RIVISTA POPOLARE 445 coloro che presso di loro debbono far getto del loro ben guadagnato denaro. L'impero romano, da quel perfetto organismo pubblico che era, manteneva degli alberghi di stato lungo le strade, posti sotto la direzione di impiegati imperiali: ma questi alberghi erano riservati per i personaggi ufficiali e per persone di rango. I viaggiatori comuni devevano contentarsi di pubbliche locande, dove Orazio - che tuttavia era un uomo piuttosto difficile - non entrava che con orrore per il sudiciume. A Roma c' erano alcuni alberghi eleganti lungo la via Appia, ma la massima parte erano situati presso le arene e servivano a tavola la carne degli animali uccisi nei circi : cotolette di tigre e bistecche di orso. Nel medioevo più fortunati erano i pellegrini che con pochi soldi ottenevano alloggio e buon vitto nei conventi. Gli aberghi invece erano generelmente case di cattiva reputazione. I viaggiatori descrivono gli alberghi tedeschi come orribili ; il primo Baedecker d'Italia, la guida di Martin Zt:iller tedesca del 1632 dice che arrivando in Italia si impara con turbamento quanto trascurato sia il trattamento degli alberghi e quanto care e piene di pulci, cimici e simili le loro camere. In Ispagna gli alberghi vengono addirittura classificati come spe'onche di briganti. A Parigi esistevano due grandi alberghi frequentati da inglesi : lo « scudo d' Orleans 11 e il « St.-Deni s 11. Nei loro viaggi però i grandi signori preferivano portarsi dietro tutto il necessario da casa, incluso il personale di servizio e le provviste: i vescovi tedeschi che andavano a Roma avevano treni di fino a 180 persone a cavallo. Il solo paese che avesse eccellenti alberghi già fino dal XIV secolo era l' Inghilterra: già allora gli inglesi amavano il loro comfort. Un altro inconveniente dei viaggi antichi erano le orrihili strade. Strade nel vero senso della par0la non ce n'erano, dopo che quelle romane furono andate in rovina, finchè non ne costruì Napoleone. Strade chiamavansi certi sentieri battuti nei boschi, in sede perfettamente naturale, che poteva essere sabbia, sassi palude, prato o che altro. Le vetture procedevano su queste strade con straordinaria lentezza, spesso si incagliavano nel fango impedendo il passaggio ad ogni altro veicolo; frequentemente si ribaltavano nelle buche e i viaggiatori erano esposti ogni momento al pericolo di fracassarsi le ossa. A rendere il viaggio ancora più lento aggiungevasi le noie delle innumerevoli visite doganali , per cui specialmente la Germania era temuta. Fino al diciannovesimo secolo "esiste- " vano in Germania almeno trecento stati, ciascuno dei quali aveva stazioni doganali: tra Dresda e Magdelburgo - meno di duecento chilometri - i viaggiatori dovevano lasciare visitare completamente il proprio bagaglio sedici volte e altrettante cambiare il proprio denaro se volevano avere il conio legale di ogni posto in cui passa va : I grandi signori si preoccupavano meno di queste difficoltà perchè potevano viaggiare con mezzi proprli, a vere cambi di cavalli ad ogni stazione; ma i miseri mortali che dovevano servirsi delle vetture di posta trovavano che il viaggiatore non era un passatempo. Un umorista del secolo XVII raccomandava .I' uso delle poste solo alle persone ammogliate e quindi bene esercitate nell' uso della pazienza. Gli inglesi avevano per tempo migliorato anche questa parte del viaggiare. Già nel 1669 avevano stabilito un servizio tra Londra e Oxford che permetteva di arrivare da una città all' altra in un giorno, circa 8, 10 ore di viaggio : i treni ne impiegano ora tre. Queste II diligenze volanti 11 suscitarono molto avversìoni come ora gli automobili; comunque tenevano il record della velocirà nelle comunicazioni. Il prezzo delle poste non era relativamente molto alto: da Augusta a Roma si poteva arrivare colla spesa di 30 ducati, vitto compreso, o circa 340 lire. L' uliimo guaio erano finalmente i briganti, che non scomparvero fino al secolo appena chiusosi e che facevan si che un viaggiatore non fosse mai sicuro della propria vita. Hinaus in die Freie - agosto 1907 ). ♦ Von W achenhusen: N ol e l'Italia. - Quando la triplice per opera di Bismarck , era una misura adatta a proteggere i comuni interessi delle poten:re centrali , e a preservarle da pericoli che potevano minacciarle da parte della Francia e della Russia , aveva l' importanza di una presa di posizione strategica. Ma venticinque anni, anzi si potrebbe dire la metà di questo periodo, sono bastati a cambiare radicalmente la posizione strategica delle potenze europee. I tedeschi hanno quindi il diritto di domandarsi se fu savio da parte della Germania di lasciar passare il mese di giugno senza denunciare i trattati col\' Italia. Dalla stipulazione della triplice due furono sempre i punti cardinali della politica tedesca : le relazioni co11' Australia e quelle colla Francia. La prima hanno per base la comunità di interessi reali ed ideali dei due stati e l'alleanza ha contri buito a colpirne lo spirito nel cuore dei tedeschi, che vedono nell' alleanza la continuazione della storica associazione polilitica: per questo alleanza fu contratta senza limiti di tempo. Quanto alle seconde, malgrado la correttezza apparente, è evidente che il conflitto storico tra i due paesi non è ancora giunto ai termini ; ma momentaeamente la Francia sente di essere in grado di misurarsi con la Germania. Mutate sono invece le relazioni coli' Inghilterra: se la polhica che l' Inghilterra segue contro la Germania sia saggia , rimane a vedere; ma il fatto è che l'accerchiamento della Germania colle alleanze è adesso compiuto e che anche l' Italia è stata attratta in quest'orbita. Sarà bene ricordare che dal momento che l'Inghilterra cominciò ad avere obiezioni contro il fatto che l'Italia rimanesse in un 'alleanza contraria ai suoi fini politici, la fedeltà italiana all'alleanza finì e non c'è dubbio che l' Italia si sottrarrà ai suoi doveri verso noi con qualsiasi pretesto, se durante i sette anni successi vi Jovesse scoppiare una guerra anglo tedes-:a, ..::ui non potrebbe rimaner lontana la Francia. In Germania si è troppo obbiettivi per aversela a male contro l' Italia perchè non vuol mantenersi fedele a un' alleanza i cui pericoli sono per lei tanto cresciuti: si richiede soltanto sincerità. In fondo a noi è intieramente indifferente la sorte dell'Italia, <lacchè non ci sono più interessi comuni e i contrasti nazionali dove le due nazionalità si toccano crescono continuamente. Per questo appunto è a deplorarsi che la Germama non abbia trovate il coraggio per denunziare la Triplice a questa scadenza. Parlando qui dello scioglimento - ahimè invano - della Triplice, non è detto che Germania ed Italia non passano nuovamente agire di comune accordo , quando speciali interessi lo richiedano. Ma, mentre prima la Triplice era un dono prezioso del qual:) tutti gli interessati erano soddisfatti , ora, causa le mutate condizioni italiane, è divenuta una bevanda nella quale i buongustai tedeschi non trovano più nessuna soddisfazione. (Zeitfrangen, 3 agosto 1907). + G. Stegeman: L'emigrazione tedesca e la sua 1mportanza. per ti commercio tedesco. - In tempi normali l'emigrazione transoceanica tedesca oscilla tra 22 e 36 mila persone all'anno. La cifra però cresce appena si mamanifesti una forte reazione politica o cominci un periodo di depressione economica. Così lo sfortunato periodo delle leggi eccezionali contro i socialisti provocò un' emigrazione così intensa che durante esso lasciò la Germania un milione di te· deschi di più che in ogni altro periodo di uguale lunghezza. Questo periodo di reazione politica divide dal punto di vista
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