406 RIVISTA POPOLARE dizioni del mezzogiorno, in fatto di credito agrario bisogna tenere un'azione prùdente, facendo modo di illuminare con una sapiente propaganda le masse agricole specialmente, per renderle atte ad apprezzare i benefìcii del credito e della cooperazione. Così il Comm. Miraglia, che ha l'incontrastato merito di avere risanato l'Istituto nopolitano, avrà anche quello di avere potentemente contribuito a creare nel mezzogiorno e in Sardegna quello speciale ordinamento senza di cui non è possibile l'attecchire e il prosperare di questa forma di credito. E sulla medesima via si è già messo il Banco di Sicilia per l'attuazione della legge del 29 marzo 1906. Nè poteva essere diversamente, tenuto presente che le condizioni fra il mezzogiorno continentale e la Sicilia hanno moltissime analogie, anzi una quasi identità. E'. confortante il constatare come i due istituti meridionali si mostrino compenetrati della necessità di moltiplicare e diffondere gli enti intermedi: il che dimostra che della facoltà a loro accordata · dall'art. 6° della Legge 29 marzo 1906 di poter fare mutui diretti e individuali, essi intendono fare un uso molto moderato. E nel loro interesse principalmente questo è opportuno ed encomiabile proposito. Pur troppo l' esperienza ha insegnato che questa forma di credito non è la più sicura per le Banche, e i due istituti meridionali han dovuto ognuno per la propria parte (il Banco di Sicilia in ispecie per i piccoli prestiti infra le 500 lire) registrare risultati tutt'altro che incoraggianti. Ed il proposito è tanto più lodevole ed opportuno in quanto v' ha chi, in vista della mancanza di enti intermedi, osa consigliare siccome rimedio efficace il credito diretto. L'illustre direttore di questa Rivista, che nello scorso marzo si occupò del credito agrario in Sicilia in tre magistrali articoli pubblicati dal Giornale di Sicilia con quell'acume e con quella dirittura di mente che, oltre alla vasta dottrina, si rivelano sempre nei suoi scritti, levò la voce energicamente contro siffatti consigli , ammonendo giustamente che il credito diretto ai singoli individui diventerà un'arma politica e un mezzo di seduzione e di corruzione; e che se anche non dovesse ser ,ri;-e a tali loschi fini, finirebbe con lo insidiare l'esistenza dei due Banchi in quella parte del loro capitale assegnato al credito agrario e richiamando alla memoria i disastrosi esempi e precedenti del Mezzogiorno. E chiamò patriarcale (nel senso adoperato da Bernardo Tanlongo nel governo della Banca Romai1a) e nemmeno degna di discussione l'altra proposta di affidare agli esattori delle imposte la concessione del credito agrario. Il dotto sociologo esortava pertanto a volgere tutti gli sforzi alla costituzione degli enti intermedi, notando che le condizioni demografiche in Sicilia e nel Mezzogiorno sono più favorevoli alla loro formazione che nel settentrione d' ltalia e in Germania. Se sono numerosissimi le casse rurali nel Veneto - egli a a buon diritto osserv-ava - dove predomina la popolazione sparsa e dove in media i comuni hanno meno di quattromila abitanti, deve riuscire assai più facile che si riuuiscano 20 o 50 mezzadri, piccoli fittaiuoli o piccoli proprietari per costi tu ire una società agricola di qualche importanza nelle Puglie, nella Campania, nella Sicilia ecc., dove prevale la popolazione agglomerata , specie in Sicilia e nelle Puglie dove i comuni in media hanno da otto a diecimila abitanti. E conchiudeva con questo savio ammonimento: Se tali società non sorgono, è segno che in tali ambienti gli abitanti ·non desiderano o non meritano i benefici del credito agrario, il quale può essere il propulsore del movimento, e facendo sorgere e sviluppare il principio di associazione, sarà strumento di progresso e di solidarietà. Gl'istituti intermedi sono ritenuti indispensabili in Francia e in Germania; li crede necessari il Ferraris nella sua Riforma Agraria e tutti coloro che se ne sono occupati. Forse la Sicilia ed il Mezzogiorno d'Italia presentano condizioni morali migliori del Settentrione e della Germania perchè vi si faccia a meno degl' istituti intermedi r Via 1 Accordare il credi-to ai singoli è per me creare un'eccezione che diverrà regola, e che finirà coll'uccidere la gallina dalle uova d'oro >>. Egregiamente >>. C'è da confidare. dopo tutto che i due grandi istituti si renderanno veramente benemeriti dell'agricoltura delle regioni in cui si svolge rispettivamente la loro benefica influenza, e di ciò porgono sicuro affidamento il buon volere, la costanz'a di propositi, il valore intellettuale delle persone preposte alla suprema direzione dei medesimi. Palermo, giugno 1907 S. SIGNORELLI Per una citazione in1portuna A Napoleone Colajanni Caro ed illustre Amico, Voi siete un gran colpevole, e, quel eh' è peggio, un colpevole impenitente. Il prof. Alberto Giovannini , aggredendo nella sua Libe1·tà Economica gl'infelici ch'osano dichiararsi fautori dell' avocazione della scuola primaria allo Stato, ha fatto bensì una prudentissima riserva per Voi, ma la mia coscienza non vi assolve: Voi avete ripubblicata, approvandola senza eccezioni, una lettera da me inviata alla Vita, nella quale io rivendicavo al partito repubblicano italiano, valendomi della parola sapiente di Giuseppe Mazzini, il principio della scuola « comune e nazionale •, e la mia coscienza mi dice che Voi, di tanto più autorevole e dotto di me, non potete sottrarvi alla terribile responsabilità che vi siete assunta con quella approvazione. Il prof. Giovaunini infuria oggi più che mai, e per tema che le sue armi non siano abbastanza efficaci, ne avvelena la punta con l'ingiuria. Agli argomenti dottrinali che il professore bolognese reca a sostegno della sua tesi basterebbe opporne uno solo, di fatto, più eloquente d'ogni altro: le condizioni obbrobriose d' analfabetismo in cui trovasi il popolo d~Italia dopo quarant'anni di ...... autonomia comunale in materia d'istruzione elementare, ed i miracoli com piuti dalla repubblica francese in meno d'un ventennio. Un altro argomento di fatto del pari eloquente sarebbe questo: che il partito clericale, di cui è a tutti noto il grande sviscerato amore per l'istruzione del popolo, è fieramente avverso alla riforma che noi propugnamo. Ma codesto non è il compito mio ora. Io ora non voglio adempier.e che ad un dovere : quello di dimostrare che non ho citato a spropoHito il Mazzini quale fautore d' una educazione nazionale, A che il Giovannini , il quale insulta agli « ignoranti • che si richiamano all'autorità di quel sommo, non sa bene ciò che quel sommo pensasse.
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