Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 14 - 31 luglio 1907

386 RIVISTA POPOLARE ~IVl5TE Sulle recenti elezioni ammfnlstrattve.-In moltè importanti città italiane è avvenuto recentemente un fatto, che può avere, anche t:conomicamente, una grande importanza; gli elettori, in grande maggioranza, hanno chiamato alla am · ministrazione dei. comuni i candidati dei partiti popolari , che sono costituiti dalla unione dei radicali, dei repubblicani e dei socialisti. Questo improvviso mutamento delli1. opinione della maggioranza degli elettori è dovuto a molte cause , ma più special mente all'errore fondamentale delle diverse frazioni del partito moderato il quak andò a ct:rcare la alleanza col partito cle ricalt:. E sebbene si dicesse che i clericali ormai accettano le istituzioni ed hanno rinunciato a molte delle loro precedenti intransigenze, il complesso della popolazione non ha affatto creduto a questa evoluzione del partito clericale, tanto più che tale evoluzione Pon è mai stata dal partito stesso esplicitamente dichiarata, ma furono piuttosto i moderati che, per fare ac cettart: la nuova alleanza, credettero di poter fare intorno ai clericali le dette dichiarazioni, e questi -si limitarono, tranne qualche eccezione, a tacere, lasciando così correre astutamente l'equivoco. Ed è troppo evidente che si giuoca coll'equivoco delle due rarole: 11 cattolici » e 1< clericali », e si spera di far passare per cattolici, nel solo senso rnligioso, i clericali che sono invece un partito politico. A parte ogni altra considerazione sui pro. grammi diversi in linea amministrativa, ,-è molto chiaro che 1 cattolici, se vogliono essere tali, non possono accettare le istituzioni che implicano necessariamente ogni rinunzia al poter temporale della Chiesa. Nessun cattolico può aver diritto, se vuole rimanere nel grembo della Chiesa, a dichiarare che non ammette la necessità del potere temporale o che non crede necessario quanto è contenuto nel Sillabo. La Chiesa non di chiarerà mai che rinunda al potere temporale, non leverà mai la scomunica che ha lanciato contro coloro che le hanno tolto lo Stato pontificio, e non modificherà mai il dogma della infallibilità del Pontefice. I cattolici quindi, in quanto questi principii della Chiesa hanno relazione colla poi itica, non possono essere che clericali, e se mai credessero di poter non osser~ van: quei principii e lt! loro conseguenze politiche, escirebbero evidentemente dal grembo della Chiesa. Tutte le restrizioni, gli accomodamenti, le ::-eticenze, le mezze-dichiarazioni, non sono, a nostro avviso, che tentativi non sinceri per eliminare gli effetti inevitabili del dissidio politico che ancora pamane tra la Chiesà e lo Stato italiano. Può ora la Chiesa tingere di non vedere certe transazioni dd suoi membri, può ancht in via indiretta e per fini transitori, incoraggiarle o tollerarle con apparente benevolenza, ma fino a che non abbia fatta e~pii cita dichiarazione di rinunciare a quei principii , potrà e dovrà ad un dato momento richiamart: i cattolici aaa rigorosa osservanza di èssi e mettere in conflitto le coscienze tra la religione e la patria. Ci occupiamo in questa specie di analisi della presente situazione, soltanto perchè essa tocca da vicino interessi economici di grande importanza. Infatti l'avvento dei partiti popolari al potere nelle grandi città potrebbe importare una grande rivoluzione nelle amministrazioni comunali, e non è inutile avvertire subito, giacchè tante volte lo abbiamo dimostrato, che vi sarebbe urgente bisogno, se non di una rivoluzione, almeno di una rapida evoluzione. Abbiamo sempre espressa la opinione che lo svecchiamento del complicato nostro meccanismo politico- amministrativo e tributario non si doveva sperarlo dallo Stato, ma dai Comuni, appena le amministrazioni di questi enti avessero compreso che bisognava battere una via più moderna. Comunque, è da domandarsi si;:.l'avvento dei partiti popolari nelle Amministrazioni dei grandi Comuni possa lasciar sperare la influenza di uno spinto innovatore. Ed alla domanda dobbiamo pur troppo rispondere negativamente, per le stesse intrinseche condizioni dei partiti popolari; nei quali è numericamente proponderante il partito socialista che ha due principali difetti per attendere da esso ad una qualche opera pratica:. il primo, che le idee che professa sono in troppo grande contraddizione coll'ambiente e che se, anche i Capi vorranno attenersi a programmi minimi, le moltitudini, dopo poco, forzeranno loro la mano t li costringeranno a commtttere errori, determinando un nuovo mutamento della pubblica opinicne;-il secondo, che mancano loro uomini che abbiano qualche pratica della vita pubblica e delle esigenze amministrative e conoscano abbastanza profondamente le gravi questioni che sono implicite a quei problemi, che nei comizi furono , a scopo di popolarità , presentati di facile ed immediata soluzione. Temiamo molto quindi che ali' atto pratico , anche se per qualche tempo i socialisti int:briati dalla vittoria, sapranno esercitare lo spirito di abnegazione , di cui , a vero dire, non sono ricchi, fino agli estremi, in poco tempo si accorgeranno che le Amministrazioni a cui daranno vita nulla sapranno eseguire di qu1,nto si attende ; e n·e verrà la scissura. Allora, solta.1to allora, si potrà vedere se i modaati avranno potuto far tesoro della esperienza fatta e comprenderanno che la naturale loro alleanza non è coi partiti estremi. ma col partito radicale progressista per co&tituire un partito nazionale, il quale, da una parte senza lo spirito moderno, d'altra la pratica amministrativa e possano insieme portare nei Comuni quella vita sana ed attiva che spinga lo Stato a rinnovare sè stesso, a liberarsi dal giogo burocratico, a introdurre nei tributi locali la logica e la ·giustizia, e sopratutto a porre per principio fondamentale che le Amministrazioni locali sono a servizio dei cittadini, non, come ora avviene, che i cittadini sembrano nati solo per alimentare le Amministrazioni locali. (L' Economista di Firenze 2 1 Luglio). + R. Murri: Il cattollcismo e la storia. -Il cattolìcismo, abbiamo detto altre volte, non è, nella sua concreta realtà, che un fatto o dato della ~.toria dello spirito urna no ; una serie o un gruppo di rappresentazioni , di emozioni , di stati d'animo individJJali o collettivi, di abitudini aquisite, le quali cose tutte hanno essere e realtà nelle concrete coscienze viventi, come atti e momenti di queste. Agli occhi dello storico puro il cattolicismo non apparisce che come una determinata provincia della storia delle religioni; 1 a quale provincia è delimitata bensì da Cèrti .suoi caratteri speciali, ma non distinta e divisa dal resto della storia così che, alla superficie degli avvenimenti, esaminati più da vicino, e nell'interno della stessa coscienza umana - nel subconscio, diremmo quasi, dello spirito collettivo - non debba\ essere, e non sia in realtà per varie maniere, collegato ai precedenti sviluppi della religiosità umana e dipendente da quelle stesse origini e legge psicologiche le quali valsero già per questi precedenti sviluppi. Per tal modo i'! cattolicismo - che prendiamo qui per l'insieme dei fenomeni storici riguarJanti la Chiesa cattolica ed i suoi rapporti con la civiltà - cade sotto la considerazioni! di tutte quelle discipline che hanno per oggetto i fanomèni storici e in particolar modo quelli religiosi : storia generale, Ku lturgeschichte, filosofia delle religioni , religioni comparatt:, origini del cristianesimo, ecc. Nè lo storico puro si arresta, disarmato, dinanzi a quei due ordini di fatti che l'apologetica tradizionale dà come prove

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