Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 19 - 15 ottobre 1907

.. RIVISTA POPOLARE 527 una brulla terra lontana; oppure ancora, nella sua nera cornice, dal sottile filetto d'oro, l' impressionante panorama di Harald Sohlberg, CASASULLA cosTA DELMARE:picco]a casa bianchiccia, piatta bonaccia cinerea sotto la pLua atmosfera color oltremare, ampio golfo a festoni , che i pini rigano in basso, verticalmente, dei loro fusti sottili, e in aJto frastagliano, come un merletto nero sull'epidermide bianca d' una signora, di mille celesti spiragli ... * E l'arte plastica decorativa? La rappresenta Hans Lerche da solo: ma da par suo: ecco il piccolo busto in bronzo del B10ERNSONc,osì accentuato, così incisivo, così forte; ecco la testina d'infante addormentato (dolce origliere !) sulla mammella materna; ecco il bel vaso di bronzo a moti vi marini, tutto vivente e movente d' anguille e di alghe di pescicani e di polipi; ecco il bizzarro vassojo nel quale si torce il fantastico mostro abissale, e che pare scampato, così ornato com'è di fusioni e d' ossida2.ioni parziali, all'incendio dell'anno scorso a Milano: bellissimo esempio, se mai, di come talvolta il caso, e perfin l'accidente funesto, si possano fare collaboratori preziosi all'artista che sappia sfruttarli ; ed ecco, fra i bronzi, tra le ceramiche, tra gli smalti, ove il Lercbc incastona così volentieri e con tanto gusto le onici e le corniole, i lapìslazuli e l' agate variegate e occhieggian~i, il già celebre BACCANALEo,riginalissimo vaso a festevoli scene classiche e a pure visioni del mondo antico. X Filippo Zilcken ha raccolto ed ordinato nella saletta d'angolo, la VI, una importante mostra di acquarelli olandesi, dei quali, modestamente, uno solo suo: SERAD'INVERNO IN OLANDA: un vero deserto ghiacciato, una mesta sinfonia in bianco e giallo, in cui l' unica nota vita è data da un lontano· molino a vento, il leit-motiv immancabile dei Paesi Bassi. Degli altri (sono una quarantina) più d'uno appartiene da tempo a note collezioni pubbliche o private, o reca la firma di· qualche artista già morto, come il Bisschop, il Bosboom, il Gabrièl, il Weissenbruch, che si rivede da noi volentieri, che si gusta sempre, ma che, come già dissi innanzi, dovrebbe essere esplicitamente segnalato ai visitatori con la sua data precisa, perchè non venga dai meno esperti considerato e giudicato alla lettera come un contemporaneo. * Tra le cose migliori e più originali, noto: PEscI, di G. M. Diisseldorf, una scena d' acquario, in cui manca forse , cioè non si vede bene , non si sente, precisamente l'acqua; ma dove se ne sente e se ne vede nel modo più suggestivo la vita profonda, i vagabondaggi, i guizzi, gli ozi, il lento respiro, lo stupido boccheggiare, il luccicar delle squame smaltate e dei tondi occhi d'ambra daìle enormi pupille nere senz' espressione: vien fatto di mormorare il famoso sonetto (!ell' Heredia: « Le soleil sous la mer, mystèrieuse aurore >>... * A. Henkes è il Morbelli del Nord: ma il suo OSPIZIODEI VECCHI è tutt'altra cosa del « Luogo Pio Trivulzio >> di Milano : i poveri ottuagenari non vi sono, come da noi, quasi militarizzati o collegializzati: si tratta invece d'un quieto ritiro, di una nuova e comoda Heim, dove ognuno conserva tutta la sua indipendenza e tutta la sua personalità: ecco qui, per esempio, due linde e sane vecchiette che ricevono la visita, o forse anzi fanno vita affatto comune, con un loro buono e bravo coetaneo, il quale si sente, com' esse, non già un mantenuto della carità pubblica, ma un pensionato, che, avendo assai lavorato nell'età buona , assai diritto ha ora di riposarsi nella più ingrata; le donne, dnzi, lavorano ancora, di calza, pladdamente, per abitutudine, conversando con l'uomo nell'angolo della tinestra, attorno ad un tavolino tutto per 101o, dove la luce scende serena e temprata per le tendine bianche, sul vaso dei fiori, sull' urna cristallina dei pesci rossi e dorati, su tutta questa poesia della vita, che sorriderà loro ancora, più, forse, che in giovinezza, fino all' uJtimo giorno. * Due eccellenti bozzetti di H. W. Mesdag sono L0 ARR1voDEIBATTELLDI A PESCAe SERAD'ESTATE:sono i soliti motivi suoi, come nelle tele e negli olii: ma non stancano mai: ogni volta, le nuvole svolgono in cielo un ·poema nuovo, una fantasia inedita; ogni volta il gran mare biancheggia di diversi flutti o s'acquatta in livori, in strie, in riflessi, in fosforescenze impreviste; ogni volta i battelli dei pescatori, sempre gli stessi, spiegano o ammainano qualche altra vela, eseguono qualche manovra non prima ritratta, sbarcano o imbarcano qualche famiglia, parente sì, di tutte le altre, ma non quella stessa, o, se proprio quella, in un altro momento della sua vita, nella quale la rivediamo e la risalutiamo sempre con occhio lieto e fraterno. Ho detto diver:,amente poc'anzi? Ho ricordato il « Toujour-s perdrix? » Mi sto contraddicendo? Ebbene, non me ne importa niente. Ora, l'impressione è questa: sincera come poco fa: e a me basta. * Nuova, assolutamente nuova, è per me quella che mi fa F. Verster con questa sua terribilissima NATURAMORTA:oh, morta davvero: tanto che potrebbe e dovrebbe anzi intitolarsi senz'altro « La morte: ». sono semplicemente due polli spiumati ed appesi pei piedi ad un chiodo: ma la loro pelle è così livida e cadaverica, il loro collo congestionato e paonazzo rievoca così fieramente l' atroce gesto che li strangolò, le creste rosse penden1i, le occhiaje velate, i becchi inerti socchiusi han qualcosa di tanto diverso ed insieme di così simile all'orrida testa d'un appiccato, che un brivido corre giù per la schiena di chi si ferma un momento a guardarli uri pò meno distratto di come li guardano i più; io anzi (mi si perdoni l'idea, che, lo giuro, non è atfatto, nell'animo mio, inquinata d'irriverenza) arrivato coll'occhio alle quattro zampe legate insieme, con le dita contratte, coi solchi dello spago nei tarsi martirizzati, con quella testa ferrea del chiodo che ne veniva fuori arrugginita fra macchie di sangue, ho avuto un momento, per quanto vago ed oscuro, il r,ichiamo del Crocefisso ... * Ma più tremenda, ancora indimenticabile, ossessioaante, è la vecchia di Jan Veth, che ascolta suonare LA CAMPANDAEIMORTI: sotto la cuffia bianca, nel volto eh' è tutto un gomitolo di grinze, un labirinto di rughe, ove il naso si profila secco e tagliente e la bocca dalle labbra asciutte si stringe come a celare il mistero, ad esse già noto, dell' al di là, sotto la cuffia bianca due occhi enormi, due occhi sbarrati, due occhi nei quali il terrore della morte sembra para~izzare la volontà della vita, e questa resistere a guello con uno sforzo muto, con una tensione suprema, si spalancano ad affermare la ribellione della coscienza umana di fronte alla forza bruta del fato comune. * E' il concetto, più facilmente e placidamente espresso da W. Witsen in OuDE ScHANS: la tristezza del mondo incombe sul paesaggio: un canale di piombo fuso trascina lenti i suoi blocchi di ghiaccio e di neve sotto una bassa atmosfera cinerea; a sinistra c' è un parco ove gli alberi nudi s'incurvano sotto la greve cappa di 11eve già sporca di grigie fuliggini ; e a destra c' è il quai, tutto fango gelato e sq uallor di silenzio e di solitudine ; ma in fondo v' è un faro che s' alza con gesto energico su quel fango, e che getterà in giro, fra qualche ora, gran

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