Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 20 - 31 ottobre 1907

RIVISTA POPOLARE 541 sono riuscire un ergine o un baluardo anche di fronte e una moltitudine, specialmente se. opereranno in tempo ( 1) ». In risposta ed a commento di questo articolo magnifìco nell' A,rione socialista del 21 Maggio un socialista scriveva da una città del mezzogiorno : , Qui non mancano gli allarmisti che vedono le cose con la lente d'ingrandimento. Non pochi si servono delle Leghe anche nelle loro quistioni personali. Amanti del· chiasso, delle processioni, degli sbandieramenti e dei paroloni rimbombanti, nessuno vuole dedicarsi alla ingrata e pur tanto utile, ed unica possibile qui, propaganda minuta. Non ho mai veduto nessuno che abbia la pazienza e la costanza di penetrare nei tuguri puzzolenti dei poveri contadini per sminuzzarvi il pane della propaganda minuta, convincente, per richiamare quelle menti all'osservazione dei tanti fenomeni sociali che accompagnano la vita del povero lavoratore. Quì si vuole il chiasso, le grandi occasioni per farsi delle redarne, si gonfia il povero ignorante con dei paroloni - con dei continui evviva alla rivoluzione sociale, salvo poi a divenire prudenti e scappare quando l'ambiente si fa teso e minaccia la rivolta I » Se ne avessi voglia potrei continuare per un pezzo a riprodurre giudizi severissimi di altri socialisti, da Cabrini settentrionale a Barbato siciliano, sulle condizioni del socialismo e dei socialisti meridionali e sulla loro imprudente e anche criminosa azione, alla quale sono imputabili molte stragi. Ma voglio terminare con pochi accenni sulle condizioni del socialismo in Napoli, ch'è la metropoli rappresentativa del mezzogiorno. La•scio la parola a Stefano Bartolotta, che da Napoli mandava all'A,rione socialista del 2 Sett. 1905 un ar.ticolo dal titolo significativo: Al Guarino ( segretario della Borsa del Lavoro) perchè i compagni intendano, in cui si rilevava che la Borsa del lavoro era stremata di forze, che le sconfitte elettorali si seguivano -e si rassomigliavano, che c'era tutto un lavoro immane da ripigliare, che c'era molto da creare tutto da restaurare e da risanare. E conchiudeva: e Quando si finisca con la menzogna i socialisti di Napolì, che pure hanno dinnanzi tesori di promesse e di conquiste nel campo dell'organizzazione, devono avere il coraggio di ripa - rare o quello di suicidarsi. Fuori di qui non è che la volgarità della chiacchiera e della mistificazione •. La 1 isposta di Guarino nel numero del 16 settembre dello stesso giornale, efficace come difesa personale,· aggrava il male e lo allarga e tutto il cqrpo socialista. E questo socialismo napoletano tanto ammalato si atteggia al più grottesco rivoluzionarismo, alla intransigenza più pazzesca I Il pericolo della situazione nel mezzogiorno venne spesse volte aggravato dalla cattiva scelta dei propagandisti che vi mandò nelle circostanze più minacciose il partito socialista. (1) Mi permetto suffragare questi consigli onesti e coraggios dell'amico Bissolati con ricordi personali di una evidenza rara. Durante il periodo dei Fasci fui chiamato a Roma da Crispi. Durante la mia assenza il Fascio di Castrogiovanni - che io mi ero rifiutato d'inaugurare - si preparava ad una delle ~olite dimostrazioni che terminarono quasi sempre colle stragi. Ma io arrivai in Caatrogiovanni il 1° Gennaio 1894. Amici alla Stazione mi avvertirono che forse non sarei arrivato in tempo ad impedire la dimostrazione; infatti arrivai nel mo mento in cui i contadini si disponevano ad uscire dalla sede del Fascio. Mi misi dinanzi alla porta e dissi risoluto: prima di fare la dimostra 1 iane dovete passare sul mio cadavere. Riuscii ad impedirla. Nel 1898 con un mio appello risolutissimo riuscii ad impedire le manifestazioni dei zolfatai, sobil, lati dagli industriali, contro..... la legge sul lavoro dei fanciulli I Nel 1900 o 901, sempre a Castrogiovanni, arrivai ad impedire, avvertito e coadiuvato dall'amico. V. Savarese, gravi conflitti tra contadini che imponevano lo sciorero e quelli che non lo volevano. Ma nel 1906, mentre mi trovavo a Napoli il 1 ° ottobre si fece una delle solite violente e ingiustificaticsi me dimostrazioni, che avrebbe proTocato una vera strage se non fosse stata l' opera veramente eroica di un capitano dei carabinieri, che ai mise tra i soldati e i dimostranti onde 1up~Jir<! che i primi sparassero. Non tutti imitarono il tatto, la prudenza, l'azione edecativa vera di Morgari e di Cabrini; qualche incosciente, mezzo alcoolizzato, talora portò legna al fuoco I ♦ Le confessioni esplicite di Ferri, di Bissolati, di molti altri sulle condizioni delle masse meridionali spiegano chiaramente la genesi delle stragi ed ·assegnano le responsabilità delle medesime. Se alquanta ne spetta ai funzionari ed agli agenti della forza pubblica, che sono quasi sempre i provocati cogli insulti, colle sassaiùole, colle minacce di accoppa-: mento; una parte di gran lunga maggiore .spetta alla massa lavoratrice ; enorme quella dei meneurs; dei propagandisti che l' aggravano colla viltà personale squagliandosi quasi sempre quando arriva l' ora del pericolo, quando devono raccogliere ciò che hanno seminato. Mai , mai , essi pagarono di persona, come dissi loro brutalmente nella seduta del 17 aprile 1905 nella Camera dei Deputati al1' indomani delle strage di Foggia. L' invertimento delle parti e delle responsabilità, come a Castelluzzo nel 1904, non sono che una eccezione; e fu altamente da deplorare che i magistrati di Paleri:no abbiano mandato impunito quel brigadiere dei carabinieri eh' era stato provocatore ed autore principale di quella strage. Che le stragi, che i conflitti sanguinosi, si débbano alla incoltura. alla incoscienza, alla impulsività dei lavoratori nel Mezzogiorno lo ammisero adu~que espricitamente e Ferri e Bissolati, l' antico rivqluzionario e il convinto riformista, confusi oggi nel comodo integralismo. · Il processo che riesce alla diversità· dei risultati• derivati dalla diversità delle condizioni tra il Mezzogiorno e il Settentrione in Italia, ebbe la sua con-· troprova cogli esempi tratti dall' estero. Comoditatis causa quei socialisti che non volevano tener conto delle oneste constatazioni di Ferri e Bissolati, avevano affermato che in Inghilterra, ìn lsvizzera, in Francia e specialmente in Germania non si deploravano conflitti, stragi, repressione sanguinose per virtù, per civiltà dei funzionari rispettosi delle leggi e della vita umana. In realtà non si deploravano più i tristi avvenimenti in discorso per la prudenza e per la civiltà dei lavoratori, che· si astengono quasi sempre dal ricorrere alla violenza sia contro gl'industriali, sia contro i Krumiri,' che prendono il loro pQsto nelle officine durante gli scioperi. Che le cose stessero precisamente in questo modo dimostrai nel citato articolo della Rivista del 15 ottobre 1904 colla parola dì Ferri e con quella autorevolissima del Vorwilrts che smentì coraggiosamente Bebel e Kautsky, che, per denigrare Jaurés e la repubblica in Francia, avevano affermato una cosa opposta. A me che avevo ricordato la civiltà e .la mansuetudine degli scioperanti tedeschi nella riunione del!' Estrema sinistra del settembre, Ferri,' interrompendo, rispose: Perfettamente! i lavoratori tedeschi in isciopero di ordinario rimangono a casa... E il Vorwdrts più esplicitamente: ccSe di ordinario « in Germania non si invia alcun soldato contro « gli scioperi è questo un merito della nostra po- « lizia e della meravigliosa disciplina del proletariato « socialista. La polizia arresta tanto a tempo op- « portuno i primi manifestanti che l' esercito non « ha più niente a fare. Su chi tirirebbero i soldati ? « Essi non troverebbero innanzi a loro nelle strade « che delle dimostrazioni di padroni e di gialli - « i nostri Krumiri. - Il socialismo ha educato il « proletariato tedesco a sottomettersi a questa u disciplina di polizia ed a rinunziare alle mani•

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==