DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Hirettore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputato al Partamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni rnese lt.a lia : anno lire 6; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4:,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: C01·soVitt01·io Emrmitele, n.0 115 - NAPOLI A11110 Xlll - Num. 16 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 Agosto 1907 Preghiamo calorosamente quegli abbonati ai quali è scaduto l'abbonamento a fine giugno di voler pagare colla massima sollecitudine , per evitarci lavoro e spese per invio di circolari. - Li preghiamo inoltre di non includere danaro nelle lettere, semplici o raccomandate non essendo sicuro - e lo sappiamo per prova - questo mezzo di trasmissione. SOMMARIO: G-11 avveulmentl e ~-11 no1n1nl: Noi: (L'ultima botta di G. C. Abba agli storici cortigiani-Una medaglia ...• male meritata - Le offese a Merry Del Val - Per una circolare del Ministro Orlando-Il settimo congresso internazionale socialista - Padre Ciarchi può dir .Messa..... ed arricchire - Bizantinismo festaiuolo del Municipio fiorentino - Il Sillabo) --- La Rivista: L'antimilitarismo herveista a Stuttgart -- Elia Ernesto Begey: Le malattie professionali e l'assicurazione operaia - Dott. Gaetano Bagllo: Nota di statistica e di sociologia criminale. Della delinquenza degli Agricoltori in Sicilia e in Piemonte - Latini ed Anglo-sassoni di N. Colajanni (I giudizi) -- Francesco Simonelli: Orfani e or - fanotrofi - Giulio De Georgio: In Osaka - lti vista delle IU viste: Il nuovo sillabo (Mercure de France) - Per i nostri figli (Nuova Antologia)-! viaggi nei tempi passati (Hinaus in die Freie) - Noi e l'Italia (Zeitfrangen)-L'emi- · grazione tedesca e la sua importanza per il commercio tedesco ( Deutsche Kultur) - Le ferrovie africane ( Preussische Jahrbucher) - Recensioni. GLI fl:VVENIMENTI e GLI UOMINI L'ultima botta di G. C. Abba agli storte! cortlglanl.-Nel numero precedente 1:iccennammoad una balorda lettera del Senatore Faldella a G. C. Abba, che aveva negato, come Mirabelli, ogni merito a Cavour nella spedizione dei Mille. G. C. Abba gli ha risposto, garbato nella forma, m1:ìaspro assai sulla sostanza per dimostrargli che le sue elucubrazioni non valgono a mutare la verità. Noi non possiamo riprodurre la lettera del valoroso Abba-tanto buon soldato quanto forte letterato-; ma certi punti sentiamo il dovere di farli conoscere, perchè rincaliano la tesi del nostro Mirabulli. Abba, lo storico ed artista i:;oldato, dalla sua Azzone in Val di Scalve negll..di nuovo esplicitamente che CaV1)t1r abbia aiutato la spedizione dei Mille ed aggiunge: e E bene sul certo credo basata la mia affermazione, e tale la crederò, fin che non si trovi un documento anteriore al 5 maggio 1860, dal quale risulti chi.arissimo che il Conte abbia aiutato. Ma non vorrei che venisse fuori quel documento, neppur quando saremo tutti morti da lungo tempo, perchè se mai darà molto da dire sul valore di qnell' aiuto. Ah! quel migliaio di fucili che Garibaldi chiamò catenacci, quelle venti cartuccie per milite fabbricate la massima parte a bordo , quel po' di cassa di guerra che conteneva le sessanta o cento mila lire portate all' ultima ora da Milano dal maggiore Migliavacca e prese dal fondo del milione di fucili, ancorchè le cose siano andate bene e l'impresa sia riuscita, per la storia potrebbero parere mezzi dR.ti a gente per a.iutada ad andar a morire , . Dopo aver dimostrato che le pessime armi e le scarse munizioni e i pochissimi quattrini - appena centomila lire! Quale strada avevano preso gli umo1·istici tre milioni dati da Vittorio Emmanuele? - Garibaldi non le ehbe nè da: Cavour, nè dai Cavourriani; dopo avere ridotto a nulla la lettera di Cavour all' avvocato Cabella di Genova, che porta la data del 3 agosto, quando cioè la Sicilia era .g;ià tutta liberata - tranne le Cittadelle di Messina. di Siracusa e di Augusta.- Cesare Abba narra questo particolare edificantissillio, che dovrebbe fare ammutolire per sempre gli storici cortigiani, se avessero pudore: <1 Io, in quel tale articolo - l'articolo della Stampa che provocò la risposta del Senatore Faldella - che mi procurò 1'onore della vostra lettera, dissi che la verità sull'idea ultima del Conte alla vigilia della partenza di Garibaldi da Quarto l' ebbero da lui i senatori Piezza, Sineo ed il dottor Bottero. Non dò nessun valore a ciò che egli aveva già detto ad altri, nessuno al celebre Io penso che li prenderanno risposto al Sirtori, che lo aveva interrogato su ciò che pensasse dell'impresa ideata e imminente. Mi fece anzi sempre stupore ci.ò che gliene desse il Bertani. Ma ciò che udii dalle labbra stesse del Bottero mi parve sempre specchio di verità. Riassumo. Il Conte, in una conversazione voluta e avuta con quei tre la sera del 3 maggio, discusse della situazione. Pareva a lui che, giunti a quell'insperata soluzione delle cose dell'Italia centrale con l'annessione della To~cana e dell'Emilia al regno di Vittorio Emanuele , fosse mettere a troppo pericolo il già fatto, tentando di fare dell' altro, e che altro ! Napoleone, deluso già nelle sue mire di un principato francese in Toscana, al vedere ora sfumare ogni speranza murattiana nel Mezzodì, in quale risoluzione avrebbe potuto venire? E l' Austria? Mancandoci lui chi I' avrebbe tenuta? Meglio era per intanto attendere a consolidare il bel regno del Nord , formato di popolazioni quasi tutte dello stesso livello per coltura, costumi, economia, pensiero politico; fare del regno il Belgio dell' Europa meridionate (parol1;;del Conte), aspettare alcuni anni, forse dieci, e poi ..... e poi ..... Gli italiani del Sud avrebbero intanto lavorato a prepararsi meglio, e poi, e poi. .... altre cose diceva il Conte che non è necessario, nè giova ridire 11. << Obbiettavano i tre signori e il Bottero specialmente che quel regno del Nord, bello prosperoso e anche forte, avrebbe vissuto male tra l' Austria da un lato e dall' altro il Papa e il Borbone; e che, per lo meno, sarebbe sempre mancipio di Napoleone 11. « Il Conte non si arrese neppure a ciò ; si arrese quando il Bottero stesso gli disse che , non aiutando o i~pedendo Garibaldi, toglieva a Vittorio Emanuele una gran parte delle simpatie italiane e anche del prestigio acquistato. Si arrese dunque alla fine il Conte, ma per concludere che egli non avrebbe dato nè armi, nè denaro, nè nulla; e che soltanto avrebbe lasciato fare ». Avete capito stupidi bigotti della monarchia? Il Conte di Cavour non aspirava che a fa1;e del Piemonte il Belgio dell'Europa meridionale/ .... · Altro che unità d' Italia. Se i nostri lettori non fossero, poi, abbastanza convin ti del significato delle istruzioni date da Cavour a
422 RIVISTA POPOLARE Persano per arrestare Garibaldi leggano q11esta risposta di Abba nella Stampa del 26 agosto ed allontaneranno ogni dubbio dell' auimo loro. Intanto siamo nel dovere di segnalare agli amici la risposta di A. Luzio nel 001·rie1·edella Sera del 23 agosto. Egli apporta plausibili argomenti sull' intervento di Lacaita in nome di Cavonr onde impedire che l'Inghilterra si unisse alla Francia in favore dei Borboni e contro lo sbarco di Garibaldi nel continente. E' fiacco as!:!ai nella quistione degli ainti dati e riconosce che in quanto all'iniziativa nessun merito spetta a Cavour. Sull'opera negativa dello stesso Cavour nella spedizione dei Mille e sui suoi progetti di alleanza col Borbone nell'articolo di Mirabelli ha pubblicato tre notevoli articoli un signor L. F. nel monarchico Gio1·naledi Sicilia. Tutte queste discussioni intorno a Garibaldi, però, hanno seccato un certo signor G. Pr. Il quale nell'ultimo numero del Leona1·do-ultimo in senso assoluto, perchè i direttori dichiarano di sopprimerlo per paura di soverchia prosperità ... (?!?)-di Garibaldi ha scritto come avrebbe potuto un qualsiasi miserabile scribacchino agli stipendi dei Borboni o del Papa. Il Granduca stesso di Toscana si sarebbe vergognato di pagarlo .... Questo signor G. Pr.-G. Prezzolini ?- il suo snobismo roascalzonesco lo concentra paragonando Garibaldi a Buffalo Bill.. ... Il disgraziato è degno di manicomio - più di compianto che di disprezzo. + Una medaglia ..... male meritata. -Da Torino un funzionario-e perciò ne sopprimiamo il nomeci scrive questa lettera che giriamo al Ministro della Guerra. Se veramente c'è un battaglione ch'ebbe una medaglia per i fatti di Aspromonte e se tutto ciò che si è detto e fatto nel mondo ufficiale per Garibaldi in occasione del suo centenario non è una menzogna; bisogna che quella medaglia sia buttat9, in fondo al mare se non vnolsi conservare nel Museo del Risorgimento italiano ad infamia di coloro che l'accordarono. Torino, 9 agosto 1907. Egregio Oolajanni, Leggo in un giornale quanto segue: e Il 4° battaglione del 5° regg. fanteria ebbe la meda~lia di bro11zo per i fatti di Aspromonte. La detta medaglia pende dall' asta della eroica bandiera spettatrice di tanta gloria >. Lei che è deputato e quindi in condizione di poter controllare se realmente il 5° fanteria è decorato della medaglia di bronzo per il fatto di « Aspromonte » se persiste la decorazione , non sembra a lei che quella medaglia sia indecorosa per un reggimento che ha una storia gloriosa di atti eroici di valore compiuto contro i nemici d'Italia? E se per avventura ebbe il doloroso incarico di arrestare la colonna garibaldina in Aspromonte, diretta a Roma, quei volontari erano pur figli d'Italia e non furono mai nemici. Che furono in questo anno anche le onoranze ufficiali a Garibaldi? lagrime di coccodrillo. E se veramente il Re sentiva nell'animo sno ammirazione per Garibaldi, doveva prima di tutto far togliere dalla bandiera del 5° fanteria un doloroso ricordo che rammenta: I fratelli hanno ucciso i fratelli. Cordiali saluti •. + Le offese a Merry Del Val. - La stampa clericale e quella moderata - nella quale ci d110le di dover comprendere il Giornale d'Italia e Il Oori-ie1·e della Sera - ha sollevato un grande rumore per le offese che alcuni anarchici di Marino banno arrecato al sotto segretario di Stato di Papa Pio X, cioè del tipico Re di un regno... in pm·tillus infidelium. Noi deploriamo vivamente che la causa buona dell'anticlericalismo venga danneggiata dalle intemperanze e dalle violenze di alcuni fanatici : ai clericali, che negano la libertà, noi abbia mo il dovere di segnare la profonda differenza che e' e tra noi e loro, col rispetto massimo della loro libertà ... In questo la via ci venne segnata nettamente da Giuseppe Mazzini, che, triumviro della repubblica romana nel 1849, provvide alla severi:-;sima repre:-;8ione delle violenze estreme che dagli anticlericali di Ancona si commettevano in nome della libertà. Noi vorremmo che mai accadesae che un nostro nemico possa ripetere la famosa esclamazione di Madama Roland. Ma ciò detto, senti!\m0 il diritto di protestare contro le esageratt1, le artificiose, le stupide pretese di questi pezzi grossi del clericalismo, che vorebbel'O godere in Italia di una µrivilegiata posizione. Oh! come mai? Si fischiano i mini:3tri del Regno, non 8i rispettano il Re e i rampolli di una dina1:,tia e ci Hono ca.rdinali di S. Madre Chiesa che pretendono essere considerati sacri ed inviolabili più di loro? Alle orecchie del cardinale Merry Del Val riesce doloroso il grido di: Viva Giordano Bruno I Di chi la colpa 88 questo grido snona insulto per un rappresentaute della Cbie::1a cattolica? Della Chiesa catto• lica che commise la iufamia di ardere vivo il grande eretico. La posizion<' dei rappresentanti della Chiesa cattolica rispetto all'Italia moderno, poi, è ancora più strana e sono ancora più balorde le loro pretese. E quala sia que$ta. posizione l'ha detto benr Il Resto del Carlino; colle sue parole vogliono chiudt:-re le nostre osserva zioni. ~l giornale democratico di Bologna opportunamente scrive: « Cominciamo dunque dal chiedere: chi è questo .tferry del Val in nome dt:I quale si vorrebbe suscitare un artifizioso moto di commiserazione e di sdegno in tutto il paese? E' uno straniero; ed è, volontariamente, un uomo fuori della legge. La legge delle guarentigie, che lo eguaglierebbe nei diritti a tutti gli altri cittadini del regn:>, egli la respinge e la dispr~zza. Egli disconosce lo Stato italiano. Chiude la porta in faccia agli uscieri che vanno per portargli la citazione della regia magistratura. Sied<; nel Vaticano, e di là si spaccia al mondo come segretai io di uno Stato, che non esiste più, .e manda attorno le sue kttere nelle quali I' Italia t' additata al c<mpatimento delle nazioni cattoliche; spedisce libelli diplomatici nei quali Vittorio Emanuele, colui che detiene. è designato come un usurpatore. « Per molto meno la polizia italiana ha perseguitato degli innocui idealisti. La polizia avrebbe dunque il diritto di am monire codesto cardinale a tenere tuttaltro contegno, perchè quello che egli tiene è provocante, pericoloso, e, se non aitro, foriero d1 fischi. Invece no. Egli è guardato a vista e pro tetto rispettosamente. Può andare e venire e dire e fare tutto quello che crede, senza essere soggetto ad alcuna « molestia od investigazione dell'autorità ». Abita a Castel Gandolfo una bellissima villa e non paga un centesimo d'imposta all'erario. Si serve del telegrafo e fa pagare allo Stato italiano. Spedisce corrieri clandestini e sa che nessuno ha diritto di fermarli. Egli può cospirare, se crede, senza timore dell'autorità giudiziaria. E', per colmo di gentilezza da parte dei suoi , nemici n, circondato da un distaccamento di bersaglieri, scortato, quando esce, da de_legati e da agenti ciclisti. ». Questa condizione privilegiata il Papa e i porporati non potrebbero trovarla in alcun altro luogo ; perciò egl! protesta, ma nè si è allontanato nè 8i allontanerà ma1 da Roma. Continuerà, invece, a lanciar proteste alle potenze, che le accoglieranno coli' interessamento che tutti conoscono ; proteste eh,~ non torcono un capello ali' Italia e coprono di ridicolo chi le fa. + Per una circolare del Ministro Orlando. E' stata inesattamente interpretata una circolare del Ministro per la Grazia e Giustizia, nella quale si ammoni vano i magistrati a non continuare nella consue-
RIVISTA POPOLARE 423 tudine prevalsa di acoordare interviste e di pubblicare articoli sulle quistioni attinenti all'ufficio loro. Tra i critici dell'on. Orlando il più severo , forse , è stato l' Avanti, che ne ha frainteso evidentemente le intenzioni, se si deve stare alla lettera della Circolare ed ai commenti opportuni del Corriere della Sera. Il Guardasigilli non intese menomamente sconsigliare la discussione di tutti gli argomenti che riguardano l' organizzazione, l'epurazione, il miglioramt1nto della magistratura ; ma volle soltanto porre un freno , assegnando a ciascuno la propria responsabilità, al malvezzo di discutere i provvedimenti· che riguardano la stessa magistratura ed anche le indiscrezioni vere di ufficio , che se non sono un reato tali dovrebbero essere. E' tollerabile, ad esempio, che un Sostituto proc. genenerale di Trani, che so• stiene l'accnsa in un grosso processo, che si svolge a Trani, accordi una intervista sul processo steso? Noi che contro lo stesso on. Orlando, biasimammo severamente il Comm. Cosenza che durante lo svolgimento del procesHo Palizzolo si era permesso degli apprezzamenti Hconvenientissimi sul medesimo non possiamo che dar lode ampia e incondizionata all'attuale Ministro che cerca di evitare la ripetizione di siffatti 8Candali. Crediamo cbe quanti desidera.no l'elevamento della magistratura si debbano trovare di accordo con noi ; non comprendiamo affatto, perciò, l'Avanti I che parla di bavagli, di uno stile da Congregazione dell'indice, del feret·ro dell' integrità morale del Mtnistt-o Orlando ecc. ecc. E' proprio questo il modo d'incoraggiare il Guardasigilli, che, primo in Italia ha dato ragione agli accu1:1atori della magistratura in modo solenne e che alle parole ha fatto seg11ire i fatti? Noi siamo di contrario avviso; e noi, cui capita tanto di raro l'occasione di dare ragione ad un Ministro, sentiamo il dovere di manifestare esplicito il nostro dissenso dal giornale socialista di Roma riserbandoci di attaccare l'attuale Guardasigilli se non saprà applicare l'ultima legge che gli accorda poteri eccezionali nella epurazione della magistratura o se tenterà dei salvataggi. + Il settimo congresso internazionale soolallsta - E' quello rii Stuttgart. E' venuto dopo quelli q.i Parigi (1889), di Bruxelles (1891), di Zurigo (1893) di Londra (1896), di Parigi (1900) e di Amsterdam (1904). Sinora non era stato possibile riunirne uno in Germania, eh' è la terra classica del socialismo, perchè il governo imperiale non lo aveva permesso: non permise a Berlino nemmeno una conferenza di J aures, proprio quando-dopo la calata di Guglielmo Tartarin a Tangeri-il capo del socialismo unificato francese sembrava l'alleato della Germania imperiale. Ora si è riunito sul snolo tedesco per la prima volta a Stuttgart, capitale del Wurtembrg, perchè qaesto è lo Stato più liberale nella Federazione germanica. Il Wurtemberg, inoltre, è il terreno meglio adatto - con Berlino ed Amburgo - ad un Congresso socialista internazionale. Nel W urtemberg per le ultime elezioni al Landtag - parlamento dello Stato - i :-:;ocialistiebbero 91,718 .. voti; ne ottennero 115,778 per le elezioni ultime del Refrhstag - parlamento nazionale. Ivi fa capo l' Unione tedesca degli operai del metallo che conta circa 350 mila soci, nella cui cassa nel 1906 colle quote settimanali erano accumulati otto milioni e mezzo di Marchi. L'Unione ha pagato nello stesso anno 707,551 marchi di sussidii agli scioperanti; i soci hanno diritto a sussidio in caso di malattia, quando oambiano casa, quando perdono il posto, in caso di conflitti giudiziari ecc. A Stuttgart ha sede il Sindacato tedesco dei lavoratori in legno forte di ciroa 152 mila soci e con una entrata che nel 1906 fu di quasi tre milioni di marchi. Ivi nel 1897 i sindacati riuniti delle città acquistarono come sede della Casa del Popolo un edifizio per 235 mila marchi, che hanno successivamente ingrandito spendendo circa 700 mila marchi. Nella Casa dei Popolo di Stuttgart c'è ristorante, gabinetto di lettura, biblioteca, salone ,foi festetzgiamen ti, ottanta letti per chi volesse dormirci pagando 25 centesimi ad un marco, e molti altri uffizi. Stuttgart è una città pulita, tranquilla, i cui abitanti hanno talmente l'impronta dell'agiatezza, che Hervè, rispondendo a Bebel disse: « Se la Germania è tutta cosi quieta, così sana, e cosi ben nutrita come Stuttgart, si comprende che e non può sentire l'antimilitarismo e che debba ap• e plaudire a Bebel con entusiasmo >. Al Congresso presero parte circa 900 rappresentanti; di cui 300 per la Germania, uno per il Giappone, quindici per l'Italia. Erano ~'5 le nazioni rappresentate. Tra i rappresentanti più eminenti e più conosciuti sono J aurès, Guesde, Vaillant µer la Francia; Vandervelde pel Belgio; Van Kohl, Troelstra e Dome]a Neuwenuis per l'Olanda: Hyndman per l'Inghilterra; Ferri, Costa, Cabrini per l'Italia. Il sindacalismo italiano era rappresentato da un tedesco, Roberto Michels e da un austriaco, Franz Weiss: c'è qu~sto di curioso: il W eiss. non riconosce il Congresso di Ferrara, dove si affermò il sindacalismo italiano. Assistevano al Congresso, senza farne parte, altre notevoli individualità: tra le quali, Ett'ore Ciccotti, Amilcare Cipriani, Hubert Lagardelle e Th. Bert, direttore e redattore del sindacalista Mom,ement socialiste. Il Congresso fo inaugurato nell'ampia ed elegante Liederhall e all'inaugurazione precedette, more germanico, un inno cantato da un coro di fanciulle, cui segui un grave coro finale di uomini. + Padre Clarohi può dir messa....... ed arrioohlre. - Quando dilagaron gli scandali dellà Fumagalli e dei Salesiani molti giornali domandarono : Che cosa n'è di Padre Ciarchi, il complice truffatore <l ella famosa marchesa Venezia? Si rispose da qualcuno: è andato in America aiutato e favorito dalle autorità ecclesiastiche. Non c'è più dubbio adesso sulla sua sorte. I giornali hanno pubblicàto una lettera sua ad un amico intimo nella quale egli conferma di trovarsi a New York. Si aggiunge dai bene informati, a commento di tale lettera, che Padre Ciarchi ha manifestato il proponimento di arrichire e di ritornare in Italia dopo una quindicina d'anni. Il· Iato più caratteristico delle notizie dell'avventuriere delinquente è questo: Padre Ciarchi ha conservato la facoltà di dir messa. Ed a forza di messe e di confessioni egli dovrà arricchire? Probabilmente le pratiche della parte criminosa della nostra emigrazione rappresenteranno una parte più notevole: egli forse diverrà. il cappellano e il confessore preferito della Mafia e della Mano nera ... Si dice che Pio X convinto del sincero pentimento del galante delinquente, che in Italia vestiva l'abito dei domenicani, lo abbia preso sotto la sua protezione. Può darsi che questa sia una esagerazione, ma è indubitabile che egli ha bisogno del consenso del Sommo Pontefice per potere dire messa. Così si assiste a questo immoralissimo contrasto: sospeso a divinis Don Romolo Murri, ch'è un galantuomo; può continuare a dir messa un volgare delinquente che dallo sgabello dei rei è passato ali' altare ricoperto dai sacri paludamenti a maneggiare l'ostia, che incorpora il padre eterno. Questa differenza di trattamento che la Chiesa cat.- tolica fa tra i delinquenti e i galantuomini, del resto, è spiegabile coll'accanimento suo contro coloro che pensano da uomini e non ubbidiscono come pecore.
424 RIVISTA POPOLARE Alle medesime l'onestà della vita non importa; tanto che c'è la tariffa per l'assoluzione dei più gravi delitti. Importa l'ubbidienza cieca; in quale misura importa l' ubbidienza potrà rilevarsi da questo eloquente brano di un articolo dedicato dall' Unità cattolica (3 agosto) alla celebrazione .del quarto anni versario della elezione di Pio X: « Ma v'è nna guerra più terribile di quella attuata con le baionette e con gli squadroni di cavalleria. E' la rivolta sorda, invisibile, subdola, nascosta; è la corrosione lenta e continua è l'inquinamento delle coscienze e dei sentimenti; è il lavorio interno di disorganizzazione, di demolizione, di attacco contro i principii, le idee, le tradizioni, i dogmi. Guet-ra micidiale questa perchè ammantata di tutte le parvenze delle così dette buone intenzioni, tanto più micidiale perchè i nemici sfruttano abilmente il loro carattere di sacerdoti e di religiosi, la fama di scienziati e di eruditi e la qualità di .. , ben pensanti 11. E poi i rappresentanti della Chiesa si lamentano del mancato rispetto degli Italiani, dimenticando che per essere rispettato bisogna essere rispettabili ! + Bizantinismo festaluolo del Municipio fiorentino. - Ci mandano un numero del Fieramosca di Firenze iu cui è segnato in bleu un capocronaca dal titolo: La villania della Giunta contro la Regina, nel quale· si prende atto della resipiscenza dei repubblicani e dei socialisti della Giunta , che hanno deciso nelle « onoranze ufficiali delle ricorrenze com- « memorative dei fasti della Patria e di altre date « solenni > di comprendere molte date di un carattere non solo monarchico, ma di servilismo distastico; ma si adopen:rno parole aspre per ]a villania usata verso ]a Regina Elena, il cui nome non figura nel programma di queste onoranze. Quanto sia ridicolo, balordo, indegno di persone serie questo programma si potrà comprendere dalla sua let tufa. Riproduciamo perciò integralmente dal1o stesso Fieramosca questo brano di cronaca: « Disposizionidel Comuneper onoranzeufficiali » Con questo titolo ieri sera, alle ore 20 il Gabinetto del Sindaco ci comunicava : (< Le onoranze ufficiali del Comune per le ricorrenze commemorative dei fasti della Patria e per altre date solenni, sono state discusse e approvate, con voto unanime dalla Giunta Municipale nelle seduta di mercoledì 14. La bandiera nazionale sarà issata sulls Torre di Palazzo Vecchio nei giorni : 9 gennaio. - Anniversario della morte di S. M. il Re Vittorio Emanuele II. 10 mar 1o. - Anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. 27 aprile. - Anniversario della rivoluzione toscana. 29 maggio. - Anniversario della battaglia di Curtatone e Monta;;ara e commemorazione dei martiri dell' indipendenza italiana. 2 giugno. - Anniversario della morte di Giuseppe Garibaldi. 6 giugno. - Anniversario della morte del conte Cavour. Prima domenica di giugno. - Festa Nazionale dello Statuto. 29 luglio. - Anniversario della morte di S. M. il Re Um berto I. 20 settembre. - Anniversario dell' entrata delle truppe ita· liane in Roma. 3 novemb,·e. - Anniversario della battaglia di Mentana. 11 novembre. - Giorno Natalizio di S. M. il Re Vittorio Emanuele III e nei giorni in cui ufficialmente si trovasse in Firenze il Capo dello Stato. Nulla è innovato circa gli orarii degli uffici Municipaii a cui saranno in ogni caso applicate le norme del Regolamern o Generale dello Stato degli Impiegati e Salariati del Com;;;ne n. A parte qualunque idea politica - e noi siamo tra quelli che non si scandalizzano menomamente se per doveri di ufficio e spesso nello interesse delle popolazioni rappresentate, repubhlicani e socialisti si mettono a contatto col mondo ufficiale non solo, ma fanno atti di cortesia al Re, eh' è il capo dello Stato; questa mania eclettica di onoranze del municipi".> di FirP,nze ci disgusta e crediamo che sia adatta ad abbasBare ancora di più il carattere. L' Italia, tra le monarchie europee ha il primato grottesco nel numero delle giornate ufficiali di vacanza in commemorazione di auguste nasci te e di morti non meno auguste ; in nessuna monarchia , nemmeno in Serbia, si commemora obbligatoriamente colla vacanza la nascita e la morte del Re vivente, del padre e del nonno , della regina vedova...... Ciò certamente perchè possa sembrare ben meritato il soprannome acquistatosi dal nostro paese di cm·nival-nation. Ma che un municipio pervenuto nelle mani di radicali, repubblicani e socialisti debba anche superare il goffo barocchismo ufficiale... via ! è co'.la che disgusta e fa disperare. Dato questo 1·ecord commemorativo della nuova amministrazione comunale di Firenze diamo piena ragione al Fieramosca che protesta contro l,.adimenticanza del nome della Regina Elena ... Che diavolo! Potevano benissimo comprenderlo nello elenco ed anche accordar dei compensi ; o meglio dare un altro colpo al cerchio dopo averne dato uno alla botte, mettendo accanto al giorno della nascita della regina quello della nascita di Carlo Marx e della proclamazione della Comune di Parigi e 8e al programma non voleva darsi il carattere internazionale, segnare quello della nascita di Enrico Ferri e della lanciata delle bombe anarchiche in Firenze nel 1874. Ma nell' elenco - è doveroso constatarlo - non figurano nomi e date del socialismo. Ciò, certamente per furberia e per un 111inimodi decenza dei consiglieri comunali socialisti. Notammo in principio che il Fieramosca parlò di resipiscenza della nuova amministrazione perché aveva omesso nello elenco Cavour e Vittorio Ernmunuele II perché l'attuale sinàaco di Firenze, avvocato Sangiorgi, era stato presidente di quel Comitato che aveva tanto insistito nel fare commemorare nel Salone dei Cinquecento Giuseppe Garibaldi " dal repubblicano Napo leone « Colajanni, che ne disse sul ìoro conto di tutti i colori e fra gli applallsi frenetici del pnbblico demo-repub- « blico-socialista ». Ebbene noi possiamo assicurare il giornale fiorentino , che Colajanni ne disse di un sol colore , cioè del colore della verità sul conto di Vittorio Emmanuale II e di Cavour. Saremmo curiosi di apprendere da lui qnali furono le cose dette, che aveano il colore della menzogna. Ali' ultima ora appreudiamo che i socialisti sono .malcon - tenti: volevano che nell'elenco fosse compreso il 1° maggio. Ce ne dispiace per loro. + Il Sillabo - Nella Rivista delle riviste i nostri lettori troveranno un articolo di Remy de Gourmoat, tolto dal Me1·cm·e de France sul Sillabo. Con una forma letteraria eletta e con una spiccata ironia vi è demolita la base del cat-tolicismo. Lo raccomandiamo vivamente ai nostri lettori. NOI 1\i nostri abbonati -MancandoC'i i N.i 1 e 2 dell'annata in corso, dobbiamo cominciare l'invio della Rivista ai nuovi abbonati dal N. 0 3 o dal N. 0 che si pubblica immediatamente dopo la richiesta di abbo11amento. - Riceviamo continuamente dagli abbonati richiesta dei nume1·i della Rivista Popolare 11 e 12 dell'annata XI. Rammentiamo ai richiedenti che quei numeri costituiscono il. fascicolo speciale consac1·ato alla memoria di Ginseppe Mazzini. In detto fascicolo la numerazione delle pagine segue quella della Rivista, per comoditd degli abbonati che fanno rilegare in volume le annate. Abbiamo ancom disponibili pochi esemplm·i di detto fascicolo, di oltre cento pagine, riccamente illustrato ( lo diciamo pei nuovi abbonati); che la nostra amministrazione può cedere a L. 1.50 ognuno.
RIVISTA POPOLARE 425 L'antimilitarismo ~erv~aisStatutt~art Il settimo congresso socialista internazionale si è tenuto a Stuttgart con grande solennità. L'importanza sua intrinseca deriva dagli argomenti all'ordine del giorno, dal numero dei convenuti e dalla loro qualità. Passiamo sopra alle persone, constatando, come un indice della forza del partito, che i sindacalisti italiani non potendo farvi intervenire i loro migliori, Labriola e Leone, si fecero rappresentare da due tedeschi, Weiss e Michels; ed occupiamoci delle questioni in discussione. Importantissime e che saranno lungamente di attualità quella sull' herveismo e l'altra sui rapporti tra socialismo e sindacalismo. Dalla seconda avremo agio ad intrattenerci altra vo'ta; preme la prima. L'abbiamo denominata: questione dell' herveismo e non dell'antimilitarismo per non ingenerare equivoci e per distinguere cose sostanzialmente diverse. Anche noi siamo antimilitaristi, ma rifuggiamo dall' herveismo. Il militarismo che noi combattiamo ha questi caratteri : 1 ° rappresenta una casta ed una organizzazione, i cui capi si sovrapposero sempre al potere civile ed alla volontà nazionale, riuscendo ad un potere dispotico personale; 2° non tiene conto delle condizioni economiche di un paese, si sviluppa e si mantiene sul suo corpo parassitariamente; 3° riesce colla sua educazione di caserma, al pervertimento intellettuale e morale di coloro che la subiscono; 4° rappresenta un organo che cerca istintivamente di esercitare la propria funzione, la guerra contro tutto e contro tutti , senza preoccupazione alcuna della giustizia o della iniquità della causa, che la determina. L' esercizio di questa funzione fa sviluppaie sempre di più l'organo, il cui parassitismo economicamente diviene ognora più esiziale, alla società umana. Il nostro antimilitarisimo, che non è di nostra invenzione, ma che deriva direttamente dalla dottrina spenceriana, però, vuol provvedere alla difesa della patria, della nazione, in attesa del giorno - ahimè quanto lontano I - in cui non ci sarà più da temere di un'aggressione straniera, perchè tutte le nazioni saranno nelle condizioni identiche di sviluppo e di avversione al militarismo. A questa difesa necessaria nel regime antimilitarista nostro si dovrebbe provvedere con un sistema in cui verrebbero eliminati tutti i pericoli e tutti i danni del militarismo attuale. Il sistema nostro non è un desideratum ipotetico, utopistico; ma è una realtà incarnata nella organizzazione della difesa nazionale della Svizzera e venne sessant'anni or sono riassunto nella formula semplice e meravigliosamente espressiva di Carlo Cattaneo, che abbiamo tante volte rievocata: tutti militi, nessuno soldato. .1....'antimilitarismo herveista combatte il militarismo per le stesse ragioni economiche , politiche morali nostre; ma va più in là, perchè non tiene alcun conto della nazione, della patria. Si direbbe che esso guarda di buon occhio al militarismo ... degli altri per l'odio che nutre contro la patria, contro· la nazione, nella quale scorge la sintesi della or-,· ganizzazione economica presente a benefìzio della\ classe capitalista. Per colpire il capitalismo, quindi l' herveismo nega la patria, nega la nazione, di cui non consiglia la difesa, ma che vorrebbe abbandonata al nemico. Hervé, perciò con una logica spietata ai lavoratori chiamati sotto le armi nel caso in cui si trovassero di fronte al nemico, che invade il suolo della patria consiglia di adoperare le armi contro i propri ufficiali e non contro i soldati stranieri. Il suo pensiero oggi ha sintetizzato, per riuscire intelligibile e senza dar luogo ad equivoci, in queste frasi caratteristiche: Abbasso la repubblica! Viva il Marocco! La bandiera di Wagram sia gettata nel letamaio ! + Anche nel nostro antimilitarismo potrebbe trovar posto il grido di Viva il Marocco! come espressione della protesta contro una politica ingiusta ed aggressiva, che mira a soggiogare e sfruttare i popoli in condizioni di coltura diversa dalle nostre col pretesto di incivilirli. Il disprezzo verso la bandiera di W agram potrebbe rappresentare il nobile desiderio di non rievocare il ricordo di glorie militari, che alimentano lo chauvenisme in casa propria e provocano la reazione presso i popoli, che da quel ricordo vengono umiliati e che l' umiliazione subìta vogliono cancellare colla rivincita perpetuando le guerre e ipertrofizzando il mili tari smo. I Francesi vendicarono Rosbach con lena e i Prussiani cancellarono il ricordo di lena con Sedan. I comunardi del 1871 a Parigi animati da siffatto elevato sentimento antichauvinistico fecero saltare in aria la Colonna Véndome, che ricordava le glorie militari della Francia e l'umiliazione delle altre nazioni. Per noi, Jaurès che nel congresso di Nancy, investì tanto fieramente l' Hervè, non seppe distinguere ciò che di buono e di bello ci può essere nel desiderio di vedere la bandiera di Wagram nel letamaio e che ebbe pat,1ra,. per ragioni elettorali probabilmente, ·come gli rinfacciò il suo avversario, di ferire lo chauvinisme francese. Ma nulla può giustificare lo scellerato consiglio di Hervè di tirare c0ntro i propri concittadini e di lasciare libero il passo al nemico invasore. Questa -tattica fratricida si potrebbe intendere nella ipotesi che i sold iti dell'esercito nemico la seguirebbero del pari. Questa ipotesi suppone un uguale grado di evoluzione morale, politica e intellettuale tra tutti i popoli almeno di Europa. Se uno solo di essi è alquanto più arretrato e più militarista del vicino che fosse aggredito, la sua conquista sarebbe molto più facile. Colla conquista fallirebbe completamente l' ideale herveista, poichè all'oppressione economica e politica del capitalismo indigeno si sostituirebbe e probabilmente si addizionerebbe quella più pesante del capitalismo straniero. L'odio contro il capitalismo nazionale, che indurrebbe a non difendere la patria, in ogni modo, si potrebbe esplicare in un modo meno selvaggio di quello consigliato da Hervè mettendo in pratica la Tolstoiana teoria della non resistenza. gjLa disuguaglianza nel grado di evoluzione, nel campo della possibilità contemporanea, si può scorgere cti leggieri con tutte le sue conseguenze disastrose guardando alla ipotesi di un aggressione della Germania contro la Francia, di un aggressione della Russia contro la Germania, di una terza dell' Austria-Ungheria contro l'Italia. Certamente la nazione praticamente herveista sarebbe battuta da quella ,.che lo fosse meno ; e la nazione battuta con -_molta probabilità si terrebbe sul collo il capitalismo nazionale e pagherebbe le spese a quello straniero. 11 tolstoismo, più umano ma che riuscirebbe alla stesse conseguenze dell' Herveismo, è stato mess~ in pratica da secoli inconsciamente in Cina, e tutti
426 RIVISTA POPOLARE sanno quali benefizi ne abbiano tratto i lavoratori cmes1 ( 1). + Il Congresso internazionale di Stuttgart ha avuto una specie di prova generale in quello nazionale francese di Nancy; ne~ quale fu condannato l'herveismo, ma colle circostanze attenuanti, che non trovò a Stuttgart. Gli argomenti adoperati nell'un~ e nell'altro Congresso contro l'ultimo travestimento dell' anarchismo, su per giù sono gli stessi. Che esso rappresenti, in ciò che ha d; speciale, un ritorno al metodo ed al pensiero anarchico, lo ha riconosciuto esplicitamente Enrico Ferri (Avanti del 20 Agosto); il quale per quanto non sia affatto un rivoluzionario, come abbiamo qui sempre sostenuto e come oggi riconoscono coloro che in altri tempi ci contraddicevano ( Calcante, cioè Arturo Labriola nel Pungolo di Napoli), pure rimane uno dei socialisti più avanzati. (2) Bebel e Jaurès insistettero sulla utilità della esistenza delle patrie , come mezzi meglio adatti per la evoluzione sociale e per la emancipa7ione dei lavoratori; Jaurès e Bebel affermarono che le nazioni rappresentano un prodotto storico, che ha la suà ragione di essere e che va rispettato. Ma l'uno e l'altro rispecchiarono l' influenza dell'ambiente rispettivo della nazione francese e della nazione tedesca. In Francia la libertà illimitata della repubblica - libertà che non trova altro ostacolo se non quello posto dalla legge - ha perme·sso da molti anni la propaganda contro il militarismo; ci sono quindi delle forze herveiste alquanto numerose colle quali si devono fare i conti specialmente in tempo di elezioni. Perciò al Congresso di Nancy la mozione della Yonne, che incarnava il pensiero di Hervè trovò in Jaurès, Guesde, Vaillant, Renaudel e in parecchi altri , degli oratori che la combatterono energicamente; ma la vittoria fu ottenuta dalla mozione della Senna _eh'era stata già votata nel precedente congresso di Limoges. Ora la mozione vittoriosa non implica una condanna esplicita dello herveismo, per evitare la rottura aperta col medesimo. Che sia essa una mezza misura lo confessano i socialisti italiani; e lo riconoscono quelli francesi non unificati, che non sottostanno, perciò, alla disciplina di partito. Dell'equivoco e della indecisione che si annidano nella mozione della Senna si avvalsero subito gli avversari del socialismo - Temps, Journal des Debats, ecc. - che lo accusano di far causa comune coll' herveismo. Laonde con ragione. La Petite Republique ( 16 agosto) ha affermato : 1( Lo dicemmo l'al- « tro giorno, e non è superfluo il ripeterlo oggi, i I Congresso tt di Nancy a cuor h:ggero ha singolarmente facilitato in que- « sta circostanza l'opera di denigrazione degli avversari del 1t socialismo e della democrazia. « Un partito che si cura innanzi tutto della propaga:1da « delle idee non poteva, in verità, commettere errore più ma- « domale. 11 Si dimenticherà presto l'eloquente discorso di Iaurès e la « coraggiosa confuta di Guesdè , per non ricordarsi che del ti fatto brutale : Hervè - apostolo della diserzione di fronte al 1( nemico - rimane nel partito e nel partito socialista si fanno (1) Fra breve pubblicheremo nn articolo sulla dottrina politico-sociale di Tolstoi. (2) Enrico Ferri in un articolo a congresso finito - li Con gresso integralista nell'Avanti del 28 agosto - dichiara che il riformismo ha in sè la verità incancellabile che il mondo sociale non si può cambiare di un colpo, catastroficamente, ma deve modificarsi gradualmente... E allora che cosa rimane dal su<• rivoluzionarismo verbale e del famoso apologo della illuminazione a luce elettrica, che si può sostituire immediatamente al lume ad olio ? « i conti con lui. Da questo a tentare di persuadere gli spi 1t riti semplicisti che tutti i socialisti dividono le opinioni di tl Hervè, non c'è che un passo e la reazione, siatene sicuri, tt lo farà n, Il regime imperiale tedesco non ha consentito una propaganda antimilitarista energica; i pochi h~rveisti che militano nel socialismo teutonico, perciò, non rappresentano che casi isolati. D' onde il vigore e la nettezza di Bebel - il Kaiser, l' imperatore, socialista, come lo chiamano i sindacalisti italiani - contro Hervè. Il quale si è difeso vigorosamente e non senza tratti di felice ironia contro il capo del socialismo tedesco. Il socialismo italiano si trova su per giù nelle condizioni del socialismo francese; perciò sebbene i suoi capi non abbiano alcuna simpatia per l'herveismo, pure hanno dichiarato di non essere tanto rigidi nelle c<;rndanne quanto vorrebbe esserlo Bebel e propugnarono una formula intermedia - mezzo termine, oh l'opportunismo 1- Il socialismo italiano del resto, almeno per quanto riguarda Ferri, che rispecchia il pensiero e la condotta della massa socialista più numerosa, - della sua desolante contraddizione rispetto all'antimilitarismo hervista ha dato prove numerose e luminose dando un colpo al cerchio ed uno alla botte, condannandolo nel Congresso di Bologna e sostenendolo, per quanto timidamente, nelle colonne dell'Avanti; respingendo la solidarietà aptrta col medesimo e scomunicando in pari tempo il povero Vittorio Piva, che nel suo Avanti della Domenica rappresentava nettamente il socialismo antiherveista (1). Se l'attitudine dei socialisti francesi, tedeschi e italiani rispecchia le condizioni dell'ambiente delle rispettive nazioni , essa alla sua volta - come in tutti i fenomeni sociali - reagisce su quelle stesse condizioni, che primitivamente l'hanno determinata e la rinvigoriscono. Egli è così che la intransigenza del socialismo tedesco verso l' herveismo mantiene immune la Germania dalle manifestazioni dell'antimilitarismo nelle fila dell' esercito. Invece l' inJecisione e le contraddizioni del socialismo italiano e francese fanno si che tra noi le reclute, almeno poche ore prima della loro incorporazione nei reggimenti, hanno dato prove relativamente frequenti del loro spirito herveista e in Francia coll' ammutinamento del 17° reggimento fanteria nella repressione dei pazzeschi movimenti del mezzogiorno vinicolo hanno rivelato che la teoria herveista si 'a vvicina a grandi passi alla pratica. + Noi in queste brevi considerazioni sulla quistione herveista discussa nel Congresso di Stuttgart non abbiamo inteso di farne intera la critica. Non vogliamo, però , porre termine alle medesime senza rilevare un errore che commettono alcuni sindacalisti italiani: essi affermano che l' herveismo incarna più schiettamente il pensiero marxista. Nulla di più erroneo. L' herveismo, comme venne rilevato, è il ritorno puro e semplice all' anarchismo ; ora basta ricordare il dissidio profondo tra Marx e Bakounine e la scissione della internazionale in seguito a tale dissidio per convincersi che il marxismo - almeno quello di Marx l - nulla ha di comune coll' herveismo. Contro l' herveismo la constatazione più schiacciante venne fatta da Bebel. Egli osservò che nelle ~lte sfere militari della Germania si segue con viva ( 1) Vittorio Piva è morto nel vigore degli anni in Roma il 10 agosto. Era buono, colto, coraggioso e la sua perdita lascia un vuoto nel giornalismo e nella fila della democrazia ita-, liana. Alla dc:solata famiglia vadano le sincere condoglianze della « Rivista » e quelle personali del Dire!tore.
RIVISTA. POPOLARE 427 att~nzione la campagna antimilitarista francese colla buona speranza di vederne indebolito l'esercito della repubblica. Ma che importa di ciò ad uno scellerato pazzo come Hervè? Purchè la patria francese venga distrutta, vada pure di nuovo la cavalleria tedesca a calpestare il suolo di Parigi e paghino pure nuovi miliardi i lavoratori francesi alla imperiale Germarna. • E tanto meglio se il suo grido di : Abbasso la repubblica! troverà la sua solenne sanzione pratica nel trionfo di qualche degenerato dipendente delle cadute dinastie ... La Rivista Nota. - A Stuttgart venne votato un lunghissimo ordine del giorno, che volle essere un farraginoso termine medio tra la debolezza della mozione della Senna votata a Naucy e la rigida condanna di Bebel e dei socialisti tedeschi. L'interesse della mozione di Stuttga,·t, votata per acclamazione, nonostante le fiere proteste di Hervè su proposta d1 Vandervelde relatore, sta in questo it1ciso: t< Il Congresso <1 vede nell'organi:na rione democratica di un sistema di mi1< lizie, desti11ate a rimpiaz,rare gli eserciti permanenti, una <( garanzia reale, che renda impossibile le gue: re agg,·essive 1< e che favorisca la scomparsa degli antagonismi na,rionali 11. Ma tutto questo non è che il programma repubblicano democratico, e pare formulato da Carlo Cattaneo. Quasi contemporaneamente si conosceva sull'argomento il pensiero del socialismo inglese. Quelch, direttore della Justice, ad uno dei più convinti marxisti dell'Inghilterra, :olui che per la violenza del suo linguaggio contro i diplomatici dell' Aja venne espulso dalla Germania durante il Congresso di Stuttgart, ha diretta al Times una lettera nella qualc, a proposito del I" antimilitarismo, ricorda: 1° che nel programma del Socia! Democratic party (marxista) è proposta l'abolizione dell'esercito permanente e la costituzione di milizie nazionali ; e che il popolodecida della pace e della guerra; 2° che tutti i socialisti sono antimilitaristi ma non nel senso di Hervè: essi riconoscono la necessità della organizza zione militare per la difesa nazionale e pel mantenimento delle libere istituzioni; essi desiderano che questa organizzazione militare sia quanto più è possìbile democratico ; domandano che tutti i cittadini siano istruiti netl' uso o.elle armi per pntere essere chiamati in caso di bisogno, ma non ammettono il servizio militare com'è attualmente inteso e i soldati professionali, desiderano che ogni cittadino sia soldato e che ogni soldato sia un cittadino; 3° che anche l' Indepe,;dent Labour party, una sezione dal quale su questo punto è opposta all'intero ffil•vimento in ternaziouale socialista, nel recente Congresso di Manchester votò a grande maggioranza :m ordine del giorno in favore della nazione armata. Il Quelch adduce altre manifestazioni della Trades Union in tale senso. La lettera serve a dimostrare che tra i socialisti inglesi, e non tra i soli Unionisti, prevalgono le idee di Cattaneo. LE MALAT1'-IE PROPESSJONALI e l'assicurazioneoperaia Quando si discusse la legge sugli infortuni del lavoro più volte si fece notare la necessità di estendere l'assicurazione obbligatoria alle malattie professionali o quanto meno di assimilare agli infortuni alcune di esse più gravi e pel modo con cui sì manifestano e per le conseguenze loro. In questo senso riferì pure nel 1902 (dìscuteudosi ancora alcune modificazioni da apportarsi a detta legge) l' On. Celli relatore della Commissione che nel dicembre 1901 era stata nominata dall'On. Baccelli allora Ministro d'agricoltura, industria e commercio, per studiare gli elementi statistici e causali delle malattie professionali. Ma per non frapporre ostacoli alla legge sugli infortuni ormai da tempo trascinantesi di sessione in sessione, pur riconoscendosi universalmente la necessità di provvedere alle malattie professionali la Camera decise di rinviare la questione e di promuovere intanto i necessari studi preparatori. Notiamo però che nel frattempo il Tribunale di Napoli ammetteva che tra gli infortuni dovessero pure classificarsi un caso di peste ed un caso di carbonchio contratti sul lavoro. La Commissione intanto continuò i suoi stndi e per raccogli.ere i dati necessari vennero diramate circolari a tutte le autorità sanitarie e mediche competenti e ven11ero formulati questionari per ciascuno dei principali gruppi di industrie che furono ridotti a dodici. Circa i risultati di questa inchiesta tolgo dalla relazione del Comm. Magaldi al primo Congresso Inter nazionale snlle malattie del lavoro quanto segue: « Il 1.111merdoei questionari spediti fo di 21000: ogni questionario risultò composto di due parti, la prima delle quali co~prendente una doppia sorta di domande uniformi per tutti, veniva in certo modo a costituire la parte generale di ogni singolo questionario. La prima serie di tali domande riguarda.va la generalità dell'opificio, cioè: la sua denominazione, I' oggetto dell'indmJtna, il nome della ditta e le condizioni igieniche dell'opificio stP.sso dal punto di vista dell'ubicazione, del clima, dell' acqua pota bi le, della fognatura ecc. Le domande invece della seconda serie riguardavano essenzialmente il personale occupato, richiedendo esse il numero degli operai, il numero delle ore di lavoro, tanto diurno che nottt;rno, le mercedi, il numero e la dnrata delle interruzioni del lavoro ecc. Tale parte generale si chiudeva poi con una nota colla quale si chiedevano informazioni intorno al tenore generale di vita degli operai fuori dell'opificio, specialmente iu riguardo ai diversi fattori che possono influire sulla loro salute e cioè circa le abitazioni , il vestiario, la pulizia in generale ecc. Alla parte generale del questionario faceva poi se• guito una specia.le comprendente una serie di domande non piu uniformi ma distinte per ogni genere di industria circa le malattie che gli operai contraggono a causa dei diflerent,i lavori che compiono >. Ma ai 21000 questionari solo 6500 risposero e mentre sono dettagliati nella parte ge11erale riferentesi alle condizioni igieniche degli stabilimenti e rivelano tanto le immancabili deficienze quanto i lodevoli progressi compiuti nell'igiene in molte industrie per iniziativa spontanea degli industriali; nella parte speciale riferentesi cioè alla morbilità e mortalità specifica dei lavoratori, essi sono insu:fficientissimi. Infatti tali risposte mancano affatto in molti dei 6500 questionari e quelle pochissime fornite sono espresse sotto forma di notizie generiche e negative o ~ttenuate da molte restrizioni e talora e si è potuto anche notare che parecchi stabilimenti analoghi si erano messi d'accordo pee rispondere con una formula unica evasiva o sibillina mentre si trattava appunto di indu.strie che sono ritenute fra le più pericolose per -la salute dei lavoratori >.
428 RIVISTA POPOLARE Cosi il l\1agaldi nella sua. breve ma interessante relazione al Congresso: egli spiega poi questa insufficienza col notare che non tutte le Prefetture avevano spiegato lo stesso zelo nella distribuzione e nella rac ~olta dei questionari per cui industrie identiche si vedevano talvolta rappresentante da un minor numero di questionari nelle regioni appunto, nelle quali esse sono più diffuse: ma sopratutto nella poco attiva collaborazione prestata dai medici provinciali e dagli ufficiali sanitari , funzionari sui quali la Commissione aveva fatto maggior conto. Cosl pur pubblicandosi tra breve il risultato di tale inchiesta i commissari hanno deciso di visitare personalmente gli stabilimenti e di riferire in seguito con monografie le quali rispecchieranno fedelmente le condizioni di quei gruppi di industrie che presentano uno speciale interesse dal punto di vista della loro importanza e della frequenza colla quale possono cagionare le malattie professionali. Ma pare a me che ciò che non è riuscito di constatare alla Commissione d'inchiesta a mezzo di questionari, possa chiaran1ente risultare dai numerosi studi dei privati e da quegli atti stessi del Congresso di cui il Comm. Magaldi fu uno dei relatori. Interessanti iufatti sono i risultati a cui si giunse e tanto più autorevoli sono i dati perchè non constano solo di statisticlie parziali eseguite ora ~n questa ora in quella fabbrica ma sono corroborati da accuratissimi studi clinici i quali hanno permesso di constatare, sénza che più vi sia dubbio alcuno, l'influenza grandissima del lavoro nell~ varie malattie od into8sicazioni che colpiscono gli operai. . Naturalmente sarebbe troppo lungo qui riferire questi studi statistici e clinici per tutta la lunga serie delle malattie professionali. Ma basterà a chi voglia occuparsi, spogliare il libro interessantissimo del Pieraccini: e Patologia del lavoro e terapia sociale • e gli atti del Congresso sulle malattie del lavoro, per persuadersi della grande estensione delle intossicazioni professionali, delle lesioni cardio vascolari, delle malattie traumatiche e di quelle che il lavoro produce in ogni singolo organo o sistema. Nè il fatto che l'inchiesta promossa dalla commissione ministeriale abbia dato scarsissimi risultati ci deve stupire. Infatti non solo il rilevare le malattie professionali avrebbe danneggiato evidentemente gli industriali ma spesso sarebbe stato difficile lo stabilire fino a che punto il lavoro avesse contribuito a causare certe malattie e dubbio per ciò il dichiararle o no professionali. Infatti spesso l' industria non genera una vera e propria malattia, ma crea in tutto l'organismo una disposizione speciale al morbo il quale rapidamente si sviluppa. L'esempio più luminoso di questo a_sserto ci è dato da·lla tubercolosi. Questa terribile malattia che . ' a ragione venne chiamata una malattia sociale dà an- . . ' cora m Italia il 17 °/ 0 della mortalità ed a Trieste raggiunge ancora attualmente il 48 °fo. Molti studi ~linici e statistici vennero fatti su di essa e mi pare rnteressante il riprodurre qui due statistiche che danno la percentuale per professione. La prima la riassumo dal Pieraccini: Perce~tualedt1!la~orta_li~àper tubercolosi per gruppi Profess1onall Affini Triennio 1899-1901 1 ° Occupazioni diverse salubri (proprietari, benestanti, sacerdoti, monaci ecc.) media 5,64. 2° Mestieri in aria libera pura (pastori ao-ricoltori ' n , marinai pescatori) media 6,3. 3° Professioni sai nbri in aria confinata (avvoca.ti, medici, impiegati, maestri) media 7,75. 4° Professioni in aria confinata polverosa (tessitc,ri, mura.tori, mugnai) media 11,9. 5° Professioni in aria confinata con polveri irritanti o tossiche (minatori, falegnami, fabbri, meccanici) 16,26. 6° Professioni in aria confinata iperrespirata (sarti, calzolai, barbieri, tipografi, litografi, studenti) 25,15. Da uu11 studio del D.r Vivanti sulla turhercolosi polmonare a Venezia pubblicato nella Rividta Veneta 1904, sii rileva che su 100 morti delle rispetti ve professioni nel periodo 1892-902 la mortalità. per tubercolosi va da un minimo ài 3.24 nei posside11ti a. un massimo di 38,88 nei mosaicisti, di 47,05 nei tornitori e di 59,09 nelle suore di carità. E infine per citare ancora uno studio fatto in Italia, il Mercanti trovò che su 720 tabaccaie 462 furone malate con prevalenza delle malattie degli organi respiratori cioè il 42, 4:1 °/ 0 • Anche sotto il nome di malattie di cuore e delle arterie si celano nelle statistiche molte delle àolorose conseguenze del lavoro. Non sarebbe iufa.tti facilmente spiegabile l'elevata mortalità per malattie di cuore che raggi unsero nel 1901 la cifra di 56185 morti e di 55908 nel 1902 con forte prevalenza di mortalità tra gli operai. Numerosi studi i medici ci rivelano che nei lavo ratori manuali si riscontrano spessissimo l' arteriosclerosi e l' ateroma. Cosi il Gabbi studiando l' apparato cardiovascolare dei barilai di Messina tr JVÒ nel 60 °lo circa dei casi delle alterazioni dei vasi centrali o periferici ; ed il Flora ed il Giglioli sopra 30 casi di ectasia dell'arco aortico t\·ovarono che dieci si riferivano ad individui addetti a. mestieri faticosi. Con questi studi concordano le statistiche per cause di morte dell'ufficio d'igiene 1901-03 della città di Torino dove si trova appunto ·1a seguente percentuale: Su mille morti per malattie di cuore s1 hanno : 1.0 barcaiuoli ~ 2.0 facchini. 3.0 braccianti 4.0 falegnami . . • . 250 . 195 . 104 135 Essendo la percentuale di mortalità per malattie di cuore, endocardite, lesioni vascolari, ipetrnfia, rotture del 10,54 °/ 0 nel 1902 e del 10,75 nel 1903. Ma neppure le statistiche 8Ulle cause di mòrte pos. sono rivelarci lo stato vero delle cose. A questo proposito basterà citare che mentre le mort,i per malaria nel 1902 furono 7212, i casi di malattia denunciati nello stesso anno furono 177,957 e salirono nel W03 a 183802. Tra le malattie profes8ionali sono poi da annoverarsi le deformazioni scheletriche nell' organismo che si riscontrano specialmente nei contadini, negi1 spaccapietra,
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