Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 19 - 15 ottobre 1907

514 RIVISTA POPOLARE liani in Austria abbia trovato un così cattivo difensore. DoTT. NAP. CoLAJANNI Per~na'zi~naenticlericale ~~sitiva II. Il concetto della cultura laica Nell'articolo precedente noi abbiam visto, che il solo' modo di risolvere il conflitto tra Chiesa e Stato in Italia, modo accettabile e da coloro che non annettono alcun valore obbiettivo alle credenze religiose,. e da coloro che ve l' annettono e lo ritengono compatibile non solo, ma essenzialmente connesso col loro sentimento patriottico, consiste nello stabilire le condizioni e i limiti entro i quali soltanto l'es11ressione collettiva della vita religiosa è legale. E nello stabilire queste condizioui e questi limiti in guisa da obbligare la vita religiosa a subire l'azione di tutta la cultura. contemporanea, il controllo di tutti gli interessi e di tutte le tendenze, la critica di tutti i punti di vista. O essa è utile e indispensabile, e da tal prova uscirà epurata e ritemprata, o perirà nella prova e avr~ cosi mostrata la sua superfluità. In altri termini noi ci siamo posti da un punto di vista superiore alle due tendenze estreme che si contendono il dominio delle coscienie: il punto di vista della cultura generale. Resta ora da precisare ciò 'che è implicito nella adozione q.i questo punto di vista e da mostrare che esso addita linee di minor resistenza e metodi tattici più efficaci anche per ciò che riguarda la laicizzazione della scuola e dell'educaz10ne rn genere. Credo che si possa essere tutti d'accordo nel ritenere che la cultura abbraccia tutte quelle forme d'esercizio delle· attivi ta fisiche, morali e intellettuali dell' uomo . ' che mirano a dargli un carattere forte, signore di sè, una volontà pronta, risoluta, inflessibile, una intelligenza disciplinata, snella, limpida, un cuore generoso, gentile e aperto a tutti gli impulsi nobili, un gusto educato a tutte le gioie e le bellezze pure di cui l'arte la Natura, la cortesia nei rapporti sociali, sono inesau• ribìlmente feconde. Quali sono le vie che meglio si chiariscono adatte a condurre a questi risulta ti? E' chiaro che l'educazione in famiglia dovrebbe avere il primo posto, sia in ordine cronologico, che in ordine logico, nel processo educativo, e che nei casi migliori lo ha. Sopratutto l'educazione degli affetti e delle emozioni nell'età più tenere, non può avere sede più idonea. Ove ciò si avvera la scuola sopraggiunge come una influenza che allarga la sfera di applicazione delle vit·tù e dei concetti appresi nella casa e dà loro un contenuto più sociale , e compie in ciò opera di iute· grazione, sopratutto per ciò che concerne l'intelligenza: giacchè è chiaro che, se anche la scuola influisce sul carattere e le emozioni, però vi influisce meno che la famiglia: la scuola presnppone mo! to materiale greggio e presuppone che questo continui ad accumularsi sul suo proprio terreno. In Italia si è ben lungi dall'avere in media, uno stato di cose rispondente a questa descrizione: la famiglia, sopratutto negli stati popolari, non solo non ~iuta la scuola e non le porge il mate· riale opportunamente preparato su cui lavorare, ma in mille guise ostacola l'opera del1a scuola. Nell'epoca delle messi, nella campagna, i bambini son tenuti a casa; in ogni caso la famiglia è il serbatoio della superstizione, ed è unicamente governata da11' influenza del prete od è lasciata a sè stessa; ciò che è forse anche peggio Quasi sempre la scuola ~ considerata più o meno come un peso; nella miglior ipotesi, è un luogo ove i bambini sono affidati a qualcuno che cosi evita molte Heccature ai parenti. Dire che nelle classi popolari la massima parte dei genitori italiani ami la scuola, è cosa, che, dalla mia ampia corrispondenza epistolare con maestri di tutte le regioni, risulta non vera: da parte di tutti è un lamento geuerale sull'abbandono in cui son lasciati dalle famiglie; nelle classi medie e superiori le cose vanno un po', ma non molto, meglio. Dopo la famiglia l'influenza più eflìcace è quella dell'ambiente e della tradizione locale : su questo punto la scuola è più padrona di sè: essa, direi, è la organizzazione della influenza locale; il maestro che intende la sua missione si serve della storia, della vita, della natura locale per svegliare in rispondenza ad esse, la mente del fanciullo, e a sua volta, dirige questa a diventar capace di fecondare quella e reagire bene su di essa. E' questo uno dei punti negletti da coloro che vogliono l'avocazione della scuola allo Stato; essi trascurano l' importanza pedagogica della solidarietà mentale tra maestro, scolare e famiglia e dell'adattamento della scuola alla vita locale. Dando allo Stato la cura completa della scuola, si dà ulteriore incentivo alla indiffer~nza dei parenti e '1ei. Comuni in materia di educazione. Ciò di cui v'ha hisogno, non è di menomare l'influenza della vita locale, ma di aumentarla ed allargarla per mezzo di più vaste influenze nazionali; basterebbe a tal uopo che lo Stato stabilisse il minimum degli obblighi dei Comuni verso la scuola elementare, e stabilisse il suo diritto e dovere di obbligare i Comuni ad osservarlo e di aiutarli finanziariamente quando n'abbiano bisogno, e di stimolarne le iniziative. Ed è nello stabilire tfl.le minimum che ha importanza decisiva il concetto della cultnra da cni si prendono le mosse. Esso dev'esaere redatto in guisa non solo da giovare ai bambini, ma da svegliare il senso della loro responsabilità nei parenti e da far loro comprendere il dovere di cooperarare coi maestri. Q11esti d'accordo col medico che dovrebbe periodicamente vesitare tutti i bambini dovrebbero avere autorità di iniporre ai genitori, non solo di vestire decentemente e alimentare sufficientemente i loro i figli , ma di osservare in casa determinate norme d'igiene, sia nel cibo, sia nell'aerazione e nella polizia. Facendo loro capire per mezzo di colloqui periodici, i pericoli della loro negligenza e i vantaggi di maggiori cure; ed eventualmente i nfliggendo loro multe e condanne, e in caso, di reiterata negligenza, sottraendo loro definitivamente i bambini. e affidandoli a istituti speciali, es~i riuscirebbero ben presto a far della scuola un centro di informazioni utili e di educazione anche pei parenti.

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