408 l<.1 V I S T A P O P O L ,\ K i-. / una invincibile ripugnanza per lo Stato attuale e diffidano della sua capacità ad applicare quel principio convenevolmente. A costoro, che mostrano tanta ragionevole antipatia per lo Stato presente, io chiedo se una triste e lunga esperienza non li abbia convinti pure di quest'altra dolorosa verità : che cioè la grande maggioranza dei comuni italialli è finanziariamente e moralmente in condizioni peggiori del governo. Se di questo sono, come io non dubito, con vinti, fra i due mali debbono scegliere il minore. Giuseppe Mazzini pur nutrendo una scarsissima fiducia nel governo della Monarchia, convinto che l'istruzione popolare è una necessità urgente, ò' ogni tempo e superiore alla forma transi_toria del governo stesso; rivolgendosi « a quanti banno in Parlamento potuto serbare intatto il senso del l >overe verso il pae::1e > inà icava loro una serie di riforme da proporsi , e fra queste quella appunto a prò e di una educazione nazionale, obbligatoria e gratuita >. e Le proposte - soggiungeva Mazzini - sarebbero senz'alcun dubbio sommariamente respinte dall'Italia officiale ; ma la questione rimarrebbe posta nei suoi veri termini davanti al paese; il pegno di concordia che noi chiediamo per gli artigiani dalle classi medie, sarebbe dato; il popolo saprebbe a quali uomini ha diritto di rivolgersi pei miglioramenti invocati e l' Italia non officiale, arbitra suprema un di o l'altro di tutti e di tutto, risolverebbe più assai rapidamente il problema ,, (1). LUDOVICO ERETTI (1) La questione sociale - Voi. 16, pag. 201. Peurnraettifnicoanecessaria Onorev.Jle Direttore della " Rivista Popolare ,, Leggo in quest'istante nel fascicolo della Rivista (Anno XIII Num. 13, 15 luglio '907) a pag. 346 in un articolo intitolato: Ai bigotti della Monarchia ( Per una commemorazione di Garibaldi) : « ..... Si scoperse che la prima gloriosa protesta na 1 ionale fu quella ...... dei viticultori di Stradella contro certi da 1i austriaci nel r847. Coerentemente a tale magnifica scoperta si tolse l_aparola al Prof. Momigliano .. ... » Ora pro veritate io debbo farle noto che non si è mai parlato di una scoperta, ma non si trattava altro che di una ingenua e modesta monografia avente a titolo : « La prima parola di resisten 1 a ali' Austria pronun,riata in Piemonte nel r846 con la Società per l'esporta,rione dei vini indigeni». In questa breve monografia che fu da me pres~ntata al Congresso di Milano senza alcuna pretesa e senza darle nessuna importanza, io altro non facevo che dilucidare quanto ebbe a scrivere A. Brofferio ( I primi 15 anni del regno di C. Alberto, dal 1831 al 1846, Palermo, Sandron, 1901, cap. XH, p. 153): • come nel!' America la prima favilla rivoluzionaria scaturiva dall'imposta sul thè, come nella Lombardia il primo segnale di conflitto fu una protesta contro la gabella del tabacco, la prima parola di resistenza ali' Austria si pro - .nunzia va in Piemonte per il dazio sui vini Piemontesi ». La Società formatasi (i viticultori di Stradella non c'entrano per nulla onde chi informò Lei , La informò male) per dare uno sfogo ai vini - che l'Austria ricusava per modo di rappresaglia - fu una vera voce di protesta centro l' Austria, tanto che il Maresciallo Radetzky, stupito della insolita resistenza, minacciava di invadere il Piemonte, e già faceva i suoi inviti ai fedeloni di Milan0 per assistei-e con lui alle feste di Torino nel successivo Carnevale (Cfr. Riccardo Sineo: Alcuni cenni agli elettori sugli ultimi mesi del Regno di Cario Alberto e sulla situa 1ione attuale. (Torin0 1849, presso i F .lii Canfari, Tip. editori, pag. 13 seg.). La presentazione poi di questo mio lavoretto non ha nessun legame con quella dello studio del Momtgliano. Io ne riferii in una seduta diversa da quella in cui doveva riferire sull'o - pera sua il M0migliano. Quindi chi La informò che coerentemente a tale magni.fica scoperta si tolse la parola al Prof. Momigliano, La informò male. Noti ancora On. Deputato, che io non posso· neppur dire di aver riferito sulla mia memoria, perchè la lettura di questa avrebbe durato un'ora circa , ed invece il Consiglio Direttivo del Congresso mi fece fare della mia memoria un brevissimo sunto che ad esporlo non occupai più di 4 o 5 minuti. Ripeto: chi scrisse a Lei: (< coerentemente a tale magnifica scoperta si tolse la parola al Prof. Momigliano » ha asserito cosa non solo non vera , ma ridicola addirittura. Chiunque abbia assistito a quel Congresso sorriderebbe a tale asserzione. Parrebbe quasi che per lasciar parlar me non si sia più lasciato parlare il Momigliano ! Mentre io riferii in un giorno ed il Momigliano nel giorno seguente ! Parrebbe quasi che io a quel Congresso fossi stato in odor di santità, onde io sarei stato favorito e altri no ! Io in odor di santità 11 Io che in quel Congresso mi sono fatto non pochi nemici per essere insorto con veemenza contro il Luzio, quando questi crmcava certi musei del Risorgimento, alludendo a quello di Milano che conserva religiosamente lo scanno di Felice Cavallotti ! Nella vita chi seguè una propria direttiva, e non va mai a zig zag, e che negli studi della storia porta criteri tratti dallo studio delle fonti, pur urtando e dando di cozzo col pensiero della maggioranza , tutto può aspettarsi e non prova certo mar aviglia di fronte a false accuse ed a calunnie. Eppur, debbo confessarlo, mai mi sarei aspettato di leggere le parole falsissime: « coe,-enteme.·1te a tale magni.fica scoperta si tolse la parola ecc. 11. E tanto più leggerle in un articolo scritto da Lei , nel quale sono dette tante verità. Io voglio sperare che Ella , assumendo ulteriori informazioni e toccando con mano che nessuna coeren,ra vi fu tra la presentazione del mio lavoretto e l' incidente Momigliano avvenuto in un· altra tornata del Congresso , vorrà nella sua lealtà dichiararlo in un prossimo numero della sua Rivista. In attesa di quanto çhieggo, rivolgendomi alla lealtà di Lei, io Le porgo, onorevole Deputato, i sensi della mia devozior.e. Suo deditissimo CARLO ARNÒ Ed ecco contentato l' egregio a vv. Arnò. Ci permetta però d1 fargli osservare che egli ha interpretato fantasticamente il rapporto tra la parola tolta a Momigliano e l'attenzione accordata alla monografia sulla protesta dei viticultori ecc.; nè se ne può affatto dedurre ..:he in due incidenti si svolsero nella stessa seduta. Ciò eh' è indiscutibile è questo: che la parola fu tolta al Momigliano dal Bassano Gabba-quello del 18981... - perchè l'amico nostro riassumendo la sua memoria su La corrente unitaria e federale in Italia alla fine del s~colo XVIII osò ricordare il giudizio di Mazzini su Melchiorre Gioia ..... Ecco i :::riteri veramente italiani degli storici cortigiani, di cui ci occupiamo, in altra parte della Rivista. nel riassumere un articolo d, Mirabelli. Chi vuole avere un tdea del contegno di Bassano Gabba legga la lettera del Momigliano pubblicata nel Tempo del 10 novembre 1906. n. d. r.
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