Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 14 - 31 luglio 1907

RIVISTA POPOLARE 371 della patria - crediamo di avere acquistato il diritto di parlare aperto e chiaro anche _verso la Sicilia; e vorremmo aggiungere che ci crediamo meritevoli di essere ascoltati. Una premessa che non sarà del tutto inutile. Sin da quando cominciò a delinearsi il fenomeno T1·apani colla prima rielezione trionfale di Nasi noi ce ne spiegammo completamente la genesi, perchè ne conoscevamo i fattori, senza approvarli. Così ora che il fenomeno Trapani si è allargato ed è divenuto il fenomeno Sicilia ce lo spieghiamo chiaramente, ma non possiamo in alcumo modo approvarlo. Di più: possiamo mostrarci oltremodo benevoli e tolleranti verso le masse ignare, impulsive, ma generose e disinteressate e che pagano col loro sangue e colla loro libertà il diritto di manifestare quello che sentono e pensano; dobbiamo essere più severi, però, verso gli elementi dirigenti, che divulgano apprezzamenti erronei, assegnano responsabilttà insussistenti e fanno opera da sobillatori e da provocatori di tu multi, che, degenerando potrebbero in qualche brutto quarto d'ora svolgersi ai loro danni. Mentre non sono dubbii la sincerità e il disinteresse del popolo nelle -manifestazioni pro Nasi, si è indotti al sospetto sulla sincerità e sul disinteresse dei promotori e degli organizzatori delle medesime; molti dei quali nel manifestar lo zelo e lo interessamento caloroso pel loco natio vedono occasione propizia a prepararsi delle candidature al Consiglio comunale e provinciale, alla Camera dei Deputati, a procurarsi in male modo una morbosa popolarità, anche se questa non dovesse servire che alla soddisfazi.one della più sciocca vanità personale. Costoro però, dovrebbero sentire la voce della ragione; e la si dovrebbe far sentire anche quando non volessero. A costoro, per parte nostra ci rivolgiaI?o _sfidandoli a rispondere alle nostre osservaz10m. Un primo fallo - e non involontario-essi commettono facendo sorgere equivoci sulle origini del processo Nasi: equivoci che si riassumono nel grido : Abbasso Giolitti ! che si appaia a quello di Viva Nasi! · Noi non possiamo essere sospettati di tenerezza per l' on. Giolitti che abbiamo attaccato quasi in ogni numero della Rivista dacchè egli è Ministro dell'Interno - Presidente del Consiglio. Ma noi dobbiamo riconoscere che egli non ha la benchè menoma responsabilità nello inizio e nello svolgimento del processo Nasi. I fatti criminosi a questo imputati furono denunziati ufficialmente nella relazione sui bilanci consuntivi dell' on. Saporito, e che è un deputato siciliano e che milita nelle fila della opposizione. Nel giornalismo e nella Camera s' invocò il processo da Ciccotti, da Bissolati, da Mirabelli, da Turati , da tutta l'Estrema sinistra, dai migliori e più coraggiosi della Destra e del Centro. Dopo la sentenza deJla Cassazione fu di nuovo l'Estrema sinistra ,per mezzo di Turati ad invocare il rinvio di Nasi all'Alta Corte di giustizia. Tra i rappresentanti della Camera che devono sostenervi l'accusa due appartegono alla opposizione di cui uno è repubblicano sincero e di rettitudine adamantina, Piero Pansini; costoro aderirono alla richiesta del Presidente del Senato per lo arresto degli accusati. Al Presidente del Consiglio si potrà al più rimproverare di avere acconsentito ali' arresto, dato che l'on. Canonico l'abbia richiesto del suo parere, come lo chiese esplicito ai rappresentanti della Camera. Come c'entra, adunque, il governo in tutto ciò; come c'entra l' on. Giolitti? Rileviamo la circostanza non solo per sentimento di giustizia, che impone unicuique suum tribuere - senti aie nto di gi us t i~ia, che deve agire anche in favore degli avversan se si vuole conservare tutta la necessaria autorità per ispiegarlo ai loro danni; ma anche, e più, perchè la constatazione serve a smascherare le intenzioni dei tardivi difensori, che ha trovato la Sicilia, che per fini estranei a Nasi ed alla Sicilia accusano Giolitti cd accusano il governo di delitti o di semplici sconvenienze ... che non banno commesso. Se non e' entra il governo, se non c'entra Giolitti ne ila procedura contro Nasi, non c'entra nemmeno il sentimento regionale. Questo serenamente osse~vano Il Corriere detla Sera e Il Secolo e tanti altri nel settentrione; questo del pari osserva Il Pungolo nel mezzogiorno. E sono giornali di parte politica opposta. I primi in questo solo han no torto : nel non ren- · dersi conto delle cause storiche che hanno reso possibile l'accreditamento della opinione che Nasi sia perseguitat9 perchè siciliano; cause storiche che tante volte abbiamo segnalato e ultimamente nelle Aben·az.ioni di un galantuomo, Queste cause storiche ha visto perspicuamente lo Spettatore di Roma (2r Luglio) e le ha esposte in questa sintesi onesta cui noi plaudiamo sinceramente: « Oggi i Siciliani gridano per Nasi. Ma Nasi è un fatto specifico. In Nasi vedono uno di loro, la loro terra. Gridano contro l'Alta Corte? No, gridano contro il governo, contro tutto un antico sistema di governo, contro tutta una storia di me~odi che la Sicilia trascura ». <e Perciò la Sicilia ha torto nel caso specifico. Ma si comprende assai bene l'origine vera dello stato d'animo e dei tumulti >>. << I tumulti sì bisogna reprimerli, con avvedutezza e con calma. Questi sono pericolosi così, come sono veramente ridicole, certe grida, certi atti, certe evocazioi:ii st?riche fatte male a proposito. Ma_il male non e qui>>. « Si è detto e si è ripetuto che bisogna far comprendere una buona volta alla Sicilia che in Italia ci sono leggi che son fatte per tutti e che ognuno deve rispettare. Sì, sta bene, ma bisogna farglielo comprendere in un altro modo, e veramente. I tumulti per Nasi, sono cose passeggere, sono sintomi e sono una conseguenza che non hanno un' importanza solo per se stessi. A nchc quando si tace, quando cause immediate non generano, di là dallo stretto, pericolo immediato e dimostrazioni e conflitti bìsogna pensare ed agire ». . « Bisogna far comprendere a 1 la Sicilia che ac! essa il Paese pensa come ad ogni al tra regione e ne procura il benessere e la vita in tima ». « Finora i Siciliani s~nno solamente che la lol'o terra è un luogo d'esilio pei funzionari defìcienti o colpiti dai Consigli di disciplina>>. « Sì, da vero bisogna provvedere. Non servono tanto le navi, e la truppa: il momento triste attuale passerà ». « Ma bisogna pensare al futuro sempre e, guardarlo con occhi consapevoli. Se no, l'avvenire potrà prepararci qualche brutta sorpresa »·. . . . Nessuno, poi, dirà che nella d1sgraziat1ss1rna uccisione del Pintauro entri l'elemento regionale, poichè, purtroppo, tali episodi so □ o nazionali e derivano dalla cattiva consuetudine di fare intervenire la polizia in tutte le più innocue dimostr_azioni. Accanto alla serenità dello Spettatore, 111vece, nell'Avanti- e ce ne duole sinceramente per Enrico Ferri su cui ricade la responsabilità delle stupidaggini calunniose . che si pu_bb~ic~no nel suo o-iornale senza apporvi una qualsiasi sigla che ser- ~isse per non fargliene attribuire_ la paternit~-. nell' Avanti ( 24 Luglio), anche 111 que~to !rist~ quarto d'ora con leggerezza imperd_onab1le s1 puo

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