Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 20 - 31 ottobre 1907

I RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze .Sociali Hirettore: Prof. NAPOLEONE COLAJANNI (Deputato al Par1amento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese lt,alta: anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 l\mministrazione: Corso Vitt01·io Emanuele, n.0 115 - NAPOLI Anno Xlll - Num. 20 ABBONAMENTO POSTALE Roma, 31 Ottobre 1907 Agli amici e abbonati della Rivista La Rivista Popolare col 1908 entra nel suo quattordicesimoanno di vita. La sua azione beneficanella vita pubblicaitaliana oramai è riconosciutadagli amici politici" e dagli avversari e non c'è bisognoche la mettiamo in evidenzanoi. Essa è stimata da tutti per la sinceritadei suoi giudizi, per la sua imparzialita,pel coraggiocon cui affronta , le quistioni piit scabrosesenzapreoccuparsimenomamentese incontreràil plauso o la riprovazione dei lettori. La sti1nagrandedal pubblicoviene alla Rivista Popolare precisa,mentepercbe essapossiedele qualita, che mancanopiit ordinariamenteagli Italiani; perchèla Rivista Popolare e la nemicairreconciliabildeellaipocrisia,dellamenzogna,dellarettorica,dellacodardia. La Rivista Popolare , che non ha avuto mecenatigenerosi, che nulla ha chiestoagli amici politici , i quali spessol' hannofrodata dell' abbonamento , non ha mezzi pecuniariper fare la rèclame moderna,chepure è la sola che assicurail successo;essanon la ricevenemmeno dai vari giornali settimanalide_pl artitorepubblicano. Ma per la sua diffusione essa conta esclusivamer1te sulla cooperazione di coloro che la conoscono e l' apprezzano altame11te. Gli amici, adunque, ci procurinonuovi abbonati, di Clubs, di Casini, di Associazioni ecc. A loro saremogratissimi;ed essifavorendo la diffusionedella Rivista siamosicuri, chefaranno opera buona e favoriranno quella educazionesana e positiva, chein Italia manca. Chi procura un abbonato, che paga anticipatamente, riceverà_ in dono uno o più libri ed opuscoli per lo importo di lira una da sceg·liere dall'elenco speciale, che viene pubblicato nelle ultime pagine della Rivista; chi ne procura due o tre riceverà a scelta uno dei seguenti libri : CoLAJANN:I Il Socialismo (2a Ed. Italiana o Ediz. francese di Giard et Briere: L. 4) ; CoLAJANNI La politica coloniale (L. 3); C1ccoTTI : Attraverso la Svizzera (L. 3,50 con illustrazioni); RENSI: Gli « anciens règimes » e la democrazia diretta (L. 2,50); CoLAJANNI: Razze inferiori e razze superiori. (Edizione spagnuola in tre volumetti L. 3). Chi lo desidera può dedurre l'importo del premio .. dal prezzo del proprio abbonamento. Gli abbonati nuovi e vecchi che pagheranno anticipatamente l'abbonamento aggiungendo L. 3 per l'Italia e L. 4 per l'Estero potranno ricevere franco e raccomandato l'ultimo libro di Colajanni: Razze inferiori e razze superiori o Latini e anglo-sassoni (un elegante volume che costa L. 6); aggiungendo L. t per l'Italia e L. 5 per l'Estero potranno ricevere lo stesso libro nella elegantissima edizione francèse ddla Bibliotaqu~ scientifique interaationale di Alcan (Paris) lega_to in tela e oro che costa L. 9.

RIVISTA POPOLARE SOMMARIO: Glf avvenlmeut;f e g-11 uomini: Noi: (1 socialisti veri conservatori della monarchia - I socialisti imperiali di Trieste contro Labriola - Il giornale quotidiano repubblicano. La Ragione - La riapertura· del Parlamento Francese - Amici cari : borsa del pari - Per la crisi e per la circolazione - La ques tione marocchina · Pel consumo del carbon fossile. Le risorse mondiali - I risultati delle riforme postali in Francia-Le strade ferrate negli Stati Uniti- Le chiacchiere del!' Aja - Cose Inglesi -A. A.: La qnestione fèrroviaria Inglese) - Dott. Napoleone Colajanni : ll regime della violènza. A Luigi Lodi - V. Canl: Calabria disgraziata. Provvedimenti radicali-Francesco Simonelli: Convitti laici-- Mario Pilo: La Settima Esposizione d'Arte a Venezia - Dal (1 Bollettino italiano dell'Ufficio del lavoro 11 (Mese di Sett.)- ltivlsta delle ltlvlste: Ciò che è i! giurì. Ciò che dovrebbe essere (Revue polilique et parlamentaire) - Il crol- lante impero dei Mori (North Arnerican Review) - Le multe alla Standard Oil Company (North Arnerican Review). 6LI ftVVENIMENTI e 6LI UOMINI I soolallsil veri oonservatorl della monarohta. - Gli ultimi fatti di Milano non hanno trovato difensori che tra. i soli giornali socialisti; anche quelli simpatizzanti che per lo passato direttamente o indirettamente facevano con loro causa comune questa volta o li condannano esplicitamente o appena appena invocano le circostanze attenuanti. Tipico il caso del Secolo: il suo direttore on. Romussi fu tra i famosi firmatari del telegramma all' on. Giolitti, che fu p'1bblicato .... e non mandato, e che ha contribuito ad eccitare gli aniMi ed a fare proclalllare lo sciopero come onestamente ha riconosciuto Filippo Turati ; ma il suo giornale invece biasima vivamente lo sciopero e i metodi selvaggi degli scioperanti .... Del resto anche i quotidiani socialisti, eccetto L'Avanti, la cui crd,nerie non ci pare sinceramente sentita, tengono un linguaggio molto umile· e dimesso. Tra gli innumerevoli giornali che si sono scagliati contro la massa lavoratrice-sarebbe una comoda, ma disonesta. finzione riversare ogni responsabilità sulla teppa-di Milano c'è stato Il Gi&nale di Sicilia, che in nn breve 1:,telloncinoha pronunziato un severo giudizio, di cui crediamo giusto riprodurre una parte. Scrivendo dello sfacelo dice: (( La verità è proprio questa; ché le attuali istituzioni politiche e !>Ociali,ed il governo che da esse promana sono oramai alla mercè delle organizzaonì prole~ arie , e di chi le dirige. La Monarchia si regge perchè ancora lo vuole il grande e multiforme per quanto caotico , partito operaio socialista anarcheggiante , il solo e vero partito dinastico e conservatore dell'ora presente. Sem brerà un paradosso, ma tale non è. Infatti , quando si ha la forza di colpire in pieno le istituzioni politiche e sociali ad un tempo , e questa forza non si dispiega a tal fine , si ha ben diritto di essere chiamati i soli conservatori di tali istituzioni.» • In molte città, ora , non si è scioperato, perchè non ne valeva la pena dopo il fattaccio di Milano provocato da teppisti massacratori di poveri krumiri affamati rinvia.ti ai loro paesi in seguito alla vittoria dei gassisti; e poi perchè la pa - rola d'ordine non è stata data. Ma non hanno forse scioperato i ferrovieri del compartimento di Milano ed il governo è adesso impotente , malgrado una tassativa disposizione di legge , a punirli? Sciopererebbe altrimenti la intera classe e le ferrovié di tutta Italia rimarrebbero inattive , mentre per solidariP-tà proclamerebbero lo sciopero generale gli operai di tutte le italiche regioni. Il governo, dunque è alla mercè delle masse organizzate, e quando dico governo intendo l' ente perchè al punto in cui sono lè cose qualunque governo si trovert!bbe di fronte ad una situazione che non ha l'eguale nel più anarcheggiantè dei paesi del mondo, tanto meno poi delle repubbliche di Francia e d' America. Buon per noi che ; Turati, i Ferri, i Braccia larghe e compagni-forse perchè tanto loro quanto i loro capi delle varie organizzazioni pseudo proletarie, vedono che se sarebbe facile demolire e apportare il caos, non sarebbe altrettanto agevole ricostruire - si mostrano ll fatti, benchè n0n a parole, degli t!ccellenti monarchici. Altri menti, ditemi, che cosa sarebbe di un governo che non dispone più delle ferrovie e che , non potendo mobilizzare le truppe, non è in grado di fronteggiare una insurrezione derivante dal preordinato sciopero generale in una intera nazione? (( Il peggio, o il meglio, secondo i diversi punti di vista, sta in ciò che il rimedfo non può oramai venire dall'alto , dove non si dispone più dell'autorità e della forza necessaria. Una soluzione potrà attendersi soltanto dalla coscienza medesima dc:i cittadini reagenti contro gli eccessi. A Bologna, a Torir..o, a Milano ai è veduto qualche sintomo ». Che i socialisti i;iano stati i migliori puntelli della monarchia in Italia abbia1110sostenuto anch~ noi non poche volte. Veritas, del giornale di Palermo oggi lo sostiene da un altro punto di vista; ma non è il meno vero. Tra. le ragioni che possono i11d,1rre i socialisti a tollerare la monarchia, non ostante che i sedit:i milionetti della Usta civile dovrebbMo sembrare rm buon boccone ai ferrovieri, però, cn,<i_iamoche non ci siano soltanto quelle elevate attribuite a Ferri, a Turati, a Braccia.larghe - che questa volta, a dir vero, non ha figurato in prima linea,-un' al tra deve esserci stata: quella di non costringere le istituzioni a spiegare tutta la energia di cui sono capaci. I socialisti comprendono che se essi volessero cacciare il Re, il buon padre di famiglia, che come tale noi amiamo, finirebbe col fare entrare in azione il suo esercito. E allora farebbe caldo. Meglio, quindi, usar prudenza; tanrn più che i socialisti pensano e dicono che la repubblica sarebbe più severa e più energica nel mantenere l'autorità dello Stato e i diritti della collettività. + ~ I soclallstl imperlali di Trieste contro Labrlola. - Abbiamo nel numero precedente fatto cenno della grave accusa forrnu1ata da Artnro Labriola contro Pittoni , deputato sociali ta µer Trieste nel Reichsrath di Vienna, e cioè: ehe egli se la i nten desse coll'Imperiale Luogotenente. Siamo ora nel dovere di avvertire i lettori che il Pittoni ha risposto con un lungo articolo del Lavoratore. Noi che non abbiamo alcuna simpatia per le idee politiche di Labriola e meno che mai per le sue qualità morali , o per meglio dire per la sua amoraìità, dobbiamo confessare che nello scritto del Pittoni ci sono molte insolenze ed anche qualche verità, che può colpire il Labriola; ma manca la difesa vittoriosa del proprio operato; manca la risposta alF accn!,a precisa contro il deputato i:;ocialista di Trieste d' intendersela coll'Imperiale Luogotenente Austriaco. Qualche poco di bene può venire al Pittoni dalla lettera dei signori Vi van te e Puecher , proclama.ti da Labriola due galantuomini e d11e buoni socialisti, che con lai si dichiarano solidali, ptu riaffermando il loro dissenso sulla quistione delle funzioni delegate, che il Governo Imperiale Austriaco tolse al solo Municipio di Trieste per punirlo dei suoi sentimenti italiani: Questa loro solidarietà mostra una cosa sola: che essi sono di facile contentatura e che perdonano facilmente al compagno Pittoni le sue predilezioni imperialiste. + Il giornale quotidiano republicano. La Ragione. - Verso la fine di dicembre , diretto da Arcangelo Ghi3leri, comincerà a pubblicarsi in Roma l'organo quotidiano del partito repubblicano. In que8ti ultimi tempi e' è stato un risveglio notevole del sentime11to repubblicano e si è sentito mago-iormeute la necessità di tale pubblicR.zione; d' onde ~no spontaneo concorso di volenterosi che hanno fatto rnpid1.tmente accrescere le fila degli abbonati ed anche degli azionisti. Avvertiamo in proposito ch(1sinora non

RIVISTA POPOLARE 535 era stato possibile far sorgere e vivere un giornale repubblicano per opera di azionisti repubblicani. Potè pubblicarsi n Dove're col sacrifizio pec11niario di Gius~ppe Nathan; La Lega della Democrazia con quello di Alessandro Castellan.i e di Adriano Lemmi; del Fascio della Democrazia con quello del Pantano e di Oolajanni ; ma esso nun sorse mai per opera cvllettiva del partito repubblicano. Ciò è di buon augurio; e noi ne siamo straordinariamente lieti. Il titolo, La Ragione , dice che il giornale dei repubblicani pur ispirandosi ai criteri giornalistici più moderni, vorrà esercitare un'azione altamente incivilitrice che possa riuscire a far sorgere dalla Roma dei Papi quella Roma del Popolo , che fu vaticinata da Giuseppe Mazzini. + La riapertura del Parlamento Francese. Le ferie non sono state inutili, nè hanno rappresentato per i deputati francesi un semplice periodo di riposo. Non ci· fosse stato altro che il congresso radicale di Nancy questo solo basterebbe a far capire il lavorio che i gruppi parlamentnri francesi hanno compiuto dalla fine di giugno ad oggi. Ed oggi Palais Bourbon ii'è riaperto e la Nazione aspetta che, superato finalmente l' aspro e difficile scoglio della sepa·razione , il Governo metta mano alla esplicazione di quel pro· gramma di riforme ~ante volte promesse e altrettante procrastinate, per la necessità suprema di difesa della Repubblica, e perchè la legge sulla sepa'razione fosse condotta felicemente in porto. Nè il periodo politico potrebbe essere più favorevole. L'opposizione è ormai debellata, e dalla coscienza della propria impotenza, è ridotta a quella pura funzione di controllo che è necessarissirna in ogni assemblea. La lotta della opposizioue non è più ormai la guerra alla Repubblica, e lo si è veduto dal tenore · della interpellanza dal Boni de Castellane, il focoso e turbolento capo dei reazionari, ridottosi a interroo-are il ministro a proposito della impresa Marocchina. 'bra ?hiunq~e conosce il carattere del popolo Francese, ed il movunento ge_nerale della Francia , e le idee della maggioranza parlamentare - che in questa questione ra:ppresenta veramente la maggioranza del paese - a proposito di colonie; capisce benissimo che la interpel lauza del Boni de Castellane , non può affatto far paura o recar danno alla stabilità del governo di Clemenceau. Anzi , poiché sarà certamente estesa ad una discussione di tutta la politica coloniale del gabi1:1etto, darà occasione a Clemenceau di raccogliere ap?n con uno dei suoi abituali discorsi pieni di prec1s1one e di verve, e offrirà anche il destro a.. Janrés di ribattere le accuse che i molteplici Judet gli muovono di volere - aderendo, in parte, com'egli aderisce alle idee dello Hervé - l'asservimento della Francia al le violenze di una q.ualunq ue nazione straniera. Ed il_gabinetto_ si troverà sorretto dalla sua antica maggioranza ; c10è da quel blocco formatosi attraverso le lotte nazionaliste, antidreyfusiste, anticongregazioniste per la difesa della Repubblica, Il Governo dovrà poi passare alla discussione della legge per la devoluzione dei beni ecclesiastici. A questo proposito, Clemenceau può dire d'esser nato vestito, chè l'affare del Thomas e della sua banda di ladri affiliati e congiunti da un lato a' parroci e dall'altro ad antiquari complici tutti della vendita dei furti della dispersione delle ricchezze artistich~ delle chiese di Francia, dà la parte bella a Clemenceau. Non s~rà_ difficile estendere l'esempio, triste, delle oper~z10n~ del Thomas e trarne l'applicazione d'una assai rag10nevole presunzione, cioè che come i parroci truffavano e vendevano, e lasciavano rubare di certa scenza e assoluta volontà i reliquiari le statue i quadri d~lle ch_iese, cosi riuscirebbero, 'col tempo ,' a far cambiare di proprietario ai presbiteri, ai palazzi, ai terreni di proprietà della nazione e dalJa nazione devoluti alle chiese. Poi verranno la discussione sul riordinamento dei consigli di guerra· ed i bilanci e ·1 d ' 1 1 capo 'anno. Cosi spazzato il terreno il governo di Clemenceau potrà ·mettere mano ad attuare le riforme. Radicali riforme , politiche, amministrative od economiche, e sarà interessante studiare-e lo faremo via, via che ci se ne presenterà l'occasione -- fino a qual punto su la via delle rivendicazioni sociali può spingersi un governo senza provocare egli stesso la rivoluzione fomentata dai reazionari. , Bisogna ricordarsi a questo proposito che Mazzini, non neglesse la questione economica, e che egli anzi accennò più volte ad una serie ' di riforme e trasformazioni economiche le quali dovevano far trovare al. proletariato, il benessere economico, insieme alle libert~ politiche repubblicane. Sembra che per questa via, s~ metta-aiutato da illuminati socialisti-il governo d1 Clemenceau. Vedremo fino a qual punto avrà il coraggio di arrivare. + Amici cari: borsa del pari, sembra che abbiano detto i francesi al loro buon alleato, a corto di q?-attrini. Di qui il viaggio di Isvolsyk a Parigi, si dice però con poco frutto, almeno dal lato finanziario. Dopo i tentativi, riusciti vani, del Rokotzeff per un nuovo prestito Russo in Francia, lo Scita barbaro ha sentito la necessità di rassicurare gli amici della Gallia che, per quanto barbaro, egli è ancora bisognoso d'oro; e che essi sono per lui i migliori amici del monio. Vero eh' essi cominciano a non crederci quasi più. Lo accordo Austro-Russo pei Balcani - dove il bridgesofo Tittoni è stato bellamente negletto-; l'accordo Anglo-Russo pflr l' Asia ; l' incontro dell' imperatore Guglielmo con Nicola a Swinamunde, tutto ciò aveva fatto aggrottare le ciglia agli amici e alleati, e sovventori di fondi e per riaverne quattrini è stato nenessario che il ministro degli esteri andasse a Parigi a dimostrare che in tutto questo lavorio di trattati e colloqui nulla c'era che potesse nuocere alla Francia. E gli amici si sono tenuti paghi delle dichiarazioni; ma quanto a scJOgliere i cordoni della borsa : ah ! ecco questa è un'altra faccenda: gli amici sono infurbiti e hanno dichiarato: Forse potremo trattare, ma prima vogliamo vedere come andranno le faccende con la Doma, perchè ..... perchè essi temono - nè si può loro dar torto - che se lo Tsar Nicola dove~se andarsene o esser levato di là - la Duma potrebbe non volere riconoscore un debito fatto, quando avrebbe potuto riconoscerlo, senza che le si dasse questo piacere e segnalato onore. E se cosi fosse addio i milioni. Equesto è un argomento assai serio per gli amici ed alleati dell'ottimo Sc1ta. · Quindi, per ora, niente denaro. Proteste d'amiciziaquelle non costano nulla - molte, ma quattrini punti: e finché la Duma - ha detto col più amabil~ dei suoi sorr1s1 l'amabilissimo Pichon - finchè Id. Duma sia in grado di ratificare il prestito•. La pillola è un po' amara, ma Isvolsky dovrà ingoiarla, e partire da Parigi riport,ando al suo signore la notizia che bussati a denari gli amici ed alleati rispondono picche, . A quando agli ukase dello Tsar risponderà pie.che il suo paese? Siamo alle elezicni per la terza Duma e si annunzia radicale più delle altre. Sarà venuta l' ora n_ella quale la farsa si muterà in tragedia? Per 11_popoloRusso e per la libertà, noi lo desideriamo ma temiamo che il bel giorno della liberazione si farà ancora attendere per un pezzo I + Per la crisi e per la circolazione. - La tempesta imperversa nelle Borde dell'America del Nord in Europa ed io quelle italiane. ' Er~ no3tro _proposito occuparcene in questo numero; ma c1 mancò il tempo e ci sarebbe mancato lo spazio.

536 RIVISTA POPOLARE Pur troppo il tema sarà anche di attualità nel numero prossimo. Intanto sull'argomento segnaliamo un interessantissimo articolo dell'on. Maggiorino Ferrat·is, che con la sua ben nota competenrn nella Nuova Antologia del 16 ottobre si è occupato delle Crisi della circolazione e del ribasso della rendita italiana. + La questione marocchina. -Se non andasse di mezzo la indipendenza d' un paese , e il sacrificio di vite, ciò che accade al Maroccn sarebbe buffa come pochade. Qui due sultani che si guardono in cagne8CO; ma non osano venire alle mani; Abd-el-Aziz e Mnlei Afid che pitoccano tutti e due alle potenze un po' di quattrini; i gioielli dell'uno non accettati come pegno· e gl~ jnvi_a~i à~ll'alt~·o mes~i pulitamente alla porta d~ tutti 1 mm1stn degh esteri sarebbero buffissimi se non scorresse intanto il sangue; se sotto la esilarante comedia, non ci fosse la tragedia grande d'un popolo, la cui indipendenza agonizza. Poichè, e sarebbe assurdo farsi illusioni, il Marocco finirà sotto il protettorato (e si sa cbe cosa protettorato significhi) di una o più pot~~ze_ Eur~pee. _Intanto la Fra~cia, con arte politica logic1ss1ma s1 schiera per uno dei due sultani Fino ad ieri, fino quando parve che Mulei Afid riuscisse a pigliare il sopravvento ed essere il più forte, la Francia non parteggiò per l' uno più che per l' altro; attese gli eventi; e se il nuovo Sultano fosse riuscito a farsi riconoscere dalla maggioranza delle tribù la Francia a~rebbe apertamente parteggiato per lui; ma Abd-el-Az1z, malgrado la sua nota indolenza, si è mosso da Fez, é arrivato a Rabat dov'egli ha riaffermato la sua autorità, senza che l'aHro abbia osato andare ad attaccarlo ; e la Francia ora che anche Ja tribù cominciava ad abbandonare Mulei Afìd , si è messa dalla parte di Abd-el-Aziz. Mulei Afid è perduto, ma, con lui, anche l' indipendenza marocchina, poichè la Francia non dà, certamente, pe' begli occhi del Sultano il proprio concorso. Né la Francia vi sarà lasciata sola, o con tutt' al più la jnsignificante compagnia della· Spagna. Indubbia.mente tutta le nostre simpatie sentimentali sono per Mulei Afid, che si é presentato come difensore del Marocco contro la ignavia del sultano legittimo e contro gli stranieri: ma Mulei si é dimostrato, all'atto pratico, tanto debole ed inetto quanto suo fratello; e quanto a 1:1tranieri: egli non ha lanciato contro di loro che un proclama: tanto innocuo quanto orien- . ' talmente magmloquente; e ciò non basta.. Chi fa bella figura, onesta e bella figura, è quel birbaccione di Raitsuli bravo brigante patriota: che proda.ma il pro• prio rispetto per i Franchi, chiede un bel gruzzolo per la liberazione del lVIacLean, e promette, purché gli stranieri se ne va.dono , la pacificazione del tratto di paese che gli sarà affidato e ch'egli chiede. E riuscirebbe egli, a questa pacificazione; egli che ha audacia, energia, prontezza di mano e d'armi; riuscirebbe a rassicurare gli stranieri al Marocco e le potenze Europee ; ma qnesto , proprio , non fa il caso della Francia pacificat1·ice; e per questo i messi e le richieste di Raitsuli non sono tenuti in gran conto. Ciò che conviene alla egoistica. diplomazia Enropea , è il disordine nel Marocco; perché essa abbia il diritto di continuare a mantenervi l' ordine; e se il disordine non vi fosse scoppiato de se, lo avrebbe creato, altrimenti che via pigliare per insignorirsi del paese? Ma questi son brutti nodi quando vengono al pettine : soprattutto se, come per il Marocco, c' è più d'una potenza che li vuol pettinare ! + Pel consumo del carbon fossile. Le risorse mondiali. - Calcoli approssimativi recenti fanno ritenere che fa. Germania possegga an~ora 280 miliardi di tonnellate di carbone sufficienti, in base al consumo attuale, per oltre 2000 anni. La Gran Brettagna e l' Irlanda ne avrebbero 193 miliardi che basterebbe.IO per circa 600 anni, per.~hè il con-iumo vi é doppio. Il Belg·io ne avrebbe 28 miliardi, la Francia 19, l'Austria 17, la Russia 40, l'America del Noni 681 miliardi. E' impossibile di calcolare la qnantità di carbone che racchiude l'Asia; ma si ritiene enorme: molto al disopra di quella dell'America del Nord. + I risultati delle riforme postali In Francia. - Il Gio1·nale Ufficiale. del la repubblica fra.ncese ha pubblicato da recente i risultati della riduzione della tassa per le lettere da 15 a 10 centesimi e che riguardano il periodo dal 16 aprile al 31 dicembre 1906. Durante tale periodo l' accrescimento delle lettere sull'anno precedenti fu del 22 °/ 0 , con una diminuzione d'introito di L. 18,729,472. Ma siccome ci fu diminuzione delle cartoline postali, l'acMescimento reale nelle lettere si ridusse al 17,16 °/ 0 e le pet·dite complessive tra cartoline e lettere aumentarono a L. 22,286,409. Ci fu pure anmento nelle spese complessive, comprese quelle pel personale di L. 41350,600. In tutto quindi le perdite si elevarono a L. 26,645,000. Il Temps e i Debats, tenendo conto delle non liete condizioni delle finanze francese si sono allarma ti di tali risultati. Ma si è osservato per contro che l'aumento del 17 °/0 nella corrispondenza indica un progresso negli scambi, nel commercio ec~. Perciò la perdita finanziaria ver rebbe compensata dal miglioramento della economia nazionale. Di più l'aumento ulteriore nell'attività postale gradatamente compenserà la perdita. In ogni modo questi risultati dovrebbero dare dare pensare a quanti vorrebbero in Italia diminuire il francobollo per la lettera ordinaria da 15 a 10 centesimi. + Le strade ferrate negli Stati Uniti. - L'anno 1906 è stato 11n anno eccellente per l'in,lnstria delle strade ferrate negli Stati Uniti d'America. Quest'anno furono costrniti 851 kilometri di nuove strade ferrate. Il valore del capitale (azioni) è passato da 6,741,956,825 dollari nel 1905 a 7,106,408,976 dollari nel 1906, con un aumento quindi di 364,452,151 dollari. Il valore del capitale (obbligazioni) è passato da 7,425,261,901 dollari nel 1905 a 7,851,107,778 dollari nel 1906, cioè 425,845,877 dollari in più. Le rendite lorde sono passate da 2 miliardi 112,197,770 dollari nel 1905 a 2,346,640,286 dollari nel 1906, con un aumento cioè di 23-i,442,5 L6 dollari, il che rappresenta l' 11 °/ 0 di più. Le spese sono passate da 1,426,733,282 dollari nel 1905 a 1,556,452,274 dollari nel 1906. La rendita netta ammonta quindi a 790,187,712 dollari, ossia il 15 °/ 0 in più dell'anno precedente. Il tasso medio dell'interesse pagato durante l'anno ai portatori di obbligazioni ferroviarie è stato del 3,99 °/ 0 nel 1906, contro 3,79 °/ 0 nel 1905. Le riserve delle compagnie giungevano alla fine del 1906 alla somma complessiva di 17,500,000,000 dollari. + Le chiacchiere dell' Aja - Dunque dopo nn bello sproloquio del mastodontico Nelidoff, che gli ha valso un tenero telegramma di quell' anima onesta e benigna che è lo Tsar Nicola II di Ruasia: (a proposito: i giornali, la settimana scorsa, annunziarono che nel mese di settembre sono state giustiziate in Russia 86 persone e ne sono state condannate 367 alla galera,; e 2540 alla deportazione) la conferen1,a della Pace - promossa da quell'anima sempre onesta e benigna dello Tsar Nicola - la confereuza per la Pace s'è _chiusa. I delegati sono tornati ai loro paesi fregandosi le mani per la gioia dei risultati della loro opera. Ohi n'e

RIVISTA POPOLARE 537 uscito meno giocondo è, pure, l'angelo della pace il qnale si dice siasi deciso a. mettere il famoso ramo di u~ivo al famoso monte di pietà., se glielo piglieranoo visto che alla conferenza si è parlato bene e conchiuso qualche cosa in proposito di guerra: mentre per ciò che riguardava la pace non ~olo l' accordo non c'è stato mai; ma i pacifici valentuomini hanno trovato mezzo di accapigliarsi sempre. Noi lo abbiamo detto più volte, ci piace ripeterlo ora che a lavori terminati la conferenza. viene a darci ra~ione -_la p~ce verrà. dai popoli; dai governanti, dai potenti, dai monarchi mai. + Cose Inglesi : l O La p?·opaganda antisocialista• I conservatori Inglesi, che tutti i giorni ne inventano una per cercar di sfogare il loro malumore , e vedere se sia possibile mettere un riparo alla catastrofe delle ultime elezioni, hanno escogitato ora un mezzo di propaganda , non nuovo in Inghilterra , a dir vero , che essi sperano potrà essere assai efficace. Si sa che in Inghilterra per parlare in pubblico a dieci o a dodicimila perscne non è necessario nessun avvis'.), e nessun permesso. ·Basta montare sopra una sedia, o sopra uno sgabello all'angolo di una via, o in uno square o o in un largo qualunque d'un parco, e mettersi a predicare. Il pubblico assiste, discute, si convince o.... se ne va. Tutti i parti ti in Inghilterra fanno la loro propaganda cosi ; ma i conservatori hanno voluto in tensifi.carla. Si son dunque provveduti di vett.urepiattaforma, di lanterne magiche, di grandi cartelloni e manifest.i con stampati sopra mot.ti e cifre antiso cialiste, e quindi si son dati a girare il paese-o per dir meglio i dintorni di Londra , facendo fare a dei conferenzieri la propaganda antisocialista. Resultato? Bastonate a Brixton, fischi a Clerkenwelt, tumulti a Tottenham , a Finisbury-Park, a Finehley ; fuga in tutti questi luoghi dei conservatori ; per contro , bastonate , uova marce , tumulti e fuga dei socialisti a Camden Town, a Hammersmith, a Battersea e altrove. Naturalmente non è a questo risultato che mirano i conservatori , ed anche la propaganda antisocialista non è, per loro, che secondaria: lo scopo principale è creare imbarazzi e osti!, tà al governo liberale e ci riescono. Dove trionfano protestano contro l'intervento del governo; dove le busse son per loro strillano contro il poco energico contegno del governo, e questo offre ai loro giornali ]a possibilità di cantare e rican tare su tutti i toni-cosa che fanno 'luotidiananrnntecbe il governo liberale mena il paese all' anarchia. Proprio com.e dei volgarissimi conservatori Italiani ! 2° Campbell-Bannerman e la Ctimera dei Lo1·ds - Dunque la battaglia ricomincerà. ben presto piu fiera di prima contro la Camera dei Pari. Le vacanze sembrarono stabilire una specie di tregua all'opera battagliera del partito liberale-oggi preponderante ai Co- ~uni-m_a ora che i lavori parlamentari hanno ripreso 11 loro vigore ecco di nuovo le due Camere di fronte. Da un lato i Comuni che propongono, dall'altro i Pari che respingono. L'alternativa sarebbe penosa; se in fondo il Parlamento non fosse sovrano e non avesse potere - quando che ne si a riconosciuta la necessità di fare una legge la quale limiti tanto le attribuzioni e le facoltà della Camera dei Lords da doverla considerare dopo come abolita. Ed il re Eduardo che è t~oppo. costituzionale per opporsi ai Comuni, e le cui s!mpat10 sono tutte - e apertamente - per il partito liberale approverebbe certamente la legge. A dir vero i Pari contano, per la loro impunità, sul sentimento misoneista del popolo Inglese, cui ripugnano istintivamente le novità troppo brutalmente applicate ; ma essi sembrauo non tenere conto di due fatti : 1 ° che le leggi cui, finora, i Pari si ostinano a mantenere il veto sono oltremodo care-perchè utilialla grande maggioranza del popolo Inglese ; 2° che fin ora le proposte di guerra alla Oarnera dei Pari non ebbero grande influenza sulla popolazione, perché sembrarono esagerazioni mitingaie dei meno influenti deputati e politicanti di parte liberale. Ora però la faccenda piglia una piega di versa. E' il capo del governo stesso che ha parlato : ed ha parlato con una energia, ed una chiarezza che non potrebbero essere desiderate maggiori. Sir Henry Campbell-Bannerman ad un banchetto offertogli da ami~i ed elettori, parlando come uomo politico , come capo del governo e come leader del partito liberale ha detto con una franchezza tutta inglese : e i lo1·ds capitoleranno, e permetteranno che le leggi votate dai Comuni abbiano la loro applicazione nel vaese, o noi ci vedremo costretti a prendere tali provvedimenti che la Carnera dei Pari dovrà sentirsene ménomata; e ci appelleremo dell'opera ·nostra al paese; ponendo nettameute la questione della abolizione della Camera dei Pari > • E questo è parlare chiarissimo. Carnpbell-Bannerman ha scelto opportunamente il suo tempo per dare battaglia. La grande maggioranza del paese è ancora - e ora più di prima con lui-le Compagnie ferroviarie che si. appoggiano ad argomenti di conservatori per negare ai loro operai il riconoscimento della Unione, danneggiano - indirettamente si ma sicuramente - il partito conservatore difensore· dei Pari : · l' opera del governo nella politica estera , lo mantiene in buona luce presso l' opinione pubblica ; la questione delle scuole è, per ora, messa abilmente in tacere. CarnphellBannerman dichiara che è ora venuto il buon momento. Colpa di Jm·nac, strilla la stampa conserva- ~rice. E quand'anche fosse, che cosa importa, se assicura la vittoria? E Campbell-Bannerman che questo pensa , dichiara freddamente e risolutamente: e o cedete , o ci batteremo , ora , perchè i;iamo sicuri della nostra riuscita a. E vedremo ben presto quale difesa apporranno i Pari a questo assalto diritto. 3° Kefr Hardie e gli Inglesi nell'India.-! giornali conservatori hanno in vocato la misericordia di tutti gli Dei, a disperdere le sinistre profezie di Keir Hardie a proposito dell'India. L' infaticabile leader dell'Indipendent Labour Party ha speso il tempo delle vacanze parlamentari visitando l' India , ricercando la causa delle rivolte e delle carestie , proponendo rimedi , e mettendo in luce certi metodi di governo e di polizia tntt' altro che civili. Naturalmente le rivelazioni di Keir Hardie hanno fatto rumore. Egli ha dichiarato che la più sfrenata corruzione regna fra coloro che ·sono destinati a governare il paese ; che la polizia è uno strumento di esosa oppressione dei nativi. Ha dichiarato che la famosa rivolta del Pendjah si riduce semrlicemente alle operazioni disperate di una banda di vagabondi affamati , artatamente esagerate nella loro importanza dalla polizia , e delle quali non resta più alcuna traccia nel paese. Ha scritto anche, ed ha appoggiato i suoi argomenti con citazioni di cifre e di fatti , che l' amministrazione inglese nell' India è e la più stupida ed al tempo stesso la più ladra che mai abbia amministrato un paese•. John-Morley il ministro di Stato per l'India ha creduto opportuno scagionare , in qualche modo, dalle roventi accuse l'opera della sua amministrazione, e in un suo discorso s'è scagliato contro Keir Hardie, non per dimostrare che quello che il deputato operaio ha detto è falso, ma per polemizzare contro la idea attribuita al Keir Hardie che « ciò che è buono per il Canadà deve essere buono per l' India >. Sfortunato Morley I Appunto l'indomani del suo discorso lo Hardie telegrafava da Baroda che quelle parole gli erano state . falsamente attribuite, eh' egli non si era mai sognato di emettere una opinione tanto assurda. Così restano integre e senza confutazione le accuse del Keir Hardie al la amministrazione Inglese nell' India. Specialmente

538 RIVISTA POPOLARE in ciò che ha rapporto alla polizia, ed al governo po1 i tico del paese. Or ora un lungo telegramma da Simla annunzia che il deputato operaio è stato ricevuto dal vicerè ed ha conferito con lui , a lungo, su i provvedimenti da prendere per migliorare la situazione attuale che è indubbiamente pericolosissima, e per avviare l'India ad un migliore assetto nel governo , e nell' ordine pubblico. . Al tempo stesso il giornale Empfre di Calcutta, reca una intervista di Keir Hardie nella quale egli espone le proprie idee in proposito. Chi ha seguito con un po' di attenzione lo svolgersi della questione indiana rapporto ali' Inghilterra, sarà tentato a ripetere, leggendo la intervista del Keir Hardie, il biblico: nil novo sub sole; identiche accnse mossero al governo del!' Inghilterra nelle Indie e il Generale Gordon - l'eroe del Sudan, - e il socialista Hyndmann, e il sociologo Hobson. Ma ciò che è importante è che i provvedimenti sieno ora presentati e proposti da un Inglese , da un cittadino della Gran Brettagna, mentre fin' ora erano a proporle soltanto gli Indiani , e appunto perciò non erano tenute in alcuna considerazione, quantunque i proponenti fossero uomini di grande coltura e valore come Chandra Pal e Dadbhaj N aaroji. Keir Hardie torna a proporre ciò che essi proponpongono : decentralizazione amministrativa, maggiore controllo del governo imperiale su gli atti e le leggi emanate dal governo deJl' India, fino alle possibilità oppressive della polizia, e - ed è ciò su cui egli e gli Indiani insistono come condizione prima d' un migliorato governo dell'India - ampia partecipazione degli Indiani al governo del loro paese. Oggi l'India è considerata e trattata come un paese di conquista , mentre invece deve essere avviata a poter diventare una colonia autonoma come il Transwaal o il Canada. Oggi non è ancor giunta al punto di governarsi da se , ma lo stato di oppressione nel quale il governo dell'Inghilterra tiene la popolazione indiana suscita quella pericolosa agitazione del Sawai·aj che ha tanti rapporti col Sinn Fein irlandese - un altra terra che dovrebbe governarsi come colonia autonoma ed è invece trattata, e dai tempi della conquista Ctomwelliana ad oggi, come territorio di nemico vinto. Il Keir Hardie ha francamente posato i termini della questione. Se l' Inghilterra non vuol perdere l'India per sempre ; si prepari a trattarla come terra di liberi, non di soggetti: gli Indiani che dall'Inghilterra trarranno-come tutte le altre colonie autonomevantaggi e benefici le saranno devoti e fedeli. Il ditlìcile-Keir Hardie stesso lo dichiara-è questa opera di preparazione, alla quale i governi succedutisi, fin qui si son mostrQ,ti impari. Bi@gna che l' Inghilterra trovi il meglio per l'avvenire. Nor + La questione f'erroviarla Inglese. - Nei giorni durante i quali il sindacato dei ferrovieri Italiani minacciava lo sciopero generale, si è più volte ricorsi col pensiero , la parola e lo scritto a minacciato sciopero dei ferrovieri Inglesi. Ce ne siamo occupati più volte, e particolarmente nel N. del 30 Settembre; ma vale la pena di parlarne diflusamente anche a costo di ripeterci, perché ci sembra che, in Italia, le ragioni di questo sciopero si conoscono assai male. Le ragioni anzi sono una sola. Il riconoscimento della T,rade Union dei ferrovieri - quella che sarà ben presto la famosa Almagamated Society of Railvay Se1· · vants - da parte delle Compagnie ferroviarie. Naturalmente questo riconoscimento ufficiale nonècheil primo passo d'una serie di rivendicazioni che gli operai delle ferrovie si propongono di presentare in seguito ai diretteri delle Compagnie. E la ragione del rifiuto del riconoscimento sta proprio in ciò. Le Compagnie sentono che nna volta riconosciuta la Union, il Sindaoato, esse òovrebbero una dopo l'altra far dritto a tutte le susseguenti rivendicazioni. Questo è tanto vero che la Midland una delle potenti Compagnie, in un suo manifesto diretto agli operai I enumera i miglioramenti introdotti, il bene fatto agli operai, senza aver bisogno di trattare con la Union. E' vero che rispon dendo, ani Reynold's Paper, un gruppo di operai della Midland ha dichiarato : e le concessioni fatte fin' ora sono insufficienti; ma fossero anche più che bastevoli non è di questo che si tratta ora: è del riconoscimento ufficiale del sindacato da parte vostra; non d'altro. E questo vogliamo•. Prettamente e puramente Inglese. Bisogna notare che I.e Trade 's Unions sono in Iughilterra riconosciute ufficialmente anche dal Governo per i proprii impiegati. Le sole che intendono fare eccezione alla regola sono le compagnie ferroviarie e questo, mentre dà una notevole forza alla i-ichiesta che il Beli - il deputato ferroviere, della Amalgamated - presenta aìle compagnie; mette contro questo la grande massa del pubblico inglese: industriali e lavoratori. Gli uni e gli altri poicbè dalla testardaggine delle Compagnie industriali e lavoratori sentono che potrà derivare un periodo di miseria e di disordine nel paese; e di ciò sono ferocemente nemici gli inglesi. Si può essere certi di due cose, che lo sciopero non scoppierà altro che quando saranno esauriti tutti i tentati vi ed i mezzi di conciliazione; e che lo scì0pero sarà lungo e dannoso. Le Compagnie pretientano al pubblico Inglese una statistica la quale dimostra che gli organizzati della Amalgamated non sono che 108 mila, mentre la totalità dei ferrovieri raggiunge i 500 mila. Non dicono però che la Amalgamated comprende il personale di macchina, i deviatori, i segnalatori e i capi-treno; e che se è facile rimpiazzare un manovratore, un facchino o un frenatore, improvvisare un lu · maio, un conduttore, o un bigliettaio, non si improvvisano - neppure valendosi di ingegneri e di 0api stazione - i macchinisti, i fuochisti, i segnalatori e i deviatori per il fatto stesso delle loro funzioni, dalle quali sole -- in fondo - dipende la possibilità della corsa dei treni su le linee ferrate, e l'arrivo a destinazione, senza catastrofi, dei passeggieri e delle merci. E questo lo sa il Beli, che è l'anima della agitazione, lo sa il consiglio della Amalgamated, e lo sanno tutti i futuri scioperanti: perchè se sarà necessario lo sciopero ci sarà e sarà generale. Le Compagnie, sempre nelt>intento di calmare le apprensioni del pubblico, assicurano che tra gli stessi organizzati le defezioni saranno tante che lo sciopero ne dovrà abortire. Intanto il Daily Oronicle pubblica una statistica risultata da una inchiesta fatta per proprio conto; ed ecco quello che ne risulta. Alcune sezioni hanno dichiarato che risponderanno al Comitato che ha ~ndetto il 1·efe1·endum e non credono opportuno comurucare a o-iornali le lol'O decisioni: molte alt1e si sono dichia- ~ati « fermamente decise » allo sciopero. Poi 142 se· zioni rappresentanti 23645 membri si son dichiarati a unanimità pronte per lo sciopero; 64 sezioui con 9390 iscritti son partigiane a grande maggioranza dello sciopero; 37 sezioni con 4502 membri hanno dichiarati che obbediranno all'ordine del comitato qualunque possa essere quasto ordine; sole 6 sezioni con 801 membri hanno dichiarato di essere contrarie allo sciopero. Si conoscono ora i risultati del refe1·endum degli Scozzesi Essi hanno votato alla quasi unauimità in tutte le sezioni per lo sciopero. E se lo sciopero sarà proclamato 1 significherà la disoro-anizzazione del commercio Inglese. Il governo che lo ~a ha cercato 1 quantunque indirettamente, di intro·

RIVISTA POPOLARE 539 mettersi e di fare intendere ragione alle CéHnpagnie P. a questo scopo il ministro dei lavori pubblici Lloyd George ha avuto delle confereuze con i Direttori delle Compagnie: ma senza, apparentemente, nessun ris1dtato pratico. E' vero che l' ultima 1·atio rimane al Parlamento, il quale potrebbe - e lo farà se lo sciopero sarà serio, e niente µrova che non lo debba eHsere - potrebbe, diciamo, obbligare le Compagnie a conformarsi alla legge comune e togliere loro l'esercizio delle liuee. Certo è doveroso rico.uoscere che la compattezza delle organizzazioni It~liane, il loro slaucio, la loro solidarietà fortisdima, almeno nella forrua esteriore e piazzaiuola, sono sconosci1tte alle organizzazioni Inglesi; ma si parla sovente delle T1·ade's Unions da noi ma non ci si ricorda che esse rappresentano appena il decimo dei lavoratori In~lesi, e che gl'inglesi lo sciopero politico e per solidarietà non lo capiscono affatto. Praticano la solidarietà col danaro; e negli scioperi del denaro ce ne vuole. Si dice che la Amalgamated possiede in Cassa, per lo sciopero oltre un milione di sterline, e le altre Uuioni hanno dichiarato che sosterranno gli scioperanti. Questi a loro volta dichiarano che pagheranno i lo·umfri, abili a rimpiazzarli, purchè si astengano dal lavoro. Questa è del resto una cosa comune ed abituale in Inghilterra. Noi assisteremo dunque - se prima del novembre non si sarà venuti ad uu'accordo - ad un grandioso e terribile conflitto economico, che però - quantunque sia stato detto - uon ha nulla di comune col minacciato sciopero di ferrovieri Italiani. Gli Ingliesi non vogliono affatto essere riconol:lciuti pubblici ufficiali, non scioperano per un un diritto astratto o per una finalità lontana. Essi vogliono che la loro Union sia riconosciata ufficialmente dalle compagnie, perchè quel riconoscimento permette loro di posare altre interessanti questioni; salari, durata della giornata di lavoro, casse d'asi:iicurazione, abolizioni di multe etc ..... Scioperare per una sentimentalità, per politica, per una forwula astratta - sia µure luminosa t1 bella; no, questo non entra nel cervello di un operaio inglese e non ci eu trerà mai. Essi sono sul terreno della lotta economica troppo logici e troppo pratici per correre dietro alle lucciole della politica l:)igliandole per lanterne. A. A. Il regime della violenza Mi sono occupato spesso volte dell'anarchia che si faceva strada nell'animo degli Italiani e della violenza che non•può mancare tra i sintomi che la caretterizzano; della violenza e dcll' anarchia abbiamo avuto altri segni rattristanti, perchè più gravi di quelli delle altre volte, in occasione degli scioperi dei gazzisti di Milano, delle violenze degli scioperanti contro i krumiri, della conseguente repressione dei carabinieri a Ponte Pietra Santa e dello sciopero generale successivo a Milano, a Tori no, a Bologna e in qualche altro luogo. Violenza ed anarchia progrediscono spaventevolmente. L'ignoranza dei veri loro interessi nelle classi lavoratrici, nelle classi medie e in quelle che dovrebbero essere _le dirigenti; la loro infinita viltà non superata che dall'egoismo; e la falsa solidarietà-che spesso è tanto più spregevole in quanto è il prodotto della imposizione da un lato, dalla paura o del più basso tornaconto nei meneurs dall'altros' innestano e s'incrociano in guisa sifiatta nella compagine italiana da far temere una catastrofe nazionale se mentre si è ancora in tempo e da quanti hanno la percezione chiara dei pericoli e ne hanno il potere e il dovere non si corre ai ripari. Queste mie darole ben so che si presteranno alle più laide interpretazioni da parte dei settari e dei ciurmatori del socialismo. Questi, che non hanno risparmiato già calunnie ed insolenze al1' indi rizzo di un uomo illustre come cultore della scienza e come cittadino, che della sua grande bontà ed imparzialità ha dato prove numerose ai Labriola ed a tutti i socialisti moderati e rivoluzionari - ho nominato Maffeo Pantaleoni - certamente non le risparmieranno a me; certi piccoli Baboeuf, certi piccoli Couthou, piccoli di cervello e di cuore, scriveranno che sono un rinnegato, che non posso essere più considerato nè come socialista, nè come repubblicano. Ed a me poco importa dei loro giudizi; li disprezzo. Se anche fosse vero che non avrei il diritto di considerarmi come repubblicano o come socialista, a me basterebbe il potermi considerare come galantuomo, che ha un culto per la verità. Ma mi riesce facile ricordare a loro che essi s'ingannano, mentiscono, calunniano per ignoranza della storia e della dottrina o per ignobile esplosione di malafede. Giuseppe Mazzini, alle cui dottrine ed ai cuì esempi, sostanzialmente inspiro tutta l'opera mia, non esiterebbe oggi ad adoperare parole ancora più severe delle mie pe1~ stigmatizzare la violenza e l'anarchia presente. D1 lui non ricorderò le polemiche sulla Comune; ma di lui è assolutamente necessario ricordare che non ammise mai affermazione di diritti senza doveri ; che la legge morale mise sempre innanzi a tutto; e che nei pochi mesi nei quali ebbe nelle mani la somma del potere non esitò un istante ad uniformare la pratica alla teoria, a reprimere colla massima severità l'anarchia e la violenza ad Ancona ed altrove, come risulta dal fierissimo mandato dato a Felice Orsini di togliere Ancona alla fazione per restituirla alla repubblica, mentre doveva provvedere alla difesa di Roma. Parimenti Giuseppe Garibaldi, che in Mazzini riconosceva il maestro, non esitò a mandare il più inesorabile dei suoi luogotenenti, Nino Bixio, a reprimere a colpi di cannone la piccola Jacquerie di Bronte nel 1860. Ciò in guantu al mio repubblicanismo. Pel socialismo, avverto i botoli ringhiosi e sdentati che le mie premesse sono quelle dei socialisti italiani, dai riformisti ai rivoluzionari da Turati a Ferri, da Bissolati a Morgari; non è colpa mia se mi mantengo ossequente alla logica, e se coerentemente, dalle premesse scendo alle conseguenze, e le illazioni logiche applico nel giudizio dei fatti, mentre molti , se non tutti i socialisti , danno un calcio alla logica o per basse ragioni elettorali o per amore malsano di popolarità: due varietà di lebbra, che non mi riguardano. ♦ Per assegnare le responsabilità gravi della situazione odierna bisogna stabilire le premesse, e stabìli rle colle stesse parole dei socialisti. Indi verrò alle illazioni. Le quali saranno, è facile preannunziarlo, tali come furono da me esposte sempre imparzialmente nel giudicare i vari episodi dolorosi, che tormentano l'Italia da alcuni anni. La mia parola, a prefereri.za di qualunque altra, sarà improntata a grande imparzialità perchè non preoccupata da interessi e predilezioni ministeriali o di partito. Giudicho oggi i fatti di Milano e le relative responsabilità sotto il terzo ministero Giolitti né più nè meno dì quelli di Cerignola sotto il secondo ministero dello stesso Giolitti , di Calimera e Scorrano e Muro sotto il Ministero Sonnino, di Grammichele, S. Marco in Lamis, Centi e Campobello di Licata sotto il ministro Fortis. La mia parola, non varia colle circostanze; di che fa fede tutta la collezione della Rivista.

540 RIVISTA POPOLARE Alla assegnazione delle responsabilità e al giudizio dei fatti e della condotta dei socialisti si può venire efficacemente delineando prima le cause che d . ' eterm1narono i tumulti e le sanguinose repressioni nel mezzogiorno e in Sicilia che sinora furono consi~erati come i siti prediletti delle repressioni sangmnose. Nel Mezzogiorno bisogna stabilire non solo le condizioni generali della popolazione ; ma anche quella speciale dei socialisti. Sulla prima ascoltiamo ciò che dice e pensa Enrico Ferri. Egli nella riunione della Estrema sinistra del settembre 1904, all'indomani del primo sciopero generale si pose una domanda , che mi ero posta prima anche io e rispose come io avevo risposto (I). « Gli eccidi, egli disse , sono frequentissimi nel mezzogiorno e in Sicilia; ben rari nel Settentrione. D' onde la differenza? Si deve attribuire a malignità di governanti, che danno istruzioni diverse pel Settentrione e pel Mezzogiorno ? No. Se colle medesime leggi o istituzioni e con identici criteri di governo applicati dagli stessi uomini si hanno risultati tanto diversi al Nord e al Sud nei conflitti tra capitale e lavoro, ciò si deve non a capricciosa malvagità di Tizio o di Filano, ma a profonda differenza che sta nelle rose o meglio negli uomini delle due parti, che rappresentano lassi e interessi opposti 11. <l Nel Settentrione e' è uua borghesia più ricca , più colta, più evoluta, che si rende ragione dei tempi; che tratta vo - lentieri coi rappresentanti dei lavoratori; che si difende quanto più può, ma scende in ultimo alle concessioni; eh~ si trovae questo maggiormente importa - in condizioni economiche di poterle fare senza condannare sè stessa a sacrifizi gravi, che impongono privazioni dolorose >i. « Nel mezzogiorno, invece, e' è una borghesia in generale molto magra, incolta, politicamente arretrata, che guarda con dispetto e con sospetto ogni elevazione delle classi lavoratrici, che considera come naturalmente destinate a rimanere in soggezione; e sopratutto stremata di forze economiche ed i11 condizioni tali che per soddisfare le esigenze nuove , anche mo deste, dei lavoratori vedrebbe assottigliati i suoi già scarsi mezzi di sussistenza. L' ignoranza tecnica e la mancanza di capitali non consentono poi al proprietario della terra e al piccolo industriale di migliorare e intensificare la prodozione in guisa che venga creato un nuovo margine di reddito, che possa servire al miglioramento indispensabile delle classi lavoratrici , • « Le differenze delle classi superiori tra il Mezzogiorno e il Settentrione si riscontrano analogamente tra le classi lavoratrici. I lavoratori nel mezzogiorno sono più analfabeti, più ineducati, più violenti; perciò più facilmente si ribellano e più frequentemente vogliono imporre la propria volontà negli scioperi e nelle lotte ai compagni dissidenti. Ed ecco, quindi, come dalla parte opposta a quella dalla borghesia e della classe dirigente si moltiplicano e si rendono p~ricolosissime le occasioni di conflitti sanguinosi ii. Il pensiero proprio l'on. Ferri lo ripetè in forma più chiara e non meno lucida nella Camera dei Deputati il 13 dicembre 1904. Rimane, quindi, assodato che nelle condizioni delle popolazioni del Mezzogiorno va ricercata la causa primordiale, essenziale, dei conflitti sanguinosi; se una parte di responsabilità si può in essi assegnare ai funzionari, ai carabinieri ec., una maggiore ne spetta ai lavoratori, che non conoscono a~tro mezzo di lotta che la violenza e la sopraffaz10ne, Date tali condizioni psicologiche ed economiche del mezzogiorno, si comprende che s' impone la loro modificazione e correzione. Questa non può essere l'opera di un giorno; la fabbrica delle coscienze a vapore che ho più volte messo in ridicolo, non poteva essere sognata che da socialisti ignoranti, fanatici e presuntuosi. Per riuscire nell'impresa di trasformazione della mentalità e mo- (1) Si riscontri l' articolo Scioperi ..... e scioperi nella Rivista popolare del 15 ottobre 1904. Riproduco quasi integralmente alcuni brani di tale articolo. ralità delle masse meridionali occorreva l'azione di molti fattori; sopratutto quella del fattore uomo, che avrebbe dovuto avere qualità superiori, intellettuali e morali. Cosa siano i socialisti del Mezzogiorno e quale la loro propaganda lasciamolo dire ad altro socialista autorevole - a Leonida Bissolati. In un articolo dal titolo : Per l'educazione e per la responsabilità dell'Azione socialista (7 maggio 1905) diretta da Bissolati, e che a lui attribuisco perchè non fìrmato, a proposito di una lettera di un socialista del Mezzogiorno che preannunziava una strage se il Prefetto della provincia avesse mantenuto la proibizione del Corteo pel 1 ° maggio, così dice: l< Noi non crediamo che i nostri compagni parlando come fanno di stragi con tanta facilità, vogliano semplicemente ricorrere ad un artifizio rettorico, a una forma di persuazione e di pressione verbale più efficace. Non •lo crediamo. D'altra parte poi l~ frequenza con cui le stragi (massime nel Mez• zogiorno , pur troppo !) avvengono e si ripetono, è lì a mostrare che il pericolo del loro scoppio è reale e, si potrebbe dire permanente. ••• <l Non è più, come poteva essere anni addietro, il caso di scoppi di tumulti popolari assolutamente impreveduti. Oramai l'esperienza dolorosa ci ha mostrato che in certi paesi propriamente si cammina fra le micce accese. Ora questa condizione non consiglia affatto, come vanno predicando conservatori e reazionari, di smettere in quei paesi l'opera nostra di propaganda, di risveglio, di organizzazione. No, l' opera nostra è fatale , com' è utile e doverosa. Soltanto noi dobbiamo , come il minatore , munirci della lampada di sicurezza•.... n l< Ma questa linea di condotta non ci sembra che sia sempre nella visione o nella pratica di parecchi compagni nostri. Punto primo, di tumulti, di resistenza violente, di conflitti, di stragi si parla un po' troppo facilmente e leggermente , con una certa famirliarità di linguaggio e di pensiero, che riesce, già per se stessa, un pericolo 1). ll In secondo lnogo è divenuto oramai di prammatica il buttare addirittura tutta la broda addosso alla poli 1 ia, alla t1·uppa, MAGARI a priori, in linea di previsione, prima che il fatto sia avvenuto. Si è oramai così avvezzi a sentire da parte nostra, dopo ogni sanguinoso conflitto tra forza armata e lavoratori, accentuare specialmente o unicamente le rssponsa bilità o le colpe di poliziotti o di comandanti di soldati , che appena un nuovo conflitto si preveda, moltissimi, in buona fede, dicono senz'altro : <l Vedrete che la poli 1 ia }'rovocherà, che la truppa assalirà e che ci sarà spargimento di sangue »• l( Ebbene qui bisogna che tra noi ci parliamo chiaro. E' ormai tempo. La polizia può provocare, lo sappiamo ; anzi provoca molte volte; e la truppa può eccedl!re nel suo contegno non mantenendo la temperanza e pazienza che sarebbe necessaria. Ma oltrechè questo non sempre succede - oltre chè non di rado (e agitatori di professione, il Morgari, ad esempio, ce lo confessarono) ci sono delegati di pubblica sicurezza, marescialli di carabinieri, tenenti dell'esercito, che , trovandosi di fronte a folle tumultuanti , sanno essere ver modelli di coraggiosa abnegazione nel raccomand,are e nello imporre, anche con proprio sacri fizio, il mantenimento della calma e l' uso dei mezzi civili -, oltre a tutto questo, dato pure che provocazioni ci siano, dipende un pochino anche da noi il lasciarsi provorare o no, dipende un pochino anche da noi il reagire o no, violentemente e selvaggiamente alle provocarioni )). <l E specialmente l'opera nostra di freno, di disciplina, di inibizione, d~ve esercitarsi prima che le folle si addensino e che si sviluppino in loro quei noti contagi psicologici e deliri collettivi che nessun consiglio può più domare e di cui solo la forra brutale e il terrore possono avere ragione ». (l Bisogna provvedere in tempo a fare il dovere nostro. E si può. Occorre avere del coraggio nelle riunioni _edassem - blee praparatorie e parlar alto e chiaro. E quando si sente da parecchi parlare con manifesta compiacenza, di dare addosso a guardie e carabinieri, di pestar sodo , di tirar le gnate, di far la sassaiola, bisogna sapere affrontare questa gente e dire a loro e a tutti - ma sul serio e con risolu tezza - che queste cose barbare e disonoranti non si devono fare, che non si lasceranno fare, che si deve essere uomin~ e non bruti, esseri civili e non selvaggi. E quando sia necessario, alle selvaggerie ci si deve opporre non solo con le parole fiere, ma anche con la resistenza materiale e personale. Pochi nomini decisi, risoluti, animati da virili propositi, pos-

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