Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 20 - 31 ottobre 1907

RIVISTA POPOLARE 545 sarmare gl' istinti impulsivi e selvaggi delle folle. Certo la coscienza di questo dovere si fa ogni dì più chiara, così nel partito socialista, come nei dirigenti delle organizzazioni operaie. Ma l'opera è lunga e difficile, dato forse anche il temperamento della nostra razza. E forse è a questo temperamento impulsivo, comune tanto alle folle come agli agenti, che dobbiamo forse anche i fatti luttuosi di Milano». (Tribuna 13-14 ottobre). Notevole la dichiarazione di Bissolati sulla impulsività comune delle folle e dei funzionari, che non è, però, un carattere di ra.z.za, ma conseguenza del grado di educazione: questa stessa impulsività c'era in In ghilterra e non c'è più senza che sia mutata la ra.z.za. Riesce alle stesse conclusioni il Graziadei, quantunque attraverso ad un ragionamento che mostra in lui la preoccupazione di non scontentare gli operai e di proclamare in loro favore il privilegio della protesta, come si può rilevare da questo brano à 'intervista: cc In questi tragici conflitti ognuna delle due parti ha le sue responsabilità. Ma la materia non è tale da• tollerare compensazioni; e gli operai avrebbero diritto di protestare contro la morte od. il ferimento dei propri anche quando riconoscessero assai più di quanto oggi purtroppo non facciano la loro parte di colpa. Come italiano e come amico di tutte le libertà io mi auguro che un maggior senso di responsabilità ed una maggiore educazione in tutti eliminino presto e per sempre le cause di conflitti così fatali ». (Giornale d'Italia 16. ottobre). Ivanoe Bonomi nell'Avanti I ragiona bene e conchiude male. Egli non vuole né tumulto nè rea.zione e avverte: « Ormai è chiaro che fra gl'istinti disordini di una parte delle classi lavoratrici italiane e la reazione che attende bieca men te la propria ora, non vi è che una forza di civiltà e di ordine - di ordi ne nel senso esatto della parola e non in quello che gli conferiscono i piccoli forcaioli paesani. E questa forza è la disciplina e l' educa.zione socialista: la disciplina che insegna a subordinare i propri impulsi a crite1·i di opportunità e di ordine generale, l' educa.zione che allontana le folle dagli eccessi inutili e ripro1;evoli >J. ccMa perchè quest'opera nostra, quest'opera schiettamente socialista possa dare i suoi frutti e vincere - come ha già cominciato a fare in tante parti d'Italia e i.1 tanti strati proletari - le abitudini e le tradizioni che sono un triste retaggio della nostra razza latina, occorre che la reazione non s'abbatta sopra di noi per opporre rappresaglia a rappresaglia, vendetta a vendetta. Al contrario bisogna che la crisi odierna dimostri a tutti --- ai -socialisti e ai non socialisti - l'urgenza di rafforzare i centri direttivi e inibitori delle masse, e la necessità di diffondere quel senso di disciplina e di responsabilità che è il risultato di una sana e schietta educazione socialista JJ. ·« E' possibile ancora sperare in cotesto? Il momento non volge certo propizio agli spiriti sereni e lungimiranti. La canea reazionaria latra e chiede punizioni e condanne. Il governo sta per smarrire la chiara visione delle cose e per cedere alla violenza del forcaiolismo che risorge. Ma in questa vigilia gravida di fati, mentre il duello non. è ancora incominciato - duello che ci troverà coi colpiti contro Ì percussori ~ è bene ripetere che l'unica forza che può salvare il paese, così dalle convulsioni tumultuarie come dalle violenze reazionarie, è soltanto quella dell'organizzazione e della educazione socialista JJ. (Avanti I del 17 ottobre). Ma che cosa si può e si deve fare contro le esplosioni della violenza, quando la educazione socialista è fallita miseramente? Dobbiamo attendere che il regime della violenza divenga eterno in attesa che per miracolo divino i centri inibitori delle folle si sviluppino? Chi deve imporre un freno ai barabba di Torino, ai teppisti di Milano, ai camorristi di Napoli, ai mafiosi di Palermo, il lumpenproletariat delle grandi città, se i socialisti non sanno, non vogliono o non possono imporlo? E può darsi benissimo che reazione e forcaiolismo si rallegrino degli ultimi dolorosi avvenimenti come di una occasione a fare ritroso calle. Ma di chi la colpa? di chi la responsabilità? Delle folle violenti, di cui i socialisti hanno assunto orgogliosamente la privativa di educare senza averlo nè saputo, nè potuto l E chiudo colle parole oneste, esplicite, coraggiose, senza restrizioni senza ma, senza se, senza attenuanti per nessuno, di Camilla Prampoli ni, il vero più umano apostolo del socialismo italiano. cc La folla operaia che s· adunò al passaggio del triste convegno di krumiri, e non contenta di fischiarli o di umiliarli col muto e sevèro rimprovero della propria presenza, lanciò loro dei sassi, fece malissimo. E se, come dicesi, i primi lanciatori di sassi furono ragazzi, male fecero gli uomini adulti a non impedirli. « Nella massa operaia più matura e cosciente, non solo non è sufficiente la forza per tener a freno o per espellere da sè non è ancora sviluppato abbastanza l'altissimo coraggio civile che è il coraggio della propria educar_ione. Essa non lancerà sassi , ma non fermerà la mano di chi li lancia. cc Gli è che per un malaugurato giacobinismo torbito e nebbioso che la tradizione ha radicato negli animi, la coscienza limpida e netta dei mezzi che sono buoni e di quelli che non lo sono, la nozione sicura ccdel bene e del male >J relati vamen te alla vita sociale e civile e alla strada delle nostre battaglie, non è ancor formata e matura >J. Così l' ex deputato di Reggio nella sua Giustizia. Io non credo, che manchi la sincerità in tutti questi socialisti, che vogliono educare le masse onde vedere scomparire i funesti conflitti che da anni affliggono l'Italia. Ma perchè il buon vole re sia seguito dai fatti, perchè i desiderosi non vengano tacciati d'ipocrisia, è necessario che le parole trovino conferma negli atti e che scompaiano le quotidiane contraddizioni e gli opportunismi volgari. Non si può educare efficacemente, non si può anzi educare in alcuna guisa, quando da un lato si deplora h vergognosa scioperomania che intristisce la vita economica italiana e dall'altro per solidarietà si presta appoggio diretto o indiretto ad ogni sciopero meno giustificato; non si può educare . quando verso una intera regione come quella delle Puglie non si ha il coraggio di dire intera la verià e si cerca soltanto l'alibi del partito socialista negli scioperi, che quotidianamente la tormentano; non si può educare quando si proclama solennemente, come nell'ultimo Congresso di Firenze, inconsulto, pericoloso, ingiusto lo sciopero generale e vi si piglia parte colla buona intenzione d'incanalarlo, quando sullo sciopero generale si cambia dì avviso tre volte in un mese, come è accaduto all'on: Ferri; non si può educare quando si giuoca di parole e si fanno salti acrobatici intorno all'antiri1ilitarismo herveista; non si può educare quando in un giornale di propaganda quotidiana in una pagina si dice bianco e in un altra nero e il nero e il bianco si preientano come verità sacrosante; non si può educare quando per trattenere e rabbonire elettori, e lettori ed abbonati un giornale sostiene cause che sa di essere ingiuste; non si può educare quando per non disgustare un gruppo cti compagni si considera come affare privato il ciarlatanismo e la

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