Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 23 - 15 dicembre 1907

tRIVISTA POPOLARE loro impreveggenza spiegano il fenomeno. Invano i giornali e gli uomini politici di ogni gradazione-il moderato W. O' Brien e il radicale Dillon - li avvertono e tentano frenare il movimento di compra. Perciò se sopraggiungeranno cattivi raccolti o depreziamenti dei prodotti i contadini proprietari non potranno pagare le loro annualità. In questo caso lo Stato accorderà delle dilazioni, ma dimanderà ai bilanci locali, alle imposte irlan - desi, la garenzia dei nuovi sacrifizi, ai sensi della legge. Si domanderà al ·contadino contribuente ciò che si rimetterà al debitore ipotecario. La legge Wyndham non distrurrà il landlordismo, non sop. primerà le evizioni i delitti agrari. Già alcuni lords si rifiutano di vendere e i delitti agrari ricominciano nelle contee di Leickim e di Roscommon. Se si vuole risolvere il problema agrario irlandese si deve ricorrere al compulsory purchase, alla vendita obbligatoria e alla costituzione di self supporting holdings. La legge del 1903 è riuscita giovevole ai lords che volevano vendere e ai loro creditori : hanno venduto caro e in contanti. (Revue politique et parlementaire, Novembre). • Benedetto Croce : G. Bovlo e la poesia della fifosofia - Come filosofo Bovio fu hegclianeggiante, quantunque egli si atteggiasse ed oppositore di Hegel e gli hegeliani di Napoli lo avversassero. Ma questa avversione - di fronte a'.Ia qual 7 Bovio mostrò molta dignità e superiorità di spiritoera determinata dalle antipatie politiche. L'immanentismo, la storicità, il compiersi della natura ndlo spirito, la possibilità di una filosofia della natura e della storia, sono tratti di hegelismo abbastanza ortodosso. BoviÒ vi aggiungeva una dose di matematicismo e intitolava il suo sistema Naturalismo matematico. Ma questo sistema egli non riuscì mai a svolgere nè esso divenne mai nella sua mente preciso e discernibile; il suo matematicismo restò una mera promessa esposta in termini tali che fanno sospettare di una promessa ineseguibile. Bovio, pur aggirandosi tra i cattivi filosofanti della democrazia italiana, imbrattati di volgare positivismo, seppe far risonare alle orecchie dei suoi amici molte eterne verità della filosofia. Un motivo che distaccava Bovio dal positivismo era la sua concezione dei Joveri del filosofo verso la vita. Questo concetto egli espose in varie occasioni, e con molta dficacia. « Una volta - disse nella commemorazione del Tari, fatta nell' Università di ~poli, - una volta, sino a Gioberti , a Cattaneo, a Ferrari, a Mamiani e (per deb~o di giustizia) ai vecchi hegeliani di questa università, il filosofo da noi era alla testa degli avvenimenti, perchè li premeditava: il pensiero dirigeva l'azione, ed i filosofi sono alla coda degli avvenimenti, e se ne lasciano sorprendere come semplici ufficiali dello Stato. Non hanno influenza nè sulla scienza, nella quale l' iniziativa è lasciata intera ai naturalis~i, nè sulla politica, ndla quale la iniziativa è abbandonata agli uomini di affari. Sia la mezza metafisica, sia un positivismo pavido delle sue conseguenze sociali il filosofo è tollerato come accademico. Egli percuote la chiesa perchè la vede o la crede caduta, e si china innanzi allo Stato, perchè lo vede o crede onnipotente; e dimentica intanto che ufficio suo è di spiegare, da una parte, e addit.are dall'altra, l'ordine migliore verso cui necessariamente salgono le generazioni. Quando la parola del filosofo non è più direttiva della vita pubblica, lo stato è a discrezione della faccenda e l'avvenire è abbandonato ali' ignoto. C'è il mezzo carattere filosofico, espressione della mezza filosofia >>. E più diretta mente nella filosofia del diritto : << I difetti del positivismo sono nella sua origine o, per benevolenza, nelle istesse virtù sue. L'origine del positivismo è borghese; la sua fede di nascita coincide, ali' incirca, con la data della monarchia borghese; la sua evoluzione, il carattere le tendenze, lo stile testimoniano la presenza della classe dominante. Quel procedere lento e sospettoso come di montanaro , quando rozzo e seivatico s' inurba », q ucl dare nel gotfo dirci cos1, quella •tlQ - turione tirata ad opportunismi ambigui, quello adattamento sino alla sudditanza, quel dare impetuoso sul caduto e non osare contro 11 potente, quella deficienza di stile che è assenza di carattere e di persona, sono note visibilmente comuni a certa filosofia ed a certe classi sociali ». Il Bovio non solo vagheggiava il filosofo come educatore e: operatore politico, ma anche come artista. ~ Uno dei caratteri dei p~nsatori meridionali - _dice nella sua conferenza sul Campanella - é questo, che sono ad un tempo filosofi intensi ed artisti. La legge di eredità e quella di adattamento contemperate creano tra noi questa grande filosofia poetica «. Il libro sul Genio è la difesa del suo ideale : un libro pieno di buon senso, in cui il Bovio svela i crassi sofismi dei lombrosiani ed afferma il valore spirituale del genio ; benchè non si possa dire che giunga in esso a conclusioni filosofiche nuove o rilevanti. ( Il genio •- egli conclude - è sommo equilibrio e saviezza grande : apparisce net periodi luminosi della storia, quando cioè gl'istituti principali del consorzio umano o alcune scienze ed arti si hanno a fondare o a riformare : ricevere l'iniziativa dalla nazione e dalla razza e la traduce in proprio stile : e, nell'unità del suo stile, la sua religione, la sua morale e la sua politica si fondono , . Erano tutti e due questi, che abbiamo esposti, concetti assai profondi e importanti ; perchè una filosofia che non sia in grado di comprender la vita nella sua attualità e quindi di operar sulla vita, mostra di non essere adeguata alla sua natura, che è la comprensione del reale ; e, d'altro canto 1 la filosofia, più che con le scienze naturali , vive affiatata con la poesia ; ed è grande sopratutto nelle grandi epoche di generale entusiasmo poetico e religioso. Noi non dobbiamo occuparci della sua politica ; se non forse in linea digressiva, - come abbiamo fatto pel suo sistema filosofico, - e per esservcre che il suo nome non è legato a nessun particolare avvenimento della vita pubblica italiana. Egli non trovò il terreno adatto all'azione. - Ma è nostro compito chiarire il carattere della sua arte. Il Bovio viveva in un mondo popolato dalle grandi figure dei filosofi, dei poeti, degli eroi, dei martiri. Da queste memorie sorgeva una religione del pensiero grandioso e della vita austera ed eroica ; e di tale religione egli si sentiva come il sacerdote e il celebratore. Il tono sacerdotale è in lui costante : si pensa ad un sacerdote laico; si pensa alla sua antitesi, al pontefice che siede in Vaticano. C'era in quel tono della retorica ? No, benchè una siffatta condizione di spirito sia in continuo pericolo di convertirsi in retorica. li Bovio fu salvato dal contatto frequente che prese con la terra ; voglio dire, dal suo riportare le figure della sua immaginazione alle loro sorgenti, che erano nell'alta coscienza che egli aveva della verità e della vita. La retorica si avvolge di frasi logore e si trascina in amplificazioni : il Bovio sapeva trovare sempre nuovi e freschi colori pel suo mondo ideale, il che prova che esso era in lui oggetto di un attivo lavoro dello spirito. E sapeva essere affettuoso, Cl'Sa affatto negata ai retori. Attraverso il sacerdote si sente, a tratti, l' uomo, che ha le su~ tristezze, e le memorie che lo inteneriscono; e ciò dava efficacia al suo sacerdozio. L'esercizio dell'oratoria di occasione, e i doveri politici e di professore, potevano spingerlo talvolta allo sforzo di parlare quando avrebbe voluto tacere, e di parlare con una certa intonazione , che l' am• biente imponeva ; e si sente in lui , di frequente , qualche virtuosità. Ma egli, in fondo, recitava sè stesso, perchè la sua ammirazione pel suo mondo ideale, concepita negli ingenui entusiasmi giovanili, era diventata la sostanza stessa del suo carattere. Era sacerdote e celebratore del mondo eroico; e, per deter-

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