RIVISTA POPOLARE 379 ti, dopo che era stato dichiarato dimissionario perchè non era accostato una sola volta nè aveva celebrata una sola messa nel cimitero , di cui era stato nominato cappellano, e con nuova deliberazione, in data del 17 giugno 1899, eseguibile anche in pendenza del visto, lo destinava ai cimiteri di Poggioreale e Pietà. . 11 ribaldo prete fece del cimitero il suo dominio assoluto. Sfruttò la pietà per gli estinti, raccontando ai superstiti, che potevano essergli utili, come egli avesse preg3to per i loro cari e ne avesse sparso le tombe di fiori. Spogliò i cadaveri ornati di gioielli e di oggetti preziosi. Sottrasse alle cappelle private calici, pissidi, crocifissi. Fissò appuntamenti alle sue ganze. Ricoverò i ladri. Fece, insomma , della casa dei morti il campo delle sue sozzure. Nessuno osò mai protestare. L'amministrazione municipale non ardiva fiatare, come la curia arcivevescovile. La novella italiana ha da parecchi secoli ritratto il tipo del prete corrotto, cupido, sordido, malcreato, malfamato, ma il tipo, che appare oggi nelle cronache giudiziariarie supera tutta la volgarità e tutta la corruzione, di cui Giovanni Boccacci ci aveva dato notizia in tempi non sospetti. + In uno dei primi romanzi di Emilio Zola, ondeggia sempre, nello sfondo di tutte le dimostrazioni popolari, un vecchio cappotto napoleonico, dalla ringhiera di un balcone. Quel cappotto logoro, lacero, sdrucito, avvolge le fantasie dei francesi e riempie:: di sè tutto il romanzo, che descrive la vita del secondo impero. In tutte le imprese della mala vita napoletana appare sempre la tunica svolazzante del prete corpulento, che oggi, nel carcere di Sant'Efremo, invece d' invocare Dio, di cui è servo, impreca ai morti che furono affidati alle sue cure. Quella tuµica ora turba le fantasie del popolo napoletano e riempie di sè tutto il romanzo di criminalità, che si è svolto intorno a Gennaro Cuocolo ed a Maria Cutinelli. Don Ciro desta, più di tutti gli altri tipi loschi ed avariati, meglio del furbo Erricone e del comico mandriere, la curiosità del pubblico. Perciò i giornali si affannano nel ricercare ogni più piccolo particolare che si riferisca a lui. Come la donna, per ragione diversa, il prete escrci ta ancora uno strano fascino sulle nostre fantasie. Questo fossile della vita innanzi al nostro senti_. mento acquista tanto interesse, quanto ne perde I' idea cui egli si consacrò. Se in un fatto di sangue sentiamo il fruscio della sottana di una donna, immediatamente si forma il romanzo, poichè quel sangue spiccia vivido da una ferita d'amore o di odio. Se vediamo nereggiare la sottana di un prete, il romanzo si determina per la meraviglia di veder apparire nelle turpitudini della vita, chi aila vita stessa ha voluto spontaneamente abdicare. Ecco la ragione, per la quale don Ciro, un volgarissimo campione della delinquenza partenopea, il quale non ha nessun lato originale e caratteristico, commuove l'opinione pubblica. L' interesse non è in lui, ma nella cornice. Questo mal vivente, degno di essere messo al bando da ogni decente gruppo della società civile per i suoi imbrogli e per le sue porcherie, avrebbe dovuto apparire, per l'abito che indossava, il modello di tutte le virtù l Un simile contrasto è troppo acuto e stridente e non consente a Don Ciro nè audacie di offesa, nè imbrogli di difesa. L'arrendevolezza generale che gli J)ermise finora l'impunità del male, pare che sia finita innanzi all' indissolubile complicità, onde egli appare legato ad un delitto, che invano cercò di covrire colle tenebre del mistero, tentando di confondere e discreditare la giustizia. Ormai il laido prete penzola dall'albero del Male; e ad ogni sforzo che fa per parlare, ossia per mentire, il nodo dalla corda si restringe, ed il tronco con tutti i suoi rami s'agita e si piega sinistramente come una mostruosa forca. FLORIANO DEL SECOLO Spei,irnentalismo soeiale Le casse di risparmio in Prussia e il creàito pubblico Arturo Raffalovich , cLe passa a buon diritto col'Y\e una delle maggiori competenze finanziarie della Francia nell'Economiste europeen (19 luglio) del Thery, sempre interessante in queste quistioni, pubblica un articolo, che noi crediamo opportuno riprodurre in gran parte sia perché ci fa conoscer" l'organizzazione del credito in Prm,sia , sia perchè si permette dei confronti con l' Itaha. Il Raffalovich scrive: in risposta ad un membro del Parlamento che gli domandava se aveva prestato attenzione alla perdita che la depreziazione -di circa 10 milioni di sterline-dei consolidati inglesi infligeva alle casse di risparmio postali, Asquith 1 cancelliere dello scacchiere rispose che il Tesoro non aveva da dolersi delle sue relazioni interne colle ca se postali di risparmio dal 1861 al 1905. Infatti l'intimità dei rapporti tra lo Stato e le casse riusci utile al credito pubblico. Le stesse relazioni non hanno esistito in Prussia. Nel 1906, però fu presentato un disegno di legge che obbligava le casse di risparmio a collocare almeno il 30 °/0 del loro portafoglio in titoli di debito al portatore e che la metà di tali titoli fosse del debito pubblico della Prussia o dell'Impero. In caso di urgenza le casse potevano vendere i titoli per assicurare il funzionamento della loro attività. Un certo numero di casse di risparmio non avevano atteso tale legge : a Dusseldorf il 45 °/ 0 era in titoli prussiani o dell'Impero. Altre avevano investito il capi.tale in tali titoli in minori proporzioni. Zahn in uno studio pubblicato nella Rivista di Conrad pel 1904 dava queste cifre delle casse di r1sparm10: 717 casse di risparmio municipali avevano ricevuto . 4200 milionid marchi 228 ;, di comuni rurali 479 Il 423 Il di distretti e cantoni 2574 Il 6 Il di provincia. 287 Il 190 Il particolari 596 • In tutto 8,136 11 Di questi 8,136 milioni di marchi, 152 erano investiti in fondi dell' Impero ; 651 in fondi prussi~ni; 2228 milioni in tutto erano stati investiti in valori mobiliari.
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