RIVISTA POPOLARE 509 chiarissimo di escluderci dall'interessarci di quei certi paesi di là dall' Adriatico; e lo smacco se lo ha procurato il nostro ministro degli esteri, in q nan to che aveva annunziato un accordo a tre - Austria, Russia e Italia:-, mentre l'ultima com11nicazione diplomatica rimane come un passo a dtte. Con quale dignità manteniamo ancora un nostro generale a capo della gendarmeria... turca ? E non è a dire neppure che Ja matassa Balcanica non s'imbrogli ogni giorno di più. Bulgari e Greci e ·Macedoni s'accapigliano e si assassinanò allegramente e la questione nazionalistica è di quelle che non si risolverà nel modo più facile di qnesto mondo. Basterebbe soltanto pensare alla Macedonia, a.Il' Albania ed alla Serbia. Tre paesi che non banno ancora trovato il loro assetto, nè sono prossimi a trovarlo. Questioni di razza, di religione, e di supremazia politica militano a fa·vore degli uni come degli altri: e gli uni come gli altri Macedoni, Albanesi e Serbi e Bulgari pretendono - e accampano tutti gli stessi diritti - alle egemonia nei Balcani. Perfino il piccolo Montenegro che fino ad ieri si era tenuto estraneo o quasi alla lotta nazionalista, entra a sua volta in campagna, e dichiara _di temere .... l'egemonia Serba. Come se non fosse universalmnnte risap11to che il priL.cipe Nicola ritiene - e non forse a torto - ch'egli per i Serbi sarebbe un re migliore e più adatto che non il Pietro che apri agli Obrenovich le porte del paradiso. Intanto la Russia, che comincia a guardare di nuovo l'antica costa d'Europa su la quale Pietro I. segnò tutto d' uno stesso colore la Russia fino al Mar di Marmora e fino a Salonicco, liberata - grazie all'eroismo Giapponese - delle soverchie preoccupazioni nell'Estremo Oriente, la Russia ha cominciato di nuovo a fomentare la discordia fra i montanari dei Balcani e guardano alla Russia Bulgari e Macedoni, Serbi e Albanesi; mentre Ja Grecia - non ufficialmente si ca pisce, ma con le bande sconfinanti (proprio secondo il metodo Bulgaro)-cerca stabilire i suoi diritti a nord della Tessaglia in quella Macedonia oggetto di tanti e sì vari i appetiti. Ora l'accordo Austro-Russo ha tutta l'apparenza, e più la sostanza, di mettere fuori di discussione l' Italia per tutte queste questioni , e q 11esto è male : è male e per la. nostra importanza politica e per i nostri iuteressi commerciali : è male per oggi e per l'avvenire : ed è bene che questo, una volta per tutte sia detto : perché è opportuno o che il Governo provveda a correggere gli errori e le sviste del prop1·io ministro degli esteri. La comunicazione ufficiale del convegno Tittoni - Aherenthal a Semmering diceva: Gli On. etc. si sono trovati d'accordo su tutte le questioni ..... sarebbe interessante sapere se, proprio, fu d'accordo su questa esclusione della politica italiana dai Balcani il ministro degli esteri italiano. . Si potrebbe sapere cosa ne pensa l' On. Tittoni? + Il concordato .Anglo-Russo per l'Estremo Oriente. - Visto cbe oramai la Russia deve decisamente abbandonare ogni veJJeità protettrice su l' Estremo Oriente, poichè i Giapponesi si sono dati questa cura civile; la Russia sembra ripigliare il programma di Pietro I e Caterina. Non ancora dichiara all' Inghilterra che essa esige il suo brandello d'India, o almeno l' Afganistan tutto intiero; ma agisce in modo da essere pronta ad ingoiare il boccone appena l'occasione favorevole le si presenterà. Ma con l'Inghilterra bisogna contare. Sarà un fatto che l'esercito Inglese non vale niente: che gli ufficiali inglesi sieno ufficiali da parata , e che i soldati dell'Inghilterra sieno eroi soltanto alle prese con gli Zula male armati o con i Maschona la cui arma più sicura e più fida è.... la foga; ma-l'esperienzia rende cauti-: anche i Giapponesi prima del J alu, e di Mukden e di T:rnshima erano una '}Uantità trascurabile. Natural• mente, ora, la Russia va co' piè di piombo e preferisce dei bravi concordati alle po~sibilità di vittorie ..... che potrebbero non essere sue. Ed il concordato attuale Anglo-Russo definisce, per ora, una vexata quaestio: quella della sfera di protezione e d'influenza delle due potenze Europee in Asia al nord dell'India. Così, almeno per un certo tempo, la questione dello Afganistan sembra risolta; ed un'oc chiata è stata data anche alla Persia, per le future possibilità. La Persia è il punto oscuro della faccenda. L' Inghilterra aveva bensi cercato con una spedizione militare - chiamata scientifica - d'allungare lo zam pino nel Tibet ma vide tosto che l'osso era più duro di quel che pareva e pensò a spolparlo attaccandosi ad un' altra parte. Ma c' era la Russia : guerra, no, non vale la pena. Dunque un trattato. E i due compari si sono intesi: chi non la intende alla medesima maniera sono i Persiani, e già nel Parlamento di S. M. lo Sciah (hanno il parlamento anche quei poveracci) la voce di protesta si è fatta udire.-Inglesi e Russi col loro trattato mi• nacciano la indipendenza della Persia. Pensateci : Pensiamoci !-Il monito dell'onesto persiano dovrebbe fare riflettere i diplomatici Europei. Noi non crediamo ad un pericolo giallo, ma se pen · siamo all'opera del Giappone in Corea, ed alla potenza Giapponese; se pensiamo che la Imperatrice dalla Cina dichiara cbe i sistemi d' armi e di eserciti Europei valgono la. pena di essere studiati e seguiti; se pensiamo allà lat1:mte rivoluzione nell'India, alle diffidenze del Tibet, alle proteste della Persia ; non possiamo fare a. meno di concludere che l'Europa farebbe bene a pensare a' casi suoi, chè a troppo tormentare il can_e che dorme si rischia di svegliarlo .... e di esserne morsi. E' chiaro? + Il problema della magistratura nell'ora presente. -- Ai lettori -.;he non lo sapessero o non lo ricordassero facciamo noto che il bellissimo articolo che sotto questo titolo venne pubblicato nell' ulimo nu mero della Rfrista è dovuto a persona per doppio titolo competente: Vincenzo Galante, infatti, è un magistrato ed insegna procedura civile nell'Università di Napoli. E' giovane di anni; ma è maturo per gli studi e per la esperienza. Che fortuna pel paese nostro se molti fossero i magistrati e gl' insegnant,i che lo rassomigliassero ! NOI + Lo sciopero generale, - Mentre la Rivista è in pagina, ed il Direttore è lontano , ci giunge notizia dello sciopero generale di Milano, spontaneamente cominciato in un momento di eccitazione e degli scioperi meno spontanei di altre città. La causa, uno dei soli ti conflitti che stavolta è avvenuto non in piccoli centri del m6zzogiomo, ma nella città che giu-,tamente si dice a capo del movimento civile italiano. Le narrazioni del fatto che cagionò il conflitto è data col solito clichè : una fitta sassai uola da parte della folla e il solito fuoco di fila da parte dei carabinieri. Nè l'agitazione sembra interamente cessata: anzi si minaccia nel caso che si punissero i ferrovieri aderenti al movimento, lo sciopero generale ferroviario è quello delle altre categorie di operai che avverrebbe fìlimulta neamente in tutta. Italia. Ci limitiamo per ora ad un semplice voto: che si trovi modo di calmare un'agitazione che per il latente malcontento contro il rincaro dei vi veri e dei fitti potrebbe preparare dolorose sorprese conducendo il noatro paese a tumulti di cui non è possibile misurare nè la portata nè le conseguenze, av.
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