Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 20 - 31 ottobre 1907

540 RIVISTA POPOLARE Alla assegnazione delle responsabilità e al giudizio dei fatti e della condotta dei socialisti si può venire efficacemente delineando prima le cause che d . ' eterm1narono i tumulti e le sanguinose repressioni nel mezzogiorno e in Sicilia che sinora furono consi~erati come i siti prediletti delle repressioni sangmnose. Nel Mezzogiorno bisogna stabilire non solo le condizioni generali della popolazione ; ma anche quella speciale dei socialisti. Sulla prima ascoltiamo ciò che dice e pensa Enrico Ferri. Egli nella riunione della Estrema sinistra del settembre 1904, all'indomani del primo sciopero generale si pose una domanda , che mi ero posta prima anche io e rispose come io avevo risposto (I). « Gli eccidi, egli disse , sono frequentissimi nel mezzogiorno e in Sicilia; ben rari nel Settentrione. D' onde la differenza? Si deve attribuire a malignità di governanti, che danno istruzioni diverse pel Settentrione e pel Mezzogiorno ? No. Se colle medesime leggi o istituzioni e con identici criteri di governo applicati dagli stessi uomini si hanno risultati tanto diversi al Nord e al Sud nei conflitti tra capitale e lavoro, ciò si deve non a capricciosa malvagità di Tizio o di Filano, ma a profonda differenza che sta nelle rose o meglio negli uomini delle due parti, che rappresentano lassi e interessi opposti 11. <l Nel Settentrione e' è uua borghesia più ricca , più colta, più evoluta, che si rende ragione dei tempi; che tratta vo - lentieri coi rappresentanti dei lavoratori; che si difende quanto più può, ma scende in ultimo alle concessioni; eh~ si trovae questo maggiormente importa - in condizioni economiche di poterle fare senza condannare sè stessa a sacrifizi gravi, che impongono privazioni dolorose >i. « Nel mezzogiorno, invece, e' è una borghesia in generale molto magra, incolta, politicamente arretrata, che guarda con dispetto e con sospetto ogni elevazione delle classi lavoratrici, che considera come naturalmente destinate a rimanere in soggezione; e sopratutto stremata di forze economiche ed i11 condizioni tali che per soddisfare le esigenze nuove , anche mo deste, dei lavoratori vedrebbe assottigliati i suoi già scarsi mezzi di sussistenza. L' ignoranza tecnica e la mancanza di capitali non consentono poi al proprietario della terra e al piccolo industriale di migliorare e intensificare la prodozione in guisa che venga creato un nuovo margine di reddito, che possa servire al miglioramento indispensabile delle classi lavoratrici , • « Le differenze delle classi superiori tra il Mezzogiorno e il Settentrione si riscontrano analogamente tra le classi lavoratrici. I lavoratori nel mezzogiorno sono più analfabeti, più ineducati, più violenti; perciò più facilmente si ribellano e più frequentemente vogliono imporre la propria volontà negli scioperi e nelle lotte ai compagni dissidenti. Ed ecco, quindi, come dalla parte opposta a quella dalla borghesia e della classe dirigente si moltiplicano e si rendono p~ricolosissime le occasioni di conflitti sanguinosi ii. Il pensiero proprio l'on. Ferri lo ripetè in forma più chiara e non meno lucida nella Camera dei Deputati il 13 dicembre 1904. Rimane, quindi, assodato che nelle condizioni delle popolazioni del Mezzogiorno va ricercata la causa primordiale, essenziale, dei conflitti sanguinosi; se una parte di responsabilità si può in essi assegnare ai funzionari, ai carabinieri ec., una maggiore ne spetta ai lavoratori, che non conoscono a~tro mezzo di lotta che la violenza e la sopraffaz10ne, Date tali condizioni psicologiche ed economiche del mezzogiorno, si comprende che s' impone la loro modificazione e correzione. Questa non può essere l'opera di un giorno; la fabbrica delle coscienze a vapore che ho più volte messo in ridicolo, non poteva essere sognata che da socialisti ignoranti, fanatici e presuntuosi. Per riuscire nell'impresa di trasformazione della mentalità e mo- (1) Si riscontri l' articolo Scioperi ..... e scioperi nella Rivista popolare del 15 ottobre 1904. Riproduco quasi integralmente alcuni brani di tale articolo. ralità delle masse meridionali occorreva l'azione di molti fattori; sopratutto quella del fattore uomo, che avrebbe dovuto avere qualità superiori, intellettuali e morali. Cosa siano i socialisti del Mezzogiorno e quale la loro propaganda lasciamolo dire ad altro socialista autorevole - a Leonida Bissolati. In un articolo dal titolo : Per l'educazione e per la responsabilità dell'Azione socialista (7 maggio 1905) diretta da Bissolati, e che a lui attribuisco perchè non fìrmato, a proposito di una lettera di un socialista del Mezzogiorno che preannunziava una strage se il Prefetto della provincia avesse mantenuto la proibizione del Corteo pel 1 ° maggio, così dice: l< Noi non crediamo che i nostri compagni parlando come fanno di stragi con tanta facilità, vogliano semplicemente ricorrere ad un artifizio rettorico, a una forma di persuazione e di pressione verbale più efficace. Non •lo crediamo. D'altra parte poi l~ frequenza con cui le stragi (massime nel Mez• zogiorno , pur troppo !) avvengono e si ripetono, è lì a mostrare che il pericolo del loro scoppio è reale e, si potrebbe dire permanente. ••• <l Non è più, come poteva essere anni addietro, il caso di scoppi di tumulti popolari assolutamente impreveduti. Oramai l'esperienza dolorosa ci ha mostrato che in certi paesi propriamente si cammina fra le micce accese. Ora questa condizione non consiglia affatto, come vanno predicando conservatori e reazionari, di smettere in quei paesi l'opera nostra di propaganda, di risveglio, di organizzazione. No, l' opera nostra è fatale , com' è utile e doverosa. Soltanto noi dobbiamo , come il minatore , munirci della lampada di sicurezza•.... n l< Ma questa linea di condotta non ci sembra che sia sempre nella visione o nella pratica di parecchi compagni nostri. Punto primo, di tumulti, di resistenza violente, di conflitti, di stragi si parla un po' troppo facilmente e leggermente , con una certa famirliarità di linguaggio e di pensiero, che riesce, già per se stessa, un pericolo 1). ll In secondo lnogo è divenuto oramai di prammatica il buttare addirittura tutta la broda addosso alla poli 1 ia, alla t1·uppa, MAGARI a priori, in linea di previsione, prima che il fatto sia avvenuto. Si è oramai così avvezzi a sentire da parte nostra, dopo ogni sanguinoso conflitto tra forza armata e lavoratori, accentuare specialmente o unicamente le rssponsa bilità o le colpe di poliziotti o di comandanti di soldati , che appena un nuovo conflitto si preveda, moltissimi, in buona fede, dicono senz'altro : <l Vedrete che la poli 1 ia }'rovocherà, che la truppa assalirà e che ci sarà spargimento di sangue »• l( Ebbene qui bisogna che tra noi ci parliamo chiaro. E' ormai tempo. La polizia può provocare, lo sappiamo ; anzi provoca molte volte; e la truppa può eccedl!re nel suo contegno non mantenendo la temperanza e pazienza che sarebbe necessaria. Ma oltrechè questo non sempre succede - oltre chè non di rado (e agitatori di professione, il Morgari, ad esempio, ce lo confessarono) ci sono delegati di pubblica sicurezza, marescialli di carabinieri, tenenti dell'esercito, che , trovandosi di fronte a folle tumultuanti , sanno essere ver modelli di coraggiosa abnegazione nel raccomand,are e nello imporre, anche con proprio sacri fizio, il mantenimento della calma e l' uso dei mezzi civili -, oltre a tutto questo, dato pure che provocazioni ci siano, dipende un pochino anche da noi il lasciarsi provorare o no, dipende un pochino anche da noi il reagire o no, violentemente e selvaggiamente alle provocarioni )). <l E specialmente l'opera nostra di freno, di disciplina, di inibizione, d~ve esercitarsi prima che le folle si addensino e che si sviluppino in loro quei noti contagi psicologici e deliri collettivi che nessun consiglio può più domare e di cui solo la forra brutale e il terrore possono avere ragione ». (l Bisogna provvedere in tempo a fare il dovere nostro. E si può. Occorre avere del coraggio nelle riunioni _edassem - blee praparatorie e parlar alto e chiaro. E quando si sente da parecchi parlare con manifesta compiacenza, di dare addosso a guardie e carabinieri, di pestar sodo , di tirar le gnate, di far la sassaiola, bisogna sapere affrontare questa gente e dire a loro e a tutti - ma sul serio e con risolu tezza - che queste cose barbare e disonoranti non si devono fare, che non si lasceranno fare, che si deve essere uomin~ e non bruti, esseri civili e non selvaggi. E quando sia necessario, alle selvaggerie ci si deve opporre non solo con le parole fiere, ma anche con la resistenza materiale e personale. Pochi nomini decisi, risoluti, animati da virili propositi, pos-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==