622 RIVISTA POPOLARE Misticismo anarchico di Tolstoi ; e non si può predicare la più supina e la più disastrosa rassegnazione in un paese che si dibatte tra le convulsioni dell'anarchismo e quelle del dispotismo, senza che sorga la protesta tra quanti amano la patria e la libertà! E giacchè torniamo ad occuparci di Tolstoi rileviamo un articolo interessante di Ugo Arlotta su di una visita fatta al!' eremitaggio di Iasnafa Poliana (pubblicato nel Giornale d'Italia del 15 dicAmbre). Il grande vegliardo confermò tutte le sue ben note idee politiche e sociali e interrogato si occupò degli scrittori italiani, conformando la sua ignoranza sulla maggior parte di essi - compreso Carducci. - Interrogato su Dante rispose: e Gli italiani diverranno miei nemici certo, ma io debbo pur dire quello che sento e che penso. Ebbene, io non ci ho mai capito nulla nell'opera di Dante. Non ho mai potuto vincere una noia terribile, occupandomene. Ma voi, ditemi francamente, ci capite qualcosa? Che ci trovate di bello?> All' Arlotta parlò con ammirazione del solo Mazzini. Noi alla nostra volta siamo sicuri che il grande genovese non manifesterebbe alcuna ammirazione per lo seri ttore russo. Nulla ci può essere di comune tra la vita di azione e di apostolato in prò del proprio paese dell' uno e la buddistica contemplazione e il consiglio alla più vigliacca rassegnazione dell' altro. + Scioperi ferroviari o carestia nell'India. - La situazione nell' !odia di viù in più grave. Noi ne dovremo parlare a lungo, percbè la questione è complessa e richiede più che la breve nota riassuntiva di un fatto. Intanto notiamo che anche q uest'a.nno si presenta il problema degli anni passati: la carestia. ~' stato calcolato che il primo soccorso che dovrà essare distribuito in aprile prossimo non potrà essere inferiore alle 800 mila sterline; poichè dalla estimazione fatte dalle racco] te su piede si è certi che il Penjab, intiero e grande parte del Bengale, senza contare le regioni sotto il protettorato, saranno colpiti dalla carestia. I govornatori inglesi-e da questo rimprovero non va esente neppure Lord Croiner l'ex governatore dell' India - ebbero il torto di distruggere i depositi di grano che i Rajah avevano stabiliti per provvedere alle carestie , che sono la piaga perenne dell' India; e non solo; Ula accentrando anéhe nelle grandi città la parte massiLna della ropolazione in• diana hanno lasciato il paese sprovvisto e le campagne prive di mano d'opera. E come se ciò non bastasse ecco che lo sciopero dei ferrovieri indiani si è aggiunto a disorganizzare la preparazione dei soccorsi ai quali già il governo aveva cominciato a provvedere. Il governo R11sso ha mesRo a disposizione del go· vernatore indiano le sue linee ed i proprii ferrovieri, ma tutto ciò non basta a riparare al danno; tanto più che i danni che lo sciopero poteva produrre sono ormai prodotti: e lo sciopero è, in massima parte, composto; ma i mali della carestia s'aggravano ogni di più, e al disagio creato dalla miseria dall'anno !-!Corso si aggiungerà col principio della nuova :;tagione il danno di una nuova carestia. E con i pannicelli caldi di momentanei soccorsi il male non può essere sradicato. « L'India agi i Indiani• dicono i chiaroveggenti del paese: e l'India agli indiani in modo che i 30 milioni di sterline che ogui anno l' Inghilterra sot,- trae all'India l:ltessa rimangono in paese •: ma da quest'orecchio il governo Inglese non ha l'aria di volere intendere: ed è questo, forse, il più grave torto. + La morte di re Oscar di Svezia - Se Re Oscar morto ali' età di 78 ahni (nacque nel 29) se non fosse stato che un re, noi non avremmo altro che da registrare - per debito di cronisti - la data della suft. morte; ma egli fu anche 11n pensatore ed un poeta ; per q nesto egli merita che nella nostra rivista si parli di lui. PoichP a lui si deve che nella Scandinavia non ~' inc,..ntra neppure un'analfabeta; a lui ::ii devono le facilitazioni concesse dalle Universit.à ai volenterosi di studio; ed a lui si deve se la Svezia e la. NorveO"ia r:, non furono fonestate di\ nna ,guena per la recente separazione. Poe~a per conseguenza, uomo di Vl-lstamente, e di su peri ore pensiero, senti cli e la pace era più desiderabile ancora che l'alloro guerresco; l11i autore di una vita di Carlo XII - i I re battap;liero - che non è inferiore a quella i;critta da Voltaire che dal lato stilistico. Molti dei poemi scritti da lui, e specialmente Inni dei fiordi e delle montagne, sono notissimi fra. gli intendenti di letteratura in Inghilterra, come sono st,ate apprezzate, e sovente tra iotte in francese ed Inglese, alcune delle sue memorie di letteratura e di filosofia all'Accademia di Stoccolma. Egli fu dun'}ue nom0 di sereno pensiero. Non menti alla origino s11a, e potette sempre dirsi deg;no discendente di quel Bernadotte, soldato di Napoleone, creato re per volontà del fattore di regni e rimasto sul trono semplice uomo di campi e filosofo che amava sorri-:- dere e non troppo fidare nella propria e nell'altrui fortuna. Iu realtà l'animo di .Re Oscar, non solo, ma anche la superiorità del suo spirito si rivelarono nella sua lettera alla Storthing Norvegese a proposito della separazione. Egli volle las;iare cbe del proprio destino fosse µadrone la N orve!{ia, lasciando al destino a far si che la Norvegia ste"1 a si penta o goda del suo operato. Uomo superiore che anteµose it.lla ambizione del re, il ragionamento sereno dell'amante della pace; ed il disinteresse grande del dominio che Marco-Aurelio magnifica come la più gloriosa vittoria dell' uomo su sè stesso. E certo a lui, più che la corona furono ragione di orgoglio le nomine a dottore delle piu riputate università d' Europ~ Bologna, Oxford, Leyda, Vienna; e più si compiacque della com1-1agoia di scenziati e poeti, e pensatori che di genernli e d' uomini d'arme. Egli fu, un rarissimo re cbe senti che nei noeit.1i tempi l'uomo vale, non il dominatore; la penna romanda non la spada; regna il pensiero non la corona. E volle, e seppe, essere uomo non re : gli piacque dettare i versi che soggiogano l'auima, e ligano d'affetto il popolo al poeta : volle essere , fra coloro che cingono la corona, colui che pensa: rarissimo re. + Il messaggio di Roosevelt. - Dunque, in un momento dei più critici per la politica interna degli Stati Uniti, Roosevelt ha parlato. Alla prima seduta del Congresso egli ba esposto le proprie e le idee del suo governo su la situaziooe attuale. Diciamo subito che il messaggio era ansiosa men te atteso. In questo momento, in cui , malgrado le dichiarazioni ottimiste, qualche nube spuuta sul Pacifico, in cui una terribile crisi finanziaria ed economica, travaglia il paese alla vigilia, quasi, della ele1,Ì\Jne presi•:lenziale era grande l'ansia di sentire la parola di questo uomo che, volere o no, rappresenta l' elemonto sano ed energico dello spirito americano. Ed il suo messag-gio è tale che l'aspettativa non è andata delusa. Naturalmente certa starn pa americana non è con tenta del messaggio e lo critica dal lato della ampiezza - 42 colonne del New Yory Herald - e dal lato delle idee e dei provvedi· menti che il presidente presenta e propone. Ma bisogna convenire che su tutte le questioni all'ordine del giorno Roosevelt ha detto la sua parola. Ha fatto sentire ai capi dei t1·ust che lo Stato dovrà decidersi a mettere un freno alle loro troppo audaci speculazioni, ha proposto il rimedio - sia pur temporaneo - alla crisi della. ..
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