RIVISTA POPOLARE 525 mai come ora, la Giurìa d'Accettazione ha proceduto « con la severità ponderata e imparziale che gli alti intendimenti dell' Esposizione reclamano », nè si è limitata a « sceglier soltanto quelle opere che giudicasse veramente ragguardevoli per intrinseco merito d'arte J>; da parte sua, la Presidenza fu certo altrettanto severa nel limitare gl' inviti ai soli artisti eminenti davvero non solo nell' intenzione, ma nell'attuazione non solo nel concepire e nel-- 1' abbozzare, ma nel comporre e nel compiere: sicchè stavolta ne risultaron rarissime, sotto al livello comune elevato assai oltre la media degli anni passati, e in contrasto alle vette segnate dai capolavori indimenticabili, le deficenze, le aberrazioni, le mostruosità, le goffagini, che così spesso ci venne fatto di deplorare e di biasimare nella. quarta e quinta mostra particolarmente, ed un bel pò anche nella terza e nella sesta. Infine, una lode sincera, a cui proprio non ero affatto abituato, devo dare stavolta alle Commissioni ed ai consiglieri ai quali si devon le scelte per gli acquisti ufficiali, della Galleria Nazionale di Roma, di questa Municipale di Venezia, del Re, della Regina Madre : il più delle volte, anzi quasi tutte, se io (io I) fossi stato fra essi, avrei fatta la stessa scelta, avrei comperato o suggerito le stesse cose: e sono io pel primo stupefatto di questo fenomeno prodigioso. E una sola parola mi resta da aggiungere, dopo d'essermi compiaciuto ancora che si sia soppressa la inutile ed illusoria << Sala della Sfam pa » contro la quale avevo altra volta, come contro i premì peì critici, gridato a gran voce: ed è per suggerire alla Presidenza un piccolo provvedimento che mi par necessario a non fuorviare i giudizi e i criteri dei visitatori non assolutamente eruditi: cioè che sia segnata in catalogo la data di tutte le opere non compiute nell'ultimo biennio: perchè altrimenti vengono a confrontarsi e a competere opere gia ben note fra gli artisti e fra i critici, opere che già da anni figurano nelle gallerie e nei palazzi pubblici, opere quasi classiche, con lavori recentissimi, con tentativi nuovi, con semplici accenni d'indirizzi futuri e d' innovazioni incipienti. X Ma veniamo oramai alla nostra rassegna. Al primo entrare nel grande salone centrale, è un' impressione di magnificenza semplice e austera quella che subito ci s'impone: la grandiosa decorazione a semplice chiaroscuro, di Aristide Sartorio, più che pittorica, apparisce plastica: nelle quattro vaste allegorie che si svolgono sulle pareti maggiori della Aula, come nei dieci pannelli minori che ne riempion gli spazì laterali , le .figure umane e animali, a centinaja, emergono in toni neutri, dal bigio al bruniccio, dal verdolino al giallognolo, per lenti trapassi, come d'antichi stucchi o di colossali ceramiche, sur un fondo biancastro come di creta o di gesso; e sono tutta una folla di nudi un pò troppo magri e tendinosi, ma energici e mossi, a volte anche scontarti, sproporzionati o sforzati, ma spesso pieni di leggiadria e di grazia; sono atlanti e cariatidi reggenti dei cornicioni o degli architravi immani, più con la spirituale tensione dei nervi che con la potenza massiccia dei muscoli ; sono le Parche, le Erinni, i Dioscuri, le Ore, i Centauri, i Fauni, le Sirene, le Baccanti, le Amazoni, le Arpie; e l' Androgine, è la Gorgone, è il Sonno, è l'Amore, è l'Anima, è la Fortuna, è la Sfinge, è tutta la mitologia classica, è tutto il sogno di nostra gente ... Ma, francamente, nessuno, (ed io pel primo) ci capirebbe nulla, all'infuori del godimento estetico puro e semplice, e di un vago stupore come di sogno ideale e fantastico, senza le leggende poetiche messe là ad illustrare le farraginose compos1z10ni, e, anche con queste, senza le precise e particolareggiate spiegazioni del catalogo. Chi indovinerebbe, per esempio, che il primo quadro a sinistra va intitolato LA LucE, e scoprirebbe il nesso preciso tra il verso che lo commenta, « Ti attendon l' ore luminose ':! fosche » e le agitate, smunce, nevrotiche fig:.:re di bimbi, di donne, di giovinette, di uomini, di serpenti, di cavalli, che vi danzano, vi galoppano, vi strisciano, vi fanno le capriole e i capitomboli? Chi, nel secondo quadro, il più problematico, scorgerebbe LE TENEBRE, e in quelle aquile, in quegli squali, in quei mostri, in quei giovani dalle gambe sperticate, troverebbe la relazione dimostrabile con l'endecasillabo « O tu uccidi l' Insidia, o resti ucciso »? Chi, nel quadro terzo, la cui parte superiore, con le magnifiche tigri snodanti le loro formidabili e striate flessuosità fra domatori armati di scudisci e di verghe d' acciajo, parrebbe rappresentare una scena di circo, chi, dico, intuirebbe da sè che quello è lo svolgimento del tema « Amor sublima, impuro amor ti prostra », e che gli uomini che reggon da sotto il pavimento di quella scena, significano essere loro, gli uomini, « i protagonisti: delle lotte amorose J>? E le Amazzoni temerarie che sanno a tempo e luogo assumere esse le più imprevedibili e pericolose offensive, dove la mette il Sartorio? Nè parlo del quarto quadro, dove sono le donne, simbolo della maternità, che sostengono l'edifizio, e dove delle figure dritte e coricate, sedute e capovolte, vive e morte, veglianti e dormienti , vorrebbero tradurre in immagini il concetto che« Morte ti spegne e vita si rinnova »: poichè, ripeto , per gustare questa pittura, bisogna contemplarla con anima musicale, non con ispirito logico. * E il salone non ha altre pitture: ha invece nove grn ndi sculture, tra cui due di Costantino Meunier: un gruppo in bronzo, MATERNIT.ii,nferiore alla fama de grande e rimpianto artista, massiccio, pesante, inespressivo, discretamente accademico e convenzionale nell'insieme, quantunque non senza qualche tocco maestro, specialmente nel putto minore dormiente nudo in grembo alla valida popolana; e un potente abbozzo in gesso, che la morte cieca fece restare incompiuto, e che sotto il titolo FEcONDITA1sarebbe stato il gemello del precedente, ma a differenza di esso, pieno di sentimento e di verità, di personalità e di vita. * E poi, una copia in gesso bronzato del titanico PENSATOREd'Augusto Rodin: la mente ricorre subito a quello di Michelangelo: e quando avrò detto che questo ricorso non è disastroso pel temerario artista francese, nel quale, prescindendo da qualche violenza, da qualche esagerazione, da qualche voluta brutalità anatomica, bisogna pure ammirare la grandezza dell'idea nella potenza dell' espressione, il miracolo del pensiero accovacciato sotto. la turgidezza taurina dei muscoli, avrò tributata a lui la lode maggiore cui possa aspirare un moderno che s'avventuri ad un siffatto cimento. X La sala IV (è noto che il salone d'onore porta il n. 0 III, e che i due primi numeri appartengono al vestibolo ed all' ottagono d' ingresso), la sala IV è, come sempre, internazionale: e vi ho notata una piccola pittura zuloaghesca dell' ungherese Giovanni Brontsen, L'AGGUATO, in cui, sul fondo giallastro d'un angolo di strada fuori mano, illuminato da un fioco lampione, una vecchia strega, un rapace notturno dal naso adunco e dall'occhio grifagno, in abito signorile e in cappello alla moschettiera, attende al varco, in compagnia dell' immancabile griforcino lanuto, la preda: merlo, o colomba? * Poi, d' un altro ungherese, Paolo Joanovitch,
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