498 RIVISTA POPOLARE con alcuni alunni ad arruolarsi nel 6° Reggimento comandato dal Nicotera, a << sentire - come dice Raffaele Villari, suo compagno di fede e di lottala poesia del cannone ))' a « raccendere l' estro al fuo:o della guerra ». E pugnò coi più arditi, pugnò co' primi e sentì da vero la poesia del cannone e provo ~nch~ so~t? la clavicola destra il morso velenoso dei pro1ett1h. Cessato il tumulto, tornò alla Musa, e, dopo la pubblicaz_ione del p_oemetto sull~, Sped~zione ~i s_apri, penso, per da~h all~ luce P!ll tardi, nel 76,_ rn Bergamo , i Nuovi Canti , nuovi d~ ve_ro e per Intonazione e per l'.Ontenuto, prelud10 d1 quella poesia sociale che ai giorni nostri è data come una novità ed ha formato la gloria di molti inetti. Leggete di ~uesti cant!, ad e_s.: _La Zappa -. La locomotiva - 11 Canto de Marinai - Commercio e macchine - Scienza e lavoro - e dite se tutti i grandi motivi della. così 1etta questione social~ non vi sono compresi e se 1 poetl del genere oggi più in voga sanno fare altrettanto. Nè egli fu solo poeta, fu anche pensatore e profondo, come si rileva dal ponderoso volume sulle attinenze fra scienza ed arte in Italia , nel_ quale batte in breccia la vecchia retorica e compe una vera rivoluzione letteraria, come all'incirca ebbe a dire, nella Rivista Internazionale di Firenze ( 10 lu- · glio '76) Pietro Fanfani, parlando di questo libro. Nel 1881 rientrò in Palermo, professore di Storia e geografia nel R. Liceo V. Emmanuele e poi, nel1' '86, di Belle Lettere nella R. Università, in sostituzione di Giovanni Mestica. Riprese allora, ornai quieti e nella propria terra, lo studio, con più ardore, e, a breve distanza, dopo la magnifica prolusione del 5 Dicembre '86 al suo còrso di Belle Lettere, e che ha per titolo: Del progresso evolutivo della letteratura (in cui attacca la critica arida e gretta dei frugatori di codici polverosi,.c_he, ahimè_! non è ancora cessata e della quale m1 occupero anch'io fra non molto), pubblicò Oratoria politica in Italia nel Secolo XVI; Due precetti di Leonardo da Vinci e, a brevi intervalli, altri opuscoli e libri Gno a che, nel 189 I, pe' ti pi del Vinci, il poemetto Calata.fimi, degno rivale dcll' altro già citato, « capolavoro di narrazione e di lirica a un tempo )).. A poco distanza diede ancora alla luce altn Tersi in un volume dal titolo Natura ed Umanità, inno magnifico alla natura e difesa gagliarda dei diritti umani ultima luce fulgidissima di questa intelligenza,' che si spense il 16 di Marzo del 1894 e che pare tramontata da secoli. E' un ingratitudine che non ammette scusa guesto subito oblio, è una vergogna per la generaz10ne presente che ammira tante insulsaggi~i,, che a~1dava pazza e fino a_ieri p~r le P?~chadeJ piu sguaiate e che soffoca coi plausi auton_,che farebbero fremere d'indignazione i più scapestrati secentisti e perciò ha fatto ottimamente l'autore delle Voci della Natura delle Collane, del magnifico Trionf? di G. Leopardi, F. !tal? Giuffrè, sicilian?. come 11_Lombardi e come lui poeta forte, squ1s1to e gentile, ha fatto ottimamente dico a muoverne lamento nel suo amabile volumetto: Per un poeta dimenticato (Casa •Editrice della Gioventù di C. Fossataro. Santa Maria Capua Vetere, 1906), al quale devo ~1onpoc~e di queste mie aride note e al quale nma~do il lettore perchè meglio ammiri il poeta obliato ~ conosca meglio il poeta ravvivatore della fama d1 lui, al quale, q~ando i~ l?OP?l? it~liano, staccan::- dosi com' è destmo, dai falsi 1doh che adora, avra ripr~so il suo antico buon gust~, dar_à il premio che gli spetta, per la sua rara 111tell1genza e per le sue opere pregevolissime. SALVATOREMULTlNEDDU IN OSAKA (Continua 1 ione e fine) V. Dissi in un antecedente saggio che una città giapponese é poco più di una soli~aria borga~a di capanne di legno, ed Osaka non e una eccez10ne. Ma internamente, un grandissimo numero delle fragili costruzioni di legno di qualunque città giapponese sono opere d'arte; e forse nessuna città possiede più graziose case di quelle d'Osaka. Kyoto è, veramente molto più ricca di giardini. - in paragone v' è poco spazio per i giardini in Osaka; ~a io parlo solam~nte di. case. Esterna~ent~, una via giapponese p~o apparire. poco meglio ~1- una fil~ di capanne dt legno o d1 stalle, ma 1 1~1terno d1 ciascuna dimora può essere un miracolo d1 bellezza. Ordinariamente l' esterno d' una casa giapponese non è mai bello, benchè possa avere una piacevole singolarità di forma; ed in molti casi le mura della elevazione o lati sono coverte con tavole la varate, di cui le superficie annerite ed indurite si dice resistano al caldo ed all'umido meglio di qualunque rivestimento di pittura o di stucco. Tranne, forse, l'esterno di una capanna di carbone, niente di più oscuro può essere imaginato. Ma l'altra parte delle mura nere può essere una delizia estetica. Il relativo basso prezzo della residenza non influisce su questa .possibilità; -- perchè il Giappone, eccelle su tutte le nazioni nell' ottenere la massima bellezza col minimo costo; mentre il più industrialmente avanzato di tutti i popoli occidentali - il pratico americano - è solamente .riuscito ad _otte:- nere la minima bellezza col massimo costo! S1 puo molto apprendere circa l' interno giapponese dal cc Japanese Home » di Morse; ma anche questo mirabae libro dà solamente la nozione in bianco e in nero del soggetto; e più della metà del fascino di tali interni è la quasi inesplicabile carezza di colore. Illustrare l'opera di Morse così come i.nterpretare il fascino del colore sarebbe un compito molto più .gradito e molto più difficile che la produzione « Costumes historique >> di Racinet. Anche così l' ammaliante luminosità, il tono di perfetto riposo, le rivelazioni di delicatezza e squisitezza che attendono l'occhio in ogni angolo delle camer_e apparentemente inventate per prendere e tenere 11 senso di perpetua primavera, rimarrebb.e~o inconcepite. Cinque anni fa scrissi che una piccola co-:- noscenza con l' arte giapponese di disporre. i fior! mi aveva reso impossibile il sostener la vista_ ~1 quella volgarità, o piuttosto brutalità, che noi in occidente chiamiamo <e bouquet >>. Oggi devo aggiungere che la familiari~a con gli interni ~iapp~- nesi m' ha egualmente disgustato con quelli occidentali, per quanto spaziosi o co_modi o_riccament~ mobiliati. Ritornando ora alla vita occidentale, m1 sentirei come Thomas-the-Rhymer che rivisita un mondo di bruttezza e di dolori dopo sette anni di dimora nel paese delle fate. E' 'Jossibile, come è stato dichiarato (benchè io non possa crederlo), che gli artisti oc~identa~i abbiano poco da apprendere dallo stud10 dell arte pittorica gi~ppone.se. Ma io .sono com~~etan:i~nt~ sicuro che 1 nostn costrutton hanno un 1nfimta dt cose da apprendere-specialmente riguardo al trattamento e la tìntura delle pareti-dallo studio degli interni giapponesi. Che gli innumerevoli stili di questi interni possan essere classificati mi .sembra una quistione dubbiosa. Io non credo che 1n centomila case giapponesi vi siano due interni preci-
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