-RIVISTA POPOLAR E 581 Secondo me ognuno di queste forme di femminismo pecca d'unilateralità e solo dalla loro fusione può scaturire un programma organico e serio, capace di condurre la lotta sopra un terreno di pratica attuabilità. Nessuna discussione sulla suscettibilità della psiche femminile ad esser elevata a scopi più alti di quelli avuti fin qui. Se la donna ha in genere un grado di cerebralità minore dell' uomo è q11esto solo un difetto funzionale, non organico e nessuno ha finora dimostrato che non possa esser corretto ; anzi se non mancano esempi di donne d'intelligenza superiore nell'epoca nostra e nella storia, è naturale la speranza che possa la. donna educata e istruita portare alla società tali benefici, da farle cambiar facèia. Nessuna dis~ussioµe nemmeno sulla limitazione dei nuovi diritti da accordare alla donna. E dovere d'ogni buon positivista aprire all' attività !emminile sotto qualsiasi forma ogni campo della vita civile. per darle modo di fortificarsi nell' esperimento costante e di provare al mondo tutto il suo valore. Questo in teoria. Nel campo pratico sarà compito del legislatore di provvedere a seconda delle varie contingenze socia.li al procedere ordinato e prudente delle nuove energie alla loro meta. Ma quello su cui voglio richiamare l' attenzione degli interessati è il rapporto strettissimo f-ra la causa femminista e la questione sessuale, che non può esser trascurato senza correre il rischio di spr~care inutilmente preziose energie. La donna non potrà rivendicare i suoi diritti sacrosanti se prima non verrà risolta la questione sessuale nel senso, che più s'addice a una civiltà altamente umanitaria e conscia dei suoi doveri verso l'avvenire. Gli odierni femministi non hanno mai pensato a questa correlatività? Certamente si , ma forse hanno preferito dimenticarla per non ledere troppo i loro privilegi maschili, poichè è indubitabile che, per quanto ci si adopri da ognuno, che si proclami alleato del progresso, ad erigersi a paladino della causa femminista , ciascuno da altra parte sente in cuor suo la comodità pratica del proverbio turco , dal doppio lato della sua sovranità compromessa nel regno dell'amore e della concorrenza femminile nei campi ora riservati all' attività maschile. Non c' è bisogno di dimostrare quale abisso profondo esista fra i diritti e i doveri dell' uomo e quelli della donna nel riguardo dei rapporti di sesso. La legge stessa sancisce questa ingiusta disuguaglianza in miJle modi. Ne è una prova evidente, la condizione di schiavitù domestica, economica e giuridica in cui pone la donna nella sua qualità di sposa e di madre, laddove, come giustam·ente, notava Scipio Sighele, ad essa sarebbe spettata se mai una parte privilegiata nella famiglia, come' quella che le dona la più gran parte di sè , il sangue del suo sangue, la somma delle sue energie, la salute e la vita. Ciascun uomo poi per conto suo conosce persona!. mente e praticamente la sua condizione privilegiata ed '"'è sempre pronto a difenderla e a giustificarla presso di sè e presso gli altri, accampando certi bisogni organici e certe leggi biologiche, che son divenute un luogo comune in quest' ordine di fatti e d' idee. Lo sa di più e meglio chi conosce le spaventose statistiche di certe cliniche delle nostre grandi città e chi si occupa di studi etnografici. Anzi v' è di più, la donna stessa conosce, sopporta e quasi sempre giustifica la sua servitù sessuale avvezza com'è a portar la sua soma per consuetudine millennaria. / Ad ogni passo ci accade di poterlo constatare. Nella nostra società ammalata si è sempre pronti ad accogliere con un benevolo sorriso di compatimento e spesso d'ammirazione l' nomo colto in flagrante peccato d' adulterio, ma si è d'altro lato oltremodo severi nel giudicare le transazioni della donna alla fede coniugale. Eppure si sa che nel maggior numero dei casi. dove s'intende,. non si tratti di psicosi sessuali che escono dalla normalità, il primo e il più gran colpevole è l'uomo. È lui che abbandona la sua compagna nello squallore d'una vita puramente vegelativa, sterile di sentimenti e d'emozioni, fredda e snervante, nella pratica quotidiana delle faccende domestiche e dei fronzoli della moda , è lui che la lancia nel vortice dei balli , delle soirèes, delle relazioni di salotto, che le pone intorno una schiera di segugi affamati, è lui che passa insttt.ncabile da un'avventura all'altra, stimato e invidiato dai più ed è lui infine che ha il coraggio di condannare la vittima dei snoi capricci e delle sue colpe. Questo nella cerchia delle relazioni matrimoniali. Fuori di essa - è ormai noto toto orbe terrar-um - all' uomo tutto è permesso di ciò, che è negato severamente alla donna sotto peua dell' abominazione universale. Da questo stato di cose è inutile sperare una redenzione della donna a meno che per questa non si voglia intendere una menzogna convenzionale , come tante altre di cui è imbastita la nostra civiltà. È necessario - educare la donna a sentire da sè la necessità della sua elevazione, a comprendere tutta la importanza della sua funzione di sposa e di madre, dalla quale dipende la massima parte dei destini del popolo, a convincersi che la sua emancipazione dai lacci della servitù maschile e dalle pastoie dell' ignoranza e dei pregiudizi da cui è incatenata, è necessaria a rinsanguare, a fortificare le fibre della nostra società anemica e avvelenata. Quando la donna avrà conquistato un posto elevato nella società e avrà fatto conoscere agii uomini tutto il grande valore delle sue virtù morali e intellettuali sarà in grado di comprendere la necessità dell'uguaglianza nei rapporti di sesso e di pretenderla a completamento della sua redenzione, poichè l'uomo non abdicherà dai suoi privilegi sessuali , se non quando sap_rà di aver che fare non più con un grazioso giocattolo, con un oggetto di piacere, con nna debole fortezza facilmente conquistabile ai proprii servirgii, ma con una nuova forza cosciente dei suoi diritti e della sua importanza sociale. Cesserà allora d' esistere la donna - carne per dar posto alla donna-spirito o meglio alla donna carne e
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