RIVISTA POPOLARE 625 come l'avrebbe potuto la Camera; ma contro il ramo vitalizio del Parlamento, dagli amici dell'on. Nasi e più ancora dalla massa degli Italiani, scandalizzati pel fatto che si lasciava un accusato senza giudici, solo perchè era un uomo politico potente, si sarebbero levate più aspre le critiche a tutto danno del senso giuridico, cui si riferiva la Stampa, e del prestigio del regime rappresentativo. ♦ Alle proteste degli amici di Nasi e di molti imparziali, cui sta a cuore la dignità del Parlamento, la serietà della nostra vita politica e la imparzialità nell'· amministrazione della giustizia, si è prestata, nelle apparenze, sinora almeno, la condotta dell' Alta Corte. All'Alta Corte si è rimproverato di aver voluto assodai e alcune meschine particolarità, che equ·- valgono ai cosidetti conti della lavandaia, che non avrebbero dovuto mai essere riveduti nell'Aula di Palazzo Madama. Certamente sarebbe stato prefeferibile che ciò non fosse avvenuto, ma si tenga conto che per quelle miserie per lo appunto e per quei minuscoli reati l' on. Nasi era stato rinviato dinanzi all'Alta Corte di giustizia. E quale tempesta si scatenò quando ci fu un accenno all' intenzione di ritrovare e discutere reati più importanti, più degni, della solennità dell'Alto Consesso! Ma al Presidente dell'Alta Corte giustamente venne rimproverato l'arresto dell'on. Nasi, che se non fu illegale e incostituzionale, fu sempre un errore politico; errore che poteva neutralizzarsi concedendogli la libertà provvisoria , come propose l'on. Arcoleo e con lui al~ri 44 Senatori , che approvarono la sua proposta; come sostenne ·esplicitamente uno dei tre Commissari della Camera, l' on. Pansini. I quali Commissari, non sarà male avvertirlo, si erano pronunziati in favore della validità dell' arresto. Con quella correzione sarebbero stati evitati gi' in con venienti dell'arresto in casa e sicuramente sarebbe stata minore - e di molto - l'eccitazione degli an: mi a Trapani e in Sicilia, perchè colla libertà provvisoria sarebbe stato tolto all'on. Nasi ogni pretesto ad atteggiarsi a marti re ed a vittima di odiose ed esose persecuzioni politiche, che non si sa da chi e per quali motivi avrebbero potuto essere organizzate. Con pari esattezza verine imputata all'Alta Corte la incertezza dell'attitudine, che qualche volta divenne contraddiL,ione e fiacchezza di fronte all'accusato, agli accusatori, ai testimoni. Quel Fornari, ad esempio, dal magistrato ordinario sarebbe stato processato perchè evidentemente o aveva deposto il falso dinanzi al comitato dei Cin(IUC o aveva mentito dinanzi all'Alta Corte di giustizia ..... Le cose peggiorarono quando nella Presidenza al senatore Canonico venne sostituito l' on. Blaserna. La sua accettazione fu una grave sconvenienza. Egli in una intervista si era chiarito contrario a Nasi prima che il processo cominciasse. Se egli adunque fosse stato un semplice giudice la difesa avrebbe avuto il diritto di ricusarlo. Egli avrebbe dovuto avere la delicatezza di non assidersi tra i giudici; pìù ancora di non presiederli e di non dirigere il dibattimento. Pari alla scovenienza è stata la sua incompetenza, la sua inettitudine. Un fìsico non può improvvisarsi a giurista; molto meno ad abile conduttore di un grande dibattito politico-giudiziario, in cui si deve saper navigare tra gli scogli improvvisi che fanno sorgere in un mare appa1entemente trenquillo, gl'incidenti sollevati dall'accusa e dalla difesa. Ad esempio: altro uomo più politicamente accorto, ed anche defìcient-; di nozioni giuridiche, prima di riunire i Senatori in Camera di consiglio e fare respingere la domanda d'inchiesta sul precedente decennio di amministrazione della Minerva, avanzata dalla difesa di Nasi, ed accettata dai Commissari della Camera , avrebbe dovuto ricordare che non era nella facoltà dell'Alta Corte votare una Inchiesta che non poteva essere esclusivamente giudiziaria, ma doveva essere prima parlamentare; che l'Alta Corte doveva occuparsi soltanto dei reati che le venivano denunziati e degli accusati, che gli venivano mandati; infine che se anche risultassero colpevoli i precedenti ministri della Pubblica Istruzione, la loro reità non assolveva da sè e per sè l'accusato attuale. Insomma la richiesta della difesa Nasi , prima che essere esclusa giuridicamente, poteva essere sfatata moralmente inspirando la risposta a quella frase giusta e i nesorabJle di Bissolati: Uno alla volta I Qualche senatore non ha saputo frenarsi ed ha lasciato intendere ch'era già propenso alla condanna prima che il processo fosse venuto al suo termine, mentre qualche altro si chiariva per l'assoluzione? Male! Ma c'è da meravigliarsi se pochissìmi individui si siano lasciati trascinare a manifestare il proprio pensiero quando i giudici non sono tre o dodici, ma circa centoquaranta? Peggio ancora se ci fu realmente un senatore - e molti lo negano-che alla protesta di un avvocato interruppe con un: ricorrete in Corte di appello! nella quale frase non c'è l'ironia, ma l'espressione di una brutale prepotenza, che. sa di non potere essere punita o rintuzzata. Questi inconvenienti si riassumono o meglio derivano dall'accusa complessiva che i partigiani del Nasi formulano contro l'Alta Corte. Essa, dicono, funz.iona non come un organo che amministra giustiz.ia, ma come un corpo politico guidato dalle sue passioni e dai suoi pregiudiz.i. E i membri dell'Alta Corte sono certamente uomini politici, che non possono con un semplice bagno forzato lavarsi dalle loro passioni e dai loro pregiudizi dall'oggi all'indomani. Ma Nunzio Nasi sapeva di affidarsi ad un corpo politico e per avere tale giudice politico ha battagliato per molti anni perturbando il corso normale della giustizia. Egli ha avuto ciò che ha domandato, ciò che ha voluto con una pertinacia fenomenale. Quali che possano essere stati gli errori e la sconvenienza dell'Alta Corte, come insieme e dei singoli suoi membri, che con inqualificabile leggerezza sono stati ingigantiti da due senatori piemonresi - non si sa bene a quale scopo e con quanta convenienza - certo è che essi impallidiscono dinanzi al contegno dell'on. Nasi e dei suoi difensori. L'on. Nasi non è stato semplicemente forte, fieroe la fierezza gli avrebbe assicurato incondizionatamente tutte le simpatie degli Italiani di ogni regione -- ma si è mostrato quasi sempre arrogante e sprezzante verso i giudici che egli si era volontariamente scelti. Furono peggiori i s:.ioi avvocati, che verso l'Alta Corte mostrarono tanto poco rispetto quanto un audacissimo azzeccagarbugli non ne avrebbe dimostrato innanzi ad un Conciliatore semi analfabeta. Un esperto Presidente di Corte di Assise , diceva alcuni giorni or sono , che egli si sarebbe rifiutato a presiedere con avvocati insolenti come quelli che difendevano Nasi e che pare che fossero da lui dominati e diretti. E ci volle tutta la scortese ostinazione di uno di queg:i avvocati nel voler continuare a parlare quando il Presidente gli aveva per tre volte tolta la parola per fare scattare il Duca di Sermoneta ..... In quanto agli ostacoli ed alle limitazioni alla difesa sono tutte fandonie accolte dalla stampa per leggerezza o per malafede; fandonie che vengono
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