Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 23 - 15 dicembre 1907

640 R I V I S T A P O P O L AR E Un tribunale disciplinare composto di elementi superiori ad ogni sospetto e non composto di soli magistrati , per evitare il sospetto di salvataggi di classe , potrebbe davvero essere garanzia pel pubblico e per i magistrati stessi contro ogni abuso , contro ogni violazione di disciplina , contro ogni in. frammettenza. La concessione delle residenze dovrebbe essere sottratta al potere discrezionale del Ministero per non rendae vana ogni altra garanzia. La residenza per la maggior parte dei magistrati è più interessante Jella stessa carriera e molte volte si rinunzia a promozioni fer conservare sedi ambite. Altra riforma che va conquistando il pubblico favore e che solleverà a vera dignità di potere la magistratura è quella di rendere dettiva la Corte di Cassazione. Le difficoltà accampate per rendere elettiv.i i magistrati minori non sussistono quando trattasi di scegliere pochi lu • minari del diritto , che per altezza di ingegno e di carattere siano degni davvero di essere chiamati a supremi interpreti delle leggi. Oggi i magistrati della Corte di Cassazione, sai vo onorevolissime eccezioni , non sono tutti all' altezza della carica , nè godono la stima e l'ammirazione che dovrebbero godere. La Cassazione dovrebbe essere esempio vivente per tutti i magistrati minori, esempio di indipendenza, di fierezza, di rigidezza, e dovrebbe essere campo di preziosa attività dvile e non tranquilla sede di riposo. Perchè tale diventi , occorre lasciarvi entrare i più forti campioni del foro , delle università della magistratura stessa, eletti per virtù di carattere e per forza di ingegno e.. non per 1a purtroppo semplice anzianità di servizio o per giudizio di commissioni ministeriali. Onorevole, sono queste le aspirazioni di noi giovani ....• Se lei se ne facesse interprete alla Camera, gliene saremmo gratissimi. ( Vita Interna,rionale, 1 o dicembre). + Manfredi Siotto - Pintor : Per la sincerità tn tema d' Insegnamento laico. - Ai congressisti di Napoii che si proclamano liberali nel più largo senso della parola , cioè rispettosi di tut!e le opinioni, antidogmatici per eccellenza, si rimprovera di essersi non mostrati coerenti volendo esclusi dall' insegnamento i sacerdoti perchè professano un dato cr - dine di dottrine e di essersi rivelati in fatto, altrettanto dogmatici e intolleranti quanto gli avversari stessi contro i quali pretendono d'insorgere in nome della libertà. Votare a favore dell'insegnamento laico; cioè d'un insegnamento caratterizzato dall'assoluto suo contrasto coli' intima essenza della dottrina religiosa (e più particolarmente cattolica), sta benissimo; ma votare per• l'esclusione dei sacerdoti dall'insegnamento è una enormità, è un delitto contro quello steeso spirito liberale che costituisce il vero subs~rato del concetto di laicità. Questa canzonetta dd liberalismo vero contrapposto allo spurio si ripete da un pezzo, a proposito di ogni più legittima manifestazione dello spirito anticlericale, e se ne trae argomento per inveire contro le tendenze settarie della massoneria, che vorrebbe, con intenti tutt'altro che liberali, sostituire alt' inquisizione ecclesiastica un'altra inquisizione; al sillabo del pontefice un' altro sillabo. Si conviene da coloro cui sono toccati, in questi giorni, i maggiori elogi di temperanza e di ben inteso liberalismo (per esempio il Salvemini e il Gentile) che la scuola laica ha da essere guanto si può immaginare di più anticonfessionale e antidogmatico. 11 Gentile, ad esempio , proclama la necessità di contrapporre, nella scuola, alle confessioui religiose la libertà assolutà della ragione, di garantire il libao sviluppo di questa degli insegnanti; e afferma che i misteri, le sorgenti imperscrutabili dei valori umani, sono la negazione dell'autonomia e quindi d'ogni val<.re ddl' uomo. Di qui, ognuno che abbia fior di senno, si crede legittimato a far discendere la conseguenza che, dunque, non sia lecito affidare l'insegnamento a sacerdoti, in quanto non possono essi e non debbono ammettere la libertà assoluta della ragione e in essi non può affatto essere garantito il libero sviluppo di questa, e tutto il loro intelletto e imbevuto di quei misteri, di quelle sorgenti imperscrutabili, che annientano il valore dell'uomo. Ebbene, niente affatto! Il Gentile che si preoccupa, evidentemente, di evitare anche la più lontana parvenza d' illiberalismo o di simpatia per l' indirizzo massonico , non vuol saperne di esclusione di persone, di questioni d'abito, ma vuole che si parli solamente di anima, che si cerchino non soltanto i dotti, ma gli nomini, addetti che siano, o no, alle confes - sioni religiose. Parvle bellissime, invero, ma forse meglio acconcie a comporre una frase,, che non ha esprimere un'idea concreta. L'anima non esiste senza la persona; l' uomo dhe il Gentile ha in mente, non può essere chiamato a insegnare bensì sottanto può essere chiamaio u::.dato uomo concreto; e quindi è giocoforza distinguere fra la persona che a quella determinata tonalità psiehica che si richiede, e quella che non l' ha: fra l' invividuo addetto a una confessione religiosa, e I' indi - viduo non addecto. Ma io posso - dirà il Gentile-trovar l'uomo nel saceràote. I Non potete - replica il sincero buon senso - se è vero che e!>igete, come contento dell' anima, la libertà ass')luta della ragione, l'eliminazione dei misteri e delle sorgenti imperscrutabili che costituiscono la negazione dell'autonomia e quindi d'ogni valote dell'uomo. Asteniamoci pure dal lar questione d'abito matel"iale, ma non dimentichiamoci - se pur non vogliamo gettar le parole al vento - che qui si ratta preci samente dell'abito intellettuale. E l'abito intellettuale del sacerdote è e dev'essere - ogni qualvolta si tratti di persona moralmente r~spettabile perchè sincera e convinta-contrario ali' autonomia della ragione, e intessuto di misteri e di sorgenti imperscrutabili. I sacerdoti che quest'abito intellettuale non hanno, mancano della qualità principe richiesta per formare un bun insegnante: del!' integricà e sincerità della coscienza. il Pontefice che, a quento pare, è uomo di carattere integro e fiero, ha fatto be.nissimo a mettere alla porta gli azzecagarbugli dd sacerdozio - cioè i modernisti. Ora, domando io, perchè dovremmo proprio noi, propu gnatori d'una elevata concezione etica della scuola laica. aprire ~ qu1:ste coscienze avariate i battenti del nostro tempio? Coloro che si sbracciano a predicare, a proposito di questo problema, le massime del liberalismo bene inteso , non s' accorgono che anche il liberalismo deve sottostarè alle ineluttabili esigenze della logica. E la logica impone appunto un limite anche alla tolleranza che costituisce il snostrato intimo del liberalismo, poichè la tolleranza deve evidentemente cessare di fronte all' aftermarsi dell' illìberalismo. La pratica genuina e ragionevole del liberalismo consiste nel non opporre mezzi coercitivi all'affermazione e alla propaganda di qualsiasi idea; nel non accender roghi nè fucinar catene per spegnere o per inceppare comunque il pensiero. Ma un lineralismo che stenda le araccia alla propria negazione, che l'accolga nel prorìo seno, che la istituisca governatrice di teneri intelletti,_ d' immature cos~ienze, mi fa l'effetto d'un fanatico travagliato da mania suicida. Non à più questo un me - todo, un sistema, un indirizzo che si regga sulle proprie gambe: è il fantasma di una tendenza inconsistente senza la spina dorsale I Nessun liberale autentico nega che si debba lasciare aperto

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