RIVISTA POPOLARE 483 c~e la trasmettesse al governo questa deliberaz10ne: « I giurati della seconda sessione d' agosto delle Assise della Senna sottoscritti, hanno l' onore di rivolgere al pubblico potere il voto che la pena di morte non sia soppressa nè in fatto nè in diritto, che per conseguenza la pena capitale non sia cancellata dai nostri codici e che quando essa viene pronunciata, tranne casi di eccezionali circostanze, venga rigorosamente eseguita, sia nell'interno che all' esterno delle carceri ». Questo voto venne firmato da venticinque su trenta giurati. E' questo il decimo voto espresso nello stesso senso da diversi giurati della Senna che si sono succeduti al Palazzo di Giustizia in questi ultimi mesi. Ma i giurati di Parigi forse deliberarono sotto l' impressione dell'atto compiuto da Solleiland? No. Anche i giurati di Marsiglia e di altre città harn.:io presentato gli stessi voti. L'abolizione della pena di morte, adunque, si puo essere sicuri che solleva la coscienza pubblica. Non mancheranno i soliti gallofobi che spiegheranno il fenomeno colla degenerazione della Francia e colla inferiorità morale e intellettuale dei Francesi. A calmare la loro foga denigratoria valgono alcuni fatti eloquenti. E' popolare la pena di morte e viene abbastanz:1 frequentemente eseguita tra gli anglo-sassoni della Gran Brettagna e dell'Australia. Tra gli anglo-sassoni del Nord America, poi, non solo funziona spesso la sedia elettrica, che ha voluto sostituire la forca e la ghigliottina credendo di avere compiuto una civile innovazione e che è rinscita a rendere spesso più atroce l' esecuzione della pena capitale ; ma si ricorre a quel grande e disonorevole delitto collettivo , che può fare il paio coi delitti della Mano Nera, che si chiama linciaggio, solo perchè le masse prtoccupate dalla paura che gli assassini o prtsunti assassini, per pietà o per corruzione dei giudici, sfuggano alla pena di morte. C' è un altro precedente più caratteristico , che non ho visto ricordare da alcuno in questa occasione: quello della Svizzera. La Costituzione federale del 1874, se non erro, abolì la pena di morte; ma alcuni Cantoni, a preferenza rurali e tedeschi , valendosi dei loro diritti sovrani in seguito all'applicazione del diritto d' iniziativa e del referendum la hanno riammessa nei loro codiéi. Sicchè, si può ritenere che se in Francia domani, mettendo in armonia la legge col fatto - nel Codice si conserva la pena di morte ; di fatto la si è abolita colla soppressione del capitolo delle spese pel servizio della ghigliottina , su proposta del Deputato Reinach. Anche in Italia l' abolizione di fatto precedette quella legale consacrata nel Codice Zanardelli del 1889 - se si mettesse in armonia il fatto colla legge, ripeto, si può essere sicuri, che in Francia, se vi fossero in vigore le istituzioni della Svizzera col diritto d' iniziativa e col referendum il popolo ristabilirebbe la pena di morte. + Il contrasto tra il pensiero della minoranza e delle classi dirigenti e quello delle masse in questa occasione, come in tante altre, si presterebbe a considerazioni più generali di ordine politico, che non riuscirebbero certamente favorevoli all'applicazione incondizionata delle conseguenze più logiche del principio, cui s'informa il sufhagio universale; ma per ora intendo attenermi strettamente alla quistione della pena di morte e mi domando : perchè il popolo la vuole conservata ? Il popolo non conosce le disquisizioni di carattere metafisico-giuridico sui rapporti e ·sulla introvabile proporzione tra delitto e pena; ma invocando giustizia, cioè la morte di un Soleilland come di qualunque altro efferato delinquente, ubbidisce al primitivo istinto della vendetta, che da individuale si fa sociale e non vede altro criterio penale che il taglione : denteper dente 1 vita per vita , ammazzare chi ha ammazzato. Certamente questo sentimento non è lodevole. Ma accanto ad esso agisce un altro istinto: quello della sicurezza sociale. Moltissimi - ed è il caso dei giurati parigini oggi, come fu il caso ieri di alcuni Cantoni della Svizzera - scorgono nella pena _di morte un freno contro gli omicidi aggravati da alcune circostanze che dimostrano malvagità di animo ed iocorregibilità. Non si devono dimenticare queste circostanze ; perchè sono le classi popolari ed anche i giurati che mostrano la massima benevolenza verso altri omicidi determinati da causa di onore e da gravi ofiese, e che mandano spesso impuniti con certi verdetti , che negano il reato confessato dallo stesso accusato. Quando s' invoca la pena di morte come mezzo per vedere diminuiti di numero i gravi delitti, che turbano e atterriscono il consorzio umano, entra in iscena il principio dell' utilità e della· difesa sociale, che ha ben altro valore ed altra importanza, che non siano tutti gli altri principii sentimentali o metafisici. Diversi sono gli argomenti che s' invocano m favore della conservazione della pena di morte m nome dell' interesse sociale. C' è l' argomento della scienza darviniana , che nella morte dei delinquenti incorreggibili vede la selezione umana progressiva ; che elimina i cattivi e conserva i migliori. C'è l'altro, e ben più antico, che nella forca, nella ghigliottina , con tutto l' apparato teatrale di una volta, vede la forza intimidatrice della repressione sociale. L'esempio della esecuzione della condanna di morte, secondo questa teorica che fu ed è sostenuta da giuristi colti ed è divisa dalle masse, dovrebbe riescire ad allontanare gli alt6 dal delinquere, dal commettere i reati più gravi. Ora quale valore sperimentale, !1anno in realtà questi due argomenti in favore della conservazione della pena di morte ? La teoria della difesa sociale e della selezione nel diritto penale ebbe ed ha i suoi sistematici espositori e difensori in quella scuola di antropologia criminale, eh' ebbe la sciocca e boriosa pretenzione di rappresentare lcl scienza italiana per eccellenza (1). (1) Questa pretesa scienza che in Italia ~ul. t~rren~ dei fatti e col metodo positivo fu combattuta da prmc1p10 so,o da me (Delinquen:ra della Sicilia, Alcoolismo; sue consegue_n:remorali e sue cause, Sociologia criminale, ecc.). da v~ntiquattr~ anni in qua, oggi fa acqua da tutte le parti e gh avversari che la combattono o la mettono in ridicolo sono legione. Soleilland per lo appunto ha coperto di ridi~olo .questa pretesa scienza, che arreca offesa al buon nome d Itaha, proclamandosi da sè stessa scien:ra italiana per eccellenza. Non per n~- care offesa al Lombroso, ma per dimostrare con un caso ti-
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