Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 19 - 15 ottobre 1907

510 l{ I V 1STA 1-' OP O LARE Austria e Italia ( Risposta necessaria ai critici) Il mio articolo sui rapporti tra l'Austria e l'Italia e sull'attitudine della democrazia nostra verso la prima pubblicato nella Rivista del 25 settembre mi ha procurato le critiche di alcuni amici carissimi e le sciocche calunnie di un irredento. Alcuni amici repubblicani mi hanno scritto privatamente e con preghiera di non pubblicare le loro lettere ; Salvatore Barzilai invece mi ha indirizzato una lettera da pubblicare e che pubblico nel corpo di questo stesso articolo. L'irredento ha tentato calunniarmi nella Vita di Roma. Rispondo a Barzilai e all'irredento; e la risposta che a loro do, anzi quella sola, che indirizzo al primo, naturalmente vale anche per gli amici che privatamente mi mossero dei rimproveri. L'amico deputato repubblicano scrive: CarissimoColajanni, Leggo troppo tardi, to1·nando in Roma, il tuo articolo sulla Democrazia Italiana e l'Austria, per poter fare in tempo una lunga risposta. Del resto nella mia lettera al Giornale d'Italia, successiva ali' intervista col Sobrero, che tu leggesti dopo scritto l'articolo e della quale prendi nota nel tuo poscritto, io credo di avere illustrato il mio pensiero sulla questione in modo che nessun equivoco possa cadere sopra di esso. E citando brani di miei discorsi parlamentari, che risalgono fino al 1895, credo di avere ,-d<?cwnentato nel modo più limpido la continuità del mio pensiero al riguardo, il quale può nelle attribuitemi attitudini d~plomatiche trovar nonna e misura nella esp1·essione, ma nessuna certo nella sincerità del sentimento che lo ispira I E il mio pensiero è questo: Non una politica di guerra con l'Austria; ma nemmeno politica di rinuncia. Nella seduta parlamentare del 15 dicembre '903 io ho definito questo punto di vista con queste parole, alle quali non sento oggi il bisogno di togliere o di aggiungere una virgola sola: « Si è rinfacciata a noi parecchie volte e anche in tempi recenti, e voi vi accennaste nell' ultime parole del vostro discorso, una contraddizione. Voi vorreste, si dice, una politica aggressiva verso l'Austria e non tenete conto non solo che l'Italia non è preparata ad una politica di questa natura, ma magari propugnate una riduzione dell'armamento >>. « E' questa la contraddizione che taluni si argomentano di dichiarare essere nei nostri pensieri e nei nostri programmi. Ora io colgo l' occasione per riaffermarvi ciò che anche altra volta ebbi occasione di dire su questo tema. A parte che la vostra politica estera da vent'anni fa rotta opposta a quella che per me potrebbe spiegare i maggiori sacrifici per le armi, questa contraddizione esisterebbe quando? Quando noi facessimo propaganda per una lotta di rivendica,.,ioni bellicose immediate >). cc Io ricordo che in un momento assai solenne della mia modesta carriera politica, quando una lotta assai aspra e che ebbe qualche eco anche fuori d'Italia, si accentuava in Roma, io ignorato, e raccomandato solo all'idea che in quel momento si aggiungeva al mio nome, dissi con piena coscienza ciò che anche dopo quattordici anni posso ripetere oggi. Giosuè Carducci aveva scritto da pochi mesi, ed io ripeteva nella occasione di un comizio in cui pareva aleggiassero solo i propositi estremi : cc noi non vogliamo .condurre la Patria non preparata, a contrasti non conosciuti I >) Noi non abbiamo perseguito e non perseguiamo, quando portiamo alla Camera i fatti di Innsbruck o quando vi parliamo delle offese al sentimento nazionale o ai diritti dei cittadini italiani malmenati nell'impero alleato, noi non portiamo qui la politica della guerra, la politica delle rivendicazioni ad ogni costo, la politica che possa costringere l'Italia a quelle avventure, per fronteggiare le quali ci vorrebbero le gravi cose, che ha detto l'onorevole Tittoni a cominciare dal mutamento del Ministero! Noi vogliamo oggi più modesti, un'altra cosa, e cioè la conservazione del sentimento e della idealità nazionale: vogliamo che la politica ìtaliana sia così avveduta, da trovarsi non del tutto fuori di strada, per il giorno che i fa ti possano ma turarsi >>. « Vogliamo una politica, la quale abbia una finalità ultima, mentre, onorevole Tittoni, la politica italiana del giorno che corre, è una politica, che ha un contenuto soltanto formale e che ondeggia in un modo strano dall' uno all'altro obbiettivo, senza raggiungerne alcuno >>. • « Noi non pretendiamo di dar fuoco alle. polyen e di travolgere, come taluno qualche volta 1ro111camente si argomenta di dire, l'Italia in un prossimo incendio, in una conflagrazione non lontana, noi domandiamo che le ragioni della nostra esistenza nazionale siano rispettate, siano considerate, siano inspirazione della politica del Governo >>. J.vf a tu potresti ripetere che io ho obbligo di segna1·e con maggiore precisione il programma di politica estera della Democraz_ia italiana. Ebbene posso dirti che poco più di un anno fa, editore un amico, che fu per lungo tempo redattore capo della tua Rivista , ho a1JUtola. malinconia d~ pubblicare anche un opuscolo con le linee somme dt questo programma. E mentre il Temps di Parigi e~ il Figaro e il Tageblatt di Vienna ne facevano-bonta loro - argomento di articoli di fondo, nella democrazia nostra nessuno se n'è dato per inteso. Credimi cordialmente Roma 30 settembre 1907. tuo BARZILAI Il carissimo amico politico e personale, come si vede dalla sua ultima parola, mi rivolge un rimprovero: quello di non avere tenuto conto di un opuscolo pubblicato da Arturo Catelani, l' antico segretario di redazione della Rivista popolare nel quale egli aveva anticipatamente soddisfatto il desiderio da me manifestato ultimamente di delineare con maggiore precisione il programma di politica estera della democrazia italiana. Mi sono immediatamente rivolto a Catelani dolente che mi sia sfuggito lo scritto, cui Barzilai mi rimanda, deciso a fare ammenda onorevole della mia disattenzione, di cui sinceramente mi rammarico , perchè io sono tra coloro che maggiormente apprezzano l'agilità dello spirito del Deputato di Roma e ne seguo con amore le manifestazioni, specialmente quell~ cl~e egli n~ dà nei s~oi discorsi alla qamera r1cch1 sempre d1 verve e d1 acute osservazion1. Avuto l'opuscolo (r) la mia coscienza si è tranquillata p~rchè in s?stanza nulla i_n es~o ~i con.- tiene che 10 non abbia ascoltato nei su01 d1scors1. I pensieri sempre profondi di Giuseppe Mazzini su di una politica italiana nei Balcani di riuscire ad una federazione di Slavi e di Rumeni mi erano noti; anzi alcuni anni or sono li rievocai qui stesso a prova nella vastità della sua mente, che antive- (1) La politica estera e i partiti popolari. Roma 1906. Biblioteca A. Fratti.

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