628 RIVISTA POPOLARE alla lettera tirata fuori dal Nasi innanzi all'Alta Corte di giustizia, che faceva fede della correttezza del Ciccotti, e che· egli invocava come una prova della inframmettenza e della ingratitudine ~i un deputato sodalista; all'analoga accusa d'ingratitudi~1e_con tanta leggerezza diretta 'il Prof. Salvem1111,ecc. Se la ispirazione fosse quella che mi è stata denunziata - ed io, ripeto, non )o credo - si direbbe che l'on. Nasi firmando il decreto di nomina mia a professore nell'Università di Napoli, non intese rendere omaggio alla Facoltà giuridica dell'Ateneo che la proponeva e riconoscere lealmente i miei titoli scientifìci, astraendo da ogni dissenso politico e personale, com'ebbe a rispondere all'amico comune che lo aveva preventivamente interrogato sulle sue intenzioni di fronte ad una possibile proposta della Facoltà; ma pensò di chiudere la bocca ad un avversario, di farsene quasi un tacito complice. E in questo caso, come rispetto al Ciccotti, egli si sarebbe grossolanamente ingannato. Potrei ridurre a meschine proporzioni il benefizio accordatomi; poichè egli facendo un affronto alla Facoltà della prima Università del Regno, se avesse respinto la proposta, non avrebbe ritardato che di ben poco la nomina: la Facoltà che aveva dimostrato le proprie intenzioni rifiutando di proporre allo insegnamento della Statistica altri valorosi professori che l'avevano domandato mi avrebbe riproposto sotto un altro ministro. Non sono poi eterni in Italia i ministri della Pubblica istruzione .... Ma sollevando più in alto il dibattito avvertirò il gi9rnale di Catania, che ho dato sempre e numerose prove, che l'adempimento del mio dovere di cittadino e di deputato antepongo a qualunque altro criterio; che il mio dovere adempio, anche quando l'adempirlo mi costa gravi sacrifìzi personali. Di fronte al caso Nasi tacqui sino a tanto che il silenzio non contraddiceva al mio dovere. Manifestai il pensiero mio quando da alcuni miei elettori si pretendeva un'azione contraria alla mia coscienza e che io reputo dannosa alla Sicilia, all' Italia ed alla causa della giustizia. Qualunque galantuomo che non è un vile avrebbe agito come io ho agito. L'Azione pare che giustificherebbe la mia condotta se io credessi reo l'on. Nasi e se lo dimostrassi. In verità la domanda è imprudente;. potrei rispondere, in base alle dichiarazioni dello stesso on. Nasi, in modo da farla pentire della domanda. Ma per ora non posso, non devo e non voglio raccogliere le provocazione. L'Azione si meraviglia della risposta agli amici di Villarosa, biasimante una manifestazione di carattere regionale che ha per fine uno squisito sentimento di giustiz.ia da parte di chi, come me, è stato il fondatore del regionalisnw siciliano e un flagellatore di tutte le iniquità giudiziare italiane. E poi continua: « Certo che l'on. Colajanni non « vorrà pern?ettere, che continui la denigrazione set- « tentrionale alla quale siamo fatti segno; ma per op- « porvisi non bastano nè le statistiche nè le conf e- « renz.e ». Risposta chiara e che spero riuscirà breve. Non fui mai regionalista nel senso siciliano antico; fui sempre partigiano dello Stato federale eh' è cosa diversa. Difesi sempre gl' interessi economici del1' Isola e del _mezzogiorno quando mi sembrarono offesi o trascurati; li difesi nei libri, negli articoli, coi discorsi alla Camera e coi voti; ma non lusingai mai le debolezze e i pregiudizi e i difetti della mia o delle altre regioni e se vuol convincersene L'Az.ione legga La delinquenza della Sicilia del 1885 o Settentrionali e Meridionali del I 899 o qualunque altro mio libro ed articolo o la recentissima conferenza di Bologna e vi troverà vivisezionati il Mezzogiorno e la Sicilia con sincerità spietata -- quanta ne ho messa nel vivisezionare le regioni del Settentrione. Male a proposito quindi mi considera come fondatore del regionalismo siciliano. Come la difesa della regione, quando è inspirata a giustizia, si possa conciliare col sentimento unitario potrebbe apprenderlo dal Nitti, che ha fatto la più documentata difesa degli interessi economici del Mezzogiorno pur essendo il più feroce unitario; e quanto ci tenga io all'unità, un siciliano dovrebbe saperlo dal contrasto in cui mi posi coi Fasci quando il loro movimento cominciò ad essere interpretato come antinazionale. E non farebbe male L' Az.ione ad indagare quale attitudine serbarono si no a ieri molti, che oggi difendono un individuo e lo confondono con una regione, quando io difendevo delle collettività. I nasiani di oggi allora mi accusavano come nemico della patria ..... All' uopo farò nomi e ricorderò le circostanze. In guanto al consiglio di oppormi alla continuazione della denigrazione settentrionale ci vuole dell'audacia nel darlo a me. Senza rimontare alla lotta mia trentennale, è di ier l'altro la mia risposta a Morgari, che mi costò non poca pena perchè contraddiceva aspramente persona che stimo ed amo; ed è proprio di ieri la mia conferenza di Bologna, che fece così profonda impressione in quell' ambiente elevato e che fu considerata dai giornali locali come un avvenj mento nazionale. Si altera la verità, poi, facendo intervenire l'elemento regionale nel processo Nasi. Questi fu accusato per la prima volta da un meridionale, Ciccotti; la documentazione delle accuse prima nei giornali, poi nella Giunta del bìlancio e dinanzi ai Cinque venne fa,ta da un siciliano, Saporito-Ricca. Fra i più severi verso Nasi in Senato attualmente si dice che vi siano un altro siciliano, il Principe di Camporeale ed un altro meridionale, lo Scialai.a. Il giornale di Roma che più sistematicamente spiega la sua antipatia contro Nasi è il Giornale d'Italia eh' è l'organo di Sonnino. I due senatori, che hanno pronunziata la loro parolaapertamente per Nasi sono due piemontesi: Badini e Cibrario. E poi sfìdo chicchessia a dimostrare che· ci p')ssa essere persecuzione politica regionale. Da parte di chi moverebbe? Da Giolitti? Si ci ti un solo atto che suffraghi l'accusa; e non si dimentichi che Giolitti quando, con non poca sconvenienza parlamentare, volle indicare un successore, indicò un siciliano : Angelo Maiorana. Tra i miei critici e me nell'opporsi nella denigrazione settentrionale c'è questa differenza di metodo. Io mi sono levato a difesa del popolo tutto di Sicilia e del Mezzogiorno; gli altri si sono levati a difesa di un uomo: un giorno B ditesa di Crispi, più tardi a difesa di Palizzolo, ora a difesa di Nasi ... E sempre a difesa di un uomo accusato - anche ingiustamente accusato, se si vuole - di atti immorali o di reati più o meno gravi. Ma in questo modo non si fa che giustificare la denigraz.ione settentrionale e darle alimento... Egli è perciò che prima erano i socialisti e i radicali a sostenere scioccamente, che la solidarietà dei s1c1con Crispi era determinata dall'i nfl.uenza della razza e del clima; più tardi la Petite republique potè scrivere che in Sicilia basta commettere un reato per essere considerato come un martire e come un eroe; e ieri, proprio ieri, don Romolo Murri, con una sicumera degna di un cattolico nè modernista ne moderno, ha _sentenziato: « Salvo poche e tanto ì I
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