RIVISTA POPOLARE 539 mettersi e di fare intendere ragione alle CéHnpagnie P. a questo scopo il ministro dei lavori pubblici Lloyd George ha avuto delle confereuze con i Direttori delle Compagnie: ma senza, apparentemente, nessun ris1dtato pratico. E' vero che l' ultima 1·atio rimane al Parlamento, il quale potrebbe - e lo farà se lo sciopero sarà serio, e niente µrova che non lo debba eHsere - potrebbe, diciamo, obbligare le Compagnie a conformarsi alla legge comune e togliere loro l'esercizio delle liuee. Certo è doveroso rico.uoscere che la compattezza delle organizzazioni It~liane, il loro slaucio, la loro solidarietà fortisdima, almeno nella forrua esteriore e piazzaiuola, sono sconosci1tte alle organizzazioni Inglesi; ma si parla sovente delle T1·ade's Unions da noi ma non ci si ricorda che esse rappresentano appena il decimo dei lavoratori In~lesi, e che gl'inglesi lo sciopero politico e per solidarietà non lo capiscono affatto. Praticano la solidarietà col danaro; e negli scioperi del denaro ce ne vuole. Si dice che la Amalgamated possiede in Cassa, per lo sciopero oltre un milione di sterline, e le altre Uuioni hanno dichiarato che sosterranno gli scioperanti. Questi a loro volta dichiarano che pagheranno i lo·umfri, abili a rimpiazzarli, purchè si astengano dal lavoro. Questa è del resto una cosa comune ed abituale in Inghilterra. Noi assisteremo dunque - se prima del novembre non si sarà venuti ad uu'accordo - ad un grandioso e terribile conflitto economico, che però - quantunque sia stato detto - uon ha nulla di comune col minacciato sciopero di ferrovieri Italiani. Gli Ingliesi non vogliono affatto essere riconol:lciuti pubblici ufficiali, non scioperano per un un diritto astratto o per una finalità lontana. Essi vogliono che la loro Union sia riconosciata ufficialmente dalle compagnie, perchè quel riconoscimento permette loro di posare altre interessanti questioni; salari, durata della giornata di lavoro, casse d'asi:iicurazione, abolizioni di multe etc ..... Scioperare per una sentimentalità, per politica, per una forwula astratta - sia µure luminosa t1 bella; no, questo non entra nel cervello di un operaio inglese e non ci eu trerà mai. Essi sono sul terreno della lotta economica troppo logici e troppo pratici per correre dietro alle lucciole della politica l:)igliandole per lanterne. A. A. Il regime della violenza Mi sono occupato spesso volte dell'anarchia che si faceva strada nell'animo degli Italiani e della violenza che non•può mancare tra i sintomi che la caretterizzano; della violenza e dcll' anarchia abbiamo avuto altri segni rattristanti, perchè più gravi di quelli delle altre volte, in occasione degli scioperi dei gazzisti di Milano, delle violenze degli scioperanti contro i krumiri, della conseguente repressione dei carabinieri a Ponte Pietra Santa e dello sciopero generale successivo a Milano, a Tori no, a Bologna e in qualche altro luogo. Violenza ed anarchia progrediscono spaventevolmente. L'ignoranza dei veri loro interessi nelle classi lavoratrici, nelle classi medie e in quelle che dovrebbero essere _le dirigenti; la loro infinita viltà non superata che dall'egoismo; e la falsa solidarietà-che spesso è tanto più spregevole in quanto è il prodotto della imposizione da un lato, dalla paura o del più basso tornaconto nei meneurs dall'altros' innestano e s'incrociano in guisa sifiatta nella compagine italiana da far temere una catastrofe nazionale se mentre si è ancora in tempo e da quanti hanno la percezione chiara dei pericoli e ne hanno il potere e il dovere non si corre ai ripari. Queste mie darole ben so che si presteranno alle più laide interpretazioni da parte dei settari e dei ciurmatori del socialismo. Questi, che non hanno risparmiato già calunnie ed insolenze al1' indi rizzo di un uomo illustre come cultore della scienza e come cittadino, che della sua grande bontà ed imparzialità ha dato prove numerose ai Labriola ed a tutti i socialisti moderati e rivoluzionari - ho nominato Maffeo Pantaleoni - certamente non le risparmieranno a me; certi piccoli Baboeuf, certi piccoli Couthou, piccoli di cervello e di cuore, scriveranno che sono un rinnegato, che non posso essere più considerato nè come socialista, nè come repubblicano. Ed a me poco importa dei loro giudizi; li disprezzo. Se anche fosse vero che non avrei il diritto di considerarmi come repubblicano o come socialista, a me basterebbe il potermi considerare come galantuomo, che ha un culto per la verità. Ma mi riesce facile ricordare a loro che essi s'ingannano, mentiscono, calunniano per ignoranza della storia e della dottrina o per ignobile esplosione di malafede. Giuseppe Mazzini, alle cui dottrine ed ai cuì esempi, sostanzialmente inspiro tutta l'opera mia, non esiterebbe oggi ad adoperare parole ancora più severe delle mie pe1~ stigmatizzare la violenza e l'anarchia presente. D1 lui non ricorderò le polemiche sulla Comune; ma di lui è assolutamente necessario ricordare che non ammise mai affermazione di diritti senza doveri ; che la legge morale mise sempre innanzi a tutto; e che nei pochi mesi nei quali ebbe nelle mani la somma del potere non esitò un istante ad uniformare la pratica alla teoria, a reprimere colla massima severità l'anarchia e la violenza ad Ancona ed altrove, come risulta dal fierissimo mandato dato a Felice Orsini di togliere Ancona alla fazione per restituirla alla repubblica, mentre doveva provvedere alla difesa di Roma. Parimenti Giuseppe Garibaldi, che in Mazzini riconosceva il maestro, non esitò a mandare il più inesorabile dei suoi luogotenenti, Nino Bixio, a reprimere a colpi di cannone la piccola Jacquerie di Bronte nel 1860. Ciò in guantu al mio repubblicanismo. Pel socialismo, avverto i botoli ringhiosi e sdentati che le mie premesse sono quelle dei socialisti italiani, dai riformisti ai rivoluzionari da Turati a Ferri, da Bissolati a Morgari; non è colpa mia se mi mantengo ossequente alla logica, e se coerentemente, dalle premesse scendo alle conseguenze, e le illazioni logiche applico nel giudizio dei fatti, mentre molti , se non tutti i socialisti , danno un calcio alla logica o per basse ragioni elettorali o per amore malsano di popolarità: due varietà di lebbra, che non mi riguardano. ♦ Per assegnare le responsabilità gravi della situazione odierna bisogna stabilire le premesse, e stabìli rle colle stesse parole dei socialisti. Indi verrò alle illazioni. Le quali saranno, è facile preannunziarlo, tali come furono da me esposte sempre imparzialmente nel giudicare i vari episodi dolorosi, che tormentano l'Italia da alcuni anni. La mia parola, a prefereri.za di qualunque altra, sarà improntata a grande imparzialità perchè non preoccupata da interessi e predilezioni ministeriali o di partito. Giudicho oggi i fatti di Milano e le relative responsabilità sotto il terzo ministero Giolitti né più nè meno dì quelli di Cerignola sotto il secondo ministero dello stesso Giolitti , di Calimera e Scorrano e Muro sotto il Ministero Sonnino, di Grammichele, S. Marco in Lamis, Centi e Campobello di Licata sotto il ministro Fortis. La mia parola, non varia colle circostanze; di che fa fede tutta la collezione della Rivista.
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