524 RIVISTA POPOLARE l' esperienza e la coscienza di forme superiori di costituzioni democratiche. Molti difatti hanno rilevato le varie manifestazioni dello spirito repubblicano presso i nostri emigra ti. Questo spirito repubblicano dall'estero deve ripercuotersi all'interno; lo spirito di sovversivismo - come si dice - invade anche le classi borghesi; le proteste e le minacciate dimissioni in massa delle rappresentanze politiche e amministrative, col linguaggio insolito di questi ultimi tempi, non sono sintomi confortanti pel Governo di S. M. Peggio se queste rappresentanze ufficiali non agiscono spontaneamente - come si può obbiettare; devono perciò ubbidire ad una popolare vis a tergo che le incalza senza potere ricalcitrare. Sorvolando sopra altri sintomi di diverso genere c'indugeremo un po' invece a ricordare quanto avvenne qualche anno fa in Trapani, dove fu inalberata la bandiera della Repubblica francese in luogo di quella nazionale e dove furono spazzati via tutti gli stemmi della dinastia regnante. Non intendiamo discute ·e le ragioni del fatto, peggio - pensiamo - se tali ragioni risultano insufficienti; quello che in ogni caso non può non rilevarsi è la disposizione dello spirito pubblico così a Trapani, come altrove. Questo fatto per quanto grave, essendo isolato, ha una importanza trascusabile, se si vuole, ma non può dirsi ridicolo, come alcuni hanno sentenziato con molta leggerezza. Ogni cosa deve avere un principio; ora questa dimostrazione repubblicana di Trapani non potrebbe essere sì e no quel principio? Difatti alla dimostrazione di Trapani è seguita quella di Palermo, che nel luglio scorso spezzò gli stemmi governativi al grido di viva la repubblica!; , invece della bandiera francese, la bandiera italiana dovette mostrare solo il drappo rosso e nascondere nelle sue pieghe lo stemma della dinastia. Questo altro fatto è anch'esso ridicolo, o non è piuttosto un altro episodio rivelatore di uno stato d' animo e una condizione di cose diffusi così che potrebbero causarne molti altri simili? Ci sembra troppo frettoloso, dunque, parlare a questo proposito di ridicolaggine , trattandosi di fatti che possono avere o non avere conseguenze più o meno gravi nell'avvenire; possono essere o non essere eroici, ma se avvengono sono sempre importanti. + Fortuna per le attuali istituzioni monarchiche che rion tutte le popolazioni del Mezzogiorno e delle isole sieno evolute come la trapanese e la palermitana, che in tal caso da tempo parecchio esse avrebbero passato qualche brutto quarto d'ora, perchè tutt' altro sarebbe stato il compito della nostra democrazia. · A causa della secolare ignoranza, per le popolazioni meridionali repubblica fin' oggi è stata sinonimo della più volgare anarchia ; le loro simpatie sono state per l' assolutismo e il nostro governo parlamentare ha funzionato in modo che sembra fatto apposta per fortificarle in tale convincimento. In ambiente simile la democrazia non poteva esplicare bene l'opera sua; per paura di una restaurazione legittimista - aspirazione diffusa anche negli strati non popolarì - essa ha creduto doveroso l'_ astenersi da energiche reazioni contro il malgoverno continuato. E veramente le nostre masse, politicamente i neducate e naturalmente impulsive, non sanno mantenersi sempre nei limiti delle agitazioni vigorosamente legali; esse eccedono facilmente in disordini e tumulti, che fanno il ·buon giuoco dei nostri sedicenti governi liberali, simpatizzanti anche troppo coll' ancien régime. La democrazia nostrana perciò, che più del Governo ha a cuore l' unità della patria - come coefficiente necessario dì libertà e di civiltà-si è trovata a disagio nell'adempimento del proprio dovere ; ha avuto degli scrupoli e delle titubanze; essa perciò ha potuto errare, ma conveniamo che non ha avuti tutti i torti della sua opera monca e difettosa. Intanto la questione meridionale si aggrava, malgrado le lesinate leggi speciali, eluse in buona parte dai relativi regolamenti. Da un canto il Governo della monarchia, che trova la sua forza nella ignorante miseria della bassa Italia , fronteggia con questa lo spirito democrr tico dell'alta Italia che, dall'altro canto si lamenta di quell'altra che fa di puntello alla monarchia. Insomma da un lato una parte del paese tenuto arretrato per servire di contrappeso reazionario all'altra parte più evoluta, che si colma di benefìzi a spese della prima; un popolo ad arte diviso onde potere meglio spadroneggiare. Una lunga esperienza conferma ormai che questo dualismo fra nord e sud sia voluto in alto e mantenuto ad ogni costo; si assoda sempre più che, chi avrebbe il dovere di agevolare l'unità morale d' 1lia, ha un'interesse contrario, in quanto tale contra~to serve mirabilmente a ritardare lo sviluppo economico del paese e i progressi della democrazia. Se così è, quale il rimedio? Evidentemente la lotta contro la monarchia per la vera unità d'Italia, non contro l' unit1. Comunque sia, la questione me1 idionale non si può sopprimere e non si può perpetuare ; essa risorgerà in ogni occasione sempre più imponente, che altri eventi chiariranno meglio; lo spirito repubblicano, effetto della pubblica istruzione e della pubblica agiatezza, farà il resto. Ed è bene si sappia che non si tratta più di spirito repubblicano dovuto alla propaganda di partito, o ispirato a puri convincimenti teorici, ~ ome una volta; ora si tratta di bisogno sentito come possibile rimedio ai mali ritenuti inerenti al sistema monarchico. Che si continui pure nell'attuale indirizzo antipatriottico; che maturino i sintomi gravi da noi rilevati; infine non sorprenderà nessuno se qualche altro andrà a fare compagnia ai re in esilio. Castel vetrano. G. BoNAGIUSO La ~ettimaEsposizione d' Itrte A YEN EZIA l'Rlf1A QIORNATA Excelsior ! - Le allegorie del Sartorio - Una Viennese di Paolo Joanovitch - Muntbe e le leggende norvegiane - Le marine del Mesdag-Una natura morta di F. Verster - Gli schermidori del GrafQuattro capolavori di Franz Barwig. « L'Esposizione di Venezia vuol essere una sobria raccolta di opere elette ed originali ; essa accetta ogni aspirazione ed ogni tecnica, ma respinge tutte le forme della volgarità >>. Ebbene, io sono lieto, e, come italiano, e persino, un pò, come critico il quale ha più d' una volta, in occasione delle mostre precedenti, richiamato fors' anche ruvidamente il pubblico, i mecenati , i critici, gli artisti, le giurie, e la stessa presidenza, al rispetto assoluto e alla rigorosa osservanza di quest'articolo fondamentale del nobile programma estetico della Città di Venezia, sono persino, dicevo, un pò superbo, di potere affermare solennemente, che questa volta ci si è tutti, più d'ogni altra, accostati alla realizzazione dell' eccelso ideale. Non
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