Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 16 - 31 agosto 1907

RIVISTA POPOLARE 429 nei picconieri, e in Italia in special modo nei carusi siciliani. Riguardo a questi ultimi si ha uni:I.percentuale fortissima come si potrà rilevare da alcuni dati che tolgo dalla relazione presentata dal Dottor Vasta al Congresso. Nel quadriennio 1900- 1904 furono chiamati alla leva 570 zolfatai : di questi, 470 cioè il 70 °/ 0 fu riformato, e dei riformati, 257 cioè più della metà lo fu per difetto toracico in rapporto allo sviluppo e alla confor1uazione scheletrica. Il lavoro in genere e le malattie professionali in ispecie hanno poi conseguenze socialmente fnnestissime nella donna. · La maternità della donna dovrebbe essere oggetto di una cura speciale a cui lo legislazioni moderne non hanno ancora provvisto. Le legislazioni sul lavoro delle donne e le società di assicurazione provvedono generalmente che la donna dopo il parto debba o possa restare un mese senza lavorare ma non provvedono per il periodo precedente al parto, data la diffiaol tà di stabilire talora anche approssimativamente l' epoca di esso. Ora a questo proposito il Prof. La Forre nella sua bellissima relazione al Congresso sullo sviluppo del feto e della sua mortalità in rapporto alio stato operaio, dichiara che la donna dovrebbesi ritirare totalmente dal lavoro durante gran parte della gravidanza e del puerperio dovendosi in tale tempo considerare ·come ammalata. E questo potrà sernbrare ma non è affatto esager~to quando si pensi al numero enorme di aborti: invero secondo le constatazioni del Latorre il 60 0/0 delle m1a. la.ttie dell?apparato urogenitale muliebre dipendono dalla poca igiene durante la gravidanza ed il puerperio e per dover le puerpere sottomettersi presto a pesanti lavori dopo il parto. Cosi $\d esempio secondo le osservazioni del Professore Calderini risulta che il numero di aborti nelle donne massaie sane diede la percentuale di 10,75 °/o contro il 19,75 °lo nelle operaie dell'arsenale, 18,02 nelle operaie dei fiammiferi ed il 50 °/o in quelle che lavorano nei tabacchi. Inoltre il Tardieu trovò clte su 1000 donne lavoranti il piombo 609 snbirono l'aborto e il Roques constatò nei figli di gc'nitori saturnini deile mostruosità congenite e frequenti casi d'idiozia imbecillità, ed epilessia. Ma se importante è la questione dell' igi~ne della douna nella gravidanza e nel puerperio, funestissime sono pure le conseguenze che le malattie professionali degli nomini esercitano sulla costituzione e la vitalità. dei feti. Il La Torre a questo proposito dopo molti esempi conohiude che tutte le volte che il genitore è malato, il feto pesa molto di meno del peso medio normale e più tardi dopo di aver accuratamente esamiuata malattia per malattia dimostra come in tal caso i feti abbiano pochissima vitalità. Per chiudere questo importante argomento citerò una breve statistica sulla sopravvivenza dei fanciulli: dopo 1 anno dopo 10 anni ],igli di aristocratici 90 °/o 81 °/ 0 Figli di commercianti 70 °lo 56 °/o Figli di operai 68 °lo 38 0;0 Ed anche i sopravvissuti tra gli operai crescono in in condizioni ben misere , e l' ignoranza delle madri contribuisce fortemente ad accrescere la debolezza organica dei figli. Gli scarti di leva numerosi tra i figli del popolo (come più sopra vedemmo possono salire sino al 71 °/o) sono la prova ~vidente delle tristi con, dizioni di una gran parte del proletariato moderno. Se a ciò si aggi ungono una senilità precoce, una ma CT- . o g10re tendenza a delinquere e una maggiore frequenza dei casi di pazzia, noi avremo ad un dipresso delineati i contorni di questo triste quadro. Sorge adunq ue la necessità sociale di provvedere a questi danni prevenendo le cause delle malattie mediante una rigorosa igiene delle fabbriche - e assicurando l'operaio contro le malattie. Quanto a!Pigiene delle fabbriche molto si è già fatto e per iniziativa degli industriali (come risulta dalle risposte ai questionari della Commissione) e per iniziativa di parecchi comuni quali ad esempio Torino e Milano che hanno emanati rigorosi regolamenti d'igiene; ma molto resta ancora da fare e specialmente nelle città secondarie e nei paesi dove per la mancanza. assoluta di controllo sussistono e si perpetuano sistemi e locali dannosissimi alla salute degli operai. ·Necessiterebbe quindi una legge d'igiene industriale la cui attuazione però fosse mantenuta rigorosa mediante ispettori che potessero vigilare seriamente le fabbriche più di quanto per lo scarsissimo numero loro non possano farlo gli ispettori italiani. Di fronte a questa deplorevolissima insufficienza ci.ella legislazione nostra si erge grandioso e pieno di utili ammaestramenti l' esempio dell' InghiltE\rra dove l'ispettorato funziona attivamente con ottimi risultati. Per quanto poi riguarda l' assicnrazione contro le malattie del lavoro noi ci troviamo qui dinanzi a due forme principali: la libera o mutua e l' obbligatoria. Ora, prima di esaminare il valore delle due forme d' assicnrazione, occorre chiarire fino a quel punto si debbano in genera.le estendersi i limiti di essa. Anzitutto dobbiamo dire come a parer nostro sia un cri terio molto elastico e spesso pericoloso quello di voler assimilare le malattie professionali agli infortuni. Difatti la stessa Commissione che aveva l'incarico di studiare le malattie professionali, pure riconoscendo che talune di esse si sarebbero potute senza contrasto assimilare agli infortuni, comprese che altrettanto non si sarebbe potuto dire per moltissime altre che dell'infortunio non hanno nessun carattere od analogia ; e nel 1902 si limitò a proporre che tra gli infortuni venissero annoverate quelle malattie che in modo certo ed esclusivo, nel caso concreto, fossero cagionate dall' esercizio di un determinato lavoro industriale-e di natura atto a procurare la morte o l' incapacità al lavoro sia permanente sia temporanea. Tali possono dirsi : a) l' infezione carbonchiosa limitatamente per gli

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