Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XIII - n. 14 - 31 luglio 1907

382 RIVISTA POPOLARE '' GLI EPIGRAMM.I ,, di V. ALFIERI Vittorio Alfìeri aveva già pubblicato quattro tragedie, quando i <e pedanti fiorentini » gli porsero r occasione di esercitarsi nell'arte, nuova per lui, degli epigrammi (1); i quali, scritti dapprima per semplice sfogo letterario, trattarono in seguito anche argomenti politici. Di questi epigrammi sessantuno appartengono al Misogallo, e son tutti rivolti, con gli altri componimenti, contro i Francesi; gli altri, che potremmo chiamare extravaganti, sommano a quarantaquattro nell'edizione a cura di G. Carducci (2), mentre nell'edizione del Renier (3), giungono nientemeno a cxxu: e ciò perchè questa ultima edizione contiene dei componimenti poetici, più o meno lunghi, che evidentemente non si potrebbero chiamare epigrammi; ma piuttosto satire, tanto vero che ci sono anche due sonetti in piemontese - col titolo Sonet d'un Astesan an difeisa di stil d' soe tragedie - e una poesia, di undici quartine ottonarie, che comincia così: (( Che pretende il Pretendente ? Dei Britanni essere il re : Ed io credo fermamente Che da scettro cosa egli è ~. (4) . Ma la colpa di ciò non va data ali' editore, il quale del resto ha dichiarato che la parte terza degli Epigrammi « abbraccia roba d'ogni genere,, (5); giacchè gli epigrammi dell'Alfieri hanno una forma tutta propria e si discostano, per metrica e per contenuto, da quelli che si sogliono· scrivere (6). Oggi noi per epigramma intendiamo un breve componimentino poetico, di pochi versi (da due a otto, o· giù di lì), i quali si risolvano in un frizzo mordace e persuasivo. Ma, in verità, se la metrica non ha determinato il numero dei versi, l'epigramma riesce più arguto, se breve e conciso; mentre un piccolo motto, diluito in molti versi, perde il brio e la freschezza, onde Ignazio Montanari ben definì tale componimento « un ingegnoso concetto esposto con grazia e vivacità in pochi versi i>. Originariamente, però, l'epigramma non era altro che « una breve iscrizione metrica destinata alle tombe, ai tempii, ai doni votivi i>, mentre in seguito « fu coltivato come piccola composizione letteraria a sè, (1) Vita di V. A. a cura di Eugenio Camerini (Sonzogno Milano 1874), pag. 220. (2) Satire e Poesie minori di V. A. a cura di G. Carducci, (Firenze, Barbera, Bianchi e C., 1858). Anche nell' edizione uscita dai tor:chi del Maino (Poesie originali di V. A. da Asti, voli. 2, Piacenza 1810) gli epigrammi sono 44; mentre l'edizione pubblicata a cura di G. Stiavelli (IL Misogallo e gli Epigrammi, Roma, Perino 1888), contiene 122 epigrammi, appunto perchè tale edizione è fatta su quella del Renier. (3) Il Misogallo, le Satire e gli epigrammi editi ed inediti di V. Alfieri per cura di R. Renier, Sansoni Firenzt' 1884. (4) Tutte le edizioni che, anteriormente a quella del Renier, si sono fatte degli Epigrammi contengono appena 44 o 45 di tali componimenti, e son quelli stampati per la prima volta a Kehl nel I 788 e pubblicati soltanto nel 1801. Essi costituiscono la prima parte degli Epigrammi per cura del Re· nier, che fu il primo a darci una raccolta completa degli epigrammi alfieriani ricavandoli, in massima parte , dai manoscritti o da vecchie edizioni. (5) Il Misogallo ecc., edizione del Renier, pag. LXIX. (6) Scrive il Renier nell' op. cit. : 11 Chi voglia capacitarsi della larghezza che alla parola epigramma dava l'Alfieri, non ha che a leggeri: attentamente il Misogallo, e fermarsi in ispede sull'epigramma XLIX di esso. A me parve d' interpretare l'idea del poeta chiamando epigramma ogni componimento che avesse concetto epigrammatico, qualunque forma o estensione assumesse. Per questa ragione inserii eziandio i due sonetti in dialetto piemontese ••• » - p. LXI. · in cui potesse e dovesse essere espresso brevemente e incisivamente ogni pensiero e sentimento; non senza intento satirico, quando l'argomento lo comportasse >i (1). Presso gli antichi scrittori greci e latini l'epigramma ebbe spesso un contenuto non satirico; ma piuttosto, come diremmo oggi, pornografico, tanto che Meleagro, l' « Ovidio greco », ~ompose in gioventù una collezione di epigrammi <e esclusivamente pederastici i> e più tardi, in circa cento epigrammi erotici, cantò le grazie di Zenofila ed Eliodora: e il poeta di Bilbilis, Valerio Marziale, introduce spesso nei suoi epigrammi <e oscenità volgari e stomachevoli i> (2), in modo tale che debba poi scusarsene col dire: « Badate bene che, se io scrivo così, non sono in fondo un uomo disonesto >>. Lasciva est nobis pagina, vita probast ! (3). Questo nell'antichità; l'Umanesimo ci dette poi, specie col Sannazzaro, altri epigrammi alla maniera latina, finchè tale componimento finì con l'avere un contenuto quasi esclusivamente satirico e diventò il fratello minore della satira, e come tale fu più vivace e mordace di essa. • Ora l'Alfieri non s'è limitato a darci epigrammi satirici; ma, trattando tutte le diverse forme epigrammatiche, ha voluto anche lasciarci saggi di epigrafi metriche (4), da apporsi sotto statue e quadri, e di piccole composizioni erotiche (5). Se non che gli epigrammi ·dell'Alfieri, mostrando come dice il Carducci, « più che l'aculeo il precetto politico, tu diresti che si piacciano allora a pigliare la forma della poesia gnomica greca i>. E infatti negli epigrammi dell'Alfieri l'aculeo manca quasi sempre, ed essi non sono cc lepidi nè graziosi, ma rabbiosamente incisivi se altri ve ne ha i> (6). Ciò, però, quantunque non sia da pigliarsi alla lettera, poichè l'Alfieri ha pur scritto molti epigrammi, in cui c'è grazia ed arguzia, è consono al carattere del cc barbaro Allobrogo », il quale era fatto più pel rabbioso stile di Giovenale e del greco Ipponatte - che usò i suoi <e giambi zoppicanti >> come una sferza - anzichè per lo stile bonario e faceto d'Orazio (7). L' Alfìeri eta un uomo di primo impeto, un impulsivo (non che, intendiamoci, non avesse tenacia di propositi) e gli sarebbe mancata la calma necessaria (1) Vitelli e Mazzoni, Man. di Lett. greca, pag. 508-509. (2) Ramorìno, Lett. Romana (Hoepli, Milano 1894) pag. 249. Tra le iscrizioni t:pigrammatiche ricordiamo quella famosa di Simonide, per i morti alle Termopili che Cicerone tradusse in latino : 11 Dic hospes , Spartae , nos te hic vidisse iacentes, Dum sanctis patr1ae legibus obsequimur ». Ci sia anche permesso di ricordare, tra gli epigrammi latini, oltre quello che Sannazzaro scrisse per Venezia, quello graziosissimo di Q. Catulo « in Roscium » : « Constiteram e.xorientem Auroram forte salutans, Quom subito a laeva Roscius e.xoritur. Pace mihi liceat, caelestes, dicere vestra : Mortalis visust pulcrior esse deo » (pr. Cic. N. D. I, 28, 79) (3) La stessa protesta fa lo Stecchetti : « delle birberie forse ne scrissi, ma non ne feci mai n Rime di Argia Sbolenji. (4) Cfr. nell' ed. cit. del Renier l' epigram.na CXV scritto sotto una statua di Bruto: « Lasciai la spoglia, ma il furor non lasso, E mi temano i re, benché di sasso ». (5) Cfr. L'epigramma LXXXV « Tu m, inviasti (e fu maligno il dono) Pinta da egregia man be!tà straniera; ecc •.. 11 (6) G. Carducci, Prefazione alle Satire e Poesie minor-i ed. citata, pag. 7, 8. (7) Ed è perciò che tra la satira del Parini e quella del- !' Alfieri (mediocre satirico, a mio parere) non corre alcuna relazione : se pure, come fa il [>alleschi, non se ne vuole vedere una nel concetto che i due poeti avevano dell'arte. Vedi VA. poeta satirico dì F. Palleschi, Lanciano, Carabba, 1895, pag. 20.

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