RIVISTA POPOLARE 501 darii e rappresentano non le regioni naturali, viventi, ma una polvere di circoscrizioni artificiali; essi devono occuparsi degli affari generali del paese e non di quelli particolari delle rispettive provincie ; si riuniscono secondo le loro affinità poli - tiche, non secondo la loro origine. Avvengono talora degli aggruppamenti per grandi regioni , quando si disputa la tale o tal altra quistio1Je economica ; e allora scoppiano dei contrasti inattesi che non avevano avuto modo di rivelarsi altriment\-ad esempio quello tra i deputati del Nord zuccherino e del Mezzogiorno viticolo. Ma allora I' armonia nazionale ne soffre: si mercanteggiano gli accordi e le concessioni reciproche che influiscono sul voto delle leggi generali e le falsano ; gli interessi generali delle collettività si trovano tanto mal difesi quanto quelli particolari di ogni gruppo geografico. Ne risulta l'impotenza del Parlamento. Gl' interessi regionali non sono dunque, solidariamente, nè rappresentati, nè difesi. L' assensa di ogni organizzazione regionale vivente è la lacuna più deplorevole di tutte le nostre istituzioni politiche ; la deficienza è tanto più deplorevole in quanto c' è un risveglio della vita provinciale. L' iniziativa esiste col desiderio e il bisogno di trattare da sè i propri affari. Ma la vita provinciale non avendo alcun · mezzo regolare e legale di' manifestarsi , resta inorganica e sperduta. Si rivela con dei movimenti confusi e disorganizzati, e nel mezzogiorno, anarchici. Qui si vide un comitato d' in..: dividui senza mandato e senza responsabilità sollevare tre dipartimenti, interrompere la vita municipale, disorganizzare dei reggimenti, porre il goverrio un ultimatum e prendere per un momento tutte le apparenze di un movimento federalista contro lo Stato e contro l'unità nazionale. Ora in tutto ciò si deve convenire su di una cosa : i viti - cultori del mezzogiorno sono stati ignorati. Essi hanno mo strato che vogliono e sanno agire; se hanno agito malamente, tgli è che non avevano i modi di potere essere diversamente. In questa circostanza, come in altre che potranno presentarsi il rimedio vero non è nè nella soluzione collettivista de Jaures, nè in quella plebiscitaria di Deroulede e de Barrès. fl rimedio bisogna ricercarlo nella libertà organizzata. Ciò che abbisogna al nostro paese sono le istituzioni viventi e agenti; sono le assemblee regionali nelle quali si farà poca politica e molti affari; che avranno una larga attività e risorse abbondanti ; che saranno strumento di ricerca e di progresso. Dobbiamo imparare a contare su noi stessi e non sullo Stato ; perciò ci si devono dare i mezzi per deliberare , per intenderci e per lavorart: insieme da uomini liberi e non da soggetti di uno Stato rimasto monarchico nelle sue istituzioni. Dobbiamo infine ricordare che nessuno è degno di essere un cittadino libero se non ha l' orgoglio del suo diritto , il sentimento vivissimo dei suoi doveri e della sua responsabilità. (Revue bleu, 31 Agosto). • C. R. Seabury: Dotando le scuole inferiori. - L' uomo ha importanza per i suoi C'lncittadini in due modi, come uomo e come lavoratore. E l' uomo è ciò che è stato il bambino, e il bambino è ciò che l' uomo sarà; per conseguenza le condizioni nelle quali si sviluppa I' infanzia hanno per noi il massimo interesse. Quello che occorre adunque è essere bene a cognizione di ciò che può essere utile ad educare il bambino. Quelli che molti anni fa preconizarono il lavoro manuale nelle scuole furono derisi, ed il loro sistema qualificato di impratico , ma noi raccogliamo ora il benefizio di quell' insegnamento nei nostri abili artigiani , e nei meglio preparati bambini e bambine. Noi viviamo in un periodo di civiltà nella quale la specializazione è portata al mas:iimo grado. A questo tendono in parte i nostri collegi ; e completamente lo scopo è raggiunto dalle scuole ed istituti tecnici. Da questo lato i nostri ragazzi sono perfettamente avviati sul loro cammino. Ma il ragazzo non deve essere educato ad essere soltanto un buon lavora. tore , deve essere anche un buon cittadino. Può essere fatto molto su la via della istruzione nella teoria delle relazioni fra uomini, ed anche nella loro pratica. Naturalmente l'arte dell'adattamento all'ambiente senza sacrificio dei propri principii è data soltanto dall' esperienza ; ma la forza di questo insegnamento è data dalla vita di casa. Nella casa noi acquistiamo la nozione delle prime leggi di adattamento; noi vi troviamo tesori di nozioni e di esempi per I~ e.dattamento. Nella casa noi sviluppiamo quei tratti di carattere che forma di noi, dei membri intelligenti della comunità , rapporto alle condizioni sociali. I meglio dotati di questa sorta di educazione su quelli dei quali lo Stato ha cura e che non sono fortunati per nascita, gli orfani, ed i ricoverati nei riformatori , gli asi;oluta - mente poveri, i malati , gli idioti etc. Ma lo Stato non si dà affatto rensiero di tutti gli altri, e sono i più, che non rice-. vono come quelli una educazione di tutto ti giorno ; ma soltante di qualche ora in casa o in scuola- E fra questi ve ne sono molti che, per mille ragioni, non ricevono nessuua edu - cazione in casa , e quasi punto in scuola. Vanno sì agli asili infantili ed alle scuole elementari : ma che cosa sono questi asili e queste scuole? Sviluppano essi il carattere il senso morale , il sentimento civico e preparano essi nei ragazzi e nelle bambine dei bravi cittadini e delle ottime donne? No : lo Stato non si è mai dato cura dei suoi giovani , e fin 'ora ciò che è stato fatto lo è stato per opera della Chiesa o. di individui benefici e attiyi. Ma la scuola privata è transitoria; quella della chiesa è diretta ad un fine civilizatore; ma noa bastano nè le une nè le altre. Noi commettiamo un grave errore quando parlando di asili e di scuole elementari vi ammettiamo tutto quel senso di accademia che è nella scuola. In molti casi ciò può essere esatto , e teoreticamente lo è: non lo è però nel dominio dei fatti e per la generalità. Non è esatto che il ragazzo che esce dalle scuole elementari è atto ad intraprendere i corsi delle medie e delle superiori: le nostre scuole elementari non sono organizate bene per il raggiungimento di questo scopo. Lo Stato deve dunque addossarsi la spesa per il manteni mento non solo, ma altresì per il miglioramento e l'e'>tensiont: di tali scuole ed asili. Non bisogna pensare che ci sono le scuole istituite da ordini monastici: gli Ordini le mantengono; nè a quelle private che avendo fatto un buon lavoro hanno credito e si mantengono per opera propria e de1 loro amici; ma bisogna che lo Stato pensi seriamente a migliorare quelle che dipendono dallo Stato stesso e le doti ampiamente. Ed è strano che mentre tutte le altre forme di educazione sono aiutate dallo Stato, solo queste scu9le e questi asili sieno negletti. Lo Stato ha dunque il grande dovere di provvedere adequatamente a queste scuole, ai· loro insegnanti , al loro mantenimento; e di provvedervi con molta maggiore liberalità che non abbia fatto fin ora poichè la scuola f!lementare e l'asilo infantile sono i primi strumenti con i quali si preparano dei buoni uomini e donne dei cittadini utili a se stessi ed alla nazione. (The Ontlook-New York-May) . • Le prepotenze Inglesi nell' Indla.(r)- ll Un cittadino Indiano che recentemente ha visitato l'Irlanda è stato interrogato su i metodi di governo in quel paese, e su le misure dì resistenza che il popolo oppone al malgoverno ed alle (1) Lettera pub b. nel giornale irlandese, organo di sir Redmond, il Freeman 's Journal e che traduciamo integralmente perchè dimostra il mal governo che gli Inglesi fanno dell'India e giustifica non solo le proteste dei pensatori e dei letterati Indiani, ma anche le ribellioni e gli eccidi che di tantò in tanto gli Indiani commettono ; ma che dimostra altresì per quale ragione gli Inglesi -- se non provvedono con oculatezza e civiltà - perderanno i' India). N. d. R.
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