Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 23 - 15 dicembre 1907

r RIVISTA POPOLARE 621 capito cosi; anche percbè - in fondo la salvezza della Russia - la salvezza economica intendiaoio - starebbe proprio in questo radicalissimo provvedimento. Siccome però la divii;ione delle terre non pnò esser fatta senza una rivolnzione (ed è ragionevolissimo cbe lo Tsar non abbia n::i s11na voglia di farsi rivoluzionaria); cosi è bene che la Dnma esista per rovesciare su lei la responsabilità e l'odiosità del mancare alla promessa fatta o creduta tale. D'altra parte i dE>putati considerano che se Stolypine si metterà. su la via delle riforlTe democratiche la Duma pnò es ere lo stl'umento meraviglio o per operarne la elaborazione, e l'attuazione nel paese. E' opportuno mettere di fronte due discorsi pronunnunziati a pochi giorni di di distanza l'uno dall'altro per rilevare quali sieno gli spiriti dominanti 11ella Duma. Quello del Maklakoff, che determinò l' unione degli ottobristi, dei cadetti e dei moderati del la 8inistra, ai liberali della destra , e quello del Roditchef. il quale avendo attaccato violentewente Stolypine, si è guadagnato q11indici giorni di esclusione dalle sedute. Maklakoff, terminando il l:lUO discorso disse : e A :i ·1elli che cercassero di obbiettarmi che i pri:ni g_iorni del!' era costituzionale furono segnati da eccessi nvoluzionari, dirò che questi ultimi non erano che la fata~e conseguenza del vecchio regime Con q nelli eccessi noi abb,amo espiato la pena per gli errori del passato. L' assolutismo non sparisce mai, senza essere seg-nito dalla demagogia, e questa noi dovemmo pure subire. Ora che si torna alla calma, conviene riconoscere. che gli eccessi rivoluzionari, erano inevitabili. All'arbitrio noi ora dobbiamo opporre la. legge, alla violenza il diritto. (Applausi fragorosi). « L'ordiue non si ri:::1tabili~ce nè colla forza, nè coll'arbitrio, nè colla violenza, ma col rispetto del iri tto e della legge. E ciò dicendo non espono-o un proguunma politico, ma ripeto le stesse }Jarole 1~volte dallo Tsar nel suo discorso alla prim~ Duma •. D'altra parte Rodikhaf, capo dei. cadetti cosi parlò dei metodi di governo di Stolypine: « Non può essere ch_ia_matocostituzionale uo governo, non è liberale un nnmstro che si servono della forca come ultimo e su premo argomento di du cussione. La Duma , ci si dice , ha inaugurato il regime costituzionale. Non é vero. Diventerà popolare in Rnssia il proverbio che la sciarpa di Stolypiue è un capestro. E questo a dispetto di tuttt:, le intenzioni liberali della Duma •. Gravi parole che sollevarono un baccano d'inferno, e valsero al Roditocheff la sua esclu:::1ione. Teniamo conto anche di alcune parole della dichiarazione del governo, letta da Stolypine, e furiosamente appl~ud~ta dalla estrema destra, i rappresentanti ed l 1"t.t1 dei " cento neri • della « Lega del popolo Russo • e di tutti i reazionari, ed avremo l' indice certo dello Stato e però della impotenza di questa III Duma. Stolypine terminò con queste parole lu. dichiarazione del governo: e La potenza autocratica storica e la libera volontà del Sovrano appariscono come il bene più prezioso dello St~to russo, hanno creato l'organizzazione attuale e sono chiamate a salvare la Russia da tutte le scosse e da tutti i pericoli per ricondurla sulla via dell'ordine ~. E' evidente che l' elemente che domina nella Duma ' n?n per numero ma per forza morale, attività ed energ_ia, è l' elem~nto reazionario. Data questa considerazione che mai può fare di utile per il popolo, per il progresso, per la emancipazione della nazione russa questa impotente Duma? -~ ' E se sparisse, e non fosse mai più co~~ata chi potrebbe dolersene? I reazionari forse che vedrebbero spa!ire il paravento dietro il qu~le na~condono il mantenunento del regime d'autocrazia e di violenza i liberali certamente no poichè non può giovare a' loro, nè a.I progresso, che la ipocrisia di una. costituzione promessa e non data, e di un parlamento ridotto ad una anticamera di governo, illudono il pop0lo sul vero e reale stato delle cose. + Le spese militari della Svizzera. - Mo! te volte ed anelrn da recente (J 5 novembre) abbiamo detto perchè accordi amo tn tta la nostra preferenza al sistema militare della Svizzera; ma la riconosciuta superiorità di quel sistema non c'impedì mai di dire ao-li Italiani, e specialmente a repubblicani, di non illudersi sulle conseguenze fim.nziarie del medesimo. C' è intauto un imbecille che pubblica un fogliettncciaccio, cui vorrebbe far acq ui:stare credito gabel. landolo pi>r rep11bblica o socialista, cbe, come un qua - lunque Labriola, vom1 insolenze contro !'on. Colajanni, perchè altra volt.a alll>. amara osò-l'impertinente!-, contro il parere del sue amit;O e collega. E. Chiesa, affermare che le spese u 'litari della Svizzera non erano inferiori a quelle dell' ltalia. A questo citrullo che nega i fatti concretati nella forma meno controversa, cioè in quella delle cifre, senza speranza di con verti rio, perchè per gli sciocchi anche l'aritmetica è una opinione, mettiamo sotto il naso qnesto ultimo dato: nel bilancio della Svizzera. pel 1908 le spese militari aono state fissa.te ·a L. 37,557.540. Ora ijiccome la Svizzera neI 1905 aveva 3,327,336 di abitanti e l'Italia ne aveva 33 603,695 e le sue spese militari - guerra e marina ritrnite - non superano i 400 milioni viene dimostrato all'evidenza che le spese militari tra i due paesi si pareggiano comprendendoci anche 120 milioui della marina., che non banno equivalente nella Svizze,a. E infatti nei quadri statistici che pubblica in ogni b.nno il Thery nell' Economiste Européen le spese ruilitari per ogni Italiano nel bilancio 1906 907 sono.calcolate a L. 11,85 e per ogni Svizzero a L. 11,33 (Econ. Européen 13 e 'd7 settembre 1SJ7, Ma 88 l' Italia volesse adottare il sistema svizzero per i~lcuni anni dovrebbe aumentare e di molto il proprio bllancio della g11erra per provvedere all'armamento ed al munizionamento conveniente di oltre qua,ttro milioni di militi. Ecco ciò che dicono i fatti. Ma pei citrnlli di mal~fede non si può essere repubblicani se non si nega ciò che dicono i fatti nella repubblica elvetica ... Constatiamo con piacere che ia un altro numero della Libertà di Ravenna in un'altra corrispondeuza della Svizzera si veniva alla stessa nostra conclusione. + Leone Tolstol. - Uno scrittore ~usso ben noto, E. Semenvff, nei rendere conto del movimento letterario della Russia nel Mercw·e de France esprime il suo vivissimo rammarico pel fatto che passa completamente inosservato nell'Impero degli Czars il 55. 0 anniversario letterario di Tolstoi , che in qualunque paese civile sarebbe giorno di gran fe ·ta ; non solo mancarono le feste , ma si sono trovati dei giornalisti e dei grandi giornali, che gli hanno buttato addosso del fango e gli hanno rimproverato di aver ceduto tutta la sua proprietà alla moglie e alla famiglia per dispensarsi da ogni carità e da ogni soccorso ai poveri e, che dalle caricature nello stesso senso e assai sconvenienti siano state pn bblicate e che i suoi contadini akibiano commesso un attentato contro la sua casa. Semenoff si mostra giustamente indignato per tutto ciò, pur deplorando la propaganda delle idee fllos,1.fiche e socia.li del grande scrittora, che costituiscono un ostacolo alla liberazione della Russia. Anche noi deploriamo che si manchi di rispetto al grande scrittore ; ma ci spieghiamo il fenomeno. Non si mette impunemente la vita in contraddizione coi princi pii professati, colile ha fatto il Tolstoi e come venne rilevato nel!' articolo della. nostra rivista sul

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