RIVISTA POPOLARE 415 et la coscienza individeale e nella coscienza collettiva dei popoli. Ah ! come in questa luce appare di'vc:rso che sul Con tinente il significato del movimento di separazione delle Ghit:se dagli Stati. Sul Continente sembra che ciò significhi il morire delle prime. Ma nella luce dell'esperienza inglese e nella luce del genio di Giuseppe Mazzini le cose appaiono assai d:versamente. La separazione delle Chiese dallo Stato ~ essenziale a che la selezione naturale decida quali tra esse sono capaci di sussiatere da sè indipendentemente da arnti esterni e in sola virtù dei loro servigi morali e spirituali. Col porre le isti.u - zioni alla dipendenza dì C( loro che ne hanno bisogno pel loro spirito, esse sono sottratte a dominio di interessi di classe o di caste chiuse o fossilizzatesi, e sono obbligate a rammodernarsi, e si determina così tra esse una gara per meglio soddisfare ai bisogni morali delle società moderne, per meglio educare, coi sussidi dell'arte, della poesia, della letteratura e religiosa del passato, dell'emozione collettiva, la volontà alla disciplina degli sforzi e del sacrificio e alla fede nd trionfo cosmico della giustizia. E vi sono molti indizi per l'osservatore attento che il diffondersi di bisogni, di forme di vita, di problemi sempre pm simili tra le varie nazioni, e il crescere della loro solidarietà morale e intellettuale, sta per condurre non tanto a un ulteriore moltiplicarsi di sette quanto a una sintesi superiore alle sette esistenti e ad una unificazione non meccanica, ma organica, interiore, morale delle varie tendenze religiose esistenti e a una democratizzaziont: dei loro organi istituzionali. li popolo col prender sempre più la direzione di questi non conserverà che ciò di cui apprezzerà i vantaggi e lascerà alla storia il resto. E così si può fin d' ora pn:vedert: che da que concorrenza emergerà un tipo che si chiarirà universalmente più efficac degli altri, e non si può escludere che dove esso arrivi a farsi considerare dalia opinione pubblica come di valore inapprezzabile pel bene comune, sotto il controllo di quella esso possa di nuovo divenire funzione di stato , realizzando cosi a pieno l'ideale mazziniano di una democrazia temporale e spirituale a un tempo. Non è nt:cessario che lo Stato, im - ponga a chicchessia un Credo determinato o la partecipazione a date funzioni. (La Vita interna 1 ionale, 20 luglio r907). + lgnotus: Minerva c01nmemoratrice. - Le virtù, dice Corne!iL, Tacito, si stimano soprattutto in quei tempi cht: le producono agevolmente e Minerva da un pezzo è precisamente dello stesso parae dello storico imperiale. A misura che essa si accorge che la vita italiana ascende ogni giorno più verso aus1eri ideali, interrompe ii suo lavoro d'insegnare i principii delle arti e delle scienze e s'esalta al ricordo delle virtù passate e propaga la parola di coloro che si fecero, fra un popolo di schiavi, primi banditori di libertà e di giustizia. E parla del Re Galantuomo, del Mazzini del Carducci, del Goldoni, della Pace e di Giuseppe Garibaldi. Carto noi non sapremmo che vivamente approvare le disposizioni di quel Ministro della pubblica istruzione che volesse educati i giovani nostri al culto delle memorie più pure e generose: n0i non rotremmo che t:saltarci in noi stessi vedendo avvivata la scuola dalla parola magnanima dei grandi ehe le idee tradussero in atti di bontà e di coraggio, e che sacrificarono ogni personale interesse a quello più grande della patria; perchè crediamo che il culto ufficiale delle virtù cittadine sia la migliore arte capace di temperare gli animi; ma a condizione che la vita ufficiale sia anch'essa degna della tradizione che essa vuo!e onorata. Ora i Ministri italiani ignorano, a quanto sembra, che i giovani i quali ascoltane nelle aule scolastiche la voce dei loro professori celebranti meravigliose virtù, hanno anche orecchi per udir fuori della scuola il ·racconto delle virtù pubbliche odierne; e che i loro occhi possono non solo scorrere aritiche pagine immortali, ma posarsi anche su quelle più caduche delle gazzette contempo ranee. Potranno essi, domandiamo, sottrarsi alla necessità logica di notare lo stridente contrasto che c'è 0ggi fra le belle parole e le eattive azioni? Ora noi crediamo che in questo triste manifestarsi della vita pubblica italiana, esaltare a parole le virtù d'altri tempi sia non solo vana retorica; ma, quel che 1: assai p.ggiore, significa abituare la coscienza giovanile a conciliare sentimenti non associabili; a dare anzi alla gioventù una duplice coscienza: una esteriore imbevuta di bei discorsi, ed una più intima entro la qualt: si riflettono opere nefaste conducenti ai successi ed agli onori della vita pubblica. Noi vorremmo che un alto spirito politico, attristato dallo spettacolo presente, facesse divieto ad ognuno di parlar pubblicamente di virtù civili. In tempi di schiavitù morale il culto degli eroi deve esser celebrato nel silenzio e nell'ombra tra la vigile aspettazione dei puri adepti. Solo questo silenzio ci parrebbe veramente suscitatore di energie, impazienti di compiere opere belle e sane quali _vagheggiarono gli ap1stoli del pensiero e compirono gli uomini d'azione. Nutrire di belle parole fa gioventù e farla assistere poi ai mis~rabili spettacoli cht: le offre la vita nazionale è un'opera deleteria. La parte migliore della nazione dovrebbe tutta gridar concorde: Non è tempo ancora per queste solenni celebrazioni. (Il Mar,rocco, 23 giugno). + ~.,. La crisi delle regioni agricola -Proteste diverso ordine e tentativi di sciopero generale dei municipi e di tutti i cittadini si sono avuti nel mezzogiorno della Francia, Ricordate, qui da noi, ai tempi del ministero Fortis, l'agitazione pugliese p:;r la clausola dei vini nella convenzione con la Spagna? Alloca si minacciò qualche cosa di simile a quanto è recentemente accaduto in Francia. Se alla Camera la clausola non fosse stata respinta, chi sa che non avremmo visto in Puglia le medesimt: scent:, a un Jispresso, di quelle che si sono svolte nel Mezzogiorno di Francia. Ma queste non soi~o che rassomiglianze superficiali. Vi è ben altro, di più g1.:11eralee di più profondo, da rilevare: ed è che la questione del Mezzogiorno d'italia, non sono cht: casi particolari di una più vasta; che potr.:bbe chiamarsi la « quistione delle regioni agricole, » la quah!, pur assumendo aspetti particolari nei diversi stati, è però in gran parte dt:ter minata dalle medt:simt: cause. I Si aflèrma d~ molti, per esempio, che il contrasto nella distribuzione della ricchezza lll nessnno Stato fu accentuato così come in Italia, dove la ricchezza e aumentata nel Nord industriale, mentre il Sud è in uno stato di povertà grande e crescente. Ebbene un esame comparato dalle sratist'che finanziarie straniere dimostra che quanto accade in 'Italia, non è feno meno particolare ad essa soltanto, ma è fenomeno comune anche alla Francia, alla Germania, ali' [nghilterra, dove i dipartimenti del mezzoiiorno dalla prima, le provincie prus - siane all'_Est dell'Elba, l'Irlanda ed alcune ..:ontt:e agricole ingksi ncn soltanto son m~no ricche ddlt: rispetti ve regioni industriali ma anche - per ettetto della più sviluppata t:voluzione delle industrie, spintasi assai più che non accade in Italia (I). • • Da tali confronti - ai quali avremmo potuto aggiungere dei dati statistici molto suggestivi, ma che omettiamo per non recedere eccessivamente tecnico questro nostro articolo - si rilevano due fatti : 1 ° la disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza che si nota tra il Nord t: il Sud dell'Italia -- fìa (1) La Rivista popolare si occupò sulla scorta di un articolo del Bresciani di queste sperequazioni nel n. 13 del 1906.
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