Plekhanoff nel N°. del Courier Europèen del 25 Dicembre giudica l'azione di Tolstoi tanto severamente quanto io giudicai io nell'articolo sul Misticismo anarchico di Tolstoi. dei lavoratori, che non li seguirono ciecamente e dei padroni che non cedevano alle loro pretese anche per dolorose necessità di esistenza, e provocarono sempre le brutali repressioni della forza pubblica. E' questo il putY:o grave del problema, che io raccomando al!' attenzione degli amici Bonomi e Calvi: è la tendenza dei lavoratori a ricorrere alla violenza più facilmente e più frequentemente a misura che la violenza si rende meno giustificabile (1). Ciò rilevo dal punto di vista morale e senza citare per la centesima volta il parere di Engels, che nello interesse dei lavoratori sconsigliava la violenza. Lo stesso pensiero in una forma tranchant ha manifestato testè un'altro rigido marxista. « Rivoluzionario è il bollettino del voto, « dice J ules Guesde, per quanto esso sia legale, << quando sul terreno della candidatura di classe, << organizza la Francia del Javoro contro la Francia « del capitale. Rivoluzionaria è l'azione parlamen- « tare, per quanto essa sia pacifica , quando essa « batte dall'alto della Tribuna della Camera l' apcc pello dei malcontenti dell'opi(ìcio, del campo e « dello scagno ... Antirivoluzionaria, rea:rionaria sa- « rebbe invece la sommossa malgrado il suo ca- « rattere d'illegalità e di violenza, perchè sommi- << nistrando al capitalismo moribondo il salasso « popolare di cui ha bisogno per sopravvivere, essa « fa rincuiare l'ora della liberazione. Non meno « anti-rivolu:rionario, non meno rea:rionario, e per « la medesima ragione, è ogni tentativo di sciopero <e generale condannato , a traverso le divisioni « operaie e rurali, ai più disastrosi fallimenti » (2). + La precedente discussione, come il mio articolo sul regime della violenta del 15 novembre, conchiude alla necessità , all' urgenza della educazione del proletariato.Suquesto non dissentono menomamente nè il Bonomi, nè il Calvi. L'accordo con me è completo; nè poteva mancare, perchè nel fare riconoscere tale necessità urgente per lo appunto mi ero servito nell'articolo sopracitato di ciò che avevcino scritto i riformisti ed anche i rivoluzionari, Con me il Bonomi riconosce esplicitamente che si deve condannare la violenza, l'impulsività dei lavoratori, le sassate contro i crumiri e contro i carabinieri e i soldati; e riconosce pure esplicitamente che la ( 1) Le condizioni politiche italiane sono riconosciute ottime da M1chels; e fecero una sgradita impressione tra i socialisti italiani le dichiarazioni di Gorki in un intervista con un redat - core dell' Avanti quasi in favore della polizia italiana. Mi piace: prendere atto di una onesta dichiarazione di Tomaso Alati che collima perfettamente con la precedente osservazione. Egli in un opuscolo, reso anche più intt:ressante da una perspicua prefazione di Turati, osserva : (1 In uno Stato « costituzionale, come il nostro, _dovetutte le classi sociali pos- (1 Sùno concorrere alla conquista dei poteri legislativi, i lavo- « ratori - che rappresentano la più grande forza numerica - 11 non hanno bisogno di ricorrere alla violenza : basta che im ll parino a maneggiare ed apprezzar!:! due armi di sicuro effetto « che rappresentano il minimo di sforzo e di rischio col masl( simo di utilità, la scheda elettorale ché fiacca la resistenza « delle classi avverse agli interessi dei lavoratori; le coope,-ative (1 di consumo o di produ 1ione, che colpiscono direttamente il 11 capitalismo limitandone sempre più i guadagni n. (Gli agenti dello Stato al bivio. Milano 1907. Federazione postelegrafica. Via Tomaso Grossi 25). Io credo che l'Alati sia troppo ottimista nel giudicare della forza della cooperazione contro il capitalismo ; le sue osservazioni su la scheda elettorale vengono limitate dal fatto che in Italia non c'è il suffragio universale di cui si disinteressano alcuni socialisti. Ma anche senza la forza della scheda oggi i lavoratori possono fare valere i propri diritti senza ricorrere alia violenza. (2) Legalité et revolution in Socialisme ( 27 novembre 1907).
652 RIVISTA POPOLARE educazione qon é l' opera di un giorno, ma che è « opera rude , lunga, faticosa , che abbisogna di anni ». E non ricorda egli i miei articoli di alcuni anni or sono sulla fabbrica delle coscienze in risposta agli entusiasmi spicciativi di Ferri? Ma se l' educazione non è opera di un giorno, ma lunga, rude efaticosa di anni non bisogna distrurre il merito e l'efficacia de1la medesima. La ferma convinzione della necessità e della lentezza della educazione riconosciuta in Scozia, diventa una farsa indecente, una ipocrisia deplorevolissima , se la si smentisce in pratica, se la si neutralizza colla predicazione di dottrine che non si adattano alla mentalità delle persone, cui vengono rivolte, che sono in contrasto assoluto col loro rudi men tale grado di educazione e che fatalmente devono condurre alle esplosioni della violenza perchè cadono come scintille di fuoco sul petrolio dovendo agire sui sentimenti e sulle tradizioni di odio, di risentimento, sull'ardente lagrima di vendetta, generati dalla secolare inumana oppressione. E' vana, per quanto sincerissima, la proclamazione del bisogno della educazione quando non si tiene conto delle condizioni psicologiche reali. Le buone intenzioni in questo caso s' infrangono fatalmente contro ben altre forze ed energie che messe in azione non si possono arrestare e vanno contro quelle stesse intenzioni. Egli è come di chi vorrebbe rinvigorire un corpo esausto ed anemico e lo mettesse immediatamente ad una alimentazione a base di bistecca , çhe non potendo essere digerita ed assimilata produrrebbe inevitabilmente l'accesso o il rincrudimento della febbre. · Ora il mio primo dissenso coi socialisti militanti data per lo appunto dal 1891, quando cominciarono a parlare di collettivismo e di lotta di classe alle masse proletarie del Mezzogiorno e della Sicilia analfabete, impulsive, inclini alla delinquenza endemica che nel suo contenurn può anche non ess~re immorale del tutto;-è il caso di tutta quella delinquenza che ha oriRini storiche in venti secoli di mal governo, che riabilitarono anzi restaurarono il principio della giustizia privata, indivìduale, che è il principio costitutivo della mafia,- e sopratutto saturi di odio contro le classi dirigenti e che delle loro condizioni di animo avevano date prove eloguenti . colle f~equent~ sommosse e coi saggi di ;acquenes quali quelh delle orde del cardinale Ruffo alla fine del secolo XVIII, quelli della Basilicata, del Salernirano e della Sicilia nel 1848 e nel 1860, e in moltissimi episodi del brigantaggio. Poteva attecchire tra uomini siffatti una sana propaganda socialista a base di collettivismo , di lotta di classe ed informata al metodo essenzialmente educativo dell' evoluzione? Giammai. Così avvenne che in Sicilia il collettivismo dei Fasci s'intendesse come prossima ripartizione della terra sotto di auspici del Re ed anche di Crispi ; così avvenne che tra gli emblemi degli stessi Fasci figurassero crocifissi e immagini di Re, di Marx, di De Felice e qualche volta anche mie; così avvenne che l'educazione e l'evoluzione predicate da Barbato in Puglia fossero intese come rivoluzione, come rivoluzione imminente e liquidazione sociale che non ammette indugi. E se gli atti ispirati a quest' aspettazione non seguirono e non seguono chiari e terribilmente istruttivi, egli è che le stesse masse sono convinte di dovere attendere il momento favorevole in cui le truppe saranno impegnate in qualche ~rosso affare , interno o esterno, perchè spunti il dies irae. Ciò che resta di solido e di effettivo in questa propaganda socialista sono le istituzioni di quelle Leghe e di quelle Camere del Lavoro, che coi segretariati mantengono gli spostati della borghesia o i più fortunati figli del proletariato, che col magro stipendio credono di potere assurgere non alla dignità della buona borghesia, ma alla vita disagiata e fatta d'intrighi e di menzogne del 1a più magra e corrotta borghesia; che ogni opera ed ogni merito pongono nel promuovere uno sciopero, magari di solidarietà, per ravvivare la fede e rinfocolare gli entusiasmi, quando sembrano intiepidirsi; e la tiepidezza manifestano colla rarefazione dei contributi settimanali o mensili. Non mancheranno esplosioni di nuovi ignobili vituperi al mio indirizzo per questa riaffermazione delle mie vedute; ma esse non modificheranno la realtà, eh' è nota a coloro che s'indignano contro chi la denuda. Ma ciò che riaffermo oggi sulla propaganda socialista, già in parte documentai nell'articolo sul Regime della violenz.a colle confessioni dei socialisti ; e di peggio potrei ancora documentare colle altre dei giornaletti del partilo e dei giovani, che ad esso si dettero con tutta la sincerità della loro anima che si sdegnarono di fronte a certi spettacoli indecorosi, a certe conversioni miracolose e specialmente di fronte allo spettacolo della viltà degli avvocati, dei ragionieri, dei professionisti senza clienti che sospinsero le plebi alle manifestazioni violente, provocandone la uccisione e .i processi , e traendosi sempre in disparte nell' ora del pericolo. Oh! quanto diversi da costoro, amico Calvi, quei mazziniani, che predicarono sì la violenza, ma che della violenza rimasero essi vittime per i primi! « Date queste condirioni del proletariato meridionale e siciliano, si doveva adunque rimanersene colle mani in mano, buddisticamente, e lasciare che venisse continuata l'oppressione e lo sfruttamento secolare, per la paura che la propaganda socialista provocasse violenz.e e spiacevoli incidenti ? > Questo osservavami altra volta amichevolmente conversando con me Leonida Bissolati, che non negava gli inconvenìenti gravissimi; ma che pure nutre ardente il desiderio diviso da me di vedere iniziato il miglioramento economico dello stesso proletariato. Egli voleva ridurmi al silenzio collo imbarazzante dilemma o degli inconvenienti gravi della propaganda socialista o della continuazione, anzi ctella perpetuazione dello stato di abbiezione del proletariato, Eppure la risposta che spezza le corna del dilemma è sperimentale e viene somministrata dalla storia dell'Inghilterra. lvi la propaganda socialista, nel· mondo operaio, appena appena ora comincia a penetrare; ma le organizzazioni vivono da oltre mezzo secolo; da oltre mezzo secolo combattono; e senza lotta di classe e senza prospettiva collettivista si è visto elevarsi la condizione economica, intellettuale e morale dei lavoratori ad una altezza non raggiunta da quelli della Germania. Ed è noto il lamento del capitalista inglese, che al collega tedesco diceva: voi avete in casa il T.arxismo trionfante; • ma noi abbiamo di peggio: paghiamo i più alti salari ( 1). + Il sin qui detto serve a dimostrare genericamente che l' educazione socialista doveva faliire ed è fal- (1) Ricordando la storia del proletariato inglese Bonomi deve comprendere che ci tengo anche io, quanto lui stesso, alle conservazione ddle organizzazioni dei lavoratori. Quando il socialismo non era ancora forte e quando maggiori erano gli attentati contro le organiZ1azioni dimostrai che in Sicilia nel periodi dei Fasci dove le organizzazioni operaie erano salde non avvennero tumulti e non avvennero repressioni ( Gli avvenimenti di Sicilia e le loro cause. Palermo R. Sandron 1895).
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